Esatto siamo ricaduti nel passato, in quel vivere ciclico, perciò inoltro una critica a Rick o meglio quello che interpreto quando dice di guardare il presente e migliorarlo. Come fare? Bisogna fare un confronto con il passato ma senza cadere nella nostalgia del passato come tanti fanno e forse anche Galimberti. Quello che manca per stimolarci a migliorare oggi è forse la non consapevolezza che non si stava meglio quando si stava peggio, bensì che si sta meglio quando si sta meglio. Importante è ricordarci del passato o quando si stava peggio. Altrimenti Rick come si fa a guardare al presente e migliorarci? La pappa già pronta non stimola l innovazione se non si è consapevoli di quello che tu comunque hai spiegato bene, cioè i vantaggi rispetto al passato. Ecco che arriva il covid 19 a ricordare libertà e progressi che poco prima erano per molti inconsapevolmente ovvi. Inprimis per il sottoscritto.
e invece no io sono convinto veramente che il covid sia partito da Rick che dice abbiamo sconfitto le pandemie. E ora mi deve una pasquetta, come la mettiamo?
Critica alla critica: 1)Galimberti non dice che gli anglosassoni non sono in grado di astrarre, dice semplicemente che è una lingua nella quale è radicato il riferimento alla persona/cosa, dunque sarebbe più concreta. A differenza del tedesco che è una lingua molto più concettuale, maggiormente volta all'astrazione. Altrimenti giustificami il perché la filosofia, da sempre, ha posto così tanta attenzione verso il tedesco e il greco e non, ad esempio, verso l'inglese. 2) Tutto giusto quello che dici. Se non fosse che parti da un presupposto sbagliato. Galimberti non critica l'essere vecchi, la vecchiaia in sé. Critica il fatto che nella società odierna la vecchiaia viene concepita principalmente come una condizione da cui rifuggire, come decadimento, scarto, inutilità, anticamera della morte. Perciò i cosmetici, i liftin ecc. per rincorrere il mito della giovinezza. È una critica alla società. 3) L'aspirapolvere è un bisogno indotto? Anche qui, sembri prendere un presupposto comodo per argomentare. È chiaro che no. Come la penna, è un bisogno indotto? No. È chiaramente un valore aggiunto rispetto a china e calamaio. Ma le scarpe firmate? Si. Il super prodotto che pulisce da dio il vetro del caminetto? Pensa che idiota quando scopri che basta usare la cenere. (esempio estremizzato). Se così non fosse perché esistono gli influencer e oggi rivestono così tanta importanza? Rispetto ai filosofi, magari. Questo è il senso dei bisogni indotti a cui si riferisce, non di certo all'aspirapolvere. 3) Sui greci. La visione ciclica non nega la progettualità. Tu, vivendo, sei consapevole dell'ineffabilità del futuro, in ogni caso. Perciò, la progettualità del tuo futuro è una prerogativa indispensabile. Come dice Deleuze su Nietzsche si cade in errore se si crede che l'eterno ritorno significhi ritorno dello Stesso. Nel video precedente hai esordito provocatoriamente così: "se ci fosse la possibilità tecnica di renderlo immortale (Galimberti) accetterebbe subito". Credo sia un giudizio frettoloso. Posto che il fondamento etico dei greci è il senso del limite (Non oltrepassare il tuo limite, altrimenti prepari la tua rovina) la posizione di G. andrebbe collocata sempre in funzione di una critica alla società: riproporre un fine, indirizzare ad uno scopo comune, equivale a porre un limite in una società senza limiti. È questione di weltanschauung. Certo, non siamo mai vissuti in un'epoca così positiva (Steven Pinker) Tuttavia la ricchezza sta, appunto come hai fatto notare anche tu, nelle possibilità che essa offre. Ma il problema è come queste vengano poi utilizzate nella maggior parte dei casi e la velocità che non consente di metabolizzare il progresso. Il problema è la distruzione di ogni pensiero umanistico: la Filosofia, ma pensiamo anche all'Architettura sono disvestite. Gli ultimi umanisti, quanto contano oggi? Quasi niente (dove il "quasi" è speranza). Eppure io credo che siano il fondamento di una società e di una città. Oggi sembra mancare, proprio per questo, quel mettere in discussione il senso delle cose. La filosofia dovrebbe criticare la società, metterla in dubbio. Spero che accolga positivamente la mia critica. Un abbraccio.
Complimenti per il pensiero espresso, per forma e contenuto. Anche a me sembra che rick sia partito da presupposti errati in alcune sue critiche, come anche l'interpretazione sulla questione della vecchiaia. Apprezzo il video di rick, sicuramente galimberti ha detto qualche cosa fuori posto in quell'intervista. Personalmente l'ho trovato poco lucido, anche fisicamente.
Andrea Di Liddo bravissimo. Credo che difficilmente non si possa esser d’accordo. Galimberti è stato il primo uomo su cui qualsiasi concetto proferisse avevo il pregiudizio di non metterlo in discussione e forse qui mi ha aiutato rick ciononostante non metto tuttora in vera discussione galimberti. Sarà quel che sarà,non esecratemi però per me è il miglior divulgatore di sempre❤️
@@frapuglie7703 va messo sempre in discussione chiunque. Sempre, anche i più grandi pensatori avevano difetti. Tra chi era razzista, chi usava prostitute (o peggio) e chi ha espresso anche concetti assurdi è impossibile non vedere la fallibilità umana anche nel genio. D'altronde sono si fenomeni, ma sempre umani. E come tali, fallibili. Anche Maradona sbagliava i rigori.
1) Io, sinceramente, non vedo questa mancanza di filosofia negli inglesi, anzi, di sicuro negli ultimi anni ci sono stati più filosofi inglesi che italiani, per esempio. Poi questa critica all'inglese non la capisco veramente. Ogni lingua può essere concreta e concettuale, è per questo che ci sono autori di astrazione e di realismo di ogni lingua. 2) "Critica alla società" Ma che vuol dire? Se una persona di 60 anni ha un'ossessione per cui deve sempre apparire giovane, è un problema di quell'individuo. Sono gli individui, con le loro differenze, a formare la società, come diceva Popper (un filosofo inglese). Sono in disaccordo quando dici che alla vecchiaia non è riconosciuto più un valore in quanto saggia, colta ecc. Secondo me in Italia avviene l'opposto, troppe persone non criticano le autorità (quello che afferma Rick nel video). 3) A me pare che Galimberti si riferisca agli assorbenti, che sono più vicini all'aspirapolvere che ai capi firmati come esempio. 4) Distruzione di ogni pensiero umanistico? Ma dove? Soprattutto in Italia c'è anzi una distruzione del pensiero scientifico. Questa convinzione che la scienza non pensi e che se non divenisse tecnica, la scienza sarebbe inutile. C'è invece un'idolatria verso le materie umanistiche, che non possono essere criticate perché sacre. Ti consiglio il video di liberi oltre "Aboliamo il classico" nel quale Rick spiega chiaramente la situazione attuale. La filosofia è criticare altri filosofi, è scambio di idee, non una critica alla società. Di nuovo, come dice Rick nel video, Schopenhauer che critica Kant è filosofia, ed è il confronto, lo scambio di idee (soprattutto fra filosofi), che arricchisce la conoscenza.
Galimberti: “siamo deboli perché non cacciamo più e la medicina allunga solo la vecchiaia” Rick du Fer: 46:35 *nello stesso istante a wuhan* Sconosciuto forte: Che fame, tò guarda un pipistrello. GNAM.
Galimberti dice che: abbiamo allungato la vecchiaia non la vita, non è la stessa cosa con: la medicina allunga solo la vecchiaia. Io non so se travisate apposta o proprio non ci capite una mazza.
Quindi, se ho capito bene, la sola argomentazione (sul piano del pensare) rispetto al perché non potremmo dirci greci sarebbe: una concezione lineare del tempo è migliore (semplifico brutalmente) rispetto ad una concezione ciclica del tempo. A partire da questo argomento, un corollario: tale concezione lineare del tempo, ha permesso, tra le altre cose, la nascita della scienza moderna. Infine, per mostrare i concreti benefici che la già citata scienza moderna ci ha concesso di ottenere, la ripetizione di alcuni dati presentati nei libri di Pinker e Rosling (ho letto, parzialmente, quello di Rosling). Io davvero sono spaesato. Quelle che hai detto mi sembrano ovvietà. Dopo aver ascoltato questo video mi vien da dire: bene, ok, sono d'accordo. E quindi? Di che cosa stiamo parlando, concretamente? Ripeto: mi pare che quel che hai detto è ovvio, scontato. E mi piacerebbe tanto che, tenendo ferme le cose che hai detto e i dati riportati, ci si possa mettere a pensare in maniera un po' più seria. E, magari, criticare consapevolmente anche il "pensiero scientifico" (qualsiasi cosa questa affermazione possa significare). Esempio pratico di possibile serietà: è ovvio che quando Heidegger critica la scienza moderna, sostenendo che "non pensa", non si riferisce agli enormi e indiscutibili vantaggi che la scienza moderna ci ha concesso di raggiungere, ma alla ragione strumentale che la sostiene e che le consente di stare in piedi. Ma anche queste sono ovvietà (e sono convinto che lo siano anche per te). Proprio per questo, caro Rick, credo che la questione stia tutta al minuto 30 (circa). Più o meno testuale: “La filosofia è, da sempre, quel discorso umano in cui contano solo le argomentazioni, ed esse si valutano sulla base del momento e del contesto in cui vengono espresse”. E cioè: non parlate (tu, Galimberti e i vari filosofi citati polemicamente) della stessa cosa. Per te filosofia vuol dire una cosa, per loro un’altra. Per te pensare vuol dire una cosa, per loro un altra. Eccetera eccetera. Così facendo (e cioè fraintendendo e fraintendendo ancora) a parer mio, si alimenta solo la confusione, la chiacchiera, il disordine. Chiudo dicendo che, per quanto mi riguarda, filosofia, in senso forte, non è certamente quel discorso umano in cui contano solo le argomentazioni. E, in fondo in fondo, non credo possa essere così nemmeno per te. Buona serata e buone feste!
Molti dei passaggi del discorso di Galimberti non sono fraintendibili: sono proprio falsi. La frase "la scienza non pensa" heideggeriana critica la mancanza di teleologismo (e di autolimitazione) da parte della tecnologia. Ad oggi, gli scienziati hanno avuto decisamente ragione a non tarparsi le ali da soli, o a dare un significato ultimo al loro operato, e i numeri (nonché l'aumento delle possibilità di godimento della vita umana) ce lo dimostrano.
Grazie Andrea, altro che le critiche ai video si riassumono in: chi sei tu per criticarlo? hai letto tutti i suoi libri? ecc... ho letto nei commenti molte brevi critiche alla critica di uno spessore di gran lunga superiore alle palesi manipolazioni retoriche di Riccardo di un livello tale che, anche per me, non può non esserne consapevole. bah. misteri umani. tutto marketing per visualizzazioni? ormai non mi resta che pensare a questo, ma di certo siamo molto lontani dal filosofare per come lo intendo io, miserabile signor nessuno.
@@SimoneCarp Ciao. Premetterei questo: non ho letto libri di Galimberti, e la parziale e limitata idea che mi sono fatto di lui, me la son fatta ascoltando ascoltando qualche conferenza qui su UA-cam. Mi pare che alterni spunti interessanti a semplificazioni sconcertanti (un solo esempio: il ritenere che i ragazzi di oggi sarebbero smidollati perché non vanno a caccia di cinghiali o simili nelle foreste). Non è questo, però, il punto. Quel che volevo dire è che ritenere che filosofia sia "porre critiche argomentate", oggi, per me, non fa altro che alimentare la confusione che ci circonda. Il fraintendimento di cui parlo, per dirla più chiaramente, consiste in questo: da Platone a Wittgenstein, da Spinoza a Heidegger (con le ovvie e dovute distinzioni) praticare la filosofia ha significato ricerca, esigenza della Verità. So che può suonare (questo sì!) inattuale: ma praticare la filosofia, in senso forte, questo significa (ti consiglio un bel video di Annaliside sul Libro VII della Repubblica di Platone). E il primo grande insegnamento (penso agli Stoici) della nostra grande tradizione, se si vuole fare qualche passettino in quella direzione, sta nel cercare di prender le distanze dal soggettivismo, dalla ragione strumentale (che è evidentemente parziale, condizionata, limitata). Non nel ritenere di costruire un discorso critico ben argomentato, per quanto possibile brillante e convincente, a sostegno di questa o quella interpretazione del mondo. Quei discorsi (e i miei per primi, quando ci casco) hanno spesso a che fare solo con orgoglio e amore di sé (più o meno inconsapevoli). Detto questo, tornando ad Heidegger, tu dici, giustamente, che l'espressione "la scienza non pensa" critica, tra le altre cose, la mancanza di autolimitazione della tecnologia. Ti chiedo: ha senso rispondere a questo citando Steven Pinker? Più in generale: ha senso criticare, in questo caso, Galimberti e le sue posizioni filosofiche (ad esempio, rispetto alla questione del nichilismo) snocciolando dati? È evidentemente una scelta, uno modo possibile di procedere. A me non convince. Di dati ce ne sono molti. Ci sono per esempio i dati sul disagio emotivo e psicologico in Europa, e, per quel che posso capirci, non mi sembrano incoraggianti. I dati vanno infatti interpretati. Un esempio, e poi chiudo, della ragione per la quale considero questo modo di procedere così discutibile. Rosling, nel suo libro più volte citato, ad un certo punto arriva ad accostare la libertà e la felicità umane al numero di chitarre (chitarre!) pro capite. Il senso è questo: visto che essere liberi significa avere del tempo libero (!?!?), più chitarre ci sono in giro, più questo indica che abbiamo il tempo di suonarle. Quindi: più chitarre (in questo insensato modo di pensare) uguale più libertà. Inutile dire che arrivato a quel punto non ce l'ho più fatta a proseguire nella lettura, ho chiuso il libro e l'ho sistemato in libreria. Ciao, buona serata.
@@SimoneCarp Buongiorno. Un paio di premesse. La prima: non credo ci sia bisogno di lanciar frecciatine rispetto alle capacità di astrazione altrui. La seconda, rispetto al riferimento alle dittature: mi è sembrata un'espressione infelice. Non credo ci sia bisogno di sottolineare quanto le nostre moderne democrazie siano preziose e quanto bisogno ci sia di custodirle. Detto questo, scrivendo quel che ho scritto intendevo: i dati spiegano tanto (e spesso forniscono spiegazioni, per quanto possibile, aderenti alla realtà) ma non spiegano tutto. Quindi, ripeto quello che ho scritto, forse non troppo chiaramente, nel primo commento. Io sono d'accordo con quello che hai detto. Delle tue premesse, non cambierei una virgola. Non intendo discutere lo straordinario livello di benessere che la tecnologia ci ha concesso di ottenere. Anzi, lo difendo a spada tratta. Quel che intendo discutere è la piattezza e la unilateralità della conclusione: "[...] La sua vita è di gran lunga più felice, in media, di quella di una persona del passato". Non c'è dubbio che, da un certo punto di vista (quello del benessere materiale e dei conseguenti vantaggi, delle conseguenti straordinarie possibilità che esso comporta) questa affermazione sia sensata. Ma non si può, per me, ridurre così il discorso. Quel che intendo dire è, con Wittgenstein: "[...] Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppur toccati" (è una citazione parziale. Si tratta della proposizione 6.52 del Tractatus). Questo è il punto. E mi sembra che, di questo, si possa discutere. Ciao, buona giornata. P.S.: leggendo Rosling pensavo che l'idea di libertà sottesa all'equazione più chitarre uguale più libertà e felicità (semplificazione) è strepitosamente marxista. Scriveva Marx che la condizione della futura società comunista renderà possibili "fare oggi questo, domani quello, al mattino andare a caccia, al pomeriggio pescare, a sera dedicarsi all'allevamento del bestiame, dopo cena discutere di quanto avrò voglia [...]" (su internet si trovano agilmente i riferimenti della citazione). Magari tu, Rick, Pinker e compagnia siete più marxisti di quanto crediate. È una battuta, se stessi scrivendo da un telefono avrei aggiunto una faccina che ride.
@@andreabandini1370 mi scuso per il tono, sicuramente inopportuno. Ma il lavoro di informazione che la famiglia Rosling (senza considerare Pinker, Roser, eccetera) sta facendo è, secondo me, eroico. I nostri discorsi viaggiano su binari paralleli, nel senso che il tuo obiettivo è un bliss point praticamente irraggiungibile, con o senza la scienza (42, direbbe qualcuno). L'obiettivo dei vari Dufer, Boldrin eccetera, è promuovere un mondo in cui esista la *libertà* di dedicarsi ad attività speculative (o anche no), che viene garantita dal tempo libero dal lavoro, dalla pulizia della casa, e anche dai figli. Le domande ultime rimangono lì, e forse un giorno gli sforzi collettivi riusciranno a scalfirle. Ma senza il progresso, vengono a mancare le precondizioni. Quindi no, il consumismo ed il materialismo non sono il fine ultimo, quanto piuttosto un side product messo a disposizione di chi si accontenta di riempire la propria vita con questioni meno articolate, e che possa renderli felici/meno infelici. O anche a disposizione di chi, tra una ricerca e l'altra, abbia voglia di farsi una partita a Mario Kart...
La grecità di galimberti è psicologica e mistica, il prendere sul serio la morte e cercare un senso. Ho letto Pinker, sono entusiasta del tempo in cui vivo per le sue comodità e per le speranze di vita, ma questo non è tutto, la domanda di senso è ineliminabile e il senso della vita passa dalla riflessione sulla morte. "Di ciò ognuno di noi soffre, anzi forse questa è l´essenza del dolore che deriva dal fatto che, forniti per natura di una coscienza, viviamo vite irriflesse, a cui non prestiamo la minima attenzione. E allora o ottundiamo la coscienza con il lavoro e l´evasione o la lasciamo nel dolore di una domanda senza risposta" dice Galimberti. Il benessere ci permette di distrarci all'infinito rimandando o rimuovendo questo confronto inevitabile, e questo fa si che non si sviluppi la saggezza, cosa che invece veniva cercata nei tempi antichi (greci, india di 2500 anni fa con Buddha). Di questo dovevi parlare secondo me.
Ma farsi queste domande esistenziali non fa sentire depressi anche a voi? Se è dato che quello che elaboriamo è un complesso di informazioni recepite dall'esterno non è forse da quest'ultimo (dall'esterno) che dovremmo dedicarci principalmente? Da dentro cosa troviamo se non concetti individuali che non si può sapere se coincidono con quelli oggettivi della realtà. Rispondo principalmente a @sha tagliente
Sei entusiasta ? Entusiasta di governi che ti inducono a iniettarti sostanze sperimentali e neppure ti risarciscono se stai male o muori ? Entusiasta di una società che ignora violenza, povertà, deprivazione culturale e che fa del profitto il suo mantra? Sei proprio sicuro che vada bene così ?
L'idealizzazione della Grecia antica è profondamente sbagliata e fuorviante.Innanzitutto, pratiche come la pederastia implicavano relazioni sessuali tra adulti e adolescenti, spesso con chiare disparità di potere. Questo non può essere visto come positivo o ideale.Inoltre, il primitivismo artistico rifletteva una visione colonialista e razzista delle culture non occidentali, considerate "primitive" e usate come fonte esotica senza una reale comprensione.Anche la paideia greca, con la sua enfasi sulla formazione del futuro cittadino, trascurava l'individualità e i bisogni specifici dei bambini.Non possiamo poi dimenticare come la violenza e la coercizione fossero parte integrante di educazione e politica nell'antica Grecia, e come l'arte celebrasse standard di bellezza irrealistici ed ideali.
Ma era criticabilissimi anche per un motivo c3rto. Conoscevano che avevano forti limit. E ne erano consapevoli. Limiti soprattutto territoriali, non erano potenze mondiali. Poteri politici abb. limitati perci.o,@@TheVisionaryX
Il tuo discorso sulla critica come strumento di confronto per distruggere e ricostruire un pensiero e poi superarlo, mi ha fatto ripensare ad un poeta inglese che ha fatto del confronto tra gli opposti la base della sua poetica: William Blake. Ebbene questo poeta era un visionario che, seppur utilizzando una lingua che a detta di Galimberti non riesce ad astrarre la realtà perché troppo tecnica, ha costruito una poetica che evadeva la realtà stessa. Io ho seguito quasi tutte i suoi (di Galimberti) seminari e i suoi interventi che si trovano qui su UA-cam e non riuscivo a togliermi dalla testa il fatto che alle volte fosse così categorico su alcune delle sue argomentazioni, o di come a volte facesse delle considerazioni (come il fatto di essere greco o pessimista) per giustificarne di altre (come il fatto di non avere nè speranza , parola per lui cristiana al pari di salvezza, nè soluzioni per il mondo che lui vede finito). Ho persino coinvolto dei miei amici per discuterne, prendendo le sue parti, per vedere come loro potessero controbattere, ma con poco successo. Quindi grazie per avermi dato un altro punto di vista sul quale riflettere, di aver esposto un pensiero "opposto", critico al prof. Galimberti, così da poter dare la possibilità a me e ad altri di costruire un pensiero che vada oltre, come faceva William Blake.
Forse il problema sta nel fatto che la gente vede nella filosofia (e nel singolo persiero di qualcuno) una via, qualcosa da seguire e difendere a spada tratta più che un dialogo e un dibattito (che implicitamente racchiude le critiche).
Sono d'accordo e lo dice uno che ha rigettato buona parte del pensiero di Galimberti (non ho ancora visto il video, sicchè non mi esprimo per il momento su quanto ha detto RickDuFer) ma questo vale per chiunque, filosofo o meno. Basta che questo qualcuno, in un modo o nell'altro, abbia una sorta di autorità, anche una autorità non riconosciuta. Galimberti, tutto sommato, è un brontolone quasi innocuo (dico quasi, perchè qualcuno è stato querelato da lui, ma questa è un'altra storia). Molto molto ma molto più pericoloso è uno come Diego Fusaro. Primo perchè è giovane, secondo perchè ha molto più seguito di Galimberti, terzo perchè il suo pensiero è palesemente autoritario e veicolo del più bieco complottismo gentista condito da paroloni forbiti, per dare ad intendere di essere una persona dalla vista lunga.
@@gn161 ma se tutto per lui deve ridursi a rossobrunismo (Casapound e Partito Comunista di Rizzo), Fusaro può essere pure Dio in persona, ma può andare nel classico posto dove non batte mai il sole. E le sue non sono "proposte", sono verità assolute, da come si esprime e da dove le divulga (dai convegni de Il Pensiero Forte, soprattutto)
Questa è una ottima osservazione,è importante riflettere però sul fatto che sta a noi decidere per quanto percorrere un determinato sentiero e soprattutto quale valore dare all'esperienza che esso ci dona. Già l'essere in cerca di una via è un ottimo punto di partenza,infatti,niente ci vieta di scorgere un'altra e cambiare strada senza dimenticarci dei ricordi legati alla precedente.
Disco Stu infatti,è la "gente" che difende per fede il pensiero di Galimberti,perché egli stesso come sostiene nelle sue riflessioni più ché consolidare certezze vuole estrapolare domande
Sono uno studente di medicina, volevo solo dire una cosa riguardo al punto a cui ovvio che mi riferisca: -10 anni fa una diagnosi di melanoma significava sapere se saresti sopravvissuto per 2 o 6 mesi, con 0% di sopravvivenza -adesso con una diagnosi di melanoma a distanza di 5 anni si ha la possibilità di sopravvivenza del 30% ...ne riparliamo tra 10 anni :)
Sono un ingegnere di 70 anni in pensione, e quando il mio Runba lavora e spazza il pavimento, mi affascino a guardarlo, pensando a tutta la matematica, la fisica e la tecnologia che è in un oggetto che mi sono portato a casa con 200 € ! Questo è progresso ! Portarsi a casa tutti un' opera d' arte, a patto di capirla.
