Videoinchiesta sulla IAR Siltal di Abbiategrasso

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  • Опубліковано 19 кві 2008
  • CHE COSA RAPPRESENTA la chiusura della fabbrica IAR Siltal di Abbiategrasso?
    " ... Noi operai ex acciaierie Falck siamo gia passati attraverso l'amara esperienza della chiusura della Falck di Sesto San Giovanni.
    I ragionamenti si ripetono. La crisi dell'acciaio in Europa, dicevano, richiede la chiusura di alcuni stabilimenti siderurgici, occorreva tagliare per rendere più remunerativi gli investimenti, bisognava investire all'estero dove sfruttando le differenze nazionali dei salari si facevano più soldi.
    Nessuno seppe rispondere a questa condanna a morte, nessuno seppe o volle mettere sotto accusa questo ragionamento rispondendo semplicemente: il padrone corre dietro ai suoi profitti sacrificando gli operai, gli operai non accettano di sacrificarsi per far fare più profitti ai padroni.
    Una massa di chiacchieroni si occupò di noi operai Falck, tutti per trovare una soluzione. Dicevano che la fabbrica doveva essere chiusa, ma che nessuno doveva andare in mezzo ad una strada: una parte di operai è andata in pensione, gli altri dispersi in tante piccole fabbriche a condizioni di merda, gli altri ancora a lavorare la spazzatura del compostaggio all'inferno, senza contare quelli che se ne sono andati per l'amianto respirato in tanti anni.
    Questa la soluzione che sottoscrissero il padrone, i sindacati, le istituzioni locali. .
    Quello che noi abbiamo imparato cerchiamo di trasmetterlo perché serva a tutti gli operai in lotta.
    La lotta dura non la organizza nessuno se non gli operai stessi. I tempi degli scioperi annunciati, delle manifestazioni processione sono finiti. Gli operai hanno diritto alle forme di lotta più decise, in fin dei conti lottano per la pagnotta.
    Gli operai sono forti solo quando mostrano i denti, l'esempio ultimo i tranvieri, gli operai di Termini Imerese, i blocchi di Scanzano. ... "
    E chi vuole a provare ad immaginare quali saranno le possibilità che il nostro territori offrirà a chi vuole lavorare?
    Noi ci proviamo:
    potrebbero lavorare nella costruzione della strada Milano-Malpensa, oppure nei cantieri di edilizia privata che sorgeranno al posto dei capannoni dismessi della siltal o della prossima area industriale dismessa, oppure come magazzinieri, o commessi in un mega centro commerciale che sorgerà ai bordi della tangenziale alle porte di Abbiategrasso, oppure in un capannone per la distribuzione che sorgerà nel parco agricolo sud milano, oppure nella fabbrichette dell'indotto-magari iar siltal- costruite nuove nuove nella campagne abbiatense espropriata ai contadini...chiaramente con contratti flessibili, a tenmpo determinato, co.co.co, a progetto ecc. ecc. ecc.
    Nessuno ipotizza la sperimentazione di percorsi che siano un segnale reale di inversione di tendenza del territorio locale a fenomeni di portata globale. Nessuno parla di un ruolo da protagonista delle municipalità insieme alle realtà individuali e collettive che immaginano un diverso modo di attraversare e vivere il territorio. Nessuno osa parlare di un pensiero sociale- un tessuto di nuovi diritti e nuove reti di sicurezza-orientato ad istituire non solo una difesa della precarizzazione dell'esistenza, ma anche verso i fondamenti di un nuovo orizzonte del diritto. Che contempli il diritto alla piena cittadinanza, al reddito garantito e alla partecipazione solidale alla questione comune. Perchè ,lo si voglia o meno, sopravvivere nel mondo in cui viviamo ,sempre piu' frammentato, è questione comune legata alla capacità di far crescere una nuova narrazione-racconto e messa in relazione di molte storie diverse e simultanee, ma comuni.
    Folletto25603
    www.inventati.org/folletto25603
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