Ti ringrazio tantissimo, i tuoi video sono chiarissimi, ed è questo l'importante. Come ricorda weber, non tutti gli studiosi sono buoni insegnanti, ma dalla tua maniera di esporti, ho ben ragione di credere che tu sia l'uno e l'altro. Grazie ancora e grazie per la condivisione del tuo sapere!
Grazie a te. Si, la gettatezza in "Essere e tempo" non è una condizione determinata dall'uomo. In questo c'è indubbiamente continuità con il cosiddetto secondo Heidegger. L'aspetto, però, su cui si può avvertire secondo me un qualche slittamento tra "Essere e tempo" e le opere successive (ma si tratta ovviamente solo di una delle tante letture possibili) è il tema del progetto. In "Sein und Zeit" il progetto appare come qualcosa che è, per così dire, in mano all'uomo stesso, per cui egli è chiamato dalla voce della coscienza a progettare la propria esistenza in modo autentico. Dopo gli anni Trenta, invece, il "progetto" tende ad essere sostituito dal "destino".
@@Filosofacile vero, ma la coscienza nell'uomo, allude a qualche cosa di altro..Ovviamente, la mia e' una delle interpretazioni possibili, anche perché " Il Dio che ci può salvare" della bellissima intervista allo Spiegel, non è il Dio cristiano...L'Essere heideggeriano mi riporta, da appassionato e profano amante di Heidegger, al Divino di Meister Eckhart, per tanti versi..Noi infatti dobbiamo essere autentici e l'autenticità è in fondo il Dio che è dentro di noi..Almeno, io lo intendo, da Cristiano tridentino, così
Bravissimo Damiano! Grazie
Grazie a te Daniele.
Ti ringrazio tantissimo, i tuoi video sono chiarissimi, ed è questo l'importante. Come ricorda weber, non tutti gli studiosi sono buoni insegnanti, ma dalla tua maniera di esporti, ho ben ragione di credere che tu sia l'uno e l'altro. Grazie ancora e grazie per la condivisione del tuo sapere!
Grazie a te. :-)
In Essere e tempo però H si guardava bene dal dire da chi fosse gettato l'uomo, quindi c'è continuità, secondo me..Complimenti davvero..
Grazie a te.
Si, la gettatezza in "Essere e tempo" non è una condizione determinata dall'uomo. In questo c'è indubbiamente continuità con il cosiddetto secondo Heidegger.
L'aspetto, però, su cui si può avvertire secondo me un qualche slittamento tra "Essere e tempo" e le opere successive (ma si tratta ovviamente solo di una delle tante letture possibili) è il tema del progetto.
In "Sein und Zeit" il progetto appare come qualcosa che è, per così dire, in mano all'uomo stesso, per cui egli è chiamato dalla voce della coscienza a progettare la propria esistenza in modo autentico. Dopo gli anni Trenta, invece, il "progetto" tende ad essere sostituito dal "destino".
@@Filosofacile vero, ma la coscienza nell'uomo, allude a qualche cosa di altro..Ovviamente, la mia e' una delle interpretazioni possibili, anche perché " Il Dio che ci può salvare" della bellissima intervista allo Spiegel, non è il Dio cristiano...L'Essere heideggeriano mi riporta, da appassionato e profano amante di Heidegger, al Divino di Meister Eckhart, per tanti versi..Noi infatti dobbiamo essere autentici e l'autenticità è in fondo il Dio che è dentro di noi..Almeno, io lo intendo, da Cristiano tridentino, così