Se il progresso fosse solo quello, saremmo tutti d'accordo. Mi pare però che, come dice galimberti, la tecnica esiga il suo tributo. Non mi pare di vedere traccia di tributo, nel suo intervento. E, nel caso lei creda che non ci sia tributo, evinco che lei semplicemente viva nello 0,01% della popolazione mondiale in termini di ricchezza e che se ne fotta del genere umano. Senza contare che incantarsi davanti ad un aspirapolvere non è quello che chiamerei progresso della mente umana.
mi sembra coerente alla forma mentis di un ingegnere considerare arte un aspirapolvere automatico prodotto in serie e meravigliarsene per ore... la differenza tra arte e artigianato, e arte e techne, era già nota agli albori della nostra civiltà occidentale, ma pare che la abbiamo persa. se però vogliamo fottercene di ogni differenza direi che tutta la matematica, la fisica, la chimica, la biologia, l'evoluzione genetica,... che stanno dietro al mio cane e al mio gatto superano di gran lunga lo stupore che mi offre il tuo runba... anche osservare il fuoco mi rapisce per ore, o l'oceano e le sue onde, o il cielo stellato, o la luce che filtra tra i rami e le foglie mosse dal vento. l'arte nasce dalla meraviglia per la meraviglia che non abbiamo creato noi ma ci precede e sovrasta. il mistero della vita e dell'esistente. ma chiamiamo pure progresso lo stupirci per qualcosa creato in serie da noi e che non ha mistero alcuno da svelare. meritiamo di diventare schiavi di ciò che stiamo creando nell'orizzonte di un transumanesimo sempre più vicino.
Caro Rick, penso che tutto ciò che dici sia innegabilmente giusto ma che non sia una efficace critica al pensiero galibertiano per un semplice motivo: il focus. È chiaro che a livello di società e progresso si viva decisamente meglio oggi rispetto che nell'antica Grecia, ma a quale prezzo per il singolo individuo? Credo che la sfiducia che Galiberti abbia per il presente sia principalmente legata allo sNaturamento di Essere Umani, allo sradicamento dei miti e dei limiti che erano espressi massimamente al tempo dei greci e che secondo Galimberti (e anche secondo me) ci permettono di vivere meglio o comunque più in "armonia" con la nostra condizione di essere viventi. La società attuale, ha ottenuto sicuramente indiscussi traguardi ma al prezzo di rendere l'individuo un ingranaggio che verrà eliminato quando non più utile e non solo: la sua importanza,il suo status e la sua soddisfazione personale ormai dipendono totalmente dalla utilità che questa persona può portare alla società affrettandosi nel completare gli studi di modo da trovare la sua nicchia, la sua etichetta in questo mondo; pena il non saper più chi si è oltre che numerosi attacchi d'ansia perchè non si sa che cosa fare della propria vita: si vive con l'esame successivo da preparare. Insomma io credo che le premesse della tua critica siano sbagliate e ti consiglio di riascoltare qualche conferenza di Galimberti mettendo il focus non sulla società bensì, sul benessere psichico del singolo individuo e sulla sua qualità di vita non più in termini economici o di salute: voglio dire, al giorno d'oggi ci sarà un motivo se nonostante i traguardi scientifici la depressione è la patologia più diffusa nel mondo sviluppato.
Rick, finalmente qualcuno che vede le cose per come sono, grazie ,non cambierei mai la nostra epoca il nostro tempo, con epoche passate mai anche perché donna figurati...grazie
Midnight in Paris di Woody Allen credo sia un film fondamentale per comprendere l'illusione che il passato sia migliore, e quanto sia importante liberarsi di questa illusione, nonostante il fascino che il passato giustamente può continuare ad esercitare su ognuno di noi. Fascino che si spera, comunque, non svanisca mai.
Piccola "critica" al discorso, a favore di Galimberti: Penso che dietro l'essere Greco , Galimberti abbia un'interesse romantico più che pratico. La visione moderna della vita è effettivamente troppo tecnicista e utilitarista. Uccidendo il cuore e i sentimenti, in favore della visione dell'uomo come macchina (e non visto perciò come "individo", con una propria personalità e potenziale originalità) si aumenterà la lunghezza della vita, ma non la possibilità ed aspirazione ad una vita effettivamente più felice
Ho notato che se gli privi il ricorso alla felicità questi pensatori si sgretolano. Gli stai ostacolando il raggiungimento alla loro personalissima felicità. Felicità che ammette l''infelicità altrui. L'individuo è una concretezza, la società un'astrazione. Eppure l'individuo è uno pseudonimo, non siamo mai solo ciò che percepiamo, ma siamo anche ciò che ci viene restituito in forma di feed-back sociale. Il comunismo ha fallito perché ha voluto ingigantire la società al cospetto dell'individuo (come se ce ne fosse bisogno: ogni volta che ci guardiamo intorno è un'occasione per sentirsi piccoli e partecipi ad una costruzione materica e di senso condiviso che è vertiginoso. Va beh, tant'è). Il comunismo nasce come una critica al capitalismo e forse è da questo che è opportuno ripartire. I regimi comunisti si sono infranti perché hanno voluto concretizzare qualcosa partendo prima dal potere per poi investire tutta la società. La popolazione non è mai stata ascoltata in quanto compartecipi ad una costruzione di società comune, bensì sono stati sottomessi sotto un potere che risentiva di una lunga tradizione autoritaria zarista. Ahinoi. Tornando al presente: Oggi non si vuole ammettere che un giorno saremo meno ricchi e meno felici, quindi sarebbe opportuno per me abituarsi già da adesso ricercare la felicità in altri modi. L'economia ricerca la felicità per sé stessa in sé stessa ed è fra le scienze sociali quella che più abbisogna di abbeverarsi dalle sponde di altre discipline per non esaurirsi in spiegazioni razionali e matematiche ad avvenimenti molto spesso non tanto irrazionali, ma che pongono sullo sfondo un "senso" non subito visibile. Un senso stagliato sullo sfondo che va indagato socialmente. Gli individui in società sono mossi per buona parte da sentimenti irrazionali e questo è il tarlo all'interno della grande mela del capitalismo. Un buco da quale non sai mai cosa possa veramente uscire fuori. A voglia di proiezioni. Tornando alla felicità: Si può vivere felicemente in una società infelice? Buona parte dei fautori del culto dell'individuo ripetono la litania secondo cui ogni scelta individuale riveste un'importanza maggiore di quella che sono invece i termini su cui ci si è espressi. Il predominio della scelta a scapito del discernimento ponderato ad immaginare gli scenari che tali scelte comportano, la tutela della libertà formale a scapito della libertà sostanziale. Da soli, chiusi in questa forma di individualismo è difficile costruire delle scelte condivise e che tengano seriamente presente le conseguenze che possiamo provare a predire (senza rinunciare ad un margine di errore sempre e comunque) poiché queste ricadranno in tutti gli ambiti della vita umana. Insomma se vuoi vivere in questo sistema hai tutte i buoni motivi per farlo. Se vuoi migliorarlo tuttavia questo pare essere il migliore mondo possibile, fra quelli che abbiamo trovato. Io ancora non ci credo e credo che da pensatori come Galimberti si possa pur trovare qualcosa di utile. L'importante è variare, come per qualsiasi discorso e disciplina, mai immobilizzarsi su un solo pensatore. Fatemi sapere che ne pensate
@@pietropetitti7281 Non è tipica ma ipertrofizzata, è come qualsiasi sbilanciamento questo riproduce una porzione di mondo con i suoi rappresentanti e ne lascia cadere fuori un'altra. Poi possiamo stare a discutere di quanto il ricorso all'utilitarismo per l'individuo (o ristretto a pochi gruppi) sia comune nelle epoche storiche ma ciò non lo renderebbe, per me, meno soggetto al biasimo, piuttosto come un pensiero con la sua carica di buoni successi, ma purtuttavia ancora troppo tribale, troppo elementare.
Dopo aver visto il video, un po' confuso, ho letto i commenti. Mi sono sentito stimolato al leggere Galimberti per capire meglio la tua critica, le critiche alla tua critica e le difese di questa. Sono d'accordo con moltissime delle cose che hai detto ed anche la prima parte sul "diritto a criticare" l'ho ritenuta costruttiva. Idea superficialissima che mi sono fatto da soli video e commenti è che in sede separata dalla critica ciò che dici sia giusto (cioè alcune argomentazioni) ma che invece alcune parti siano un po' forzatamente visti in modo da porre critica. Cioè sembra, ripeto solo contando che ho letto i commenti e visto il video, che parliate di due cose diverse e leggendo i commenti essi mi hanno lasciato maggiormente convinto. Perché quello che viene spiegato dai commenti sembra anche più logico che costituisca ciò che lui ha voluto dire. Ad ogni modo approfondirò e poi magari aggiungerò un ulteriore commento dopo uno studio più approfondito. Condivido una perplessità che ho visto anche di altri; cioè quella del tempo ciclico che non permetta lo sviluppo e la progettualità. Vorrei delle spiegazioni più dettagliate. Nonostante come ho detto la prima parte sulla criticabilità sia stato utilissima a me (e questo commento ne è testimonianza diretta perché non mi esprimo mai in commenti e cose del genere) poteva essere più corta a vantaggio di una migliore argomentazione delle tesi stesse che volevi confutare. Cioè prendiamo il primo punto per esempio. Occorreva forse una spiegazione più dettagliata perché dire "Galimberti dice che gli anglosassoni non hanno astrazione" è riduttivo mi sembra.
Anche se dopo essermi laureato, ancora quasi nel ventesimo secolo, il mio cervello si rifiuta di stare dietro a diatribe intellettuali, mi fa piacere che ci sia qualcuno che metta in discussione il pensiero di un intoccabile mediatico. Una volta cercavo e leggevo tutti gli articoli che Galimberti scriveva e anche per me era la verità. Anche Nietzsche è stato per me la verità per un bel po' di tempo. Ancora oggi mi stupisco di come sia successo che adesso per me siano tutte solo interpretazioni del mondo. E non solo: interpretazioni del monto tutte totalmente sbagliate. Solo che questa cosa qua non mi metterò mai ad argomentarla con un libro scientifico o un'argomentazione filosofica. Sarebbe un altro tentativo di far passare un'altra interpretazione totalmente sbagliata come la verità. Però grazie per il servizio antidogmatico.
Per quanto ritengo Galimberti discutibile sotto alcuni aspetti (ad es. pessimismo radicale) la tua è critica superficiale. Nel senso che avresti potuto fare molto meglio dall'analizzare frase per frase. Questa è pedanteria più che critica. In altri termini: credi di aver contribuito filosoficamente in qualcosa nel controbattere Galimberti? Non credo. Adesso senile e un po' ripetitivo, sintetico per necessità, Galimberti ha incentrato la ricerca di una vita (da filosofo continentale quale è) sui fondamenti epistemologici dell'Occidente. Non sull'arte della manutenzione della caldaia o come fare scacco matto in dieci mosse. Passando al vaglio una moltitudine di autori e pensatori, dal mito arcaico alle filosofie antiche, dalle correnti psicologiche del '900 passando per Jaspers, Heidegger e Severino con una curiosità e brama di sapere uniche, ha cercato di sistematizzarle, a modo suo e come ha potuto, e facendone, in vecchiaia, quasi una fede personale. Quasi fosse il coronamento della sua stessa vita. Se hai una metalettura in tal senso ti accorgi che è molto commovente e degno di rispetto, sopratutto dai colleghi. Ironizzare sulla storia della Silicon Valley non getterà ombra sulla fatica intellettuale della vita di quell'ometto, un po' impacciato e non al passo coi tempi. Ti si vuole bene ma se non cambi registro e angolazione argomentativa i posteri ti ricorderanno solo per i tuoi simpatici baffetti rossi. E so che non lo vorresti.
@@albertom8261 io invece vedo molte più critiche vere nel suo post che in tutto il contributo di dufer. Critiche vere, intendo. Eppure il suo intervento è in difesa di galimberti. Sai cosa vuol dire questo? Che il mondo non è in bianco e nero e che non è utile a nessuno imparare a memoria parole d'ordine ed usarle a sproposito. Chi è contro il principio di autorità alzi la mano... Dai, su, non facciamo i bambini.
Essere Greci significa prendere sul serio la morte e non oltrepassare i limiti, un atteggiamento di buon senso che oggi sopravvive negli ecologisti, visione alternativa alla crescita illimitata che ancora anima i nostri economisti. I quali ci spacciano sviluppo per progresso.
@@lorenz4787 la terra e l'essere umano (come giustamente ha scritto Fabrizio) Per noi é economia sia un lavoro che produce denaro sia del denaro che produce altro denaro, mentre per loro l'accumulo di denaro, l'usura e la speculazione non sono "economia" ma crematistica che condannavano sapendo bene a quali disastri conduce perché produrre denaro dal nulla significa creare un valore fittizio che non rispecchia la realtá.. e ci possiamo allontanare dalla realtá sino ad un certo punto. Oggi ci sentiamo raccontare di un debito pubblico che tutti avremmo contratto e non si sa bene a chi dovremmo restituire tutti questi soldi? L'economia mondiale si muove attorno al concetto di crescita illimitata che conduce inevitabilmente al disastro, perché l'espansione dei mercati quando raggiunge il suo limite porta invevitabilmente allo scontro, e quindi alle guerre
@@toxodonte1 Ok, ma non mi è chiaro cosa intendi per denaro? Intendi Valore o moneta. Perché sembri intendere valore, ma se fosse così il valore è un qualcosa che noi attribuiamo, non che si produce
Aveva già chiarito che la sua sarebbe stata una discussione sull'intervista, dal momento che il "fattaccio" è nato dall'articolo in cui lui ha criticato quella specifica chiacchierata di Galimberti
L'armonia con la natura non è un passato perduto, è un futuro auspicabile. La tecnologia col motore della scienza è l'unica via percorribile nel tentativo di tendervi.
Gran bel video rick Un filosofo italiano che non vede nel presente solo una pessima situazione ma, piuttosto, anche una opportunità è Marco Guzzi. Che tra l'altro si impegna molto concretamente per cercare di sistemarlo questo presente. Consiglio vivamente a tutti di scoprirlo.
Ciao Rick, torno a scriverti a proposito della critica che hai fatto nel tuo video, all'intervista di Marco Montemagno a Umberto Galimberti. È un video che ho visto solo ieri. Non pensavo sinceramente che si potesse essere in disaccordo su quel che dice Galimberti, ma dal punto di vista epistemologico è più che giusto confutare o quanto meno provarci... Sono temi molto importanti, direi "vitali" che vale la pena precisare, approfondire. Premetto come ho già accennato nel primo commento al tuo video, che sono solo un appassionato neofita di filosofia, io mi occupo di arte in particolare di pittura, ma la filosofia (Galimberti in primis) mi ha aiutato tantissimo anche nella mia ricerca artistica, nell'approfondire certi temi fondamentali come quelli che hai trattato tu in questo video che ribadisco, ho apprezzato molto perché apre al "dibattito", ma in cui trovo delle cose che non condivido, e penso che quello che Galimberti abbia detto nell'intervista con Montemagno, sia stato da te interpretato non correttamente, e spiego il perché. A riprova di quanto sto per dire, su UA-cam ci sono decine di sue conferenze davvero illuminanti ed esaustive sul suo pensiero. In particolare terrei a parlare della Grecità, che da Galimberti è intesa non come voler tornare nostalgicamente indietro nel tempo, ma nel modo di pensare, che potrebbe essere riassunto nella frase di Platone: "O uomo meschino, non pensare che questo universo sia fatto per te. Tu piuttosto sarai giusto se ti aggiusti all' universa natura e all' universa armonia." Galimberti e lo testimoniano anche le sue conferenze oltre che i suoi libri, cerca di fare "Paideia", stimolare le persone a un pensiero critico, quindi non vuole assolutamente affermare o dimostrare un pensiero autoritario. Lui stesso cita sempre una frase che definisce l'uomo talmente abituato al senso utilitaristico delle cose, che "sa solo far di conto" non ha un pensiero alternativo. Innanzitutto mette in risalto la differenza tra cultura greca ( la ciclicità della vita : nascita, crescita, procreazione e morte per far posto a nuova vita, nella grecia antica l'uomo veniva chiamato: βροτός il mortale ) e cultura giudaico-cristiana ( tempo lineare inteso come: passato, peccato originale, presente espiazione del peccato, futuro salvezza, quindi ottimismo...) che poi ha prevalso in tutto l'occidente per aver introdotto il concetto di dominio sul mondo e di immortalità. Questo tipo di pensiero e di cultura ( bibbia-genesi: Adamo tu dominerai il mondo...) ha portato anche al metodo scientifico, al Capitalismo, e infine alla "Tecnica" intesa come la più alta forma di razionalità del pensiero umano. E qui si affaccia il pensiero nichilista e il nocciolo del pensiero di Galimberti. L'impiego minimo dei mezzi per il massimo scopo, riducendo l'uomo a un "produttore e consumatore" e a "un funzionario di apparati". Di certo non posso qui argomentare tutto il pensiero "sull'ospite inquietante", e sicuramente Galimberti non ha bisogno di essere difeso da me, ma di certo è vero che Galimberti ci sta dando una grande mano a guardarlo in faccia questo "ospite". Infatti egli stesso definisce questo suo intento "Nichilismo attivo". La tua lode positivista al progresso purtroppo non combacia con la realtà. A proposito di progresso poi Galimberti cita sempre Pier Paolo Pasolini nella significativa distinzione che fa tra progresso e sviluppo. Anche in questo caso ti invito a cercare su UA-cam la tematica affrontata da uno dei più grandi intellettuali e poeti del nostro tempo Pasolini per l'appunto. Tra l'altro nel tuo video parli anche di come il progresso tecnologico e scientifico ci abbia salvati da tante epidemie o pandemie, ma aimè proprio dopo la pubblicazione del tuo video il mondo intero conosce oggi il COVID-19. Un caro saluto, Guido
Anche io mi aspettavo una conoscenza più approfondita, da parte di Rick, che è preparato. È ovvio che la grecita è il senso della mortalità che porta ad un governo responsabile degli individui e più o meno della società, mentre l ellenismo è la decadenza del pensare che ci sia un fato (fa l esempio di Amore e Psiche che finisce male in epoca classica e bene da film Disney in epoca ellenistica) e quindi l individuo non governa ma è governato. È esattamente il contrario che dice Rick su tempo ciclico che non ti da progettualità. Te la da eccome, basta vedere l ambientalismo scientifico di cui lui per fortuna fa parte, invitando ad esempio Luca Romano, ecc. Mentre l ellenismo sarebbe l ambientalismo macchiato da ideologia che muove solo le emozioni. Questo video va rifatto.
Mi inserisco nella lista dei commenti per esprimere il mio pensiero sulla critica a Galimberti. Per prima cosa vorrei ricordare all' autore del video che la sua critica è legittima e in una democrazia pur con mille difetti, ha comunque una visibilità che la tecnologia di oggi consente. Personalmente ritengo Galimberti un grande filosofo contemporaneo che esprime la propria visione delle cose e del mondo ovviamente senza obbligare nessuno a pensarla come lui. Il suo definirsi " greco " spesso gli attira critiche ed osservazioni anche negative e trovo tutto ciò più che normale anche perché fino a prova contraria stiamo al mondo per confrontarci gli uni con gli altri. Nella civiltà socrarica, platonica e aristotelica c'era un continuo riferimento alla natura e una ricerca continua della verità epistemica attraverso un disvelamento (aletheia) compiuto con il Logos, la ragione. Il prosieguo della storia umana ci ha mostrato che l'uomo per realizzare sé stesso si è affidato sempre più alla scienza e alla tecnica, marginalizzando sempre più i saperi assoluti. Galimberti, ormai da una trentina di anni nei suoi scritti e nei convegni, sviluppa la sua critica alla civiltà scientifico-tecnologica seguendo un ragionamento logico che mostra i pericoli di questa civiltà. Io penso che sia doveroso far sapere alla gente a cosa l'umanità può andare incontro se la tecnica da mezzo diventa scopo. Galimberti non ha mai criticato la scienza moderna perché ha debellato tante gravi malattie, ma dice che l'uomo oramai è diventato un funzionario della tecnica della quale ha perso il controllo e secondo me dice un qualcosa di sensato e rispondente alla realtà. Un esempio : per effettuare questo intervento sto usando uno smartphone però il buon senso non mi fa perdere di vista il fatto che in pochi anni questi apparecchi sono diventati milioni e addirittura miliardi ad uso della gente comune. Da un lato è indubbiamente un dato positivo perché tecnica e tecnologie sono democratiche e non sono solo appannaggio di pochi fortunati magari ricchi; dall' aktro lato però ci si rende conto che scienza e tecnologia stanno ottenendo con irrisoria facilità ciò che le ideologie un tempo tentavano di realizzare. La domanda potrebbe essere questa : se scienza e tecnica sono così dominanti, quale deriva potrebbe avere la vita umana sulla terra? Galimberti secondo me argomenta molto bene questi concetti, poi se lo si vuol criticare lo si faccia pure ma senza perdere il rispetto e l'educazione come purtroppo spesso accade nei commenti su youtube. Grazie dello spazio concessomi.
Dici che durante la civiltà socratica, ... c'era una continua ricerca della verità epistemica, ma la verità epistemica è la verità scientifica. Hai detto che l'uomo per realizzarsi si è dedicato al progresso tecnologico, marginalizzando i saperi assoluti, ma innanzitutto non capisco perché tu riferisca questo progresso ad una autorealizzazione e non a un semplicemente miglioramento di oggettive realtà non sufficientemente sviluppate per le necessità umane, poi certo l'obiettivo diventa quello di un ulteriore progresso, ma solo perché di questo beneficerà in futuro l'umanità. Inoltre, il progresso e il sapere scientifico non escludono quello umanistico, semplicemente si occupano di cose diverse, quindi l'uno non marginalizza l'altro. Ultima cosa. Penso che l'uomo (finché non creerà una macchina realmente intelligente, parlo della tipica intelligenza umana) rimarrà sempre dominante sulla tecnologia e non il contrario. Capisco quando tu esponi la paura di un eventuale futuro in cui il mezzo diventa il fine, ma quello consiste nella perdita del fine vero e proprio, e si può applicare a qualunque cosa, non solo alla tecnologia. Detto questo spero in una risposta ai punti che ho messo in discussione.
Sono in parte d’accordo con la critica alla “grecità moderna” raccontata da Galimberti. Però ti prego un tuo video non può cominciare a tirar fuori ciccia dopo 35 minuti. Si può essere in disaccordo con chiunque figuriamoci con Galimberti, la cosa che apprezzo più di lui è il suo continuare a parlare coi giovani ed il paradosso è che nonostante le sue esagerazioni conosce più i giovani uno come Galimberti che tanti professori nei licei e di tanti genitori. Il vero tema che lo caratterizza credo sia questo.
Sono d'accordo in gran parte con ciò che dici, soprattutto in riferimento al poter criticare apertamente senza che questo debba essere giustificato da un titolo accademico o di altro tipo. Mi rendo con allo stesso tempo che una buona parte della tua critica si riferisca al Galimberti "filosofo", giustamente dovendo scegliere una parte del pensiero da sottoporre a tale critica. Un'obiezione però mi sento di farla per quanto riguarda la poca attenzione al Galimberti "psicologo"/"psicoanalista": una buona parte delle affermazioni del professore si riferiscono a lavori di altri autori, spesso a cavallo tra filosofia e "scienze della mente", che hanno ricevuto molteplici conferme e sviluppi in ambiti quali la psicopatologia. Per cui ritengo che il video tenda a generalizzare un po' troppo fornendo una "valutazione" più del personaggio che del pensiero, tralasciando come talvolta funga da tramite (per quanto possibile) più che da fonte (originale) di ciò che propone. In ogni caso, complimenti per il video!
Però per pubblicare su una rivista scientifica (filologica, storica, filosofica, antropologica, letteraria, artistica o che so io) è necessario passare attraverso la peer review: se inviassi un articolo scientifico (e ne ho pubblicati eh) a una rivista dovrei prima passare attraverso una lettura preliminare della redazione che, se valuta valido il lavoro, lo invia a dei cosiddetti referee esterni (due o tre) che valutano poi se pubblicare o meno l'articolo e con quali modifiche. Per cui è mentire dire che in filosofia non esiste la peer review, è mistificare il pubblico.
Questo personaggio, rappresenta tutto ciò che di più sbagliato c'è in questa società ipocrita, arrivista, cinicamente insensibile all'emotività delle persone. Ciecamente fedele al capitalismo più selvaggio, tanto da difenderlo a spada tratta negando la possibile esistenza di una valida alternativa.
