La formazione permanente dai zero ai 110/120 anni deve essere considerata come parte ineludibile di una vita sana e felice, così come l'attività fisica, il cibo migliore che ci si può permettere e le buone amicizie. Oltre ai migliori affetti, ovvio. La scuola. Non ho mai insegnato, ma nel mio mestiere quarantennale di bibliotecario ho visto la scuola molto da vicino, ed ho conosciuto nugoli di insegnanti preparati, volenterosi e appassionati (va detto che, probabilmente, quelli un poco "timidi" non si lanciano in attività con le biblioteche). I miei rapporti con loro sono stati pressoché quotidiani e li ho visti lavorare a volte, specie negli ultimi anni, in situazioni molto difficili. Quello che mi stupiva, però, è quella che chiamo "sindrome del dopoguerra", nel senso che sembrava a volte che tutto fosse da rifondare, ricostituire, riorganizzare, come doveva essere, immagino, dopo il '45, per ovvi motivi. Ad ogni cambio di ministro o per qualche altro motivo sembrava cambiare la normativa, l'organizzazione, non sempre in meglio, ma soprattutto questo comportava un continuo lavorio che poco aveva a che fare con l'insegnamento. Da fuori tutto questo sembra faticosissimo e fuorviante. Non so se in questo tuo video alludi a questo. (7000 iscritti? Molto meritati!!!)
Caro mastro, io ho insegnato inglese alle superiori per 16 anni e ho smesso nel 1998 per burn out. Ero entusiasta, ho seguito tutti i corsi di aggiornamento possibili e immaginabili e mi sono pure iscritta a pedagogia, arrivando alla proposta di una tesi. Poi, la crisi psicologica. Mi sono reinventata altrove. Sulla possibilità che il sistema scuola si interroghi seriamente sulla funzione del docente sono del tutto scettica. Ci sono altre motivazioni che spingono in direzioni diverse. Ci sono molti singoli operatori che si fanno queste domande, ma il problema è che, se fatto individualmente, questo lavoro di autocritica può diventare destabilizzante, come nel caso mio. Come dice un personaggio di Sostiene Pereira, il lavoro del docente non va preso troppo sul serio. Ovvero, meglio non porsi obiettivi troppo ambiziosi e non farsi domande destinate a rimanere senza risposta. Resta sicuramente il rapporto personale che si riesce a instaurare con i ragazzi, che sono sensibili all'entusiasmo genuino come il tuo per la materia e per l'approfondimento storico. Sono certa che non ti dimenticheranno.
Buongiorno Paola! Sono più che d'accordo. Infatti le ore in classe sono il problema minore. In particolar modo per gli obiettivi che uno si pone. Come detto a me interessa principalmente fare stare bene e dare ai ragazzi il miglior ricordo possibile (connesso chiaramente a qualcosa di concreto). Il problema riguarda, a parer mio, la percezione che sia tutto finalizzato esclusivamente agli alunni. Mentre tra "noi" docenti galleggia l'idea che siamo ormai conclusi e formati. Ogni riunione pomeridiana a cui partecipo sembra puntare allo svilimento dell'insegnante, senza nessuna via d'uscita. Si fa così e basta. Quindi non mi riferisco tanto alle formazioni in sé. Quelle ci possono stare, ma sono frutto di scelte personali. Dico solo che non esiste l'idea di favorire sviluppo umano tra gli insegnanti. È un discorso complicato. Rimane una mansione affascinante finché si tratta di lavorare per davvero come insegnante.
Chissà. Forse è un meccanismo psicologico di difesa individuale e collettivo. Il docente è tenuto a dare certezze, un po' per ruolo un po' perché è l'adulto della situazione, e magari ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa. Ai miei tempi, i colleghi erano anche troppo propensi a non mettersi in discussione, soprattutto sui contenuti disciplinari, anche accampando la scusa che i ragazzi erano una massa di somari. Il rischio della fossilizzazione c'è sempre stato, perché è sicuramente più comodo. Food for your thoughts! Buona giornata!
