Kapila avrebbe voluto dare un ordine alle "speculazioni" delle Upaniṣad? A parte che non sono speculazioni, ma poi, quale ordine avrebbe portato? Riporto brevemente alcune Śruti che sostengono l'irrealtà della dualità sostenuta da Kapila: "L'Ātman stesso è tutto questo" (ChU. VII.25.2) "Invero, là dove è come se vi fosse dualità, li uno vede l'altro..., uno conosce l'altro. ma quando per il conoscitore del Brahman tutto diventa il Sé, allora cosa si dovrebbe vedere e con che cosa..., cosa si dovrebbe conoscere e con che cosa? BU II.4.14..." (BU.II.4.14, IV.5.15) "Quello che percepiamo di fronte a noi è solo il Brahman immortale: quello che sta dietro è solo Brahman, a destra e a sinistra è solo Brahman, quello che si estende sopra e sotto è Brahman. Tutto questo universo è il supremo Brahman". (MuU II.2.11) “Ora, è questa Entità sottilissima che l’universo intero ha per essenza. Essa [sola] è reale. Quello è l’Ātman, Quello sei tu, o Śvetaketu”. (ChU VI.14.3) "Va di morte in morte colui che qui vede solo molteplicità". (BU.IV.4.19, KU.II.1.10) "Non è cosciente dell'interno, non è cosciente dell'esterno, non è cosciente di entrambi, non è un'unità omogenea di coscienza, non è cosciente, non è non-cosciente; è non percepibile, privo di attività relazionata, inaferrabile, indefnibile, impensabile, indescrivibile; è l'essenza unica della consapevolezza di sé, è ciò in cui si ha la soluzione della manifestazione, è pacifcato, benefico, è non-duale. I saggi lo considerano il Quarto. Quello è l’Ātman (Sè), e come tale Quello deve essere conosciuto". (MU VII) E che dire della Prakṛti tanto cara al Sāmkhya? "Si deve conoscere prakṛti come māyā". (Śvetāśvatara Upaniṣad IV. 10.) "A questo proposito Śaṃkara scrive: Nome e forma, considerati a causa di avidyā come identici al Signore onnisciente, [ma] che non possono essere definiti né identici né diversi da Lui, che costituiscono quel seme dell’intero sviluppo del saṃsāra, sono definiti dalla śruti e dalla smṛti māyā, prakṛti e śakti del Signore onnisciente. (Brahma Sūtra Śaṃkara Bhāṣya, II.1.14)" Quindi, nelle Upaniṣad, il Jñānakanda del Veda, viene stabilito che la Prakṛti - che dal Sāmkhya viene considerata reale - è māyā; serve dire altro per confutare il Sāmkhya? In tal caso c'è l'intero Prasthānatraya Śamkara Bhāsya.
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Kapila avrebbe voluto dare un ordine alle "speculazioni" delle Upaniṣad? A parte che non sono speculazioni, ma poi, quale ordine avrebbe portato? Riporto brevemente alcune Śruti che sostengono l'irrealtà della dualità sostenuta da Kapila:
"L'Ātman stesso è tutto questo" (ChU. VII.25.2)
"Invero, là dove è come se vi fosse dualità, li uno vede l'altro..., uno conosce l'altro. ma quando per il conoscitore del Brahman tutto diventa il Sé, allora cosa si dovrebbe vedere e con che cosa..., cosa si dovrebbe conoscere e con che cosa? BU II.4.14..." (BU.II.4.14, IV.5.15)
"Quello che percepiamo di fronte a noi è solo il Brahman immortale: quello che sta dietro è solo Brahman, a destra e a sinistra è solo Brahman, quello che si estende sopra e sotto è Brahman. Tutto questo universo è il supremo Brahman". (MuU II.2.11)
“Ora, è questa Entità sottilissima che l’universo intero ha per essenza. Essa [sola] è reale. Quello è l’Ātman, Quello sei tu, o Śvetaketu”. (ChU VI.14.3)
"Va di morte in morte colui che qui vede solo molteplicità". (BU.IV.4.19, KU.II.1.10)
"Non è cosciente dell'interno, non è cosciente dell'esterno, non è cosciente di entrambi, non è un'unità omogenea di coscienza, non è cosciente, non è non-cosciente; è non percepibile, privo di attività relazionata, inaferrabile, indefnibile, impensabile, indescrivibile; è l'essenza unica della consapevolezza di sé, è ciò in cui si ha la soluzione della manifestazione, è pacifcato, benefico, è non-duale. I saggi lo considerano il Quarto. Quello è l’Ātman (Sè), e come tale Quello deve essere conosciuto". (MU VII)
E che dire della Prakṛti tanto cara al Sāmkhya?
"Si deve conoscere prakṛti come māyā". (Śvetāśvatara Upaniṣad IV. 10.)
"A questo proposito Śaṃkara scrive:
Nome e forma, considerati a causa di avidyā come identici al Signore onnisciente, [ma] che non possono essere definiti né identici né diversi da Lui, che costituiscono quel seme dell’intero sviluppo del saṃsāra, sono definiti dalla śruti e dalla smṛti māyā, prakṛti e śakti del Signore onnisciente. (Brahma Sūtra Śaṃkara Bhāṣya, II.1.14)"
Quindi, nelle Upaniṣad, il Jñānakanda del Veda, viene stabilito che la Prakṛti - che dal Sāmkhya viene considerata reale - è māyā; serve dire altro per confutare il Sāmkhya? In tal caso c'è l'intero Prasthānatraya Śamkara Bhāsya.