@@d.c.3669 ogni regime totalitario, sia politico che economico, genera due tipi di persone, chi lo combatte mettendoci la faccia, la reputazione e, in alcuni casi, la damnatio memoriae, e chi ci sguazza dentro, fornendogli legittimità filosofica (meglio, ideologia) e cercando al contempo di trarne più benefici possibili..Del Ferro entra perfettamente nella seconda categoia!
Rjurik Lodhbrok peccato che questo sistema sia basato su presupposti diametralmente opposti a quelli di un regime totalitario. Se non siete capaci di cavarvela in questo sistema che ti da davvero l’opportunità, come mai è esistita, di fare quello che vuoi della tua vita non è il sistema che è sbagliato, magari siete voi
Mi preme aggiungere una postilla di “genere" (e direi anche di status sociale/economico) alla riflessione su come la tecnologia ci abbia sgravati di tanto lavoro (20:50): non basta demandare alle macchine, perché la lavatrice non si carica e non si aziona da sola. Non voglio insinuare che una persona come Galimberti possa aver vissuto finora senza aver mai fatto una lavatrice in vita sua (anche se francamente non ce lo vedo chinato sul cesto dei mutandoni a separare i bianchi dai colorati…), ma conosco diversi uomini, ad esempio musicisti, che quando sono impegnati in attività creative (scrittura, composizione, registrazione etc.) hanno la libertà di dedicarvisi in modo ESCLUSIVO, senza il minimo pensiero per altre faccende pratiche, che vengono svolte dalle loro compagne e/o madri. Pulire tutta la casa almeno una volta a settimana, pagare le bollette, pensare a cosa cucinare e farlo, lavare i piatti, fare la spesa, fare la lavatrice (magari controllando prima il meteo), stendere, ritirare la roba, stirarla e ordinarla, I FIGLI: non è tanto il tempo o l'energia richiesti per queste mansioni, quanto il fatto che la propria concentrazione risulta frammentata in tante attività diverse che vanno organizzate, togliendo il focus dalla produzione creativa.
Grazie per l'ottimo video che ha realizzato. Utilissimo per chi ha dubbi sul presente e per chi non capisce, ancora, cosa sia la critica di qualsivoglia persona o argomento. Buone feste e al prossimo video.
Riguardo alla critica sul sentirsi greci: 1) Passi molto tempo a dimostrare e ridimostrare come nel presente si viva più a lungo e più in salute - tutte cose abbastanza banali, che penso anche Galimberti sappia - mentre quello che ritengo l'architrave della tua argomentazione, ossia il fatto che il progresso scientifico sia possibile grazie alla concezione cristiana di linearità del tempo, non è minimamente spiegata; se crolla questo punto crolla metà video. Non c'è motivo di pensare che le conquiste della medicina a cui fai riferimento siano state ottenute grazie alla linearità del tempo: l'Europa è cristiana dal 300, tuttavia mi sembra che per i successivi 1500 anni, in cui i pensatori erano tutti convinti della linearità del tempo, le cose non siano cambiate molto, anzi il sapere greco mi sembra molto più simile al sapere scientifico odierno di quanto non lo sia quello medievale e rinascimentale, in cui la scienza coincideva con la teologia. Perché un tempo ciclico dovrebbe essere in contrasto con il principio di causalità? (poi magari è realmente così, ma finché non lo spieghi...) 2) Quando Galimberti dice che gli antichi vivevano meglio non sta affermando che sarebbe preferibile nascere nell'antica Grecia rispetto ad oggi. Il solo fatto che dica "i greci *vivevano*" indica che a Galimberti non importi la loro salute o quanto campavano, ma solo la loro filosofia di vita
Sul primo punto approvo in pieno, mentre il secondo non l'ho capito. Dovrei seguire meglio il discorso di Galimberti, ma se dice che, in generale, "i Greci vivevano meglio", allora intende che la vita vissuta in media da un uomo dell'antica Grecia era qualitativamente migliore, al netto di pregi e difetti di ogni categoria (filosofia, stile di vita, rapporti interpersonali, felicitá personale, salute etc). Ciò implica logicamente che, se posto virtualmente di fronte alla scelta che ipotizzava Rick, Galimberti avrebbe scelto come epoca in cui vivere quella dell'antica Grecia. Chiaramente il discorso cambia se Galimberti ha espresso una preferenza per il pensiero/la filosofia dell'antica Grecia, specificamente, non includendo il generico "stile di vita". Ma anche in quel caso: è possibile scindere il pensiero prodotto durante un'epoca dalle caratteristiche dell'epoca stessa? Il pensiero è prodotto dall'epoca e produce l'epoca stessa, per forza. Oggi sarebbe impossibile anche solo "pensare" come un antico greco, perché non sussistono le condizioni concrete cui reagire intellettualmente e i problemi cui rispondere di allora, ne sussistono invece altri, derivanti tra l'altro da una cronologia della storia e del sapere umano molto più vasta. Pretendere di pensare come un antico greco significherebbe impegnarsi a immaginare e/o ricostruire in astratto anche il relativo modo di vivere, evitando di considerare invece le circostanze concrete ed il modo di vivere del presente, radicalmente diversi e rispetto ai quali il pensiero della Grecia antica OVVIAMENTE servirebbe a ben poco.
Peró il fatto che la scienza occidentale abbia l 'impianto ideologico del cristianesimo: nel passato il male (l'ignoranza), nel presente la redenzione (la ricerca) e nel futuro la salvezza (il sapere ), è un idea che Galimberti espone ad ogni piè sospinto
Ho avuto modo di leggere due/tre commenti, sotto questo video, da parte di utenti che hanno espresso critiche alla tua critica argomentando e sottolineando punti effettivamente troppo semplificati e ripetitivi. Potrebbe essere interessante avere un podcast mensile dove inviti alcuni di questi bravi pensatori, altro che "quattro chiacchiere con" Ciao Rick
non so se Baricco possiamo in parte classificarlo come Filosofo, ma nel suo The Game propone delle idee sul presente molto interessanti e positive. cosa ne pensi?
Complimenti per questo video. Sull'importanza del presente, inteso soprattutto come capacità di interagire con l'altro e col mondo per migliorarlo e perfezionarlo partendo da ciò che si è e dal compito che ciascuno di noi ha, mi permetto di ricordare un libro, a mio avviso utile, che è "Il cammino dell'uomo" di Martin Buber.
Bellissimo video Rick. Una critica umile, ben argomentata e bella da seguire. Rispetto e intelligenza devono essere dimostrate ad ogni età. Tanta fama porta a tanta responsabilità, ad un dovere di non fare disinformazione, non ad un patentino da re sole.
Ho, espressamente cercato e ascoltato questo video, dopo aver visto quello sullo screzio con Montemagno, perché piacendomi Galimberti e condividendo molte cose che lui dice, pensavo di trovare una critica al suo pensiero che avrebbe ampliato il mio modo di pensare. Per quanto riguarda il tuo screzio con Monti, penso che tu abbia ragione su tutta la linea, sia nel metodo che nel merito, in quanto se nessuno avesse criticato i propri maestri saremo ancora con la clava, e le divergenze, pur rimanendo tali, possono essere chiarite, senza che debba rimanere astio tra i due contendenti. Per quanto riguarda la tua critica a Galimberti posso solo dirti, senza entrare nei dettagli, per cui dovrei scrivere troppo a lungo, che interpretiamo in maniera differente quello che dice e i risvolti sociali del suo pensiero. Quello che penso al riguardo rispecchia abbastanza quanto detto da MrNichilista nel video, che ho scoperto a catena grazie a te, critica a Rich DuFer.
Credo che lei e Galimberti abbiate una visione delle vostre esistenze esattamente agli antipodi. Questo video é interessante perché con le sue critiche, ha chiarito questo punto in maniera ancora più inequivocabile. Galimberti é un vero e proprio nostalgico, é sempre molto coerente nel suo pensiero, teoricamente - da vedere poi quanto realmente - lui ci dice che avrebbe voluto vivere la sua vita di filosofo in quella Grecia. Non credo che non sia cosciente del fatto che quell'epoca non possa essere ripresa o riproducible ai nostri tempi. Dalla parte opposta c'é lei, che io critico per il fatto di accordare una fiducia alla tecnologia, al liberalismo e più in generale alla società moderna, a mio avviso oramai anacronistica. Mi ha scioccato sentirle dire che non é poi cosi' vero che il consumismo crea soltanto dei bisogni. Ma é vero. Mi spaventa vedere giovani e appassionati intellettuali come lei siano cosi' sicuri che siamo sulla buona strada, perché a breve riusciremo a sfamare anche quelle 800.000 bocche che son rimaste indietro. I lati positivi della tecnolgia sono evidenti e sarebbe ipocrita criticarla senza tener conto di questa evidenza. Ma quello che mi terrorizza é una marcata leggerezza nel considerarne quegli aspetti negativi che ci stanno portando all'estinzione, come l'incapacità assoluta ad affrontare la questione ambientale, la scomparsa dell'autorità politica nei confronti dei "mercati" e delle lobbies con l'aumento esponenziale delle diseguaglianze e l'impatto che a brevissimo avrà l'intelligenza artificiale sull'umanità, il problema della sovrappopolazione e della mancanza di risorse energetiche e di sussistenza. Quindi Galimberti inguaribile nostalgico che anche a me sembra tendere al nichilismo da un lato, e Rick che va avanti imperterrito con la sua ferma e indefessa fiducia verso tecnologia e libaralismo dall'altro. Cari saluti e complimenti per il suo lavoro.
Salve apprezzo e ringrazio per aver offerto un punto di vista differente e critico; francamente ciò che non ho apprezzato e’ il linguaggio immaturo e folcloristico come per es. “fuori di testa, assurdo, solo cazzate, ecc..” di sicuro funzionale ad esprimere concetti nel bar del vicolo, inadeguato per trattare argomenti , teorie e persone di questa caratura. Grazie Maurizio Celanetti.
*Penso che pagherei oro per essere criticata in questo modo. La vera critica è quella che ti dice: sono d'accordo su questo lato del tuo pensiero ; ma per quanto riguarda l'altro lato invece non sono d'accordo, ma questo non significa che tu sia un deficiente.Tutto dovrebbe passare sotto l'occhio della critica, andando oltre l' adulazione che vede tutto rosa e oltre l'insulto che vede tutto nero, questo ci rende esseri pensanti e non pecore o leoni*
Grazie Rick 🙂, grazie del tuo lavoro e del tuo tempo. Si può essere d’accordo con te o meno; ciò che più importa è il messaggio che esponi, e i commenti qua sotto, per lo più intelligenti, ne sono la prova. W il libero pensiero, W la critica, e W la F.....ilosofia!!!😉😉
per quel che conta, condivido molte delle critiche a Galimberti, ma una cosa: "It's better to burn out, than to fade away" è Neil Young, non Leonard Cohen ;-)
Ho scoperto il video solo adesso. Quando vidi l'intervista di Galimberti da Montemagno ne rimasi tristemente deluso, ma sotto i commenti trovai (e si trovano tutt'ora) solo commenti di elogio ai temi trattati. Pensai di aver interpretato male io, fino ad aver trovato questo video. In quell'interivsta il prof.Galimberti mi è sembrato semplicemente ricamare con parole auliche i classici temi che chiunque anziano, di qualunque estrazione sociale rimprovera alle generazioni future. Il tutto condito con quell'aurea di strafottenza che una persona divenuta illustre si affibia. Complimenti.
Forse perché hai davvero interpretato male. La critica sterile, così penso io, di rickdufer, un po' come quella di giopizzi - che prende spezzoni a caso di una sola intervista e la critica sulla base del niente, cioè del fare polemica su tutto pur di dire qualcosa e, di nuovo, cioè dell'assoluto nulla cosmico (non dico che bisogna "essere studiati" in filosofia, ma è fin troppo facile sparare a zero basandosi su frasi tagliate e spezzoni presi a caso, diciamo, col preciso scopo di far star in piedi la propria capacità di critica un po' per riempire il proprio canale UA-cam perché non si ha niente di meglio da fare) - di certo non può essere un motivo solido per metterti a sparare anche tu a zero ("ricamare con parole auliche" , "quell'aurea di strafottenza che una persona divenuta illustre si affibbia") su una persona che, a tuo dire, pensasti di aver interpretato male. E forse così fu, anche perché se vai a vederti più d'uno dei suoi interventi, ok, va bene, che dirà ciclicamente le stesse cose, ma magari risulta più comprensibile. Nei suoi interventi è evidente il suo rammarico per la condizione giovanile non perché gli fa schifo (come dici tu: come molti anziani di qualunque estrazione sociale rimprovera ai più giovani) ma perché ha e fa una lucidissima analisi del contemporaneo. A tal proposito ti consiglio vivamente di leggere i suoi libri: "Le cose dell'amore", "I vizi capitali e i nuovi vizi" (i vizi capitali trasmutati nel tempo fino ai giorni nostri, in forma quasi patologia: conformismo, consumismo, sociopatia, spudoratezza, satiriasi/ninfomania, etc) e "La parola ai giovani" (giovani che sono passati dal nichilismo passivo della rassegnazione al nichilismo attivo di chi non nega il nichilismo, ma non si rassegna e va avanti per arrivare a prendersi il futuro che biologicamente spetta a loro). Comunque nei suoi discorsi si legge sempre una punta di "mea culpa" che fa della sua generazione, che non ha saputo cogliere, o ha colto troppo e troppo in fretta, i frutti di quello che avevano, portando al cattivo fruttificare, se non addirittura all'annientamento, delle generazioni successive.
Un Da estimatore non fanatico di Galimberti volevo dire la mia su alcuni punti: 1. G. non definisce l’inglese lingua povera, bensì “non lingua”. Egli spiega molto bene che essa nasce dalla fusione di tedesco (meglio dire un dialetto sassone), francese e latino, che ne ha fatto, tra le lingue occidentali, la più ricca di vocaboli, almeno il triplo rispetto alla seconda classificata. Lui definisce lingue perfette il tedesco e il greco antico, ma io non ho strumenti culturali sufficienti a contestare quest’affermazione. 2. Medicina allunga la vecchiaia: G. afferma che i più grandi geni hanno espresso il massimo della creatività in giovane età (cita Mozart e Einstein). Se per “vecchiaia” intendiamo l’inaridimento della creatività allora ha ragione G. 3. Tecnofobia: G distingue la Tecnica dalla Tecnologia, quella contro cui si scaglia è la Tecnica come modello di pensiero, è Tecnica il dualismo “utile / non utile”, quello che il viaggiatore chiede alla ragazza che suona l’arpa “dov’è il business?”, è Tecnica la sostituzione dell’uomo con la macchina, è Tecnica il modello della Borsa, il sistema scolastico che privilegia l’istruzione a scapito dell’educazione. 4. Assorbenti, si d’accordo poteva scegliere un esempio migliore, siigliene grato per averlo detto perché conferma quando tu dici che anche un genio può dire una cazzata! (Anche Michelangelo ha fatto le sue cappelle!) 5. Non mi pare che G lodi la vecchiaia o che lo si possa tacciare di conservatorismo, egli afferma che i più grandi geni hanno espresso il meglio di se stessi in giovane età e che noi anziani ci teniamo ben stretto il telecomando. 6. Il presente fa schifo: non mi pare che sia così categorico, anch’egli afferma che il presente è il miglior periodo storico mai avvenuto. Può darne l’impressione, tuttavia io lo vedo da un punto di vista romantico (senso letterale del termine). Lo analizza alla perfezione anche Y.N. Harari nel suo “Da animali a Dei” 7. Ciclicità/Linearità del tempo: mi pare che la scienza in quanto tale (epistemologia) sia nata ben prima dell’entrata in vigore del pensiero lineare del tempo. Antichi Egizi e Greci potrebbero essere un esempio 8. Armonia con la natura. G parla di Natura, non di natura. C’è una grande differenza, G preferisce parlare di “specie” per definire ciò che instilla la compulsione a quelle che si definiscono libere scelte. 9. Lotta tra uomo e natura (minuscolo): sottomettere la Natura alle esigenze dell’uomo, cosa per i Greci impensabile. Forse i Greci si limitavano a tenere a bada la natura: natura distrutta = fine della vita sul pianeta mentre genere umano distrutto = avanti il prossimo 10. Per finire: viviamo nel migliore dei tempi storici, lo sostiene anche Harari, ma il rovescio della medaglia è la sovrappopolazione. È sostenibile? 11. L’impossibilità di essere Greco? Non ho mezzi culturali per dire qualcosa di sensato. Un motto caro a Galimberti invece, substine et abstine non racchiude in sé il nettare del pensiero greco, ma soltanto lo stoicismo. Altra affermazione di G che mi lascia perplesso è I Greci il popolo più intelligente mai apparso sulla terra come se fosse possibile qualificare un intero popolo (con qualsiasi aggettivo). Un uomo del suo spessore avrebbe fatto meglio a dire I Greci, il popolo che più di ogni altro ha espresso menti eccelse.
@Grazia , già. la non lingua di Shakespeare ma anche dei viaggi di gulliver, i racconti di canterbury, robinson crusoe, la capanna dello zio tom, ivanhoe, david copperfield, il ritratto di dorian grey, moby dick, per chi suona la campana, addio alle armi, furore, il richiamo della foresta, mattatoio n. 5, foglie d'erba, il circolo pickwick, l'isola del tesoro, ulisse, cuore di tenebra, il grande gatsby, l'antologia di spoon river, le tre ghinee, colazione da tiffany, le avventure di huckleberry finn, il buio oltre la siepe, ... vabbé lasciamo perdere che più mi vengono in mente i titoli più non so se ridere o piangere
@@riccardop.8807 non è nulla di così sconvolgente, tranquillo. però si è molto lungo da spiegare. in ogni caso resta una semplificazione opinabile, non una dimostrazione scientifica o oggettiva ciò che sta alla base dell'affermazione di Galimberti. ti faccio solo notare che la filosofia inglese è famosa e fruttuosa per il suo approccio empiristico e utilitaristico, mentre quella greca, per quello metafisico, e quella tedesca per l'idealismo, a un livello quindi ontologico e gnoseologico. si capisce, semplificando al massimo, che c'è un livello di astrazione superiore nel chiedersi "cosa è giusto in quanto giusto?" invece di "cosa è meglio, in quanto più utile?" così, molto sbrigativamente, si può dedurre, probabilmente impropriamente, che, visto che pensiamo con lo strumento insopprimibile di una lingua specifica, quella inglese storicamente, nella sua concreta principale produzione filosofica, "ci mantiene legati a terra", mentre quelle tedesche o greche storicamente si sono sviluppate trattando un livello di astrazione molto superiore. cioè, detto in maniera becera, alcune lingue si sono storicamente spinte a favorire l'indagine attorno al perché del perché del perché del perché... mentre quella inglese si è fermata a un perché del perché... famosa è la riduzione anglosassone della gnoseologia a pura epistemologia, ossia riflessione solo sul sapere scientifico in quanto scientifico, e non sul sapere razionale in quanto razionale, che è una dimensione molto più vasta di cui la scienza è solo un sottoinsieme. mentre, giusto per fare un esempio, nella tradizione tedesca è sorta l'ermeneutica, (verità e metodo, Gadamer) che offre strumenti razionali per la giusta comprensione di qualsiasi tipo di testo, persino religioso, e quindi non solo relativo a un ambito scientifico, utile, empirico, tecnico. lascio a te il cercarti cosa significhi empirismo, utilitarismo, metafisica, gnoseologia, ontologia, ermeneutica, fenomenologia... e immagino capirai il perché di questa, comunque sempre opinabile, deduzione. in ogni caso nulla di offensivo, di razzista, o supercazzola.
Davvero interessante l’argomento del tempo lineare contro il ciclico come critica alla nostalgia del passato. Quando si torna sempre ai Greci, penso: belli costoro che hanno inventato la democrazia mentre gli schiavi lavavano i pavimenti al posto del robotino! Senza nulla togliere alla grandezza dei Grandi del passato, perché, chi sono io! :-) Ma la parzialità della visione mi sembra davvero enorme e, nei secoli, ha causato problemi giganteschi, offrendo giustificazioni di principio ad atti di supremazia concreta. No, decisamente l’autorità intellettuale non può non essere criticata, altrimenti si parla di profeti, ma sappiamo che anche Aristotele e Platone non lo erano. Grazie Per la caccia e il frigo, ma meno male che è nata la divisione del lavoro! Grazie Adam Smith! Oppure ci vuole qualche schiavo o qualche Santippe che ricorda a Socrate di portare qualcosa a casa per la cena e, in tal caso, Platone avrebbe avuto molto meno da scrivere e Sant’Agostino da dire e … ma stai a vedere che se Santippe fosse stata femminista ci saremmo risparmiati un po’ di cose! :-) Grazie per la condivisione
Mi piacciono tanto Galimberti quanto la tua critica... le cose sono due: o so usare il cervello, oppure sono bipolare. Ora scusa ma devo andare a pranzare in compagnia... di me stesso ;-) Grande Rick!
Critica molto interessante! Proprio in luce di questo spirito critico faccio notare, che non è vero che “la filosofia non esisteva quando eravamo cacciatori e raccoglitori perché passavamo 8 ore al giorno a cacciare e raccogliere..”. Studi antropologici concordano (consiglio questo libro “L’economia all’età della pietra” di Marshall Sahlins) che l’uomo primitivo lavorava intorno alle 3 ore al giorno. Anche durante la prima rivoluzione industriale l’uomo dell’epoca pensava che grazie alla tecnologia avrebbe lavorato molto meno, ma in realtà è successo l’effetto opposto. La tecnologia impone maggiore efficienza alla quale l’uomo si deve adeguare ed essere esso stesso maggiormente produttivo (forse sono tecnofobico ma di sicuro non tettofobico : )
Caro Riccardo, dato che siamo in vena di criticare, mi permetto di rivolgerti anche io una critica. Partirei da qui: come dici anche tu, le "4 chiacchiere" di Montemagno - lo suggerisce il titolo del format - pretendono un certo grado di svagatezza, di approssimazione da parte di intervistato ed intervistatore. Molte leggerezze dette lì da Galimberti, nella misura in cui vogliamo fare una critica a Galimberti (nella misura in cui tu, Riccardo, personaggio autorevolissimo nel panorama "filosofico" di internet, vuoi fare una critica a Galimberti) devono essere considerate, a mio avviso, in modo più serio: si deve andare alle fonti che sorreggono quella chiacchierata certamente poco stimolante. Ne va della reputazione della filosofia. Un esempio su tutti. Preparato ed intelligente come sei, sai perfettamente che quella che mi pare tu nel video chiami "tecnofobia" ha delle radici profondissime. La diffidenza nei confronti della tecnica, che ovviamente Galimberti nella sua chiacchierata "da bar" con Montemagno ha presentato come una presa di posizione politica e ingiustificata, ha invece delle radici che vanno riportate alla luce, dato che si vuole fare della critica costruttiva. Probabilmente numerosi fruitori dei contenuti del tuo canale non hanno letto la critica alla teoria del rispecchiamento sviluppata, se non ricordo male, nel §44 di Sein und Zeit, però se vogliamo criticare le posizioni di Galimberti sulla scienza e sulla tecnica da lì dobbiamo partire, perché da lì Galimberti parte! Non ha senso presentare le critiche alla scienza e alla tecnica sviluppate da Galimberti come delle prese di posizione politiche infondate che sarebbero sostenute da parte di chi, questa mi pare la tesi che vai sostenendo, avrebbe la colpa di ignorare le magnifiche sorti e progressive che il liberalismo anglofono porta con sé. Criticare significa giudicare a partire dai fondamenti di ciò che si va a giudicare. Altrimenti, a mio avviso, non si critica; si passa solo la mano sulla superficie. Un augurio di felicità per il nuovo anno, Paolo
Paolo Dai Prà concordo con te Paolo. Considero le critiche esposte in questo video molto superficiali, forse il tono colloquiale e leggero usato da Galimberti può indurre a considerare le sue teorie poco approfondite, ma basta scavare ed esplorare le opere di Galimberti per capire che va molto più a fondo di così. Non considera per nulla la scienza e la tecnica come macchine distruttrici che ci porteranno alla rovina, non dice da nessuna parte che l’innovazione sia un difetto della società. Si trovano invece critiche ai rapporti che si sono oggi creati tra noi e la scienza, e le sfide che bisogna affrontare senza subire passivamente il “progresso”, senza capirne gli scopi e le funzioni. Le trovo critiche troppe ingenerose, non si può ridicolizzare un buon pensatore per “4 chiacchiere” su UA-cam. Ps: adoro il tuo canale Paolo !