@@1956priscilla sono d'accordissimo sul ruolo dell'adulto. Ma questo vale per il rapporto docente/alunno. Una volta uscito dalla classe torno ad essere un individuo pensante che ha bisogno di riflettere e costruire. Francamente mi sto formando umanamente molto di più attraverso questa attività di UA-cam (oltre che in classe). Dalla scuola come istituzione vedo tanto grigiore 😊
Sì, e purtroppo sarà un pensiero sempre attuale! Gli insegnanti dovrebbero insegnare ad essere appassionati ancor prima che insegnare i loro argomenti...
@@96bawino credo ci sia tanta paura di essere giudicati dal resto della comunità: insegnanti stessi, genitori o persino gli alunni. Per cui ci si proietta in modelli più "rassicuranti",a alla lunga sterili. Io ci ho lavorato moltissimo quest'anno. Alla fine l'obiettivo più grande che possiamo darci e fornire ai chi sta crescendo un bellissimo ricordo positivo. Chiaro, in mezzo ad ogni dovere di chi insegna
No, in effetti no. Ho meno incombenze e studenti più grandi e motivati (ma non credere poi tanto). Ho diversi amici che insegnano alle scuole medie e ti confesso che ho scelto di non intraprendere quella strada, certamente con un po' di codardia.
@@maurom1987 comunque il problema non sono gli studenti. Ma il sistema dietro che rende tutto grigio il lavoro dell'insegnamento. Penso che alla lunga vada a spegnere molti prof. E direi che in molti casi ciò si vede.
La scuola italiana è definita egregiamente, da Adorno e Horkheimer in "dialettica dell'illuminismo", con due parole: industria culturale. Mi mancano i bellissimi video con tanto di grafiche disegnate. 👋👋👍
Mastro Elia ce ne fossero mille di Lei. Una cosa per la quale mi batterei sempre è l'educazione musicale anche nelle scuole superiori. Un diplomato del liceo non può sapere tutte le commedie di Aristofane e non sapere neanche chi è Rossini. È vergognoso. Come l'educazione artistica avvicina i giovani ai musei, così quella musicale li avvicinerebbe ai teatri. Ed il suo approccio secondo me va in questa direzione. Colmare le mancanze culturali anche dei piu grandi
La formazione permanente dai zero ai 110/120 anni deve essere considerata come parte ineludibile di una vita sana e felice, così come l'attività fisica, il cibo migliore che ci si può permettere e le buone amicizie. Oltre ai migliori affetti, ovvio. La scuola. Non ho mai insegnato, ma nel mio mestiere quarantennale di bibliotecario ho visto la scuola molto da vicino, ed ho conosciuto nugoli di insegnanti preparati, volenterosi e appassionati (va detto che, probabilmente, quelli un poco "timidi" non si lanciano in attività con le biblioteche). I miei rapporti con loro sono stati pressoché quotidiani e li ho visti lavorare a volte, specie negli ultimi anni, in situazioni molto difficili. Quello che mi stupiva, però, è quella che chiamo "sindrome del dopoguerra", nel senso che sembrava a volte che tutto fosse da rifondare, ricostituire, riorganizzare, come doveva essere, immagino, dopo il '45, per ovvi motivi. Ad ogni cambio di ministro o per qualche altro motivo sembrava cambiare la normativa, l'organizzazione, non sempre in meglio, ma soprattutto questo comportava un continuo lavorio che poco aveva a che fare con l'insegnamento diretto. Da fuori tutto questo sembra faticosissimo e fuorviante. Non so se in questo tuo video alludi a questo. (7000 iscritti? Molto meritati!!!)
