Egregi Signori, debbo confessare di essere uscito letteralmente ESTERREFATTO dalla visione di questo documento.Si parte da una domanda iniziale, la classica “cos’è il tempo?” per arrivare a chiudere in bruttezza con una risposta finale che, a mio avviso, racchiude una pochezza speculativa non indifferente: “l’unione di una dimensione intima di noi stessi, la nostra espansione personale, con la totalità della storia dell’umanità”. E questo sarebbe il tempo? E’ una definizione che palesemente segna il passo a ridosso della concezione di S. Agostino, risalente a ben 16 secoli fa! Altri 12 secoli di indagine filosofica più 4 di indagine scientifica non sono bastati a far proporre una risposta più moderna e convincente! E’ una conclusione che sembra essere affiorata più da un antico salotto letterario che da un moderno laboratorio di pensiero. Del resto, a mio parere, anche gli approfondimenti centrali del video evidenziano una settorialità di vedute piuttosto disarmante: tempo dell’orologio come quello della produzione di merci nella realtà sociale; tempo del calendario come quello che ci può mettere in relazione col possibile del passato; tempo del progresso come quello lineare teso al miglioramento delle conoscenze e della vita; tempo del ritorno come quello circolare teso all’adattamento ed alla conservatività; tempo della mente come quello risorto teso al recupero delle vivide esperienze trascorse; tempo storico come ritorno delle forme di governo, come corsi e ricorsi; tempo del regresso come decadenza dall’età dell’oro; e chi più ne ha, ne metta. Abbiamo a che fare con una banda larga di concezioni che non possono non sfociare nella distorsione e nella dispersività del tema. Linearità? Circolarità? Secondo me, non Ve la prendete, le Vs. discussioni in merito risultano inficiate alla base da un vizio di fondo: quella che Voi chiamate ‘idea’ non è altro che una mera RAPPRESENTAZIONE FIGURATIVA. Una linea geometrica, rettilinea o curva che sia. Manca così la RISPOSTA vera e propria alla domanda di cosa sia effettivamente il tempo, ovvero di cosa ci sia dietro la sensazione del suo scorrere. Dire ad es. che il tempo ha uno scorrimento ‘circolare’ non ne evidenzia purtroppo l’intima natura: secondo me, il concetto ciclico è dovuto ad una rappresentazione del tempo troppo legata al divenire del mondo umano, ovvero al rinnovamento ciclico e sostanziale delle cose umane e della vita stessa. Consentitemi di credere che tale visione della questione sia troppo decentrata e settoriale. Se diciamo poi che il tempo è un “andare di pari passo col cambiamento delle cose”, non mi sembra che si sia avanzati di grado rispetto alle risposte della fisica newtoniana/einsteiniana. Invece, ‘resettare’ la spiegazione dell’entità tempo verso quella del DIVENIRE DELLA REALTA’ costituisce già un primo buon passo verso una RISPOSTA innovativa. E ci si accorge che si deve operare, nella ricerca di tale risposta, una svolta euristica significativa da un approccio basato sulla FISICA a quello più ampio basato sulla FILOSOFIA DELLA SCIENZA. Se vogliamo pervenire ad una RISPOSTA, non dico FINALE ma almeno COERENTE, bisogna, a mio avviso, intraprendere questa strada. Il cambiamento delle cose, leggasi il DIVENIRE DELLA REALTA’, va ‘letto’ secondo un NUOVO PARADIGMA che elimini gli aspetti paradossali ed enigmatici comportati dal paradigma classico di interpretazione dell’esperienza sensoriale umana. Tra gli aspetti suddetti includo anche il problema dei ‘punti fermi’ delle cose, da stabilizzare e rendere oggettivi rispetto alla variazione delle proprietà sistemiche: il nuovo paradigma permetterebbe di spiegare la