SALVI E DANNATI - Statue e pitture del Sacro Monte di Varallo Sesia

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  • Опубліковано 8 вер 2024
  • Progetto fotografico degli allievi del laboratorio di fotografia dell'Università della Terza Età di Ivrea. Il video è a complemento della mostra del 3-4-5- maggio 2024 presso la Chiesa di Santa Croce a Ivrea in Via Arduino.
    Il Sacro Monte di Varallo
    Immagini dal “gran teatro montano”
    Il Sacro Monte di Varallo rappresenta l’esempio più antico e di maggior interesse artistico tra i Sacri Monti presenti nell’area alpina lombardo-piemontese. Si compone di una basilica e 44 cappelle affrescate e popolate da circa 800 statue (terracotta policroma o legno) a grandezza naturale.
    Alla base del progetto vi era il desiderio di riprodurre tutti i luoghi più emblematici della Terra santa: il luogo doveva rappresentare un’autentica alternativa al pellegrinaggio.
    Dietro a queste rappresentazioni stava una forte intenzione pedagogica attenta a promuovere l’immedesimazione dei fedeli con l’esempio dato dalla figura di Gesù: da qui il progetto di un percorso devozionale sulle tracce della memoria dei luoghi sacri al cattolicesimo.
    A partire dai primi anni del XVI secolo il regista dell’impresa del Sacro Monte fu il pittore, scultore ed architetto valsesiano Gaudenzio Ferrari che vi lavorò sino al 1528 come progettista di alcune cappelle, autore di numerose sculture e di affreschi che fanno da sfondo alle scene sacre.
    Dopo un rallentamento dei lavori, una vistosa ripresa della costruzione del complesso si ebbe nel XVII secolo. Si aggiunsero nuove cappelle dedicate ai momenti salienti della Passione, con la partecipazione di altri artisti e soprattutto di un artista di prima grandezza del primo Seicento lombardo, Pier Francesco Mazzucchelli “il Morazzone”. Segue la presenza di Giovanni D’Enrico, architetto e scultore, e dei suoi fratelli pittori Melchiorre e Antonio, noto come Tanzio da Varallo.
    Il fascino della complessa architettura della "Nuova Gerusalemme" e la reputazione di Gaudenzio Ferrari non riuscirono per lungo tempo ad attrarre l’attenzione degli storici dell’arte. Chi più di altri ha contribuito ad affermare il valore del Sacro Monte è lo scrittore, drammaturgo e critico d’arte Giovanni Testori. Sua è l’espressione “gran teatro montano" utilizzata per connotare il complesso del Sacro Monte e l’effetto scenico delle cappelle.
    Sono ovviamente numerose le immagini e i libri fotografici dedicati al Sacro Monte, il nostro progetto ha solo cercato di mettere in risalto alcuni contrasti:
    - la bellezza del posto e delle opere esposte versus il povero stato di conservazione di alcune di esse
    - l’enorme valore culturale delle sculture e pitture versus la difficoltà di ammirarle (e fotografarle!) tante di esse nascoste dietro grate sbarre, vetri e plexiglass
    - l’aspetto angelico, pacifico e beato di tanti volti “buoni” versus quello grottesco, diabolico o satirico dei volti dei “cattivi”.
    (liberamente adattato da Wikipedia)
    Fotografie di Paolo Bardi, Thomas H. Moore, Franco Raiteri
    Coordinamento di Eva Volpato

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