Mille grazie Emanuele. Sì, mi riferisco molto a questo. Ti faccio un esempio; esempio che varia a seconda del comprensivo chiaramente, ma che tutto sommato presumo esser abbastanza simile ovunque. Molto spesso gli insegnanti si radunano al di fuori delle ore di lezione. Tutto ciò è molto utile quando si discute nello specifico della classe, dipende sempre dal Consiglio e da quali professori è composto, ma in genere funziona perché si ragiona attorno una classe per un'ora o più sotto i vari punti di vista degli insegnanti. Ma ci sono anche riunioni un pochetto più critiche. Ad esempio quelle indirizzate a formulare delle griglie di valutazione magari su un grande tema come l'educazione civica. Sulla carta potrebbero risultare delle vere e proprie possibilità di discussione profonda e di miglioramento. In realtà si trascorrono due ore a compilare ed inserire parole vuote in tabelle. Un tipo di burocrazia quasi universitario, teorico. Spesso quelle ore sono gestite da due o tre docenti che provano a completare il tutto, mentre il resto fa passare il tempo. Accadano insomma delle cose totalmente fuorvianti. E sono veramente tante tante su questa via. Attualmente amo la scuola per le ore in classe, per il rapporto che vado creando con i rampolli, ma anche per alcune attività extra che possano essere utili per la scuola. Ma in generale vedo tanto grigiore e spegnimento di entusiasmo. Non so, penso non sia obbligatorio puntare unicamente su tutto ciò 😉
Complimenti Maestro Elia per il ruolo👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏
Perfettamente d'accordo!
Sante parole!
La formazione permanente dai zero ai 110/120 anni deve essere considerata come parte ineludibile di una vita sana e felice, così come l'attività fisica, il cibo migliore che ci si può permettere e le buone amicizie. Oltre ai migliori affetti, ovvio.
La scuola. Non ho mai insegnato, ma nel mio mestiere quarantennale di bibliotecario ho visto la scuola molto da vicino, ed ho conosciuto nugoli di insegnanti preparati, volenterosi e appassionati (va detto che, probabilmente, quelli un poco "timidi" non si lanciano in attività con le biblioteche). I miei rapporti con loro sono stati pressoché quotidiani e li ho visti lavorare a volte, specie negli ultimi anni, in situazioni molto difficili. Quello che mi stupiva, però, è quella che chiamo "sindrome del dopoguerra", nel senso che sembrava a volte che tutto fosse da rifondare, ricostituire, riorganizzare, come doveva essere, immagino, dopo il '45, per ovvi motivi. Ad ogni cambio di ministro o per qualche altro motivo sembrava cambiare la normativa, l'organizzazione, non sempre in meglio, ma soprattutto questo comportava un continuo lavorio che poco aveva a che fare con l'insegnamento. Da fuori tutto questo sembra faticosissimo e fuorviante. Non so se in questo tuo video alludi a questo.
(7000 iscritti? Molto meritati!!!)
Certo Mastro Elia hai ragione grazie e complimenti per tutto!
Mille grazie Cesare!
Caro mastro, io ho insegnato inglese alle superiori per 16 anni e ho smesso nel 1998 per burn out. Ero entusiasta, ho seguito tutti i corsi di aggiornamento possibili e immaginabili e mi sono pure iscritta a pedagogia, arrivando alla proposta di una tesi. Poi, la crisi psicologica. Mi sono reinventata altrove. Sulla possibilità che il sistema scuola si interroghi seriamente sulla funzione del docente sono del tutto scettica. Ci sono altre motivazioni che spingono in direzioni diverse. Ci sono molti singoli operatori che si fanno queste domande, ma il problema è che, se fatto individualmente, questo lavoro di autocritica può diventare destabilizzante, come nel caso mio. Come dice un personaggio di Sostiene Pereira, il lavoro del docente non va preso troppo sul serio. Ovvero, meglio non porsi obiettivi troppo ambiziosi e non farsi domande destinate a rimanere senza risposta. Resta sicuramente il rapporto personale che si riesce a instaurare con i ragazzi, che sono sensibili all'entusiasmo genuino come il tuo per la materia e per l'approfondimento storico. Sono certa che non ti dimenticheranno.