persistenza delle identità secondo processi oggettivi, indipendenti dalla nostra azione organizzatrice. Dissento decisamente sulla concezione del tempo come concetto radicato nella mente umana che non trova alcun corrispettivo nella realta' delle cose. Sono d’accordo sull’esperienza del tempo come SENSAZIONE INGANNEVOLE del suo fluire, ma a mio parere c’è un corrispettivo oggettivo da cui scaturisce tale sensazione. Quello che va chiarito è COSA ci possa essere dietro la sensazione dello scorrere del tempo, ossia quali processi e strutture della realtà ne caratterizzino la natura, sotto la validazione sperimentale della SCIENZA e sotto la validazione concettuale della LOGICA. Secondo me SI PUO’ provare a svelare COSA c’è dietro questa illusione ed in che termini si ponga rispetto al fenomeno fisico, ovvero rispetto al divenire della realtà. Purtroppo bisogna ammettere che, circa l’essenza del tempo, non si è ancora riusciti a presentare una definizione completa ed unitaria; ad es. Kant e Schopenhauer non potevano farlo perché solo dopo di loro sono stati portate alla luce l’archè delle cose (l’ENERGIA) e l’archè del divenire (l’ENTROPIA), e solo dopo di loro si è pervenuti ad una importante visione del mondo: la QUANTIZZAZIONE DELLO SPAZIO E DEL TEMPO (lunghezza di Planck e durata di Planck). Questi ultimi miei asserti non sono voli pindarici, visioni immaginifiche e possibiliste, ma conseguenze ANALITICHE di Princìpi della natura verificati dalla pratica sperimentale del metodo galileiano (nella fattispecie il Principio di Planck ed il Principio di Einstein): ha quindi senso scientifico costruire una definizione consequenziale partendo dalle suddette quantizzazioni ed avvalendosi delle varie categorie della Fisica moderna. Tutto ciò è rinvenibile all’interno di una proposta completa di RISPOSTA sulla natura del tempo, elaborata dal sottoscritto. I miei migliori saluti.
ECCOCI QUI CON FILOSO PARTE 3
Attenzione a J
Egregi Signori,
debbo confessare di essere uscito letteralmente ESTERREFATTO dalla visione di questo documento.Si parte da una domanda iniziale, la classica “cos’è il tempo?” per arrivare a chiudere in bruttezza con una risposta finale che, a mio avviso, racchiude una pochezza speculativa non indifferente: “l’unione di una dimensione intima di noi stessi, la nostra espansione personale, con la totalità della storia dell’umanità”. E questo sarebbe il tempo?
E’ una definizione che palesemente segna il passo a ridosso della concezione di S. Agostino, risalente a ben 16 secoli fa! Altri 12 secoli di indagine filosofica più 4 di indagine scientifica non sono bastati a far proporre una risposta più moderna e convincente! E’ una conclusione che sembra essere affiorata più da un antico salotto letterario che da un moderno laboratorio di pensiero.
Del resto, a mio parere, anche gli approfondimenti centrali del video evidenziano una settorialità di vedute piuttosto disarmante:
tempo dell’orologio come quello della produzione di merci nella realtà sociale;
tempo del calendario come quello che ci può mettere in relazione col possibile del passato;
tempo del progresso come quello lineare teso al miglioramento delle conoscenze e della vita;
tempo del ritorno come quello circolare teso all’adattamento ed alla conservatività;
tempo della mente come quello risorto teso al recupero delle vivide esperienze trascorse;
tempo storico come ritorno delle forme di governo, come corsi e ricorsi;
tempo del regresso come decadenza dall’età dell’oro;
e chi più ne ha, ne metta. Abbiamo a che fare con una banda larga di concezioni che non possono non sfociare nella distorsione e nella dispersività del tema.