Piccolo Metafisico è difficile leggere tutto, però una critica ben strutturata presuppone che ci sia un testo di riferimento, qualcosa che mostri le fondamenta dell’idea del pensatore che si sta criticando, non si critica sulla base di qualche risposta su UA-cam.
@@riccardoscola1608 sarà, a me pare proprio che il contenuto della famigerata intervista parli da solo, più che a sufficienza. Il frigorifero, la caduta dell'impero Romano, le colpe della medicina ecc: hai voglia a contestualizzare e integrare!
Caro rick, in questo modo non fai altro che ridurre il pensiero di galimberti ad un banale e banalizzante "si stava meglio quando si stava peggio'' . Lui non condanna il progresso scientifico, la medicina, la tecnologia e non credo sia così stupido da non riconoscere la condizione di benessere, di salute, di ricchezza e di crescita demografica nella quale viviamo rispetto ai secoli scorsi. Il suo discorso non é né sociologico, né economico né statistico, ma culturale, filosofico e teoretico: il nichilismo inteso da galimberti é il frutto culturale della dissoluzione di punti di riferimento e di valori fondanti che hanno caratterizzato la società borghese dei secoli scorsi. L'analisi psicologica sul disagio giovanile è un tentativo di sviscerare le problematiche esistenziali delle nuove generazioni, che vivono nella depressione e nella mancanza totale di volontà, immersi in mille comfort che non hanno fatto altro che inaridire la loro curiosità e la loro crescita intellettuale. Del resto, Se i giovani oggi sono inebetiti e la maggior parte di loro considera la cultura come un imposizione e non come una conquista un motivo ci sarà. Poi, il paragone con la civiltà greca, non é qualcosa di nostalgico, un sentire la mancanza dei "bei vecchi tempi", ma é un attestato di stima nei confronti di quella mentalità e soprattutto una provocazione, specie verso la cultura cristiana. Non si tratta semplicemente del discorso Nietzscheano sulla morale degli schiavi, ma anzitutto un'analisi sul rapporto dell'uomo con i propri limiti, primo tra tutti il suo limite ineluttabile, la morte; la visione cristiana é la sorgente dell'antropocentrismo, che oltre a rinascimento e illuminismo ha anche portato a barbarie immani.. da questo punto di vista filosofie come quella epicurea sono da considerarsi antenati del darwinismo -schiaffi al narcisismo umano, avrebbe detto il buon Freud-. Insomma, il galimba vuole evidenziare l'inconciliabilitá delle due culture, proponendo una versione alternativa rispetto alla sottosuolo culturale degli ultimi 2000 anni. Per finire, la sezione sulle lingue non vuole essere un insulto alla lingua inglese, é semplicemente una constatazione sulla innegabile semplicità dell'inglese, dal punto di vista lessicale e sintattico, rispetto ad altre lingue, che inevitabilmente risultano più precise quando si tratta di formulare tesi filosofiche. Spero che leggerai il commento ;)
L'ultimo punto, quello della "innegabile semplicità" dell'inglese, e della sua inferiore precisione nel formulare tesi filosofiche, mi sembra fosse proprio quel che Rick contestava. Su che basi ritenerlo, se il vocabolario inglese è molto più ricco di quello di varie altre lingue (tra cui la nostra), e la cultura anglosassone annovera svariate "tesi filosofiche" argomentate linguisticamente in modo incredibile? Insomma, stai sostenendo che sintassi piú complessa = maggior precisione nelle argomentazioni? E se uma sintassi piú complessa non fosse necessariamente piú efficace in termini di precisione? E se invece un maggior numero di vocaboli (come sarebbe anche intuitivo) lo fosse? Magari è meno complessa e meno precisa sul serio, ma toccherebbe dimostrarlo. Altrimenti sembrerebbe nient'altro che un luogo comune e/o un'opinione superficiale sviluppata "a sensazione", sulla base del fatto che in Italia sentiamo parlare inglese decentemente quasi solo chi fa professioni di tipo tecnico (e dunque si serve della relativa componente di vocabolario), ritenendo che quello sia lo standard da raggiungere per parlare "bene" la lingua in generale. Che è un problema italiano, legato al fatto che non frequentiamo la letteratura ed il pensiero filosofico anglosassoni, ma solo, per sentito dire, per una sorta di osmosi, esempi di inglese tecnico che poi prontamente disprezziamo. Dopodiché, dovrei sentire meglio il discorso di Galimberti, perché magari Rick stava comunque deviando il focus.
Per quanto riguarda la prima parte: non mi convince del tuo discorso la scissione che a mio avviso operi tra riflessione culturale, filosofica e teoretica da una parte e condizioni di vita pragmatiche dall'altra. Come se la "cultura" che attraversa un'epoca (con annessi valori di riferimento e riflessioni filosofiche) fossero totalmente indipendenti da fattori come le condizioni di salute o economiche delle popolazioni, che ne determinano profondamente il modo di vivere. E, viceversa, come se questo modo di vivere pragmatico non fosse influenzato da cultura e pensiero. La tecnica come "cultura" e la tecnica come componente concreta del progresso sono due elementi inestricabili. È possibile criticare il primo dando per scontata la positività del secondo (anche se, a mio parere, non specificare i benefici del progresso rischia di essere confondente). Comunque si può fare, ma tenendo conto del fatto che non è possibile continuare a proiettare la componente pragmatica delle nostre vite nei termini del progresso, della tecnica e della scienza; ma ricondurre la componente culturale e di pensiero all' approccio dell'antica Grecia. Si potrebbe parlare di alcune specifiche componenti del pensiero greco che sarebbe possibile riadattare ad un futuro, ideale, modo di pensare, ma talmente poco intuibili da DOVER essere specificate con argomentazioni. Quali componenti del pensiero filosofico dell'antica Grecia sarebbero valide oggi, in confronto ad altre attualmente diffuse? Riattualizzate in quali specifici termini sarebbero valide? Senza argomentare questi punti, a mio parere si tratta di un'idea romantica e vuota, di per sé priva di sostanza. Senza parlare del fatto che la nostalgia, la lamentela pessimista sul presente con particolare riferimento alla tecnica, alla scienza e alla medicina, il vagheggiamento di un "ritorno ai valori" o all'armonia con la natura, sono a mio parere approcci di pensiero (o mere opinioni da bar) ASSAI più diffuse rispetto al pensiero tecnicistico ed utilitaristico che Galimberti pretende essere imperante. Azzardo una cosa: il problema filosofico e culturale di quest'epoca potrebbe essere inverso, ovvero l'incapacità del pensiero (tanto delle masse quando dei grandi pensatori di riferimento) di adattarsi al progresso concreto (che a livello di benessere economica e di salute ha fatto compiere immediati balzi in avanti) occupandosi di denunciare fantasmi inesistenti, e finendo per frenare quello stesso progresso sul piano pratico. Perché i due livelli non sono separati: lo scetticismo ed il pessimismo di massa influenzano le condizioni concrete di vita, e viceversa. In questo senso, l'incompatibilitá tra gli schemi della scienza e della tecnica ed il contenuto dei valori e della cultura della gente mi sembra un grosso problema. Non sto certamente auspicando la diffusione di una cultura dell'utilitarismo, e quindi della convinzione che un uomo abbia valore in funzione della mera crescita economica che apporta alla comunità: sono un'artista, figuriamoci. Dico però che dovremmo sforzarci di sposare un tipo di pensiero che aderisca alle circostanze concrete del presente, ai reali problemi che il presente propone al nostro pensiero. Ed essere "l'ultimo dei greci" non mi sembra il modo più efficace di farlo, se non come preambolo retorico di una lunga serie di specifiche argomentate, nelle quali molte componenti del pensiero greco vengono eliminate perché non attualizzabili, altre vengono modificate etc. Altrimenti, lo ripeto, mi pare un'affermazione vuota e confondente. Di per sé, lamentare l'assenza di valori di riferimento, il tecnicismo (che è in realtà solo di una minoranza o nel funzionamento delle istituzioni) o la "debolezza" dei giovani, e proporre come soluzione un recupero del pensiero greco, è FUORVIANTE per l'ascoltatore se non si sottolinea come si tratti di perdite o presunte tali entro un processo che, nel frattempo, ci ha dato anche determinate e comprovate conquiste. A fronte della crisi dei valori abbiamo guadagnato l'assenza di dogmatismi, la libertà di espressione e di scegliersi in cosa credere (in molti paesi) e l'incredibile accessibilità della cultura e dell'informazione; a fronte del tecnicismo di alcuni centri di potere/ istituzionali abbiamo guadagnato un'idea di efficacia che, quando non applicata applicata agli uomini (come nella maggioranza dei casi) ha permesso scoperte che hanno sottratto milioni di persone alla miseria e alla morte; a fronte della debolezza dei giovani in termini di apatia, abbiamo guadagnato giovani che possono permettersi di costruirsi un futuro in base alle proprie passioni, che sono LIBERI di costruirsi un'identità ed una realizzazione, e che possono farlo perché, nel concreto, non sono falciati dalla fame e dalla morte. Ti sto parlando di elementi che sono a metà tra la cultura e le condizioni di vita pragmatiche: ad esempio, l'idea di efficacia e l'importanza del nesso causa-effetto farebbero sicuramente danni se applicati ad una visione dell'uomo e del suo valore, ma non mi sembra che ciò avvenga nelle masse e nella maggior parte dei pensatori; mentre, dall'altra parte, demonizzare in toto quelle due idee sarebbe un danno per la ricerca e per il progresso, cui quei due presupposti sono indispensabili. Il progresso, dopotutto, è fatto da uomini che pensano, influenzati da tutto il pensiero e dalla cultura del proprio tempo. E temo che l'ossessione per la tecnica non sia il perno della cultura del nostro tempo. Non che debba esserlo, per carità, ma ad esempio cessare di demonizzare la componente "culturale" della tecnica per concentrarsi su problemi più consistenti, e sviluppare un approccio filosofico coerente al punto in cui siamo giunti come umanità, sarebbe un'idea. Ad esempio, non so, l'amore per la logica e l'esattezza, la sete di verità e di conoscenza, potrebbero essere fulcri di una cultura di cui auspicare la diffusione, e in questo senso (per il poco che ne so) anche con riferimento a certi tratti della filosofia greca. Ma, soprattutto, perché necessario e coerente rispetto al presente. D'altronde, perché l'epoca dell'esplosione delle scoperte scientifiche dovrebbe dare meno incentivo alla curiosità, rispetto ad epoche nelle quali si conosceva talmente poco da dover ricorrere a superstizioni, e si continuava a conoscere poco perché non c'era tempo ed energia da dedicare alla conoscenza? Anche il discorso sui giovani, a proposito, nel quale si dá per scontato che siamo la generazione "debole" e che questo sia dovuto ad eccessive comodità, è di un inconsistente incommentabile, al limite dell'ingiusto. Le comodità che il progresso ci ha regalato, ci hanno dato il permesso di sognare, e le più grandi possibilità mai viste di realizzarci. Se poi noi (ammesso che sia vero, cioè che il problema parta da noi) non ci attiviamo per realizzarci, come può essere colpa di quelle stesse comodità? Quanto può essere male se sono apatico e impiego tre anni in più per laurearmi, a fronte del fatto che POSSO PERMETTERMI di studiare in università, piuttosto che dover lavorare per portarmi il pane a casa? E sinceramente, con questa storia della debolezza e dell'apatia si è anche passato il limite. Attenzione a non categorizzare superficialmente come debolezza quella che è chiusura ed incomunicabilitá, nei confronti di generazioni più grandi che, godendo delle nostre stesse comodità, sono generalmente una enorme macchina di pessimismo, sfiducia, polemica priva tanto di raziocinio quanto di concreta progettualità, fallimento esistenziale. In effetti non è tanto il mondo che ci hanno passato ad essere in decadenza (cosa vera solo per certi, pur gravi, aspetti) quanto il modo di pensare. Dunque, anche qui, alla fantomatica morte interiore dei giovani forse anteporrei il problema del disagio delle 2-3 generazioni precedenti, che sono quelle culturalmente di riferimento.
@@alicepic2585 nei vari messaggi che puoi leggere nei commenti ci sono ottime critiche alla pessima critica che Riccardo fa della caricatura del pensiero di Galimberti. Capisco che tu sia stato tratto in inganno dagli straw man che fa Riccardo e mi dispiace. Chiunque abbia studiato anche poco filosofia capisce al volo cosa intende Galimberti quando parla della lingua inglese in relazione alla produzione filosofica e anche perché usi il termine "innegabile" Giuseppe. Non so perché Riccardo finga di non saperlo. Forse era in preda ad un delirio per fare apparire Galimberti come un vecchio imbecille spara supercazzole e sperar così di sembrare lui intelligente o umiliare il suo contendente di like Montemagno. Purtroppo ha ottenuto il risultato opposto e ha perso agli occhi di molti qualsiasi credibilità come filosofo per le fallacie grossolane nella sua argomentazione, veramente di basso livello. Semplificando ad minchiam: la filosofia inglese è famosa e fruttuosa per il suo approccio empiristico e utilitaristico; quella tedesca per l'idealismo, spingendosi ad un livello quindi ontologico e gnoseologico, mentre quella greca ha tutta una tradizione metafisica. C'è un livello di astrazione superiore nel cercare di continuare la argomentazione "l'essere si dice in molti modi..." così come tra chiedersi "cosa è giusto in quanto giusto?" invece di "cosa è meglio, in quanto più utile?" Visto che pensiamo con lo strumento insopprimibile di una lingua specifica, quella inglese, nella sua concreta principale produzione filosofica, "ci mantiene legati a terra", mentre quelle tedesche o greche storicamente si sono sviluppate trattando un livello di astrazione molto superiore: per questo fatto, reale, Galimberti fa una deduzione razionale, che resta comunque discutibile, sulla natura della lingua inglese. Discutibile si, supercazzola senza senso di un vecchio rincoglionito, no. Cioè, detto in maniera becera, alcune produzioni filosofiche di alcune lingue si sono storicamente spinte a favorire l'indagine attorno al perché del perché del perché del perché... mentre quella inglese si è fermata a un perché del perché... Famosa è la riduzione anglosassone della gnoseologia a pura epistemologia, ossia riflessione solo sul sapere scientifico in quanto scientifico, e non sul sapere razionale in quanto razionale, che è una dimensione molto più vasta di cui la scienza è solo un sottoinsieme. Mentre, giusto per fare un esempio, nella tradizione tedesca è sorta l'ermeneutica, ("verità e metodo", Gadamer) che offre strumenti razionali per la giusta comprensione di qualsiasi tipo di testo, persino religioso, e quindi non solo relativo a un ambito scientifico, utile, empirico, tecnico. Capirai intuitivamente anche tu che è molto più difficile rispondere alla domanda "cosa è razionale?" invece di "cosa è scientifico?" Inoltre, ma non conosco il tedesco al punto di potertelo spiegare bene, la lingua tedesca, come la greca, può unire più parole con tanto di preposizioni per esprimere concetti complessi con una sola parola che diventano semplicemente intraducibili in altre lingue. Quando si parla di astrazione questa cosa è fondamentale, perché il filosofo deve poter coniare parole che riescano ad aiutare chi lo legge a intuire correttamente il senso di ciò che vuole esprimere per evitare fraintendimenti tra concetti simili o troppo vaghi. Un esempio, altrimenti non si capisce: Dasein "Come per molti altri termini introdotti da Heidegger, la sua traduzione risulta problematica; il termine "da", in tedesco, sta a indicare uno spazio ideale a metà strada fra l'immediatezza del "qui" e la distanza propria al "lì". Per questo in italiano è invalsa la traduzione (proposta da Pietro Chiodi, primo traduttore di Essere e tempo in italiano, e rimasta poi stabilmente nel lessico heideggeriano) "esser-ci", laddove il ci non sta a indicare una mera localizzazione spaziale, ma qualcosa di più ambiguo e complesso, ovvero il modo in cui concretamente (fenomenologicamente) l'Essere si dà nella storia, ad es. nell'esistenza dell'uomo." Insomma, leggiti anche solo "essere e tempo" di Heidegger e capirai immediatamente di cosa si sta parlando. Tutto questo, quindi, non ha nulla a che fare con nazionalismo, razzismo, sovranismo, senso di superiorità culturale, ignoranza, saccenza, rincoglionimento senile... o con la presunta anglofobia di cui parla Riccardo, che semplicemente non esiste. Anzi, è più ragionevole sostenere che esista il fenomeno opposto! Chiunque è uscito due giorni dall'Italia sa bene che siamo quasi solo noi italiani ad accogliere tutte le parole inglesi senza italianizzarle. Gli spagnoli, che non mi paiono sto popolo di nazisti, anche perché son mille popoli sparsi nel mondo, invece di computer dicono computadora, invece di hamburger, hamburguesa... invece di cristoforo colombo, cristobal colon,... ma nessuno si sogna di definirli anglofobi, o italofobi... Questa moda di coniare nuove fobie ogni dove è evidentemente uno strumento retorico di bassissima lega, ormai per me insopportabile, per fare apparire pazzi malati quelli che non seguono la propria visione delle cose o del mondo, ma la psicologia insegna che è più probabile che chiunque veda pazzi ovunque, sia lui il solo pazzo che proietta sè nell'altro... La conosci la barzelletta del tizio che sta guidando in autostrada e sente alla radio "attenzione, c'è una pazzo che guida contromano" e lui risponde "non è uno, sono mille!"? Ecco, più o meno così... Sono solo pure supercazzole di Riccardo che hanno generato questo livello incredibile di incomprensione. Mi viene da chiederti scusa per lui... Non so che dire... imbarazzante. Eppure si dice filosofo...
@@danilo4631 , dispiace a me che tu creda che io mi sia lasciata "attrarre" dalle argomentazioni di Rick: rispondevo ponendo specificamente il focus su alcuni elementi del commento di sopra che mi hanno suscitato dei dubbi, e che non mi parevano rispondere nel modo più efficace alle fallacie (o presunte tali) del video. Ti assicuro, l'ho fatto tentando di utilizzare il mio cervello pensante ed indipendente, e non sotto forma di zombie plasmato da un cattivo divulgatore. Capisco che il mio linguaggio tradisca quanto poco io sappia di filosofia, ma trovo errato (e a dirla tutta offensivo) ridurre chiunque non sia esperto in materia ad uno qualsiasi nella massa di poveri scemi manipolabili dalle voci più allettanti e di bassa lega. Ho trovato anch'io che il video di Rick avrebbe potuto essere più approfondito e meno ripetitivo, oltre che più focalizzato sui punti che intendeva criticare. Tuttavia, se un commento di critica alla critica ha a sua volta quelle che a me appaiono come fallacie, sono perfettamente in diritto di criticarle, e, posto di esser considerata come un interlocutore e non come una vittima, trovo sia anche utile. Un esempio per tutti: quando Rick critica la presunta "debolezza" dei giovani, utilizzando a sostegno della propria tesi quella che è evidentemente una diversa definizione di "forza", e quindi di assenza della stessa. Dovrei approfondire la tesi di Galimberti, ma ad occhio, sostenere che si era più forti quando esistevano meno comodità è un po' come equiparare l'essere umano (giovane) al sistema immunitario. Tesi comunque a parer mio problematica, ma non attaccabile secondo me con le argomentazioni di Rick: ha arbitrariamente sottinteso una definizione di forza come "possibilità di difendersi da morte, fame e malattie", e tratto la logica ed ovvia conclusione che oggi siamo più forti. Inoltre, se del discorso di Rick condivido i perni centrali assunti in modo generico (la sostanziale difesa del presente e la critica del principio di autorità), che trovo importanti, al di là delle specifiche critiche alle parole di Galimberti, condivido molto meno il suo approccio, l'atteggiamento che attraversa le sue critiche. L'ho trovato carente di umiltà, che non consiste nel riconoscersi di status inferiore rispetto a chi si critica (aspetto sul quale non avrebbe dovuto insistere proprio perché, in una critica a livello filosofico e in generale argomentato, è totalmente irrilevante) ma come costante attitudine all'auto-dubbio. Si può mettere in dubbio Galimberti? Si deve, ma a patto di mettere in dubbio sé stessi, di domandarsi, prima di esprimersi: "sono proprio sicuro che la tesi che sto criticando sia sbagliata? Sono sicuro di non averla fraintesa, e sono sicuro di star ribattendo nel modo più efficace?" A mio parare solo un forte approccio di questo tipo permette di sviscerare in profondità il pensiero di un altro per rilevarne le fallacie effettive e capire come criticarle. Altrimenti si finisce per sfruttare il pensiero di un altro come movente per divulgare qualche messaggio importante: per importante che sia, allora divulgalo senza usare Galimberti. Perché il problema del suo approccio dichiarato (eh, però signor Galimberti, questo proprio no eh) come se stesse rimbrottando un bambino o un vecchio preda di momentanea demenza, porta con sé l'altissimo rischio di prendere cantonate, specie per superficialità. E non che ci si debba accontentare della superficialità perché si sta divulgando, è banale, occorre semplificare la profondità e la complessità. Anche se riconosco questi aspetti, non mi sbilancio in una modalità di ricezione del video che, perdonami, a sensazione mi pare attraversata della tendenza generalizzata al tifo calcistico (per erudito che sia), giudicando l'Intero video come una supercazzola di bassa lega. Ma cerco di scomporlo, trovarne elementi efficaci ed elementi problematici, e farlo nello spirito di un dibattito aperto dal quale nessuno è escluso perché é un povero rincoglionito: non Galimberti, non Rick, non una ventenne ignorante in filosofia. Capisco che lo spazio di un commento è molto limitato, ed apprezzo comunque la tua spiegazione, ma non riesco a comprendere come si possa dedurre razionalmente che, da una cultura più fortemente incentrata sull'empirismo, debba derivare una lingua incapace di astrazione. Saresti d'accordo se io affermassi che il tedesco è incapace di qualsiasi concretezza? Trovo anche che la polemica di Rick sull'anglofobia si sia spinta troppo oltre e fosse innecessaria, ma teniamo conto che non è solo un dibattito specialistico tra filosofi, e che Galimberti per primo non commenta l'inglese solo per quanto concerne il suo uso filosofico, traendo la conseguenza della sua incapacità di astrazione su un livello più generico. Su quel livello l'accusa di anglofobia non appare più forse una supercazzola /strumento retorico di bassa lega, per quanto non fosse necessaria o potesse essere esposta meglio. Insomma, in conclusione, trovo quest'allarmismo verso il presunto utente manipolato insensato all'interno di un dibattito filosofico (quale è quello che Rick ha voluto alimentare), ed in tutta onestà non vi trovo altro scopo possibile se non quello di essere proprio uno strumento retorico di bassa lega, per colpire nel vivo la credibilità dell'autore.
Ciao Rick, so che arrivo tardi per cui non so se risponderai, però provo a farti una domanda: non credi che in fondo l'umanità, con diverse sfacciettature, dinamiche e modalità a seconda delle varie epoche, abbia sempre vissuto secondo una progettualità e quindi in modo lineare? Voglio dire, banalmente, quando si decideva di fare la guerra, cosa che si faceva spesso nelle epoche passate, anche nell'antica Grecia, per conquista, allargare imperi, arricchirsi, diffondere culture, non si aveva di fatto un progetto per il futuro? Non si puntava di fatto ad affermare una situazione migliorativa rispetto al presente? Oppure quando si scoprivano nuove tecnologie e si decideva di introdurle nel quotidiano? A ma pare che aldilà del Cristianesimo, l'uomo abbia sempre agito così, o sbaglio?
Ciao Rick. Penso che questo sia uno dei tuoi più bei video. Concordo con la prima parte ma ho apprezzato particolarmente la seconda. È vero: vivere da protagonista di una fantasia è facile; al contrario, vivere da protagonista della propria vita nel presente è difficile. E, forse, vivere nel presente è una sofferenza; una fatica. Sarebbe bello che tu trattassi più spesso temi come il presente, la vita, il progetto, il futuro ed il fallimento. In ogni caso, grazie per l'impegno e la passione che impieghi sempre nel tuo lavoro. Buone feste!