Buongiorno Paola! Sono più che d'accordo. Infatti le ore in classe sono il problema minore. In particolar modo per gli obiettivi che uno si pone. Come detto a me interessa principalmente fare stare bene e dare ai ragazzi il miglior ricordo possibile (connesso chiaramente a qualcosa di concreto). Il problema riguarda, a parer mio, la percezione che sia tutto finalizzato esclusivamente agli alunni. Mentre tra "noi" docenti galleggia l'idea che siamo ormai conclusi e formati. Ogni riunione pomeridiana a cui partecipo sembra puntare allo svilimento dell'insegnante, senza nessuna via d'uscita. Si fa così e basta. Quindi non mi riferisco tanto alle formazioni in sé. Quelle ci possono stare, ma sono frutto di scelte personali. Dico solo che non esiste l'idea di favorire sviluppo umano tra gli insegnanti. È un discorso complicato. Rimane una mansione affascinante finché si tratta di lavorare per davvero come insegnante.
Chissà. Forse è un meccanismo psicologico di difesa individuale e collettivo. Il docente è tenuto a dare certezze, un po' per ruolo un po' perché è l'adulto della situazione, e magari ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa. Ai miei tempi, i colleghi erano anche troppo propensi a non mettersi in discussione, soprattutto sui contenuti disciplinari, anche accampando la scusa che i ragazzi erano una massa di somari. Il rischio della fossilizzazione c'è sempre stato, perché è sicuramente più comodo. Food for your thoughts! Buona giornata!
Sono assolutamente d’accordo con entrambi e mi trovo nella stessa situazione.
Benedetta
@@1956priscilla sono d'accordissimo sul ruolo dell'adulto. Ma questo vale per il rapporto docente/alunno. Una volta uscito dalla classe torno ad essere un individuo pensante che ha bisogno di riflettere e costruire. Francamente mi sto formando umanamente molto di più attraverso questa attività di UA-cam (oltre che in classe). Dalla scuola come istituzione vedo tanto grigiore 😊
Complimentoni anche per i 7.000 iscritti: meriti tutto il successo che, certamente, arriverà in scala sempre maggiore!
Sono pienamente d'accordo con lei
Parole sante!
Mille grazie Laura. Purtroppo è una sensazione che continuo ad avere pure in primavera hehe
Sì, e purtroppo sarà un pensiero sempre attuale! Gli insegnanti dovrebbero insegnare ad essere appassionati ancor prima che insegnare i loro argomenti...
@@96bawino credo ci sia tanta paura di essere giudicati dal resto della comunità: insegnanti stessi, genitori o persino gli alunni. Per cui ci si proietta in modelli più "rassicuranti",a alla lunga sterili.
Io ci ho lavorato moltissimo quest'anno. Alla fine l'obiettivo più grande che possiamo darci e fornire ai chi sta crescendo un bellissimo ricordo positivo. Chiaro, in mezzo ad ogni dovere di chi insegna
Avranno sicuramente un bellissimo ricordo, e la tua curiosità sarà uno splendido esempio da seguire!
Io non vedevo l'ora di arrivare a insegnare per iniziare finalmente a studiare sistematicamente
Hehe certo. Ma non sei alle scuole medie vero?
No, in effetti no. Ho meno incombenze e studenti più grandi e motivati (ma non credere poi tanto). Ho diversi amici che insegnano alle scuole medie e ti confesso che ho scelto di non intraprendere quella strada, certamente con un po' di codardia.
@@maurom1987 comunque il problema non sono gli studenti. Ma il sistema dietro che rende tutto grigio il lavoro dell'insegnamento. Penso che alla lunga vada a spegnere molti prof. E direi che in molti casi ciò si vede.
Non c'è dubbio. I ragazzi rispondono, se opportunamente stimolati. E anche al conservatorio se manca la scintilla ci si spegne.