Linearità? Circolarità? Secondo me, non Ve la prendete, le Vs. discussioni in merito risultano inficiate alla base da un vizio di fondo: quella che Voi chiamate ‘idea’ non è altro che una mera RAPPRESENTAZIONE FIGURATIVA. Una linea geometrica, rettilinea o curva che sia. Manca così la RISPOSTA vera e propria alla domanda di cosa sia effettivamente il tempo, ovvero di cosa ci sia dietro la sensazione del suo scorrere. Dire ad es. che il tempo ha uno scorrimento ‘circolare’ non ne evidenzia purtroppo l’intima natura: secondo me, il concetto ciclico è dovuto ad una rappresentazione del tempo troppo legata al divenire del mondo umano, ovvero al rinnovamento ciclico e sostanziale delle cose umane e della vita stessa. Consentitemi di credere che tale visione della questione sia troppo decentrata e settoriale.
Se diciamo poi che il tempo è un “andare di pari passo col cambiamento delle cose”, non mi sembra che si sia avanzati di grado rispetto alle risposte della fisica newtoniana/einsteiniana.
Invece, ‘resettare’ la spiegazione dell’entità tempo verso quella del DIVENIRE DELLA REALTA’ costituisce già un primo buon passo verso una RISPOSTA innovativa. E ci si accorge che si deve operare, nella ricerca di tale risposta, una svolta euristica significativa da un approccio basato sulla FISICA a quello più ampio basato sulla FILOSOFIA DELLA SCIENZA. Se vogliamo pervenire ad una RISPOSTA, non dico FINALE ma almeno COERENTE, bisogna, a mio avviso, intraprendere questa strada. Il cambiamento delle cose, leggasi il DIVENIRE DELLA REALTA’, va ‘letto’ secondo un NUOVO PARADIGMA che elimini gli aspetti paradossali ed enigmatici comportati dal paradigma classico di interpretazione dell’esperienza sensoriale umana. Tra gli aspetti suddetti includo anche il problema dei ‘punti fermi’ delle cose, da stabilizzare e rendere oggettivi rispetto alla variazione delle proprietà sistemiche: il nuovo paradigma permetterebbe di spiegare la persistenza delle identità secondo processi oggettivi, indipendenti dalla nostra azione organizzatrice.
Dissento decisamente sulla concezione del tempo come concetto radicato nella mente umana che non trova alcun corrispettivo nella realta' delle cose. Sono d’accordo sull’esperienza del tempo come SENSAZIONE INGANNEVOLE del suo fluire, ma a mio parere c’è un corrispettivo oggettivo da cui scaturisce tale sensazione. Quello che va chiarito è COSA ci possa essere dietro la sensazione dello scorrere del tempo, ossia quali processi e strutture della realtà ne caratterizzino la natura, sotto la validazione sperimentale della SCIENZA e sotto la validazione concettuale della LOGICA. Secondo me SI PUO’ provare a svelare COSA c’è dietro questa illusione ed in che termini si ponga rispetto al fenomeno fisico, ovvero rispetto al divenire della realtà.
Purtroppo bisogna ammettere che, circa l’essenza del tempo, non si è ancora riusciti a presentare una definizione completa ed unitaria; ad es. Kant e Schopenhauer non potevano farlo perché solo dopo di loro sono stati portate alla luce l’archè delle cose (l’ENERGIA) e l’archè del divenire (l’ENTROPIA), e solo dopo di loro si è pervenuti ad una importante visione del mondo: la QUANTIZZAZIONE DELLO SPAZIO E DEL TEMPO (lunghezza di Planck e durata di Planck).
Questi ultimi miei asserti non sono voli pindarici, visioni immaginifiche e possibiliste, ma conseguenze ANALITICHE di Princìpi della natura verificati dalla pratica sperimentale del metodo galileiano (nella fattispecie il Principio di Planck ed il Principio di Einstein): ha quindi senso scientifico costruire una definizione consequenziale partendo dalle suddette quantizzazioni ed avvalendosi delle varie categorie della Fisica moderna.
Tutto ciò è rinvenibile all’interno di una proposta completa di RISPOSTA sulla natura del tempo, elaborata dal sottoscritto.
I miei migliori saluti.
Ehm...scusate, ma Spinoza e Bergson? No dico due dei più grandi filosofi che si sono occupati del tempo e non vengono citati minimamente.
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