Ciao Rick! Grazie per questo tuo intervento. Personalmente ho seguito con piacere l'intervista di Montemagno a Galimberti che secondo me offre molti spunti e idee interessanti. Questo tuo video però è ugualmente molto prezioso e mi ha permesso di espandere la mia visione d'insieme. Grazie per il lavoro che fai su UA-cam, continua così 💪
Sono arrivato al minuto 25 e mi fermo qui, perché francamente le argomentazioni che sto ascoltando sono terrificanti. Io ho ascoltato quell'intervista e non sono d'accordo su nulla, mi sembrano deliri di una persona incapace di accettare il tempo in cui si trova, cosa anche normale forse ad una certa età. Ma il modo in cui argomenti e critichi ciò che dice Galimberti è inascoltabile. Non c'è una argomentazione che venga da te PRIMA compresa e POI criticata, ovvero l'unico modo corretto di fare critica. Prendi ciò che dice, lo strappi via dal suo contesto e dal suo pensiero, e poi ci applichi sopra una critica pensata da te, che se sei fortunato forse c'entra lontanamente qualcosa con quello che dice lui, ma più spesso no. Ad esempio l'anglofobia, argomento buttato lì completamente A CASO, nulla c'entra con la realtà italiana. Se non hai voglia di riflettere, di scrivere un video, o di ragionare: non farlo. Nessuno ti ha puntato una pistola alla tempia e costretto. Se invece queste sono effettivamente le tue capacità: cambia lavoro.
a me sembra che fa quasi di tutto uno straw man e che, almeno per gli studi che necessariamente deve avere fatto, non può non saperlo. su certe cose poi dice proprio il contrario della realtà, come dici tu per l'anglofobia che è un problema che non riguarda l'Italia che accoglie i termini inglesi nel suo vocabolario senza modificarli come fanno altre lingue, come lo spagnolo, che, per esempio, invece di hamburger dice hamburguesa... di computer, computadora... mi verrebbe da dire, ironicamente, peccato che non ci sia l'ordine dei filosofi come esiste per i medici... sarebbe da radiare dall'albo... sono curioso di vedere come e se rispondere ai molti commenti puntuali a queso video. curioso di vedere se avrà la disonestà intellettuale di esordire dicendo: "le critiche si riassumono in: chi sei tu per criticare Galimberti?"
@@danilo4631 te lo dico subito, non risponde. La cosa dell'ordine dei filosofi è paradossale, ma ti giuro che in questo caso ci starebbe tutto. È di una disonestà intellettuale enorme. Ti do due chicche per farti capire. Gli anglofoni ci prendono per il culo da quanti termini inglesi inglobiamo, altro che anglofobia. Seconda, sai come l'ho conosciuto la prima volta? Non su UA-cam, dal vivo ad una conferenza, si intitolava "La Filosofia di Bojack Horseman", ha parlato per un'ora e qualcosa, di cui i primi 20 di Bojack e poi la conclusione da 5 minuti. Di Bojack non sapeva, il nome dei personaggi, e nemmeno a quante serie fossimo. Ha parlato più di metà del tempo di Solaris, facendo un collegamento tutto suo su animalità e diversità, che ci poteva anche stare, ma non mi chiami la conferenza in quel modo lì, non è un titolo, è una truffa. Adesso lo seguo solo perché seguo Michele Boldrin, questo è il primo video solo suo che vedo e già mi fa schifo.
Leggendo tra i vari commenti e ripensando a quanto detto da rick e galimberti, non tanto in riferimento al contesto quanto ai tanti grandi temi trattati( non so niente di filosofia, sono al secondo anno ingegneria industriale), vorrei provare a riassumere le grandi problematiche: 1) rapporto individuo-società(quando e come si é soli, quando e quanto é meglio esserlo) e autodeterminazione. 2) La tecnica, affermava galimberti é divenuta la forza trainante dell' economia, e la politica si rifà all'economia, in questo modo le scelte politiche non indirizzano più la tecnica ma il contrario (eterogenesi dei fini) e g. vorrebbe "tornasse" ( io credo non sia mai successo prima ) il dominio della politica, che cmq dovrebbe andare molto a braccetto con l'etica per muovere in questo senso li sviluppi tecnico e tecnologico, su quale etica etc. poi é già un' altro paio di maniche. 3)Il valore delle proprie azioni e del proprio tempo sia nel senso sociale, punto 1, che soprattutto nel rapporto con l' universo-natura, nel senso ad esempio io trovo straziante pensare alla questione dell' entropia (accennato da rick, più ci metto io l' espansione dell' universo ): l' entropia, in parole povere disordine tende (per vari motivi, su wiki c'è tutto) ad aumentare (da lì il fatto che la "linea" del tempo può solo andare avanti etc. stupendo), tradotto in parole povere il caos comporterà ad avere un universo in cui non ci sono scambi termici se non pochissimi perché tutto é alla stessa temperatura e sempre più freddo e sempre più distante (espansione). Questo punto soprattutto lo trovo incredibilmente straziante, e trovo strano, credo, che non si parli di questo angosciante (supposto per ora penso) avvenire. La domanda che sorge ovvia é proprio ma cosa faccio a fare se tra cent'anni non ci sarò, e l' universo tra miliardi e miliardi di anni sarà ghiacciato e morto, il video di rick a che cosa serve? Mi piacerebbe una riflessione o risposte o consigli di lettura magari su questo problema, anche se prendendo spunto dal video, giustamente io son qui a rodermi quando non è magari ancora ora (livello di benessere raggiunto) e c'é prima un miliardo di persone da salvare dalla povertà etc. che é un problema molto più immediato e per nulla scontato o da prendere alla leggera. Grazie in anticipo, se mancano dei grandi punti ditelo pure fa piacere.
Ho provato a rispondere punto per punto a quello che dici, ma mi sono quasi subito reso conto che c'è un problema di fondo: a te il messaggio di Galimberti non interessa per niente, men che meno criticarlo. Partendo dal titolo, nel quale chiami Galimberti "il passato". Galimberti, al contrario, è cento anni più avanti di te perché, come fanno i veri intellettuali, è capace di volare al di sopra del presente e di criticarlo in modo asettico, scientifico quasi. Non solo, ma è anche quello più di tutti dalla tua parte, mentre tu lo ritieni un vecchio rancoroso nei confronti dei giovani; invece lui ce l'ha con i vecchi, che hanno messo i giovani in questa situazione. Poi, se vuoi, lui si crogiola in questo ruolo di Cassandra, quasi si compiace di essere un po' stronzo. Ma se tu fossi un filosofo lo ameresti solo per le cose che dice, non per il modo in cui si pone. Anche perché, permettimelo, tu ti poni in modo appena meno spocchioso e non hai fatto un decimo di quello che ha fatto lui. Non per dire che lui sia superiore a te, ma per dire che quando un giorno avrai fatto quello che ha fatto lui, non posso immaginarmi come tratterai i giovani spocchiosetti che ti criticheranno senza nemmeno concederti di entrare nel merito di un singolo punto di quello che dici. Il principio dell'autorità è assolutamente attaccabile, Galimberti è certamente un re al quale qualcuno dovrà toccare le palle. Però, permettimi, da qualcosa di qualità, non da sta robaccia. La tua non è una critica, ma una serie di sproloqui superficiali del tipo: se non ti piace la società, perché non ti ritiri in solitudine? Se odi la tecnica, perché ti fai curare le malattie? Roba da elementari, proprio: non posso credere che tu davvero sia convinto che lui "odi" la tecnica, che lui davvero si senta coinvolto da ciò di cui parla. Se davvero è così, caro Dufer, ripassati il concetto di intellettuale. Fallo in fretta, perché di intellettuali abbiamo bisogno. Non di gente che voglia mostrarsi, non di gente cui freghi qualcosa di quello che gli altri pensino di loro. Tu sei ancora in quella fase nella quale devi guadagnarti la posizione. Non puoi permetterti di fare analisi oneste della società, perché semplicemente verresti ignorato. Tu lecchi il culo al tuo pubblico, ma non perché sei stupido o falso, o altro, semplicemente perché un intellettuale, un filosofo, diventa tale solo dopo aver guadagnato una credibilità tale da potersi permettere di essere uno stronzo (passami la sintesi). Tu al momento stai semplicemente grattando popolarità, fraintendendo o fingendo di fraintendere il messaggio di Galimberti, leggendolo parola per parola, cercando l'equivoco in ogni virgola. Il problema è che tu sei in quell'età nella quale hai ancora bella fresca la roba studiata all'università, che magari hai pure studiato bene, e ti senti dio. Invece sei solo un ragazzino inesperto, te lo dico con tutta la franchezza possibile, senza voler essere polemico, ma solo realista. Ci sottovaluti, Dufer. Sottovaluti il tuo pubblico (e forse fai pure bene). Purtroppo internet ha abbassato lo sguardo del popolo esattamente al suo stesso livello. Purtroppo, per caratteristiche intrinseche al medio in sè, non c'é proprio niente che tu possa insegnarmi o farmi capire che io non sappia già. Perché tu sei la mia stessa immagine: ragioni come me e parli come me, solo con maggior ego ed esibizionismo. E bisogno di visualizzazioni.
@Marina Mancini io credo che sia sincero quando dice che lo abbia letto. Temo però che dufer non abbia capito che questo tema non può essere chiacchiera davanti al camino, che i temi di galimberti coinvolgono il presente, che non basta conoscere i filosofi per ancorare il suo messaggio alla realtà, che serve invece la politica, l'economia, la tecnologia, la sociologia, la storia. Non dico che dufer è ignorante, ma di sicuro ha preso questo tema sottogamba, pensando di farne una questione di chiacchiera, quando non può esserlo in nessun modo. Poi non si è nemmeno preparato bene, eh. Se anche lo ha letto, qui sta solo commentando un paio di interviste. Insomma, o la fai bene, una cosa, o ci fai una figuraccia.
Domanda: quanti filosofi parlano di musica, suono, armonia? Se non dovesse esserci una lista ampia, allora dal mio punto di vista, sarebbe la filosofia una sola masturbazione legata all'esistenza e basta.
In buona parte condivido la critica di Rick, anche se la sua parte introduttiva (excusatio) è fin troppo lunga e ripetitiva. Ma che bisogno mai c'è di giustificarsi? La critica è sacrosanta e lo sa qualsiasi filosofo non dogmatico (cioè un non-filosofo!) Ma veniamo al dunque. Cominciamo dalle cose positive (lo conosco abbastanza bene e da anni): a) Galimberti è un abile comunicatore e lo sa; mi piace pure la sua vis polemica propria di un intellettuale franco-sanguigno che non ha peli sulla lingua; è capace di andare contro-corrente senza timori di sorta; sa usare molte forme della retorica classica come il paradosso, l'iperbole, sparare le sue "verità" con una tale convinzione che a primo acchito tolgono ogni dubbio. È pure molto bravo a scrivere in modo accattivante, convincente a prima lettura, e soprattutto mai noioso! b) Passiamo ora alle cose negative, o alla vera critica: - è un passatista e lo ammette pure, vantandosi: "Io sono un greco" (oihbò!) Sparata a effetto! - odia-disprezza il mondo anglosassone proprio come ogni italiano medio che ha un complesso di superiorità (assurdo, infondato) , soprattutto quando si tratta degli USA sempre colpevoli di tutte le disgrazie del pianeta; - pretende tranquillamente, e si vanta pure (!) che l'inglese è una lingua che lui detesta, perché sarebbe "incapace di astrazione" cioè è solo povera-triviale. Forse non sa che la lingua inglese ha più vocaboli di tutte le altre lingue del mondo, battendo persino il cinese (v. Beppe Servergnini: "L'inglese" - lezioni semiserie). È una lingua ricchissima che pesca nella civiltà germanica delle origini, e più tardi ancora di più nelle lingue romanze come il francese e il latino; ci sono pure radici scandinave: e scusate se è poco... - odia/disprezza la TECNICA sulla scia del suo guru Heidegger e anche di Günther Anders; - è un PESSIMISTA radicale (!) ciò che piace agli italiani che mancano di ottimismo della volontà; - non ha nessuna speranza nel futuro e lo ammette pure: a un giornalista che gli chiese alla fine di una conferenza, se lui vedesse almeno un barlume di speranza per il futuro , rispose con un secco: "NO! nessuna speranza: la speranza è solo un mito cristiano"! - È arci-convinto che ormai viviamo in una società della più nera disperazione NICHILISTA: la scienza e la tecnica stesse sarebbero oggi solo cose nichiliste-distruttive. - A chi li chiede su che basi fonda un suo ragionamento, in sostanza dice: "Perché l'ho detto io"! Punto. Per me Galimberti è un tipico intellettuale-filosofo italiano (!): cinico, sarcastico, pessimista e passatista, ma soprattutto nefasto per i giovani a cui toglie ogni speranza. Il tempo lineare è solo un'illusione: non illudetevi - non esiste alcun progresso continuo. Se il suo non è un pensiero profondamente nichilista, allora non so proprio che cosa sia. Però PIACE al pubblico, perché rassicura molti nelle loro frustrazioni contro cui sarebbe ormai inutile combattere o reagire. Pure l'ecologia e certi Verdi gli sono grati per la sua radicale critica contro la modernità e la tecnica, causa di tutti i guai. Ci sono evidenti tracce di ecologismo naturalista in lui, perché la distruzione del pianeta sarebbe inevitabile per colpa solo nostra: l'Apocalisse è prossima e inevitabile. Così la pensava pure Heidegger: "Solo un Dio può salvarci" (!) così terminò il suo trattato filosofico principale "Essere e Tempo". Con questo atteggiamento solo negativo, ci si potrebbe anche sparare, perché non saremo mai in grado di risolvere i nostri problemi, tanto meno quelli ambientali. Eh no: questa è solo comoda rassegnazione disfattista e vero nichilismo!
Ci sono alcune critiche che porterei al tuo video: 1) "La medicina ha allungato l'invecchiamento: non è vero". Bisognerebbe prima di tutto definire l'invecchiamento, senza una definizione di invecchiamento chiunque potrebbe concordare o dissentire con te. Da mio punto di vista, l'invecchiamento per definizione non implica la mancanza di salute ma solamente un degradamento cellulare progressivo, che può portare a malattie e porta inevitabilmente alla morte. Dire che la medicina ha allungato l'invecchiamento inoltre non ha correlazione, dal mio punto di vista, con idee antiscientifiche. Penso che Galimberti volesse dire che in alcuni casi la medicina porta avanti una vita che altrimenti sarebbe già finita, il che non è una cosa né positiva né negativa in sé, è un fatto. Io credo che la medicina abbia allungato l'invecchiamento e non la vita, la reputo tuttavia una cosa positiva. 2) "Il capitalismo e gli assorbenti". Che il capitalismo si basi sulla creazione di un bisogno credo sia pacifico, quando vuoi vendere qualcosa devi instillare il bisogno di quel qualcosa, è una delle prime cose che insegnano a un corso di marketing. Ci sono dei bisogni naturali e necessari (come tu ben sai) e innaturali e non necessari, il capitalismo si basa sull'installare dei bisogni non necessari ma che portano o affermano di portare ad una certa comodità e raggiungimento di uno status. Siano ad esempio le moltissime pubblicità in cui più che un prodotto di vende l'idea del prodotto e delle qualità sottese che il prodotto può portare alla tua persona (le pubblicità delle auto su tutte come le ormai passate pubblicità sulle sigarette). Sulla comodità degli assorbenti non discuto, credo che la differenza che si può portare sia tra un aspirapolvere e un altro in cui l'unica cosa che cambia sia il design, più o meno accattivante, oppure un paio di occhiali dove l'unica cosa che cambia è l'estetica e non la funzionalità. 3) "Ostentazione di inattualità". Credo che Galimberti dica "Io sono greco" non per ostentare inattualità ma per dire che la sua concezione di tutti gli aspetti della vita non è di origine cristiana ma di origine greca. Forse lo intende anche dal punto di vista religioso, non ci vedo nessuna nostalgia o condanna del presente ma qualcosa che caratterizza il suo pensiero. Credere alla ciclicità del tempo contrapposta alla concezione lineare cristiana non credo sia impossibile in questa società, lo si può non condividere o meno ma non è una cosa impossibile. La concezione del tempo ciclico può essere riadattata al presente senza che sussistano per forza le stesse condizioni di vita degli antichi greci. Detto questo si può trovare un mio commento sotto il video di montemagno dove dico che Galimberti mostra evidenti segni di invecchiamento perché ripete sempre le stesse parole per dire gli stessi concetti. Ormai parla quasi per assiomi, il che rende abbastanza complicato stargli dietro e soprattutto lascia il fianco scoperto a moltissime critiche che partono da un'interpretazione soggettiva di questi assiomi, come il tuo video e le mie critiche mostrano.
Il famoso bisogno di gioielli che il capitalismo istillava nelle matrone romane... Dai su allora o il capitalismo è eterno, o abbiamo solo sposato le cose brutte della natura umana su questa bambolina voodoo che poi possiamo tempestare di spilli e maledire
Rick, ciao, solo adesso vedo il tuo video, interessante lo ammetto. Sono una tua collega epistemologia formata a Napoli e tu ben sai l'impostazione...sono legata agli albori dei ragionamenti di Benedetto Croce, di lui ho ogni possibile scritto. La tua chiacchera precisati va la tro o accogliente, scaltra e ben formata. Avrei tante aggiunte relative all'approfondimento di certe argomentazioni, alle precisazioni inerenti ai tuoi argomenti, che, per ripetere, trovo assai interessanti e a mio avviso aderenti all'immagine che ho del concetto di autorevolezza e dell'idea di Galimberti degli ultimi trent'anni...A mio umile avviso l' esimio, ex professore avrebbe potuto trascorrere il resto dei suoi anni maturi come in una vacanza, magari in sud América, perché no, e scrivere romanzi....ripeto, a mio avviso ovvio!!!
Gli errori sono dovuti alla mia mancanza di occhiali da vista.... Non vedo un tubo anche con le lettere ingrandite sul cell... Perciò mi scuso a... Posteriori
Ciao Rick innanzitutto complimenti per la passione che metti in quello che fai, lo trovo davvero esemplare. Dopo questa captatio benevolentiae passo al dirti perché penso che tu stia sbagliando nel criticare Galimberti su queste sue affermazioni specifiche. Infatti secondo me queste sono delle iperboli utilizzate dal prof per introdurre un discorso di carattere più generale, usando come pretesto un' affermazione forte e provocatoria ,come ad esempio - il pensiero anglosassone non conosce l astrazione - per poter catturare l attenzione dell'ascoltatore e smuovere un senso di disagio e disapprovazione . Penso che usi di proposito questo espediente per andare contro al politicamente corretto che è ostile al pensiero filosofico di cui lui si fa portatore .
Sono sostanzialmente d'accordo quando critichi la tendenza a mitizzare la fantomatica età dell'oro, questa mitica arcadia dove tutto era perfetto, mica come ora! Alla fine è il paradiso perduto, l'eden, non stiamo certo dicendo niente di nuovo. Anche sulla parte relativa ai progressi tecnologici, su quanto ci abbiano reso la vita degna di essere vissuta sono sostanzialmente d'accordo con te. A chi sostiene che la scienza e la tecnologia (a proposito qui ci sarebbe da discutere un po' sulla differenza tra le due e ne uscirebbero delle belle) ci hanno sì aiutato, ma anche instupidito e resi imbelli (tema ripreso anche da Massimo Fini oltre che da Galimberti, con il dovuto rispetto le identifico come velleità senili perfettamente descritte dalla strofa: dà buoni consigli chi non può dare cattivo esempio). Però, c'è un però, credo che quando lui dica di essere greco non si riferisca alla ciclicità del tempo o semplicemente ai bei tempi andati, ma tratti il tema della morte. Noi viviamo nel miglior mondo mai esistito epperò alla fine siamo terrorizzati dalle malattie e soprattutto dalla morte, quindi tutta questa libertà e questo tempo libero non siamo in grado di goderceli. La cosa buffa è che personalmente noto che più le persone sono religiose, più sono impaurite dalla morte, mentre dovrebbe essere il contrario e credo che lui stigmatizzi la "gestione" cristiana della morte verso l'atteggiamento greco. Bisogna poi fare un po' la tara al gigionismo da intervista che trasuda da Galimberti perché va bene la hybris e l'ubermensch, ma alla fine siamo umani, troppo umani...
Oddio Rick diciamo che pure durante il 900 soprattutto nella prima metà non è che sarebbe stato il massimo viverci. Sul resto sono pienamente in sintonia su quanto tu abbia affermato.
1) "Ma questo non significa che io possa farlo solo se ho letto tutti i libri di Galimberti, non è un'obiezione." Questo è vero, MA SOLO IN PARTE, Riccardo. Dipende sempre dall'aspetto su cui ti stai concentrando. Esempio 1. E' come se uno guardasse un paio di video tuoi o come se avesse letto un solo libro e poi si lamentasse del fatto che tu sia ignorante perchè "non parli mai di Spinoza." In realtà sei un esperto, ma la critica si basa su una conoscenza troppo striminzita del tuo repertorio. Esempio 2. E' come quando uno critica una persona che frequenta magari da diversi mesi ma di cui ignora il suo passato. Cos'è che si dice in questi casi? Si dice sempre, "Ma come ti permetti di criticare una persona senza conoscere quello che ha vissuto?" Quindi, sono d'accordo sul fatto che uno abbia il diritto di poter criticare un filosofo anche ignorando gran parte del suo lavoro, ma non sempre la critica è appropriata e, in funzione dell'aspetto della contesa, potrebbe richiedere maggiore conoscenza. 2) "Ma come ti permetti tu di criticare." Questa cosa lascia il tempo che trova :-) La critica è fondamentale, persino Galimberti lo mette in evidenza nelle sue conferenze. 3) "Galimberti è un genio e gli si può scusare tutto." Questa è un'obiezione mossa da un bambino di 12 anni…lascia il tempo che trova. 4) "Il pensiero anglosassone non conosce l'astrazione." Secondo me quando lui dice questo ha in mente il greco antico con il suo sterminato numero di parole ritagliate per definire qualunque cosa. E' un amante della cultura Greca dalla quale noi proveniamo, quindi credo che il suo errore sia quello di mitizzare questo aspetto senza tener conto dell'importanza che l'Inglese oggi assume in questo mondo. Comunque, Guglielmo ScrollalaLanza seguito da un gesto enigmatico (19:35) :-) x 100!! 5) "I giovani oggi sono deboli perchè non si procacciano più il cibo ma basta loro aprire un frigorifero." Sono totalmente d'accordo con te sul valore della tecnologia, meno sul discorso che Galimberti fa. Dipende da quale tecnologia parliamo. Cos'è meglio, dedicare 5 ore al giorno a facebook per leggere commenti, mettere video, triggherare questo o quell'altro oppure lavorare sodo su una start-usi riferisce all'assenza di forza biologica che condanna poi l'essere umano a vivere in una sorta di appassimento ineluttabile quando ormai nessuno ti cxgx più; quando ormai per la società sei solo un peso. Chiaramente lui si riferisce a ben altre età, diciamo dagli 80 in sù, non di certo ai 70enni che, al giorno d'oggi, sono più freschi di tanti 20enni. Lui ne parla persino in uno dei tuoi libri che hai consigliato, "I miti del nostro tempo", dedicando un capitolo alla vecchiaia, "Il mito della giovinezza." E tu stesso lo dici quando parli di mettercela tutta per vivere la vita al massimo delle proprie possibilità. 6) "Imprimatur per criticare." Questo è un tema spinoso. Cercherò di essere breve. Inizio col dire che io sono contento delle tue critiche. Io AMO chi critica e lo sa fare bene. Ma, per l'appunto, bisogna saper fare critica. Io cerco sempre chi critica, ma bisogna anche dire una cosa. Internet ormai ha dato voce a una massa di analfabeti, ignoranti e anche persone con un basso quoziente intellettivo. Gente che non se li filerebbe nessuno nel mondo del lavoro per ricoprire cariche importanti. Persone che non hanno mai dato vita a nulla di concreto con le loro idee e che mai lo daranno. Domanda: è giusto leggere/ascoltare critiche da persone così? Per quanto mi riguarda è una cosa odiosa. Questa gente 30 anni fa non avrebbe mai potuto esprimere nessuna idea stupida, oggi invece Internet da loro questa possibilità sfortunatamente. A te non darebbe fastidio se qualcuno che non ne capisce nulla di filosofia ti criticasse? Io sono sicuro che sarà capitato anche a te di imbatterti in persone che ti hanno vomitato l'inferno. E sono altrettanto sicuro che questa sia una cosa che tu detesti. A nessuno piace sta cosa qui. C'è sempre un limite al tipo di critica e a chi la muove. A me non piace quando do un'interpretazione logica di qualcosa e poi chi tenta di smontarla non sa nemmeno argomentare logicamente sia perchè non è capace, sia perchè non ha gli strumenti per farlo. 7) Parli di "pubblicazioni". Il fatto è questo: se io parlo con un altro matematico e questo matematico mi criticasse sul mio lavoro e su quello che scrivo nonostante io pubblichi mentre lui no, allora questa si chiama cialtroneria e dovrebbe essere spazzata via con tutte le forze. Viviamo già in un mondo che agevola il propagarsi di cialtroni, soprattutto grazie a Internet, è sempre bene dare la giusta importanza all'autorevolezza. Ma se uno esprime una critica nei confronti di situazioni di vita vissuta che ci coinvolgono e che esulano da argomenti di natura squisitamente tecnica, allora siamo entrambi alla stessa pagina. Ma non sottovalutiamo questo aspetto. Quindi, la "cultura umana" di cui tu parli vale ma sempre nelle giuste proporzioni. Io non criticherò MAI la tua filosofia perchè questo è il tuo ambito e se voglio parlare segnatamente di filosofia dovrei farlo alla pari con te. Ti critico quando ci sono passaggi che trasversalmente toccano altre aree, anche di vita vissuta. E' un fatto di rispetto che credo sia naturale. 8) Dal minuto 45:24 spettacolo. Questo è parlare con passione vs parlare come se avessi una pistola puntata dietro. Questa ultima parte - tempo ciclico vs tempo lineare - è molto interessante, ma richiede davvero un'analisi profonda. Buon natale, Riccardo.
