Che meraviglia, queste lezioni! Chiarezza espositiva, unita a capacità di presentare e riassumere i contenuti (e i punti di debolezza), senza sacrificarli in nome della sintesi. Il tutto, difficilmente eguagliabile. Grazie, Prof. Cortella.
Professore, grazie per il bellissimo e chiarissimo video. Io penso che, ancorché l'intenzione di Husserl sia seria e nobile il suo tentativo, dobbiamo, a mio avviso, dichiarare fallimentare il suo progetto. È rimasto, peraltro, alla fase di fondazione incompiuta. La riduzione fenomenologica, non è necessaria alla scienza e, per quello che ha di vero, non è estranea allo stesso comune sapere, alla percezione empirica che è percezione di essenza ed esistenza: nel singolo suono o colore lo scienziato, e l'uomo comune, percepiscono il suono e il colore, percepiscono già ciò che vi è di universale e di intuibile nel senso di Husserl. L'intuizione eidetica rischia di essere, se non è il comune modo di conoscere, come alla fine è, una mera finzione: cioè l'assunzione di un dato empirico, spogliato poi, illusoriamente, della sua empiricita, ossia della sua esistenza: io mi chiedo che bisogno c'è di fare ciò? Non c'è il pericolo che il fenomenologo, abbandonatosi alla pretesa dell' intuizione pura, aggiunga all'oggetto tutto ciò che egli vuole? Husserl ci dice che l'intuizione eidetica non è la percezione, non è ricordo, non è l'introspezione in quanto queste avrebbero ad oggetto gli esistenti, i dati empirici, quella invece le essenze, come se le essenza si potessero cogliere senza e fuori delle percezioni e come se la percezione non fosse anche intuizione di essenze. Questo rischia di diventare un platonismo deteriore. Husserl non ci dà una nuova scienza, ma sostituisce ad una certa veduta metafisica, che egli ritiene inadeguata ed erronea un'altra veduta metafisica di ispirazione platonica e trascendentale. C è qualcosa di valido indubbiamente ossia la critica del volgare empirismo e del materialismo e dei limiti del soggettivismo psicologistico, e la riscoperta di ciò che c'è di oggettivo e non psicologico nelle esperienze umane e nelle operazioni della mente è indubbiamente condivisibile. Questo sì. Ma egli si mette nella posizione di uno psicologo trascendentale che, alla fine, è meno scientifico dello psicologismo empirico. Cioè voglio dire: Husserl alla fine, per quanto abbia ragione a mettere a nudo la deficienza dell'empirismo e l'incapacità dello stesso di vedere quello che c'è di oggettivo nei dati dell'esperienza, non si accorge che la psicologia trascendentale non evita le aporie e le illusioni del soggettivismo empiristico, e, comunque, non può sostituire la scienza. Se dovessi fare una tesi di laurea oggi su Husserl giungerei a questa conclusione. Ovviamente la grandezza del filosofo è fuori discussione e la sua serietà e la sua onestà intellettuale. E comunque grazie per i suoi oi video così chiari e stimolanti
L'ego non e' in grado di compiere l'epoche' per avere accesso all'Io Trascendentale,neppure Husserl ci e' riuscito,per questo era un'anima inquieta,che alla fine del suo percorso di vita lamentava,ora che finalmente aveva capito "qualcosa",di non avere piu' tempo a disposizione.Pero' ci ha provato dedicando tutto se stesso,e per questo e' stato un vero filosofo,da ammirare.
Grazie, un'ottima introduzione allo studio di quest'opera. L'ultima parte, molto importante e interessante, andrebbe approfondita. Forse si dovrebbe approfondire il concetto-esperienza di quell'apparire originario senza l'equivoco - anche se essenziale - dell' io.
Gentile professore, Innanzitutto la ringrazio infinitamente di queste lezioni. Alla domanda finale di questa lezione mi è balenata la soluzione leibniziana delle monadi che sono ognuno un centro di coscienza (io trascendentale) e contemporaneamente sono fenomeni per le altre monadi.
È vero che le monadi sono una molteplicità di soggetti trascendentali, ma l'analogia finisce qui. Non vi è contatto fra le monadi (se non la connessione ontologico-teologica dell'armonia prestabilita) e quindi non vi può essere esperienza fenomenologica della soggettività altrui. Perciò non si può nemmeno dire che le monadi siano "fenomeni" per le altre monadi (se non nel senso lato che ogni monade ha percezione al suo interno dell'universo esterno, ma quella percezione è autoprodotta dall'intelletto e non è recepita da fuori). In breve: l'intersoggettività monadica è in Leibniz tesi ontologica, e non fenomenologica. Non vi è alcuna "dimostrazione" dell'intersoggettività ma solo presupposizione (ontologico-teologica).