La scuola italiana è definita egregiamente, da Adorno e Horkheimer in "dialettica dell'illuminismo", con due parole: industria culturale.
Mi mancano i bellissimi video con tanto di grafiche disegnate. 👋👋👍
Grazie mille Nello. Ne sono usciti parecchi negli ultimi due mesi. Magari ti son sfuggiti. Tra pochi giorni dovrei riuscire a concludere il prossimo 😉
@@mastroelia cercherò sul canale! 👍👋👋
Auguri!
Mastro Elia ce ne fossero mille di Lei. Una cosa per la quale mi batterei sempre è l'educazione musicale anche nelle scuole superiori. Un diplomato del liceo non può sapere tutte le commedie di Aristofane e non sapere neanche chi è Rossini. È vergognoso. Come l'educazione artistica avvicina i giovani ai musei, così quella musicale li avvicinerebbe ai teatri. Ed il suo approccio secondo me va in questa direzione. Colmare le mancanze culturali anche dei piu grandi
Eh sì, è un dibattito importantissimo! Grazie mille per il pensiero
La formazione permanente dai zero ai 110/120 anni deve essere considerata come parte ineludibile di una vita sana e felice, così come l'attività fisica, il cibo migliore che ci si può permettere e le buone amicizie. Oltre ai migliori affetti, ovvio.
La scuola. Non ho mai insegnato, ma nel mio mestiere quarantennale di bibliotecario ho visto la scuola molto da vicino, ed ho conosciuto nugoli di insegnanti preparati, volenterosi e appassionati (va detto che, probabilmente, quelli un poco "timidi" non si lanciano in attività con le biblioteche). I miei rapporti con loro sono stati pressoché quotidiani e li ho visti lavorare a volte, specie negli ultimi anni, in situazioni molto difficili. Quello che mi stupiva, però, è quella che chiamo "sindrome del dopoguerra", nel senso che sembrava a volte che tutto fosse da rifondare, ricostituire, riorganizzare, come doveva essere, immagino, dopo il '45, per ovvi motivi. Ad ogni cambio di ministro o per qualche altro motivo sembrava cambiare la normativa, l'organizzazione, non sempre in meglio, ma soprattutto questo comportava un continuo lavorio che poco aveva a che fare con l'insegnamento diretto. Da fuori tutto questo sembra faticosissimo e fuorviante. Non so se in questo tuo video alludi a questo.
(7000 iscritti? Molto meritati!!!)
Mille grazie Emanuele. Sì, mi riferisco molto a questo. Ti faccio un esempio; esempio che varia a seconda del comprensivo chiaramente, ma che tutto sommato presumo esser abbastanza simile ovunque. Molto spesso gli insegnanti si radunano al di fuori delle ore di lezione. Tutto ciò è molto utile quando si discute nello specifico della classe, dipende sempre dal Consiglio e da quali professori è composto, ma in genere funziona perché si ragiona attorno una classe per un'ora o più sotto i vari punti di vista degli insegnanti. Ma ci sono anche riunioni un pochetto più critiche. Ad esempio quelle indirizzate a formulare delle griglie di valutazione magari su un grande tema come l'educazione civica. Sulla carta potrebbero risultare delle vere e proprie possibilità di discussione profonda e di miglioramento. In realtà si trascorrono due ore a compilare ed inserire parole vuote in tabelle. Un tipo di burocrazia quasi universitario, teorico. Spesso quelle ore sono gestite da due o tre docenti che provano a completare il tutto, mentre il resto fa passare il tempo. Accadano insomma delle cose totalmente fuorvianti. E sono veramente tante tante su questa via. Attualmente amo la scuola per le ore in classe, per il rapporto che vado creando con i rampolli, ma anche per alcune attività extra che possano essere utili per la scuola. Ma in generale vedo tanto grigiore e spegnimento di entusiasmo. Non so, penso non sia obbligatorio puntare unicamente su tutto ciò 😉