Invito Rick ad introdurre la distinzione tra filosofia continentale e filosofia analitica, di modo da orientare i fruitori dei suoi contenuti in modo più chiaro, essendo la diatriba tra questi due orientamenti filosofici alla base delle critiche >di ed >a galimberti. Mi aspetto a breve un video a riguardo :)
premesso che trovo i tuoi video molto interessanti, vorrei farti una critica (a proposito 😂): secondo me ti dilunghi troppo nel ripetere le premesse che hai già ampiamente enunciato ad inizio video, e questo lo rende abbastanza pesante. Se proprio pensi che qualcosa debba venire sottolineato, consiglierei di farlo fin da subito già all'inizio e poi proseguire con ciò che vuoi dire :)
Hai sottolineato l'uso metaforico di alcune espressioni di Galimberti, ma lo hai fatto in senso debole a mio giudizio. Pur essendo critico su alcune riflessioni di Galimberti sul "tramonto dell'occidente" e sulle sue posizioni, se cosi possiamo chiamarle, sul progresso penso che bisogerebbe contestualizzare meglio il discorso "frigorifero" o "allungamento della vecchiaia" ed inquadrare queste considerazioni all'interno di una critica sulla "perdita della critica" che un determinato uso del progresso ,non il progresso stesso, sta in maggior modo sponsorizzando
Io ti apprezzo ma Galimberti dice tante cose giuste,già il fatto che lo contrasti ha valore e potere, Umberto Galimberti come tutti e come te dice cose che possiamo condividere o meno..Non tutti possiamo pensare allo stesso modo..Dai Galimberti è un filosofo valido come del resto lo sei anche tu..
L'unica critica che io farei a Galimberti è quella di avere una filosofia eccessivamente rigida: fluida si (argomenta con la leggerezza di una ballerina di danza classica), ma quando se ne coglie l'essenza allora diventa massiccia e molecolarmente rigida. E' questo che, probabilmente, gli impedisce di aprirsi ad un Presente che, anche a causa della Tecnica (e concordo con lui quando dice che il problema non è il progresso che ha portato la tecnica, ma il suo sviluppo - esasperato dall'economia - al punto da farla diventare fine e non strumento per il progresso dell'umanità), richiede una grande plasticità e adattamento - Resilienza - al continuo mutare delle condizioni esterne (climatiche, economiche, sociali). Ecco, penso che in questi termini lui sia pienamente cosciente di essere "rigido" ovvero "greco". (William Aiello)
come canta Caparezza "Un vero uomo dovrebbe lavare i piatti", mi piace o forse non mi spiace :p ma i lavori dovrebbero spingerti a migliorare un comportamento, ecco lavare sempre i piatti o indumenti potrebbe spingerti a migliorare l'uso e a dare importanza ad atteggiamenti che magari sono spreconi, perché probabilmente l'età moderna dei paesi ricchi è un periodo "semplicemente" di eccessi. Per inciso però lavare il pavimento o passare l'aspirapolvere non è inutile, è un lavoro che sicuramente tu Ric vuoi evitare, ma è sicuro anche che alcuni lavori pratici possono insegnarti qualcosa su di te, sugli altri, sul concetto stesso di utilità. Sicuro che sia un progresso voler evitare tutto quello che non ci piace? Per l'altra metà del video aspetterò domani, il cenone chiama! Buona Vigilia.
Gran chiusura dell'anno Rick. Splendidamente energetico questo video. ( Forse la citazione in inglese inastratto non è di Cohen ma di Neal Young). Al 2020!
Parli di progresso, ma dimentichi il senso del limite che ormai si è perso. Dovevi inserire queste tematiche nell’orizzonte della tecnica, che è la matrice da cui interpretare. Altrimenti non si capisce nulla. Non citi ilCristianesimo che per Galimberti ha inciso in maniera estesa in Occidente.
Seguo con piacere ed interesse Galimberti nei suoi video su youtube e lo farò ancora. Mi ha convinto però la tua disamina sul presente ,detestato dal professore, e mi ha indotto una riflessione che espongo: La tecnica che ci ha portati al benessere odierno non è mai stata una scelta ,quindi neanche una colpa. Quando la natura premia chi si adatta meglio e lo promuove ,indirizza il percorso peggio di un navigatore.
Immaginando un'anima nell'empireo che dovrebbe scegliere in quale epoca nascere, non sono sicuro sceglierebbe la nostra epoca, semplicemente perché tra 100.000 anni ci potrebbe essere un'epoca "migliore", e così via... così come sono sicuro che non vorrebbe nascere neanche nell'ultima epoca dell'umanità, potrebbe essere la migliore epoca di tutte, ma è l'ultima, lì finirà tutto il benessere conquistato fino a quel momento; un'anima nell'empireo che si ritroverebbe a scegliere in quale epoca nascere, probabilmente non vorrebbe proprio nascere: chi glielo fa fare a dover scendere dall'empireo? Chi glielo fa fare al bambino abitante della confortevole vita dell'utero materno a liberarsi del suo benessere? Galimberti se potesse essere greco, sarebbe probabilmente altrettanto scontento, se fossi nato tu, Rick, nell'antica grecia, saresti altrettanto contento perché quella sarebbe la migliore epoca vissuta dall'umanità fino ad allora, nel medioevo si rimpiangeva l'impero romano mentre si inventava la stampa, tecnologia inesistente nell'impero romano e che sicuramente migliorò la vita e la vista di molti amanuensi. Se, infine, Galimberti, tu, io, fossimo stati tra le morti infantili, tra i morti di peste, tra i morti in battaglia di un'epoca passata, la prenderemmo così come potremmo prenderla con gli strumenti che ci ha dato quel periodo. Per questo il presente è la schifezza migliore che possiamo vivere, ma non dimentichiamoci che il passato era il presente di qualcun altro. Tutto questo discorso, si potrebbe pensare, può stare in piedi solo con una visione positivista e progressista della storia, invece no: perché se in un'epoca peggiore di questa, l'abitante del futuro rimpiangesse la nostra epoca, varrebbe anche per lui questo discorso. Non può avere ragione chi "rimpiange" il passato così come non può averla chi è ottimista sul presente e dice che la sua epoca è la migliore di tutte le altre. Dunque, paradossalmente, lo schifo dell'antica grecia è lo stesso schifo di adesso: "Le età future recheranno con sé nuovi e forse inimmaginabili passi avanti nel campo della civiltà, accresceranno ancora la somiglianza dell'uomo con Dio. Pure, nell'interesse della nostra indagine, non dimentichiamo che l'uomo d'oggi, nella sua somiglianza a Dio, non si sente felice." S. Freud, Il disagio della civiltà
Buonasera Riccardo, Faccio fatica a capire in cosa consiste la tua critica al pensiero di Galimberti, perché in questo video non mi sembra di coglierne il senso. Dell'intervista oggetto di critica hai minuziosamente esasperato le frasi e le parole usate ....senza sfiorare invece i concetti che ne scaturiscono. Mi è sembrato di vedere la parodia dei commenti ai giornali del gossip in onda la domenica mattina. Mi aspettavo una critica da filosofo e non alla Gianni Ippoliti. Ti seguo con interesse, buona serata
Che dire Rick, mi hai salvato dal pomeriggio del 25: parenti sul divano che chiedono come va l'università e la morosa? No grazie io ho questo! XD Grazie e buon Natale, sia a Rick che a tutti.
Proprio perché ti stimo, ti seguo (quando posso) e ti critico (se posso). Vedo qua commenti molto pertinenti e anche trollate (vabbeh). Sono contento che altri ti mettano in dubbio e sollevino obiezioni, perché é il confronto fra i migliori che produce eccellenza. É un piacere seguirti, sia per la forma che per i contenuti, la mia critica scelta in questo caso, o meglio consiglio, é di essere più conciso. E il mio desiderio (personale) é anche che tu torni ad essere il Rick che ho conosciuto, cioé meno prezzomolo, perché é fisicamente impossibile seguirti su tutte le piattaforme e mi scoccia perdermi cose interessanti. Io vorrei avere 15 anni nel 1980: la musica, i colori, i capelli cotonati, le spalline e i leggings, la meraviglia della scoperta prima dei depressi grunge...chi non vorrebbe (ri)vivere ste cose?!?! 😝 Cambiano i tempi, cambiano i problemi, cambiano gli errori. Oggi non é nè meglio nè peggio di altre epoche. La longevità avrà sicuramente un prezzo da pagare (risorse, competitività?). La natura é di per sè violenta e selvaggia, ma imparziale, noi siamo delle comparse.
Voglio commentare prima che tu entri merito, perchè a prescindere dal merito delle tue critiche e dalla loro qualità, voglio difendere il diritto tuo e di tutti di presentare critiche argomentate su chiunque e qualsiasi cosa, ognuno con i propri mezzi e strumenti, al meglio delle proprie possibilità
Sperando che chi come me è ignorante si renda conto di avere limiti. (poi capita il giorno sbagliato in cui ti si chiude la vena e spari cavolate assurde sputando mer*a sul tipo perché il tuo mondo è pesantissimo e finisci col confondere ogni cosa). A naturalmente, basta saper sapere chi si è. e dire ciò che si pensa con cuore puro e occhi limpidi. (cioè in piena coscienza di se). E questo serve anche per riconoscere i propri errori, assumendosene responsabilità. (esempio personale, ho dato dell'ignorante e del vecchio ad un ricercatore che ha anagraficamente 6 mesi più di me... che figuraccia 😭)
Rick non si tratta di lesa maestà o ipse dixit, confondi autorità (illegittima) con (legittima) competenza. Il quattordicenne è chiaramente libero di esprimere tutto ciò che gli passa per la testa ma da questo a dire che quanto dice abbia lo stesso peso (in quanto "libera critica") di quanto afferma un laureato in filosofia o ancora peggio un professore di filosofia è una idea bizzarra frutto di questi tempi di appiattimento e superficialità. E' l'idea che ha fomentato idioti come i terrapiattisti e i no-vax. Ovviamente la questione annosa è se la filosofia sia paragonabile alla scienza da questo punto di vista: filosofia "popolare" Vs filosofia professionale.
Superficialità è non analizzare il contenuto di una affermazione e derogarne la determinazione della bontà in funzione dell'autore. Ben chiaro, che non vuol dire che una persona non istruita in materia abbia le stesse probabilità di formulare una affermazione valvole, rispetto ad una persona istruita. Per favore non abbassiamoci al livello cognitivo degli idioti che elencavi sopra.
@@mariobajardi Non parlo di 'superiorità' intellettuale/umana tout court...mi pareva fosse chiaro che ci si sta riferendo -come da video di Rick- a critiche filosofiche, con filosofia intesa nel senso di materia di insegnamento e non solo condizione esistenziale. A meno che non si creda che un laureato in economia possa esprimersi sulla manovra di bilancio con la stessa competenza di uno studente delle scuole medie (il che può ovviamente capitare, ma sarebbe una altrettanto ovvia eccezione alla regola se si presume il principio di competenza; che è poi uno dei principi che regge la nostra società), dovrebbe essere scontato che chi ha una specifica formazione filosofica può disquisire di questioni filosofiche con più competenza argomentativa, lessicale, storica rispetto ad uno cui manchi la medesima formazione.
@@G12Sish Per "analizzare il contenuto di una affermazione e derogarne la determinazione della bontà" nell'ambito di qualsiasi disciplina è necessario essere in possesso di strumenti che solo una formazione specifica può far acquisire..vale per il medico come per il filosofo. Sono abbastanza sicuro che ti fideresti più della diagnosi di un medico laureato e di provata esperienza piuttosto che di quella di un mago guaritore senza nemmeno il diploma superiore.
@@leopoldofregoli3817 Ti sei dato già una risposta filosofia e scienza in questo caso sono diverse la faglia di separazione è l'efficacia ovvero l'effetto che si spera di produrre con una tesi. Una decisione sul vaccino va fatta in base a il feedback della comunità scientifica e non del singolo membro. Nel caso di questo dibattito mi spieghi che cosa significa "pesare" in funzione di cosa deve avvenire questa pesatura e a quale scopo?
Nell'ultimo secolo il metodo scientifico ha portato a tanti e tali risultati da essere diventato dominante rispetto a tutte le altre discipline, quasi fagocitandole: della natura della realtà parlano i fisici teorici; dell'origine della vita i biologi; della coscienza le neuroscienze. É evidente che un certo tipo di ambiente culturale italiano, prevalente in passato, si senta oggi minacciato
"Non ci sono più pandemie."- Rick DuFer, dicembre 2019
Rick, mannaggia ce l'hai tirata
AAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAH, ho appena stoppato il video per cercare commetnti del genere
@@mariagabrielladiecidue8973 anche io xD
@@mariagabrielladiecidue8973
Anch'io 🤣 in questo preciso momento. Rick ce l'hai mandata tu!
Incredibile 🤣🤣🤣
Porca miseria, è un profeta
@@giorgiocozzatelli5079 Mica tanto. Ha detto che abbiamo debellato le pandemie e ne è arrivata una. Io non lo definirei profeta hahaha.
46:54 "Abbiamo sconfitto le pandemie"
3 mesi dopo... Covid19 è entrato in chat
Esatto siamo ricaduti nel passato, in quel vivere ciclico, perciò inoltro una critica a Rick o meglio quello che interpreto quando dice di guardare il presente e migliorarlo. Come fare? Bisogna fare un confronto con il passato ma senza cadere nella nostalgia del passato come tanti fanno e forse anche Galimberti. Quello che manca per stimolarci a migliorare oggi è forse la non consapevolezza che non si stava meglio quando si stava peggio, bensì che si sta meglio quando si sta meglio. Importante è ricordarci del passato o quando si stava peggio. Altrimenti Rick come si fa a guardare al presente e migliorarci? La pappa già pronta non stimola l innovazione se non si è consapevoli di quello che tu comunque hai spiegato bene, cioè i vantaggi rispetto al passato. Ecco che arriva il covid 19 a ricordare libertà e progressi che poco prima erano per molti inconsapevolmente ovvi. Inprimis per il sottoscritto.
SE POTEVA STA ZITT
Che roba, altro che Tiresia
e invece no io sono convinto veramente che il covid sia partito da Rick che dice abbiamo sconfitto le pandemie. E ora mi deve una pasquetta, come la mettiamo?
Il covid non è neanche lontanamente paragonabile, sottolineo neanche lontanamente paragonabile, alla mortalità di colera, vaiolo e peste
Critica alla critica:
1)Galimberti non dice che gli anglosassoni non sono in grado di astrarre, dice semplicemente che è una lingua nella quale è radicato il riferimento alla persona/cosa, dunque sarebbe più concreta. A differenza del tedesco che è una lingua molto più concettuale, maggiormente volta all'astrazione. Altrimenti giustificami il perché la filosofia, da sempre, ha posto così tanta attenzione verso il tedesco e il greco e non, ad esempio, verso l'inglese.
2) Tutto giusto quello che dici. Se non fosse che parti da un presupposto sbagliato. Galimberti non critica l'essere vecchi, la vecchiaia in sé. Critica il fatto che nella società odierna la vecchiaia viene concepita principalmente come una condizione da cui rifuggire, come decadimento, scarto, inutilità, anticamera della morte. Perciò i cosmetici, i liftin ecc. per rincorrere il mito della giovinezza. È una critica alla società.
3) L'aspirapolvere è un bisogno indotto? Anche qui, sembri prendere un presupposto comodo per argomentare. È chiaro che no. Come la penna, è un bisogno indotto? No. È chiaramente un valore aggiunto rispetto a china e calamaio. Ma le scarpe firmate? Si. Il super prodotto che pulisce da dio il vetro del caminetto? Pensa che idiota quando scopri che basta usare la cenere. (esempio estremizzato). Se così non fosse perché esistono gli influencer e oggi rivestono così tanta importanza? Rispetto ai filosofi, magari. Questo è il senso dei bisogni indotti a cui si riferisce, non di certo all'aspirapolvere.
3) Sui greci. La visione ciclica non nega la progettualità. Tu, vivendo, sei consapevole dell'ineffabilità del futuro, in ogni caso. Perciò, la progettualità del tuo futuro è una prerogativa indispensabile. Come dice Deleuze su Nietzsche si cade in errore se si crede che l'eterno ritorno significhi ritorno dello Stesso. Nel video precedente hai esordito provocatoriamente così: "se ci fosse la possibilità tecnica di renderlo immortale (Galimberti) accetterebbe subito". Credo sia un giudizio frettoloso. Posto che il fondamento etico dei greci è il senso del limite (Non oltrepassare il tuo limite, altrimenti prepari la tua rovina) la posizione di G. andrebbe collocata sempre in funzione di una critica alla società: riproporre un fine, indirizzare ad uno scopo comune, equivale a porre un limite in una società senza limiti. È questione di weltanschauung. Certo, non siamo mai vissuti in un'epoca così positiva (Steven Pinker) Tuttavia la ricchezza sta, appunto come hai fatto notare anche tu, nelle possibilità che essa offre. Ma il problema è come queste vengano poi utilizzate nella maggior parte dei casi e la velocità che non consente di metabolizzare il progresso. Il problema è la distruzione di ogni pensiero umanistico: la Filosofia, ma pensiamo anche all'Architettura sono disvestite. Gli ultimi umanisti, quanto contano oggi? Quasi niente (dove il "quasi" è speranza). Eppure io credo che siano il fondamento di una società e di una città. Oggi sembra mancare, proprio per questo, quel mettere in discussione il senso delle cose. La filosofia dovrebbe criticare la società, metterla in dubbio.
Spero che accolga positivamente la mia critica. Un abbraccio.
Complimenti per il pensiero espresso, per forma e contenuto. Anche a me sembra che rick sia partito da presupposti errati in alcune sue critiche, come anche l'interpretazione sulla questione della vecchiaia.
Apprezzo il video di rick, sicuramente galimberti ha detto qualche cosa fuori posto in quell'intervista. Personalmente l'ho trovato poco lucido, anche fisicamente.
Triggered
Andrea Di Liddo bravissimo. Credo che difficilmente non si possa esser d’accordo.
Galimberti è stato il primo uomo su cui qualsiasi concetto proferisse avevo il pregiudizio di non metterlo in discussione e forse qui mi ha aiutato rick ciononostante non metto tuttora in vera discussione galimberti.
Sarà quel che sarà,non esecratemi però per me è il miglior divulgatore di sempre❤️
@@frapuglie7703 va messo sempre in discussione chiunque. Sempre, anche i più grandi pensatori avevano difetti. Tra chi era razzista, chi usava prostitute (o peggio) e chi ha espresso anche concetti assurdi è impossibile non vedere la fallibilità umana anche nel genio.
D'altronde sono si fenomeni, ma sempre umani. E come tali, fallibili. Anche Maradona sbagliava i rigori.
1) Io, sinceramente, non vedo questa mancanza di filosofia negli inglesi, anzi, di sicuro negli ultimi anni ci sono stati più filosofi inglesi che italiani, per esempio. Poi questa critica all'inglese non la capisco veramente. Ogni lingua può essere concreta e concettuale, è per questo che ci sono autori di astrazione e di realismo di ogni lingua.
2) "Critica alla società" Ma che vuol dire? Se una persona di 60 anni ha un'ossessione per cui deve sempre apparire giovane, è un problema di quell'individuo. Sono gli individui, con le loro differenze, a formare la società, come diceva Popper (un filosofo inglese). Sono in disaccordo quando dici che alla vecchiaia non è riconosciuto più un valore in quanto saggia, colta ecc. Secondo me in Italia avviene l'opposto, troppe persone non criticano le autorità (quello che afferma Rick nel video).
3) A me pare che Galimberti si riferisca agli assorbenti, che sono più vicini all'aspirapolvere che ai capi firmati come esempio.
4) Distruzione di ogni pensiero umanistico? Ma dove? Soprattutto in Italia c'è anzi una distruzione del pensiero scientifico. Questa convinzione che la scienza non pensi e che se non divenisse tecnica, la scienza sarebbe inutile. C'è invece un'idolatria verso le materie umanistiche, che non possono essere criticate perché sacre. Ti consiglio il video di liberi oltre "Aboliamo il classico" nel quale Rick spiega chiaramente la situazione attuale. La filosofia è criticare altri filosofi, è scambio di idee, non una critica alla società. Di nuovo, come dice Rick nel video, Schopenhauer che critica Kant è filosofia, ed è il confronto, lo scambio di idee (soprattutto fra filosofi), che arricchisce la conoscenza.
Galimberti: “siamo deboli perché non cacciamo più e la medicina allunga solo la vecchiaia”
Rick du Fer: 46:35
*nello stesso istante a wuhan*
Sconosciuto forte: Che fame, tò guarda un pipistrello. GNAM.
Galimberti dice che: abbiamo allungato la vecchiaia non la vita, non è la stessa cosa con: la medicina allunga solo la vecchiaia. Io non so se travisate apposta o proprio non ci capite una mazza.
@@maestroubriaco tutte e 2.. non capiscono un tubo, ma quando c'è qualcuno che lo fa loro notare, allora travisano.. che è classico del dufer
Quindi, se ho capito bene, la sola argomentazione (sul piano del pensare) rispetto al perché non potremmo dirci greci sarebbe: una concezione lineare del tempo è migliore (semplifico brutalmente) rispetto ad una concezione ciclica del tempo. A partire da questo argomento, un corollario: tale concezione lineare del tempo, ha permesso, tra le altre cose, la nascita della scienza moderna. Infine, per mostrare i concreti benefici che la già citata scienza moderna ci ha concesso di ottenere, la ripetizione di alcuni dati presentati nei libri di Pinker e Rosling (ho letto, parzialmente, quello di Rosling).
Io davvero sono spaesato. Quelle che hai detto mi sembrano ovvietà. Dopo aver ascoltato questo video mi vien da dire: bene, ok, sono d'accordo. E quindi? Di che cosa stiamo parlando, concretamente? Ripeto: mi pare che quel che hai detto è ovvio, scontato. E mi piacerebbe tanto che, tenendo ferme le cose che hai detto e i dati riportati, ci si possa mettere a pensare in maniera un po' più seria. E, magari, criticare consapevolmente anche il "pensiero scientifico" (qualsiasi cosa questa affermazione possa significare).