Grazie di questo video, molto utile e chiaro nella sua esposizione. Mi permetto umilmente di provare a dare una spiegazione a questa possibilità che vi siano infiniti "io trascendentali". Il problema di base sta nella nostra forma mentis, e di non riuscire ad uscire da una visione dualistica tra io e tu. La soluzione è in un processo di sovrapposizione di coscienza individuali, di unificazione che possiamo definire per intenderci "di unificazione collettiva" delle coscienze, dove permane sempre un io individuale, che permette sempre la presenza di un soggetto, ma al contempo una zona di identificazione con le altre Coscienze, una fusione, senza confusione. Si esce così dalla dimensione spazio-tempo del mondo delle cose e della dualitá, si supera anche anche il fenomeno dell'apparire, per entrare nel mondo del noumeno, dello spirito, interno, che è ciò che è interno ai fenomeni stessi. Come ha detto lei il problema è voler vedere solo i fenomeni, considerandoli come la cosa certa, ma qui a mio avviso ha ragione Kant, il noumeno esiste, ed è al di lá o dentro, come lo si vuole dire, dell'apparire dei fenomeni. Cogliere questo noumeno è possibile, a differenza di quello che dice Kant, non attraverso un processo di pensiero logico-razionale, ma attraverso un esperienza interiore, potremmo dire intuitiva-mistica, per vie interne, di coscienza che si unifica alle altre Coscienze, come una sovrapposizione di frequenze che sintonizzandoci si sommano e si unificano appunto.
L'ultima considerazione critica enuclea alla perfezione le due direzioni che prende la fenomenologia dopo il maestro. Non dimentichiamo i promotori della conferenza di Vienna, Fink e Patocka, con i quali Husserl intrattiene stretti rapporti lungo gli ultimi anni di vita, venendo profondamente influenzato. L'ultimo Husserl è leggibile in senso religioso. È la svolta impersonale di Fink (la Sesta meditazione), o la posizione a-soggettiva di Patocka (che in quegli anni è impegnato in una critica al Tractatus di wittgenstein). queste saranno anche le pagine husserliane più lette in Giappone dai filosofi della scuola di Kyoto (offrendo anche spunti di riflessione oggi per affrontare il tema del dialogo interreligioso). È pure significativo come anche chi prenderà la strada del finitismo (Heidegger e Merleau-Ponty) arriverà a formulare delle tesi "quasi religiose" (Ereignis o la fi militante di Merleau, da elaborare come teologia negativa) . La Crisi è un opera magnifica, incompiuta, certo, ma come le prigioni di Michelangelo, meravigliosa e sublime. La Crisi incarna la crisi della fenomenologia (citando il criptico saggio di richir) e per questo sgorga da lei inesauribile senso: dà irrimediabilmente a pensare. Grazie mille professore, ho avuto la possibilità di chiarire molte cose grazie a questa lezione
L'oggettivismo (che Husserl contesta) pare un inevitabile effetto dell'immedesimazione. Nel momento in cui il soggetto si immedesima in un'altra persona che muore/scompare, l'individuo constata la persistenza degli oggetti capaci di sopravvivere a quella morte/scomparsa umana. Ciò determina la consapevolezza della persistenza degli oggetti a prescindere da noi. L''esperienza della morte/scomparsa umana dà quindi fondamento al sapere scientifico.
Discorso a mio parere insensato. La Filosofia deve farsi Scienza, così pensavano Hegel e Kant. Il senso può essere prodotto anche studiando la termodinamica o l'economia. Arrivare a "ciò che è obiettivamente constatabile", al fine di cogliere le cose univocamente è la cosa più elevata che lo spirito possa raggiungere. Hegel tra le altre cose farà propria questa concezione scientista per andare oltre il soggettivismo generico di Kant. Che le scienze siano quantitative è falso. Le scienze sono quantitative tanto quanto qualitative (vedi Scienza della Logica di Hegel): qualsiasi relazione matematico-fisica implica dei concetti differenti, e solo a partire da qualificazioni differenti si producono le quantificazioni. In definitiva, di significati le scienze matematizzate ne sono piene. Non c'è alcun bisogno di visioni reazionarie à la Husserl (o à la Heidegger) per arrivare a cogliere né dei significati, né tantomeno degli stimoli esistenziali.
Secundum datur: se l'Io trascendentale è l'unico, allora non si danno altri soggetti trascendentali, né intersoggettività trascendentale. Si danno solo fenomeni interni all'unico Io trascendentale. Contro le intenzioni di Husserl, fine della pluralità dei soggetti.
Che meraviglia, queste lezioni! Chiarezza espositiva, unita a capacità di presentare e riassumere i contenuti (e i punti di debolezza), senza sacrificarli in nome della sintesi. Il tutto, difficilmente eguagliabile. Grazie, Prof. Cortella.
