Romina Basso - Francesco Provenzale: "Squarciato appena havea"
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- Опубліковано 9 лют 2025
- Francesco Provenzale: "Squarciato appena havea"
Romina Basso, mezzo-soprano
Ensemble Latinitas Nostra
Andreas Linos, viole de gambe
Theodoris Kithos, théorbe
Markellos Chrysicopoulos, chef d'orchestre, clavecin
Concert recording on 06 November 2014 at l'Eglise de l'Oratoire du Louvre in Paris
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ItaianTexto: Francesco Melosio
Squarciato appena havea,
Con strali d’oro i tenebrosi horrori
La riluciente aurora,
A rendere a mortali,
Col nuovo sole, il desiato giorno,
Quando anelante e mesto
Ecco che giunto
Un messager dolente,
Alla reggia s’invia
Della Sveta Regina
E, con flebile voce
Ferendo l’aura e i venti,
Formò simili accenti:
“La bella Margherita,
Fa li la li re la,
É bianca quant’un fior.”
Ammesso in un istante,
Il mesto ambasciador entro la reggia,
Riverente s’inchina
A piè della Regina,
E con voce dolente,
Cosi rivolta a quella
L’infelice favella:
“Fra Jacopino
A Roma se n’andava,
Bordon in spalla
E in collo una schiavina.”
Udite appena l’infelice nuove,
Dunque, misera, disse:
“Il mio Gustavo è morto?
Dunque il gran Re de Gothi esangue cadde,
Invendicato al suolo,
E non m’uccide il duolo?”
Poscia dal dolor cinta,
Fatta pallida e smorta,
Con voce flebile e soave,
Da mover a pietà un cor crudele,
Così segui l’amare sue querele:
“Amici miei, fa la le ra, son maritata
Cotognella già mesi sei.
Ho trov’un Paduan fatt’a mio modo
L’è tanto buon, barambim biranbirio,
Viva pur’ sto mario!»
Da cordolio infinito all’hor percossa
La vendovella afflitta
Invocando Gustavo,
L’amato suo consorte,
Cade vinta dal duolo in grembo a morte.
Qui s’accrebar le strida
Dell’afflitte donzelle
Ch’al ciel s’en giran a impetosir le stelle.
Una però più saggia
E tra dolor più cara
All’egra moribonda
Si volge a consolarla
E in tali accenti parla:
“Chi t’a fatte queste scarpete
Che ti stan si ben, Girometta?
Me l’ha fatte lo mio amore
Che mi vuol gran ben, Girometta.”
Mentre tacquero tutte
Ad ascoltar la parlatrice intente,
Proruppe in un sospiro
Quella bella languente
E, volta al suo Gustavo col pensier,
Quasi nuova baccante,
Grida con tai parole in un istante:
“Gallo di Mona Fiore non sei già tu,
Ch’a pena sceso sei, vuoi montar sù.”
Poscia pensier cangiando,
Par che torni in se stessa
E quasi accolga in seno
Chi a morte la ferì
S’ode parlar così:
“Caccia su e ghigna
E non ti dubitar
Grugna e rigrugna
Con chi vuol ringrugnar.
Ch’io per me tanto
Non me ne curo, già
Pure ch’io ghigni
Con quello che mi và.
Col mio fratellino,
Che pare un paladino,
Voglio andar ghignando
Per questo contorno
A tutte le hore
Di notte e di giorno.”
Cosi la bella delirando va,
Si che dal duolo uccisa
Sol col cader desta in altrui pietà,
Onde morta ed esangue Sveti la Regina
Mille donzelle accompagnar col pianto
S’odono in mesto suono, e all’infelice
Ognuno così dice:
“È morto Saione
Voi grandi e piccini
Cantate vicini un falso bordone:
È morto Saione!”
That's incredibly modern. Awesome.