Esempio pratico di possibile serietà: è ovvio che quando Heidegger critica la scienza moderna, sostenendo che "non pensa", non si riferisce agli enormi e indiscutibili vantaggi che la scienza moderna ci ha concesso di raggiungere, ma alla ragione strumentale che la sostiene e che le consente di stare in piedi.
Ma anche queste sono ovvietà (e sono convinto che lo siano anche per te).
Proprio per questo, caro Rick, credo che la questione stia tutta al minuto 30 (circa). Più o meno testuale: “La filosofia è, da sempre, quel discorso umano in cui contano solo le argomentazioni, ed esse si valutano sulla base del momento e del contesto in cui vengono espresse”.
E cioè: non parlate (tu, Galimberti e i vari filosofi citati polemicamente) della stessa cosa. Per te filosofia vuol dire una cosa, per loro un’altra. Per te pensare vuol dire una cosa, per loro un altra. Eccetera eccetera.
Così facendo (e cioè fraintendendo e fraintendendo ancora) a parer mio, si alimenta solo la confusione, la chiacchiera, il disordine.
Chiudo dicendo che, per quanto mi riguarda, filosofia, in senso forte, non è certamente quel discorso umano in cui contano solo le argomentazioni.
E, in fondo in fondo, non credo possa essere così nemmeno per te.
Buona serata e buone feste!
Molti dei passaggi del discorso di Galimberti non sono fraintendibili: sono proprio falsi. La frase "la scienza non pensa" heideggeriana critica la mancanza di teleologismo (e di autolimitazione) da parte della tecnologia. Ad oggi, gli scienziati hanno avuto decisamente ragione a non tarparsi le ali da soli, o a dare un significato ultimo al loro operato, e i numeri (nonché l'aumento delle possibilità di godimento della vita umana) ce lo dimostrano.
Grazie Andrea, altro che le critiche ai video si riassumono in:
chi sei tu per criticarlo?
hai letto tutti i suoi libri?
ecc...
ho letto nei commenti molte brevi critiche alla critica di uno spessore di gran lunga superiore alle palesi manipolazioni retoriche di Riccardo di un livello tale che, anche per me, non può non esserne consapevole.
bah.
misteri umani.
tutto marketing per visualizzazioni?
ormai non mi resta che pensare a questo, ma di certo siamo molto lontani dal filosofare per come lo intendo io, miserabile signor nessuno.
@@SimoneCarp Ciao. Premetterei questo: non ho letto libri di Galimberti, e la parziale e limitata idea che mi sono fatto di lui, me la son fatta ascoltando ascoltando qualche conferenza qui su UA-cam. Mi pare che alterni spunti interessanti a semplificazioni sconcertanti (un solo esempio: il ritenere che i ragazzi di oggi sarebbero smidollati perché non vanno a caccia di cinghiali o simili nelle foreste).
Non è questo, però, il punto. Quel che volevo dire è che ritenere che filosofia sia "porre critiche argomentate", oggi, per me, non fa altro che alimentare la confusione che ci circonda.
Il fraintendimento di cui parlo, per dirla più chiaramente, consiste in questo: da Platone a Wittgenstein, da Spinoza a Heidegger (con le ovvie e dovute distinzioni) praticare la filosofia ha significato ricerca, esigenza della Verità. So che può suonare (questo sì!) inattuale: ma praticare la filosofia, in senso forte, questo significa (ti consiglio un bel video di Annaliside sul Libro VII della Repubblica di Platone).
E il primo grande insegnamento (penso agli Stoici) della nostra grande tradizione, se si vuole fare qualche passettino in quella direzione, sta nel cercare di prender le distanze dal soggettivismo, dalla ragione strumentale (che è evidentemente parziale, condizionata, limitata). Non nel ritenere di costruire un discorso critico ben argomentato, per quanto possibile brillante e convincente, a sostegno di questa o quella interpretazione del mondo. Quei discorsi (e i miei per primi, quando ci casco) hanno spesso a che fare solo con orgoglio e amore di sé (più o meno inconsapevoli).
Detto questo, tornando ad Heidegger, tu dici, giustamente, che l'espressione "la scienza non pensa" critica, tra le altre cose, la mancanza di autolimitazione della tecnologia. Ti chiedo: ha senso rispondere a questo citando Steven Pinker? Più in generale: ha senso criticare, in questo caso, Galimberti e le sue posizioni filosofiche (ad esempio, rispetto alla questione del nichilismo) snocciolando dati? È evidentemente una scelta, uno modo possibile di procedere. A me non convince. Di dati ce ne sono molti. Ci sono per esempio i dati sul disagio emotivo e psicologico in Europa, e, per quel che posso capirci, non mi sembrano incoraggianti.
I dati vanno infatti interpretati.
Un esempio, e poi chiudo, della ragione per la quale considero questo modo di procedere così discutibile.
Rosling, nel suo libro più volte citato, ad un certo punto arriva ad accostare la libertà e la felicità umane al numero di chitarre (chitarre!) pro capite. Il senso è questo: visto che essere liberi significa avere del tempo libero (!?!?), più chitarre ci sono in giro, più questo indica che abbiamo il tempo di suonarle. Quindi: più chitarre (in questo insensato modo di pensare) uguale più libertà.
Inutile dire che arrivato a quel punto non ce l'ho più fatta a proseguire nella lettura, ho chiuso il libro e l'ho sistemato in libreria.
Ciao, buona serata.
@@SimoneCarp Buongiorno. Un paio di premesse. La prima: non credo ci sia bisogno di lanciar frecciatine rispetto alle capacità di astrazione altrui. La seconda, rispetto al riferimento alle dittature: mi è sembrata un'espressione infelice. Non credo ci sia bisogno di sottolineare quanto le nostre moderne democrazie siano preziose e quanto bisogno ci sia di custodirle.
Detto questo, scrivendo quel che ho scritto intendevo: i dati spiegano tanto (e spesso forniscono spiegazioni, per quanto possibile, aderenti alla realtà) ma non spiegano tutto.
Quindi, ripeto quello che ho scritto, forse non troppo chiaramente, nel primo commento.
Io sono d'accordo con quello che hai detto. Delle tue premesse, non cambierei una virgola. Non intendo discutere lo straordinario livello di benessere che la tecnologia ci ha concesso di ottenere. Anzi, lo difendo a spada tratta.
Quel che intendo discutere è la piattezza e la unilateralità della conclusione: "[...] La sua vita è di gran lunga più felice, in media, di quella di una persona del passato".
Non c'è dubbio che, da un certo punto di vista (quello del benessere materiale e dei conseguenti vantaggi, delle conseguenti straordinarie possibilità che esso comporta) questa affermazione sia sensata. Ma non si può, per me, ridurre così il discorso.
Quel che intendo dire è, con Wittgenstein: "[...] Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppur toccati" (è una citazione parziale. Si tratta della proposizione 6.52 del Tractatus). Questo è il punto. E mi sembra che, di questo, si possa discutere.
Ciao, buona giornata.
P.S.: leggendo Rosling pensavo che l'idea di libertà sottesa all'equazione più chitarre uguale più libertà e felicità (semplificazione) è strepitosamente marxista.
Scriveva Marx che la condizione della futura società comunista renderà possibili "fare oggi questo, domani quello, al mattino andare a caccia, al pomeriggio pescare, a sera dedicarsi all'allevamento del bestiame, dopo cena discutere di quanto avrò voglia [...]" (su internet si trovano agilmente i riferimenti della citazione). Magari tu, Rick, Pinker e compagnia siete più marxisti di quanto crediate. È una battuta, se stessi scrivendo da un telefono avrei aggiunto una faccina che ride.
@@andreabandini1370 mi scuso per il tono, sicuramente inopportuno. Ma il lavoro di informazione che la famiglia Rosling (senza considerare Pinker, Roser, eccetera) sta facendo è, secondo me, eroico. I nostri discorsi viaggiano su binari paralleli, nel senso che il tuo obiettivo è un bliss point praticamente irraggiungibile, con o senza la scienza (42, direbbe qualcuno). L'obiettivo dei vari Dufer, Boldrin eccetera, è promuovere un mondo in cui esista la *libertà* di dedicarsi ad attività speculative (o anche no), che viene garantita dal tempo libero dal lavoro, dalla pulizia della casa, e anche dai figli. Le domande ultime rimangono lì, e forse un giorno gli sforzi collettivi riusciranno a scalfirle. Ma senza il progresso, vengono a mancare le precondizioni. Quindi no, il consumismo ed il materialismo non sono il fine ultimo, quanto piuttosto un side product messo a disposizione di chi si accontenta di riempire la propria vita con questioni meno articolate, e che possa renderli felici/meno infelici. O anche a disposizione di chi, tra una ricerca e l'altra, abbia voglia di farsi una partita a Mario Kart...
"Platone mi è amico, ma più amica mi è la verità"
"Galimberti non mi è amico, ma molto meno amico mi è Riccardo"
La verità.
La grecità di galimberti è psicologica e mistica, il prendere sul serio la morte e cercare un senso. Ho letto Pinker, sono entusiasta del tempo in cui vivo per le sue comodità e per le speranze di vita, ma questo non è tutto, la domanda di senso è ineliminabile e il senso della vita passa dalla riflessione sulla morte. "Di ciò ognuno di noi soffre, anzi forse questa è l´essenza del dolore che deriva dal fatto che, forniti per natura di una coscienza, viviamo vite irriflesse, a cui non prestiamo la minima attenzione. E allora o ottundiamo la coscienza con il lavoro e l´evasione o la lasciamo nel dolore di una domanda senza risposta" dice Galimberti. Il benessere ci permette di distrarci all'infinito rimandando o rimuovendo questo confronto inevitabile, e questo fa si che non si sviluppi la saggezza, cosa che invece veniva cercata nei tempi antichi (greci, india di 2500 anni fa con Buddha). Di questo dovevi parlare secondo me.
La vera domanda è, alla morte cessa la vita (intesa come BIOS) o la percezione(?) :)
-Oni
Ma farsi queste domande esistenziali non fa sentire depressi anche a voi? Se è dato che quello che elaboriamo è un complesso di informazioni recepite dall'esterno non è forse da quest'ultimo (dall'esterno) che dovremmo dedicarci principalmente?
Da dentro cosa troviamo se non concetti individuali che non si può sapere se coincidono con quelli oggettivi della realtà.
Rispondo principalmente a @sha tagliente
Sei entusiasta ? Entusiasta di governi che ti inducono a iniettarti sostanze sperimentali e neppure ti risarciscono se stai male o muori ? Entusiasta di una società che ignora violenza, povertà, deprivazione culturale e che fa del profitto il suo mantra? Sei proprio sicuro che vada bene così ?
L'idealizzazione della Grecia antica è profondamente sbagliata e fuorviante.Innanzitutto, pratiche come la pederastia implicavano relazioni sessuali tra adulti e adolescenti, spesso con chiare disparità di potere. Questo non può essere visto come positivo o ideale.Inoltre, il primitivismo artistico rifletteva una visione colonialista e razzista delle culture non occidentali, considerate "primitive" e usate come fonte esotica senza una reale comprensione.Anche la paideia greca, con la sua enfasi sulla formazione del futuro cittadino, trascurava l'individualità e i bisogni specifici dei bambini.Non possiamo poi dimenticare come la violenza e la coercizione fossero parte integrante di educazione e politica nell'antica Grecia, e come l'arte celebrasse standard di bellezza irrealistici ed ideali.
Ma era criticabilissimi anche per un motivo c3rto. Conoscevano che avevano forti limit. E ne erano consapevoli. Limiti soprattutto territoriali, non erano potenze mondiali. Poteri politici abb. limitati perci.o,@@TheVisionaryX
Rick DuFer 23\12\2019: "...attualmente non abbiamo più nessuna pandemia in corso!"
covid19: hold my beer.
Il tuo discorso sulla critica come strumento di confronto per distruggere e ricostruire un pensiero e poi superarlo, mi ha fatto ripensare ad un poeta inglese che ha fatto del confronto tra gli opposti la base della sua poetica: William Blake. Ebbene questo poeta era un visionario che, seppur utilizzando una lingua che a detta di Galimberti non riesce ad astrarre la realtà perché troppo tecnica, ha costruito una poetica che evadeva la realtà stessa.
Io ho seguito quasi tutte i suoi (di Galimberti) seminari e i suoi interventi che si trovano qui su UA-cam e non riuscivo a togliermi dalla testa il fatto che alle volte fosse così categorico su alcune delle sue argomentazioni, o di come a volte facesse delle considerazioni (come il fatto di essere greco o pessimista) per giustificarne di altre (come il fatto di non avere nè speranza , parola per lui cristiana al pari di salvezza, nè soluzioni per il mondo che lui vede finito). Ho persino coinvolto dei miei amici per discuterne, prendendo le sue parti, per vedere come loro potessero controbattere, ma con poco successo.
Quindi grazie per avermi dato un altro punto di vista sul quale riflettere, di aver esposto un pensiero "opposto", critico al prof. Galimberti, così da poter dare la possibilità a me e ad altri di costruire un pensiero che vada oltre, come faceva William Blake.
Forse il problema sta nel fatto che la gente vede nella filosofia (e nel singolo persiero di qualcuno) una via, qualcosa da seguire e difendere a spada tratta più che un dialogo e un dibattito (che implicitamente racchiude le critiche).
Sono d'accordo e lo dice uno che ha rigettato buona parte del pensiero di Galimberti (non ho ancora visto il video, sicchè non mi esprimo per il momento su quanto ha detto RickDuFer) ma questo vale per chiunque, filosofo o meno. Basta che questo qualcuno, in un modo o nell'altro, abbia una sorta di autorità, anche una autorità non riconosciuta. Galimberti, tutto sommato, è un brontolone quasi innocuo (dico quasi, perchè qualcuno è stato querelato da lui, ma questa è un'altra storia). Molto molto ma molto più pericoloso è uno come Diego Fusaro. Primo perchè è giovane, secondo perchè ha molto più seguito di Galimberti, terzo perchè il suo pensiero è palesemente autoritario e veicolo del più bieco complottismo gentista condito da paroloni forbiti, per dare ad intendere di essere una persona dalla vista lunga.
@@gn161 ma se tutto per lui deve ridursi a rossobrunismo (Casapound e Partito Comunista di Rizzo), Fusaro può essere pure Dio in persona, ma può andare nel classico posto dove non batte mai il sole. E le sue non sono "proposte", sono verità assolute, da come si esprime e da dove le divulga (dai convegni de Il Pensiero Forte, soprattutto)
@@gn161 Puoi consigliarmi un libro/video (anche in inglese) a riguardo?. Mi interesserebbe esplorare anche altri punti di vista sull' argomento.
Questa è una ottima osservazione,è importante riflettere però sul fatto che sta a noi decidere per quanto percorrere un determinato sentiero e soprattutto quale valore dare all'esperienza che esso ci dona. Già l'essere in cerca di una via è un ottimo punto di partenza,infatti,niente ci vieta di scorgere un'altra e cambiare strada senza dimenticarci dei ricordi legati alla precedente.
Disco Stu infatti,è la "gente" che difende per fede il pensiero di Galimberti,perché egli stesso come sostiene nelle sue riflessioni più ché consolidare certezze vuole estrapolare domande
Sono uno studente di medicina, volevo solo dire una cosa riguardo al punto a cui ovvio che mi riferisca:
-10 anni fa una diagnosi di melanoma significava sapere se saresti sopravvissuto per 2 o 6 mesi, con 0% di sopravvivenza
-adesso con una diagnosi di melanoma a distanza di 5 anni si ha la possibilità di sopravvivenza del 30%
...ne riparliamo tra 10 anni :)
continua a studiare bravo 😅
E quindi? Galimberti mica ha criticato questo
@@Francesco.v leggiti galimberti e vedrai di sì
Sono un ingegnere di 70 anni in pensione, e quando il mio Runba lavora e spazza il pavimento, mi affascino a guardarlo, pensando a tutta la matematica, la fisica e la tecnologia che è in un oggetto che mi sono portato a casa con 200 € !
Questo è progresso ! Portarsi a casa tutti un' opera d' arte, a patto di capirla.
C'è gente meno acuta che per trovare del romanticismo deve guardare all'antica grecia.
Se il progresso fosse solo quello, saremmo tutti d'accordo. Mi pare però che, come dice galimberti, la tecnica esiga il suo tributo. Non mi pare di vedere traccia di tributo, nel suo intervento. E, nel caso lei creda che non ci sia tributo, evinco che lei semplicemente viva nello 0,01% della popolazione mondiale in termini di ricchezza e che se ne fotta del genere umano. Senza contare che incantarsi davanti ad un aspirapolvere non è quello che chiamerei progresso della mente umana.
mi sembra coerente alla forma mentis di un ingegnere considerare arte un aspirapolvere automatico prodotto in serie e meravigliarsene per ore...
la differenza tra arte e artigianato, e arte e techne, era già nota agli albori della nostra civiltà occidentale, ma pare che la abbiamo persa.
se però vogliamo fottercene di ogni differenza direi che tutta la matematica, la fisica, la chimica, la biologia, l'evoluzione genetica,... che stanno dietro al mio cane e al mio gatto superano di gran lunga lo stupore che mi offre il tuo runba...
anche osservare il fuoco mi rapisce per ore, o l'oceano e le sue onde, o il cielo stellato, o la luce che filtra tra i rami e le foglie mosse dal vento.
l'arte nasce dalla meraviglia per la meraviglia che non abbiamo creato noi ma ci precede e sovrasta.
il mistero della vita e dell'esistente.
ma chiamiamo pure progresso lo stupirci per qualcosa creato in serie da noi e che non ha mistero alcuno da svelare.
meritiamo di diventare schiavi di ciò che stiamo creando nell'orizzonte di un transumanesimo sempre più vicino.
@@danilo4631 stai bene?
da cosa deduci che starei male?
dal fatto che adoro contemplare la natura e l'arte e non la tecnologia in serie?
Caro Rick, penso che tutto ciò che dici sia innegabilmente giusto ma che non sia una efficace critica al pensiero galibertiano per un semplice motivo: il focus. È chiaro che a livello di società e progresso si viva decisamente meglio oggi rispetto che nell'antica Grecia, ma a quale prezzo per il singolo individuo? Credo che la sfiducia che Galiberti abbia per il presente sia principalmente legata allo sNaturamento di Essere Umani, allo sradicamento dei miti e dei limiti che erano espressi massimamente al tempo dei greci e che secondo Galimberti (e anche secondo me) ci permettono di vivere meglio o comunque più in "armonia" con la nostra condizione di essere viventi. La società attuale, ha ottenuto sicuramente indiscussi traguardi ma al prezzo di rendere l'individuo un ingranaggio che verrà eliminato quando non più utile e non solo: la sua importanza,il suo status e la sua soddisfazione personale ormai dipendono totalmente dalla utilità che questa persona può portare alla società affrettandosi nel completare gli studi di modo da trovare la sua nicchia, la sua etichetta in questo mondo; pena il non saper più chi si è oltre che numerosi attacchi d'ansia perchè non si sa che cosa fare della propria vita: si vive con l'esame successivo da preparare. Insomma io credo che le premesse della tua critica siano sbagliate e ti consiglio di riascoltare qualche conferenza di Galimberti mettendo il focus non sulla società bensì, sul benessere psichico del singolo individuo e sulla sua qualità di vita non più in termini economici o di salute: voglio dire, al giorno d'oggi ci sarà un motivo se nonostante i traguardi scientifici la depressione è la patologia più diffusa nel mondo sviluppato.
Il romanticismo che dimostra il tuo commento è smontato pezzo per pezzo nel libro "Illuminismo adesso" di Pinker. L'invito ad acquistarlo è d'obbligo.
@@SimoneCarp ok però io sto male
@@pizzo1487 sei fortunato! Nel XXI secolo abbiamo dottori, terapisti e medicinali :) tutta roba innaturale!
@@SimoneCarp io consiglio "Avere o Essere?" Di Erich Fromm
@@diegomor5669 pure io
Rick, finalmente qualcuno che vede le cose per come sono, grazie ,non cambierei mai la nostra epoca il nostro tempo, con epoche passate mai anche perché donna figurati...grazie
Midnight in Paris di Woody Allen credo sia un film fondamentale per comprendere l'illusione che il passato sia migliore, e quanto sia importante liberarsi di questa illusione, nonostante il fascino che il passato giustamente può continuare ad esercitare su ognuno di noi. Fascino che si spera, comunque, non svanisca mai.
Sì, e in effetti il finale parla chiaro
Avevo letto di sfuggita "in difesa del Presidente" e mi chiedevo cosa c'entrasse mai Andreotti
@Eubulydes Chi, Berlusconi?
@Eubulydes Moggi?
A me al liceo piaceva tradurre Francis Bacon come Ciccio Pancetta. XD
Piccola "critica" al discorso, a favore di Galimberti:
Penso che dietro l'essere Greco , Galimberti abbia un'interesse romantico più che pratico. La visione moderna della vita è effettivamente troppo tecnicista e utilitarista. Uccidendo il cuore e i sentimenti, in favore della visione dell'uomo come macchina (e non visto perciò come "individo", con una propria personalità e potenziale originalità) si aumenterà la lunghezza della vita, ma non la possibilità ed aspirazione ad una vita effettivamente più felice
Ho notato che se gli privi il ricorso alla felicità questi pensatori si sgretolano. Gli stai ostacolando il raggiungimento alla loro personalissima felicità.
Felicità che ammette l''infelicità altrui. L'individuo è una concretezza, la società un'astrazione. Eppure l'individuo è uno pseudonimo, non siamo mai solo ciò che percepiamo, ma siamo anche ciò che ci viene restituito in forma di feed-back sociale. Il comunismo ha fallito perché ha voluto ingigantire la società al cospetto dell'individuo (come se ce ne fosse bisogno: ogni volta che ci guardiamo intorno è un'occasione per sentirsi piccoli e partecipi ad una costruzione materica e di senso condiviso che è vertiginoso. Va beh, tant'è). Il comunismo nasce come una critica al capitalismo e forse è da questo che è opportuno ripartire. I regimi comunisti si sono infranti perché hanno voluto concretizzare qualcosa partendo prima dal potere per poi investire tutta la società. La popolazione non è mai stata ascoltata in quanto compartecipi ad una costruzione di società comune, bensì sono stati sottomessi sotto un potere che risentiva di una lunga tradizione autoritaria zarista. Ahinoi. Tornando al presente:
Oggi non si vuole ammettere che un giorno saremo meno ricchi e meno felici, quindi sarebbe opportuno per me abituarsi già da adesso ricercare la felicità in altri modi. L'economia ricerca la felicità per sé stessa in sé stessa ed è fra le scienze sociali quella che più abbisogna di abbeverarsi dalle sponde di altre discipline per non esaurirsi in spiegazioni razionali e matematiche ad avvenimenti molto spesso non tanto irrazionali, ma che pongono sullo sfondo un "senso" non subito visibile. Un senso stagliato sullo sfondo che va indagato socialmente.
Gli individui in società sono mossi per buona parte da sentimenti irrazionali e questo è il tarlo all'interno della grande mela del capitalismo. Un buco da quale non sai mai cosa possa veramente uscire fuori. A voglia di proiezioni.
Tornando alla felicità:
Si può vivere felicemente in una società infelice?
Buona parte dei fautori del culto dell'individuo ripetono la litania secondo cui ogni scelta individuale riveste un'importanza maggiore di quella che sono invece i termini su cui ci si è espressi. Il predominio della scelta a scapito del discernimento ponderato ad immaginare gli scenari che tali scelte comportano, la tutela della libertà formale a scapito della libertà sostanziale.
Da soli, chiusi in questa forma di individualismo è difficile costruire delle scelte condivise e che tengano seriamente presente le conseguenze che possiamo provare a predire (senza rinunciare ad un margine di errore sempre e comunque) poiché queste ricadranno in tutti gli ambiti della vita umana.
Insomma se vuoi vivere in questo sistema hai tutte i buoni motivi per farlo.
Se vuoi migliorarlo tuttavia questo pare essere il migliore mondo possibile, fra quelli che abbiamo trovato.
Io ancora non ci credo e credo che da pensatori come Galimberti si possa pur trovare qualcosa di utile.
L'importante è variare, come per qualsiasi discorso e disciplina, mai immobilizzarsi su un solo pensatore.
Fatemi sapere che ne pensate
Mi sembra che si sta un po' forzando la storia.
@@pietropetitti7281 In merito a cosa?