Professore, grazie per il bellissimo e chiarissimo video. Io penso che, ancorché l'intenzione di Husserl sia seria e nobile il suo tentativo, dobbiamo, a mio avviso, dichiarare fallimentare il suo progetto. È rimasto, peraltro, alla fase di fondazione incompiuta. La riduzione fenomenologica, non è necessaria alla scienza e, per quello che ha di vero, non è estranea allo stesso comune sapere, alla percezione empirica che è percezione di essenza ed esistenza: nel singolo suono o colore lo scienziato, e l'uomo comune, percepiscono il suono e il colore, percepiscono già ciò che vi è di universale e di intuibile nel senso di Husserl.
L'intuizione eidetica rischia di essere, se non è il comune modo di conoscere, come alla fine è, una mera finzione: cioè l'assunzione di un dato empirico, spogliato poi, illusoriamente, della sua empiricita, ossia della sua esistenza: io mi chiedo che bisogno c'è di fare ciò? Non c'è il pericolo che il fenomenologo, abbandonatosi alla pretesa dell' intuizione pura, aggiunga all'oggetto tutto ciò che egli vuole?
Husserl ci dice che l'intuizione eidetica non è la percezione, non è ricordo, non è l'introspezione in quanto queste avrebbero ad oggetto gli esistenti, i dati empirici, quella invece le essenze, come se le essenza si potessero cogliere senza e fuori delle percezioni e come se la percezione non fosse anche intuizione di essenze. Questo rischia di diventare un platonismo deteriore. Husserl non ci dà una nuova scienza, ma sostituisce ad una certa veduta metafisica, che egli ritiene inadeguata ed erronea un'altra veduta metafisica di ispirazione platonica e trascendentale.
C è qualcosa di valido indubbiamente ossia la critica del volgare empirismo e del materialismo e dei limiti del soggettivismo psicologistico, e la riscoperta di ciò che c'è di oggettivo e non psicologico nelle esperienze umane e nelle operazioni della mente è indubbiamente condivisibile.
Questo sì. Ma egli si mette nella posizione di uno psicologo trascendentale che, alla fine, è meno scientifico dello psicologismo empirico. Cioè voglio dire: Husserl alla fine, per quanto abbia ragione a mettere a nudo la deficienza dell'empirismo e l'incapacità dello stesso di vedere quello che c'è di oggettivo nei dati dell'esperienza, non si accorge che la psicologia trascendentale non evita le aporie e le illusioni del soggettivismo empiristico, e, comunque, non può sostituire la scienza. Se dovessi fare una tesi di laurea oggi su Husserl giungerei a questa conclusione. Ovviamente la grandezza del filosofo è fuori discussione e la sua serietà e la sua onestà intellettuale. E comunque grazie per i suoi oi video così chiari e stimolanti
L'ego non e' in grado di compiere l'epoche' per avere accesso all'Io Trascendentale,neppure Husserl ci e' riuscito,per questo era un'anima inquieta,che alla fine del suo percorso di vita lamentava,ora che finalmente aveva capito "qualcosa",di non avere piu' tempo a disposizione.Pero' ci ha provato dedicando tutto se stesso,e per questo e' stato un vero filosofo,da ammirare.
Grazie per tutte tre le lezioni, sarà un prossimo piacevole ascolto
Grazie, un'ottima introduzione allo studio di quest'opera. L'ultima parte, molto importante e interessante, andrebbe approfondita. Forse si dovrebbe approfondire il concetto-esperienza di quell'apparire originario senza l'equivoco - anche se essenziale - dell' io.
Gentile professore,
Innanzitutto la ringrazio infinitamente di queste lezioni.
Alla domanda finale di questa lezione mi è balenata la soluzione leibniziana delle monadi che sono ognuno un centro di coscienza (io trascendentale) e contemporaneamente sono fenomeni per le altre monadi.
È vero che le monadi sono una molteplicità di soggetti trascendentali, ma l'analogia finisce qui. Non vi è contatto fra le monadi (se non la connessione ontologico-teologica dell'armonia prestabilita) e quindi non vi può essere esperienza fenomenologica della soggettività altrui. Perciò non si può nemmeno dire che le monadi siano "fenomeni" per le altre monadi (se non nel senso lato che ogni monade ha percezione al suo interno dell'universo esterno, ma quella percezione è autoprodotta dall'intelletto e non è recepita da fuori). In breve: l'intersoggettività monadica è in Leibniz tesi ontologica, e non fenomenologica. Non vi è alcuna "dimostrazione" dell'intersoggettività ma solo presupposizione (ontologico-teologica).
Grazie di questo video, molto utile e chiaro nella sua esposizione.
Mi permetto umilmente di provare a dare una spiegazione a questa possibilità che vi siano infiniti "io trascendentali".
Il problema di base sta nella nostra forma mentis, e di non riuscire ad uscire da una visione dualistica tra io e tu. La soluzione è in un processo di sovrapposizione di coscienza individuali, di unificazione che possiamo definire per intenderci "di unificazione collettiva" delle coscienze, dove permane sempre un io individuale, che permette sempre la presenza di un soggetto, ma al contempo una zona di identificazione con le altre Coscienze, una fusione, senza confusione. Si esce così dalla dimensione spazio-tempo del mondo delle cose e della dualitá, si supera anche anche il fenomeno dell'apparire, per entrare nel mondo del noumeno, dello spirito, interno, che è ciò che è interno ai fenomeni stessi. Come ha detto lei il problema è voler vedere solo i fenomeni, considerandoli come la cosa certa, ma qui a mio avviso ha ragione Kant, il noumeno esiste, ed è al di lá o dentro, come lo si vuole dire, dell'apparire dei fenomeni. Cogliere questo noumeno è possibile, a differenza di quello che dice Kant, non attraverso un processo di pensiero logico-razionale, ma attraverso un esperienza interiore, potremmo dire intuitiva-mistica, per vie interne, di coscienza che si unifica alle altre Coscienze, come una sovrapposizione di frequenze che sintonizzandoci si sommano e si unificano appunto.
Grazie.
Grazie per la condivisione.
Si é perso nell'astratto , il soggetto non c'è più , il mondo pure, c'è un apparire
L'ultima considerazione critica enuclea alla perfezione le due direzioni che prende la fenomenologia dopo il maestro. Non dimentichiamo i promotori della conferenza di Vienna, Fink e Patocka, con i quali Husserl intrattiene stretti rapporti lungo gli ultimi anni di vita, venendo profondamente influenzato. L'ultimo Husserl è leggibile in senso religioso. È la svolta impersonale di Fink (la Sesta meditazione), o la posizione a-soggettiva di Patocka (che in quegli anni è impegnato in una critica al Tractatus di wittgenstein). queste saranno anche le pagine husserliane più lette in Giappone dai filosofi della scuola di Kyoto (offrendo anche spunti di riflessione oggi per affrontare il tema del dialogo interreligioso). È pure significativo come anche chi prenderà la strada del finitismo (Heidegger e Merleau-Ponty) arriverà a formulare delle tesi "quasi religiose" (Ereignis o la fi militante di Merleau, da elaborare come teologia negativa) . La Crisi è un opera magnifica, incompiuta, certo, ma come le prigioni di Michelangelo, meravigliosa e sublime. La Crisi incarna la crisi della fenomenologia (citando il criptico saggio di richir) e per questo sgorga da lei inesauribile senso: dà irrimediabilmente a pensare. Grazie mille professore, ho avuto la possibilità di chiarire molte cose grazie a questa lezione
L'oggettivismo (che Husserl contesta) pare un inevitabile effetto dell'immedesimazione.
Nel momento in cui il soggetto si immedesima in un'altra persona che muore/scompare, l'individuo constata la persistenza degli oggetti capaci di sopravvivere a quella morte/scomparsa umana. Ciò determina la consapevolezza della persistenza degli oggetti a prescindere da noi.
L''esperienza della morte/scomparsa umana dà quindi fondamento al sapere scientifico.
Jaspers, allievo di Husserl, dice che la morte è un dileguarsi dell'apparire, in sostanza scompare il fenomeno non l'oggetto.
Discorso a mio parere insensato. La Filosofia deve farsi Scienza, così pensavano Hegel e Kant. Il senso può essere prodotto anche studiando la termodinamica o l'economia.
Arrivare a "ciò che è obiettivamente constatabile", al fine di cogliere le cose univocamente è la cosa più elevata che lo spirito possa raggiungere. Hegel tra le altre cose farà propria questa concezione scientista per andare oltre il soggettivismo generico di Kant.
Che le scienze siano quantitative è falso. Le scienze sono quantitative tanto quanto qualitative (vedi Scienza della Logica di Hegel): qualsiasi relazione matematico-fisica implica dei concetti differenti, e solo a partire da qualificazioni differenti si producono le quantificazioni.
In definitiva, di significati le scienze matematizzate ne sono piene. Non c'è alcun bisogno di visioni reazionarie à la Husserl (o à la Heidegger) per arrivare a cogliere né dei significati, né tantomeno degli stimoli esistenziali.
Oppure l’io trascendentale è l’Unico. Tertium datur.
Secundum datur: se l'Io trascendentale è l'unico, allora non si danno altri soggetti trascendentali, né intersoggettività trascendentale. Si danno solo fenomeni interni all'unico Io trascendentale. Contro le intenzioni di Husserl, fine della pluralità dei soggetti.
Quanto al produrre perdita di senso, la filosofia non è seconda a nessuno.
Stravagante effetto del confronto con Husserl...