@@roba_recondita La visione della vita utilitaristica non è tipica dell'età moderna
@@pietropetitti7281 Non è tipica ma ipertrofizzata, è come qualsiasi sbilanciamento questo riproduce una porzione di mondo con i suoi rappresentanti e ne lascia cadere fuori un'altra.
Poi possiamo stare a discutere di quanto il ricorso all'utilitarismo per l'individuo (o ristretto a pochi gruppi) sia comune nelle epoche storiche ma ciò non lo renderebbe, per me, meno soggetto al biasimo, piuttosto come un pensiero con la sua carica di buoni successi, ma purtuttavia ancora troppo tribale, troppo elementare.
Dopo aver visto il video, un po' confuso, ho letto i commenti. Mi sono sentito stimolato al leggere Galimberti per capire meglio la tua critica, le critiche alla tua critica e le difese di questa. Sono d'accordo con moltissime delle cose che hai detto ed anche la prima parte sul "diritto a criticare" l'ho ritenuta costruttiva. Idea superficialissima che mi sono fatto da soli video e commenti è che in sede separata dalla critica ciò che dici sia giusto (cioè alcune argomentazioni) ma che invece alcune parti siano un po' forzatamente visti in modo da porre critica. Cioè sembra, ripeto solo contando che ho letto i commenti e visto il video, che parliate di due cose diverse e leggendo i commenti essi mi hanno lasciato maggiormente convinto. Perché quello che viene spiegato dai commenti sembra anche più logico che costituisca ciò che lui ha voluto dire. Ad ogni modo approfondirò e poi magari aggiungerò un ulteriore commento dopo uno studio più approfondito. Condivido una perplessità che ho visto anche di altri; cioè quella del tempo ciclico che non permetta lo sviluppo e la progettualità. Vorrei delle spiegazioni più dettagliate. Nonostante come ho detto la prima parte sulla criticabilità sia stato utilissima a me (e questo commento ne è testimonianza diretta perché non mi esprimo mai in commenti e cose del genere) poteva essere più corta a vantaggio di una migliore argomentazione delle tesi stesse che volevi confutare. Cioè prendiamo il primo punto per esempio. Occorreva forse una spiegazione più dettagliata perché dire "Galimberti dice che gli anglosassoni non hanno astrazione" è riduttivo mi sembra.
Anche se dopo essermi laureato, ancora quasi nel ventesimo secolo, il mio cervello si rifiuta di stare dietro a diatribe intellettuali, mi fa piacere che ci sia qualcuno che metta in discussione il pensiero di un intoccabile mediatico.
Una volta cercavo e leggevo tutti gli articoli che Galimberti scriveva e anche per me era la verità. Anche Nietzsche è stato per me la verità per un bel po' di tempo.
Ancora oggi mi stupisco di come sia successo che adesso per me siano tutte solo interpretazioni del mondo. E non solo: interpretazioni del monto tutte totalmente sbagliate.
Solo che questa cosa qua non mi metterò mai ad argomentarla con un libro scientifico o un'argomentazione filosofica. Sarebbe un altro tentativo di far passare un'altra interpretazione totalmente sbagliata come la verità.
Però grazie per il servizio antidogmatico.
Non esistono verità , esiste solo ciò che ci fa comodo credere per stare bene, poi il resto è molto relativo
Per quanto ritengo Galimberti discutibile sotto alcuni aspetti (ad es. pessimismo radicale) la tua è critica superficiale. Nel senso che avresti potuto fare molto meglio dall'analizzare frase per frase. Questa è pedanteria più che critica. In altri termini: credi di aver contribuito filosoficamente in qualcosa nel controbattere Galimberti? Non credo.
Adesso senile e un po' ripetitivo, sintetico per necessità, Galimberti ha incentrato la ricerca di una vita (da filosofo continentale quale è) sui fondamenti epistemologici dell'Occidente. Non sull'arte della manutenzione della caldaia o come fare scacco matto in dieci mosse.
Passando al vaglio una moltitudine di autori e pensatori, dal mito arcaico alle filosofie antiche, dalle correnti psicologiche del '900 passando per Jaspers, Heidegger e Severino con una curiosità e brama di sapere uniche, ha cercato di sistematizzarle, a modo suo e come ha potuto, e facendone, in vecchiaia, quasi una fede personale. Quasi fosse il coronamento della sua stessa vita. Se hai una metalettura in tal senso ti accorgi che è molto commovente e degno di rispetto, sopratutto dai colleghi.
Ironizzare sulla storia della Silicon Valley non getterà ombra sulla fatica intellettuale della vita di quell'ometto, un po' impacciato e non al passo coi tempi.
Ti si vuole bene ma se non cambi registro e angolazione argomentativa i posteri ti ricorderanno solo per i tuoi simpatici baffetti rossi. E so che non lo vorresti.
Applausi di approvazione!
Sottoscrivo in pieno. Questo è il livello, dufer: impara.
Eh si!
Caro mio con questo commento ti sei rivelato vittima del principio di autorità che proprio Rick ha ben esposto nel video.
@@albertom8261 io invece vedo molte più critiche vere nel suo post che in tutto il contributo di dufer. Critiche vere, intendo. Eppure il suo intervento è in difesa di galimberti. Sai cosa vuol dire questo? Che il mondo non è in bianco e nero e che non è utile a nessuno imparare a memoria parole d'ordine ed usarle a sproposito. Chi è contro il principio di autorità alzi la mano... Dai, su, non facciamo i bambini.
Essere Greci significa prendere sul serio la morte e non oltrepassare i limiti, un atteggiamento di buon senso che oggi sopravvive negli ecologisti, visione alternativa alla crescita illimitata che ancora anima i nostri economisti. I quali ci spacciano sviluppo per progresso.
Scusa se commento dopo 2 anni, ma di quali limiti parli?
@@lorenz4787 limiti che ha il pianeta terra, e l essere umano
@@lorenz4787 la terra e l'essere umano (come giustamente ha scritto Fabrizio) Per noi é economia sia un lavoro che produce denaro sia del denaro che produce altro denaro, mentre per loro l'accumulo di denaro, l'usura e la speculazione non sono "economia" ma crematistica che condannavano sapendo bene a quali disastri conduce perché produrre denaro dal nulla significa creare un valore fittizio che non rispecchia la realtá.. e ci possiamo allontanare dalla realtá sino ad un certo punto. Oggi ci sentiamo raccontare di un debito pubblico che tutti avremmo contratto e non si sa bene a chi dovremmo restituire tutti questi soldi? L'economia mondiale si muove attorno al concetto di crescita illimitata che conduce inevitabilmente al disastro, perché l'espansione dei mercati quando raggiunge il suo limite porta invevitabilmente allo scontro, e quindi alle guerre
@@toxodonte1 Ok, ma non mi è chiaro cosa intendi per denaro? Intendi Valore o moneta. Perché sembri intendere valore, ma se fosse così il valore è un qualcosa che noi attribuiamo, non che si produce
Onestamente mi aspettavo un’analisi delle opere di galimberti e non continuare a prendere spunti dall’intervista con Montemagno.
Aveva già chiarito che la sua sarebbe stata una discussione sull'intervista, dal momento che il "fattaccio" è nato dall'articolo in cui lui ha criticato quella specifica chiacchierata di Galimberti
L'armonia con la natura non è un passato perduto, è un futuro auspicabile. La tecnologia col motore della scienza è l'unica via percorribile nel tentativo di tendervi.
Gran bel video rick
Un filosofo italiano che non vede nel presente solo una pessima situazione ma, piuttosto, anche una opportunità è Marco Guzzi.
Che tra l'altro si impegna molto concretamente per cercare di sistemarlo questo presente.
Consiglio vivamente a tutti di scoprirlo.
Ciao Rick, torno a scriverti a proposito della critica che hai fatto nel tuo video, all'intervista di Marco Montemagno a Umberto Galimberti. È un video che ho visto solo ieri. Non pensavo sinceramente che si potesse essere in disaccordo su quel che dice Galimberti, ma dal punto di vista epistemologico è più che giusto confutare o quanto meno provarci... Sono temi molto importanti, direi "vitali" che vale la pena precisare, approfondire. Premetto come ho già accennato nel primo commento al tuo video, che sono solo un appassionato neofita di filosofia, io mi occupo di arte in particolare di pittura, ma la filosofia (Galimberti in primis) mi ha aiutato tantissimo anche nella mia ricerca artistica, nell'approfondire certi temi fondamentali come quelli che hai trattato tu in questo video che ribadisco, ho apprezzato molto perché apre al "dibattito", ma in cui trovo delle cose che non condivido, e penso che quello che Galimberti abbia detto nell'intervista con Montemagno, sia stato da te interpretato non correttamente, e spiego il perché. A riprova di quanto sto per dire, su UA-cam ci sono decine di sue conferenze davvero illuminanti ed esaustive sul suo pensiero. In particolare terrei a parlare della Grecità, che da Galimberti è intesa non come voler tornare nostalgicamente indietro nel tempo, ma nel modo di pensare, che potrebbe essere riassunto nella frase di Platone: "O uomo meschino, non pensare che questo universo sia fatto per te. Tu piuttosto sarai giusto se ti aggiusti all' universa natura e all' universa armonia." Galimberti e lo testimoniano anche le sue conferenze oltre che i suoi libri, cerca di fare "Paideia", stimolare le persone a un pensiero critico, quindi non vuole assolutamente affermare o dimostrare un pensiero autoritario. Lui stesso cita sempre una frase che definisce l'uomo talmente abituato al senso utilitaristico delle cose, che "sa solo far di conto" non ha un pensiero alternativo. Innanzitutto mette in risalto la differenza tra cultura greca ( la ciclicità della vita : nascita, crescita, procreazione e morte per far posto a nuova vita, nella grecia antica l'uomo veniva chiamato: βροτός il mortale ) e cultura giudaico-cristiana ( tempo lineare inteso come: passato, peccato originale, presente espiazione del peccato, futuro salvezza, quindi ottimismo...) che poi ha prevalso in tutto l'occidente per aver introdotto il concetto di dominio sul mondo e di immortalità. Questo tipo di pensiero e di cultura ( bibbia-genesi: Adamo tu dominerai il mondo...) ha portato anche al metodo scientifico, al Capitalismo, e infine alla "Tecnica" intesa come la più alta forma di razionalità del pensiero umano. E qui si affaccia il pensiero nichilista e il nocciolo del pensiero di Galimberti. L'impiego minimo dei mezzi per il massimo scopo, riducendo l'uomo a un "produttore e consumatore" e a "un funzionario di apparati". Di certo non posso qui argomentare tutto il pensiero "sull'ospite inquietante", e sicuramente Galimberti non ha bisogno di essere difeso da me, ma di certo è vero che Galimberti ci sta dando una grande mano a guardarlo in faccia questo "ospite". Infatti egli stesso definisce questo suo intento "Nichilismo attivo".
La tua lode positivista al progresso purtroppo non combacia con la realtà. A proposito di progresso poi Galimberti cita sempre Pier Paolo Pasolini nella significativa distinzione che fa tra progresso e sviluppo. Anche in questo caso ti invito a cercare su UA-cam la tematica affrontata da uno dei più grandi intellettuali e poeti del nostro tempo Pasolini per l'appunto. Tra l'altro nel tuo video parli anche di come il progresso tecnologico e scientifico ci abbia salvati da tante epidemie o pandemie, ma aimè proprio dopo la pubblicazione del tuo video il mondo intero conosce oggi il COVID-19. Un caro saluto, Guido
Anche io mi aspettavo una conoscenza più approfondita, da parte di Rick, che è preparato. È ovvio che la grecita è il senso della mortalità che porta ad un governo responsabile degli individui e più o meno della società, mentre l ellenismo è la decadenza del pensare che ci sia un fato (fa l esempio di Amore e Psiche che finisce male in epoca classica e bene da film Disney in epoca ellenistica) e quindi l individuo non governa ma è governato. È esattamente il contrario che dice Rick su tempo ciclico che non ti da progettualità. Te la da eccome, basta vedere l ambientalismo scientifico di cui lui per fortuna fa parte, invitando ad esempio Luca Romano, ecc. Mentre l ellenismo sarebbe l ambientalismo macchiato da ideologia che muove solo le emozioni. Questo video va rifatto.
Mi inserisco nella lista dei commenti per esprimere il mio pensiero sulla critica a Galimberti. Per prima cosa vorrei ricordare all' autore del video che la sua critica è legittima e in una democrazia pur con mille difetti, ha comunque una visibilità che la tecnologia di oggi consente. Personalmente ritengo Galimberti un grande filosofo contemporaneo che esprime la propria visione delle cose e del mondo ovviamente senza obbligare nessuno a pensarla come lui. Il suo definirsi " greco " spesso gli attira critiche ed osservazioni anche negative e trovo tutto ciò più che normale anche perché fino a prova contraria stiamo al mondo per confrontarci gli uni con gli altri. Nella civiltà socrarica, platonica e aristotelica c'era un continuo riferimento alla natura e una ricerca continua della verità epistemica attraverso un disvelamento (aletheia) compiuto con il Logos, la ragione. Il prosieguo della storia umana ci ha mostrato che l'uomo per realizzare sé stesso si è affidato sempre più alla scienza e alla tecnica, marginalizzando sempre più i saperi assoluti. Galimberti, ormai da una trentina di anni nei suoi scritti e nei convegni, sviluppa la sua critica alla civiltà scientifico-tecnologica seguendo un ragionamento logico che mostra i pericoli di questa civiltà. Io penso che sia doveroso far sapere alla gente a cosa l'umanità può andare incontro se la tecnica da mezzo diventa scopo. Galimberti non ha mai criticato la scienza moderna perché ha debellato tante gravi malattie, ma dice che l'uomo oramai è diventato un funzionario della tecnica della quale ha perso il controllo e secondo me dice un qualcosa di sensato e rispondente alla realtà. Un esempio : per effettuare questo intervento sto usando uno smartphone però il buon senso non mi fa perdere di vista il fatto che in pochi anni questi apparecchi sono diventati milioni e addirittura miliardi ad uso della gente comune. Da un lato è indubbiamente un dato positivo perché tecnica e tecnologie sono democratiche e non sono solo appannaggio di pochi fortunati magari ricchi; dall' aktro lato però ci si rende conto che scienza e tecnologia stanno ottenendo con irrisoria facilità ciò che le ideologie un tempo tentavano di realizzare. La domanda potrebbe essere questa : se scienza e tecnica sono così dominanti, quale deriva potrebbe avere la vita umana sulla terra? Galimberti secondo me argomenta molto bene questi concetti, poi se lo si vuol criticare lo si faccia pure ma senza perdere il rispetto e l'educazione come purtroppo spesso accade nei commenti su youtube. Grazie dello spazio concessomi.
Dici che durante la civiltà socratica, ... c'era una continua ricerca della verità epistemica, ma la verità epistemica è la verità scientifica.
Hai detto che l'uomo per realizzarsi si è dedicato al progresso tecnologico, marginalizzando i saperi assoluti, ma innanzitutto non capisco perché tu riferisca questo progresso ad una autorealizzazione e non a un semplicemente miglioramento di oggettive realtà non sufficientemente sviluppate per le necessità umane, poi certo l'obiettivo diventa quello di un ulteriore progresso, ma solo perché di questo beneficerà in futuro l'umanità. Inoltre, il progresso e il sapere scientifico non escludono quello umanistico, semplicemente si occupano di cose diverse, quindi l'uno non marginalizza l'altro.
Ultima cosa. Penso che l'uomo (finché non creerà una macchina realmente intelligente, parlo della tipica intelligenza umana) rimarrà sempre dominante sulla tecnologia e non il contrario. Capisco quando tu esponi la paura di un eventuale futuro in cui il mezzo diventa il fine, ma quello consiste nella perdita del fine vero e proprio, e si può applicare a qualunque cosa, non solo alla tecnologia.
Detto questo spero in una risposta ai punti che ho messo in discussione.
Sono in parte d’accordo con la critica alla “grecità moderna” raccontata da Galimberti. Però ti prego un tuo video non può cominciare a tirar fuori ciccia dopo 35 minuti.
Si può essere in disaccordo con chiunque figuriamoci con Galimberti, la cosa che apprezzo più di lui è il suo continuare a parlare coi giovani ed il paradosso è che nonostante le sue esagerazioni conosce più i giovani uno come Galimberti che tanti professori nei licei e di tanti genitori. Il vero tema che lo caratterizza credo sia questo.
Sto ascoltando questa riflessione a Gennaio 2021.
Fa effetto sentire (a fine Dicembre 2019) ...
Ironia del tempo.
Sono d'accordo in gran parte con ciò che dici, soprattutto in riferimento al poter criticare apertamente senza che questo debba essere giustificato da un titolo accademico o di altro tipo.
Mi rendo con allo stesso tempo che una buona parte della tua critica si riferisca al Galimberti "filosofo", giustamente dovendo scegliere una parte del pensiero da sottoporre a tale critica.
Un'obiezione però mi sento di farla per quanto riguarda la poca attenzione al Galimberti "psicologo"/"psicoanalista": una buona parte delle affermazioni del professore si riferiscono a lavori di altri autori, spesso a cavallo tra filosofia e "scienze della mente", che hanno ricevuto molteplici conferme e sviluppi in ambiti quali la psicopatologia. Per cui ritengo che il video tenda a generalizzare un po' troppo fornendo una "valutazione" più del personaggio che del pensiero, tralasciando come talvolta funga da tramite (per quanto possibile) più che da fonte (originale) di ciò che propone.
In ogni caso, complimenti per il video!
Però per pubblicare su una rivista scientifica (filologica, storica, filosofica, antropologica, letteraria, artistica o che so io) è necessario passare attraverso la peer review: se inviassi un articolo scientifico (e ne ho pubblicati eh) a una rivista dovrei prima passare attraverso una lettura preliminare della redazione che, se valuta valido il lavoro, lo invia a dei cosiddetti referee esterni (due o tre) che valutano poi se pubblicare o meno l'articolo e con quali modifiche. Per cui è mentire dire che in filosofia non esiste la peer review, è mistificare il pubblico.
Dopo averti ascoltato, Galimberti lo amo ancora di più.
Ma perché?😂
Esatto😄
Questo personaggio, rappresenta tutto ciò che di più sbagliato c'è in questa società ipocrita, arrivista, cinicamente insensibile all'emotività delle persone. Ciecamente fedele al capitalismo più selvaggio, tanto da difenderlo a spada tratta negando la possibile esistenza di una valida alternativa.
@@d.c.3669 ogni regime totalitario, sia politico che economico, genera due tipi di persone, chi lo combatte mettendoci la faccia, la reputazione e, in alcuni casi, la damnatio memoriae, e chi ci sguazza dentro, fornendogli legittimità filosofica (meglio, ideologia) e cercando al contempo di trarne più benefici possibili..Del Ferro entra perfettamente nella seconda categoia!
Rjurik Lodhbrok peccato che questo sistema sia basato su presupposti diametralmente opposti a quelli di un regime totalitario.
Se non siete capaci di cavarvela in questo sistema che ti da davvero l’opportunità, come mai è esistita, di fare quello che vuoi della tua vita non è il sistema che è sbagliato, magari siete voi
Mi preme aggiungere una postilla di “genere" (e direi anche di status sociale/economico) alla riflessione su come la tecnologia ci abbia sgravati di tanto lavoro (20:50): non basta demandare alle macchine, perché la lavatrice non si carica e non si aziona da sola.
Non voglio insinuare che una persona come Galimberti possa aver vissuto finora senza aver mai fatto una lavatrice in vita sua (anche se francamente non ce lo vedo chinato sul cesto dei mutandoni a separare i bianchi dai colorati…), ma conosco diversi uomini, ad esempio musicisti, che quando sono impegnati in attività creative (scrittura, composizione, registrazione etc.) hanno la libertà di dedicarvisi in modo ESCLUSIVO, senza il minimo pensiero per altre faccende pratiche, che vengono svolte dalle loro compagne e/o madri.
Pulire tutta la casa almeno una volta a settimana, pagare le bollette, pensare a cosa cucinare e farlo, lavare i piatti, fare la spesa, fare la lavatrice (magari controllando prima il meteo), stendere, ritirare la roba, stirarla e ordinarla, I FIGLI: non è tanto il tempo o l'energia richiesti per queste mansioni, quanto il fatto che la propria concentrazione risulta frammentata in tante attività diverse che vanno organizzate, togliendo il focus dalla produzione creativa.
Grazie per l'ottimo video che ha realizzato. Utilissimo per chi ha dubbi sul presente e per chi non capisce, ancora, cosa sia la critica di qualsivoglia persona o argomento. Buone feste e al prossimo video.
Riguardo alla critica sul sentirsi greci:
1) Passi molto tempo a dimostrare e ridimostrare come nel presente si viva più a lungo e più in salute - tutte cose abbastanza banali, che penso anche Galimberti sappia - mentre quello che ritengo l'architrave della tua argomentazione, ossia il fatto che il progresso scientifico sia possibile grazie alla concezione cristiana di linearità del tempo, non è minimamente spiegata; se crolla questo punto crolla metà video. Non c'è motivo di pensare che le conquiste della medicina a cui fai riferimento siano state ottenute grazie alla linearità del tempo: l'Europa è cristiana dal 300, tuttavia mi sembra che per i successivi 1500 anni, in cui i pensatori erano tutti convinti della linearità del tempo, le cose non siano cambiate molto, anzi il sapere greco mi sembra molto più simile al sapere scientifico odierno di quanto non lo sia quello medievale e rinascimentale, in cui la scienza coincideva con la teologia. Perché un tempo ciclico dovrebbe essere in contrasto con il principio di causalità? (poi magari è realmente così, ma finché non lo spieghi...)
2) Quando Galimberti dice che gli antichi vivevano meglio non sta affermando che sarebbe preferibile nascere nell'antica Grecia rispetto ad oggi. Il solo fatto che dica "i greci *vivevano*" indica che a Galimberti non importi la loro salute o quanto campavano, ma solo la loro filosofia di vita
Applausi di approvazione!
cioé quella fondata sulla schiavitù
Sul primo punto approvo in pieno, mentre il secondo non l'ho capito. Dovrei seguire meglio il discorso di Galimberti, ma se dice che, in generale, "i Greci vivevano meglio", allora intende che la vita vissuta in media da un uomo dell'antica Grecia era qualitativamente migliore, al netto di pregi e difetti di ogni categoria (filosofia, stile di vita, rapporti interpersonali, felicitá personale, salute etc). Ciò implica logicamente che, se posto virtualmente di fronte alla scelta che ipotizzava Rick, Galimberti avrebbe scelto come epoca in cui vivere quella dell'antica Grecia. Chiaramente il discorso cambia se Galimberti ha espresso una preferenza per il pensiero/la filosofia dell'antica Grecia, specificamente, non includendo il generico "stile di vita". Ma anche in quel caso: è possibile scindere il pensiero prodotto durante un'epoca dalle caratteristiche dell'epoca stessa? Il pensiero è prodotto dall'epoca e produce l'epoca stessa, per forza. Oggi sarebbe impossibile anche solo "pensare" come un antico greco, perché non sussistono le condizioni concrete cui reagire intellettualmente e i problemi cui rispondere di allora, ne sussistono invece altri, derivanti tra l'altro da una cronologia della storia e del sapere umano molto più vasta. Pretendere di pensare come un antico greco significherebbe impegnarsi a immaginare e/o ricostruire in astratto anche il relativo modo di vivere, evitando di considerare invece le circostanze concrete ed il modo di vivere del presente, radicalmente diversi e rispetto ai quali il pensiero della Grecia antica OVVIAMENTE servirebbe a ben poco.
Concordo. Il titolare della pagina si stima un po' troppo, come dicono in Emilia e Galimberti dice cose degne di riflessione.
Peró il fatto che la scienza occidentale abbia l 'impianto ideologico del cristianesimo: nel passato il male (l'ignoranza), nel presente la redenzione (la ricerca) e nel futuro la salvezza (il sapere ), è un idea che Galimberti espone ad ogni piè sospinto
Ho avuto modo di leggere due/tre commenti, sotto questo video, da parte di utenti che hanno espresso critiche alla tua critica argomentando e sottolineando punti effettivamente troppo semplificati e ripetitivi.
Potrebbe essere interessante avere un podcast mensile dove inviti alcuni di questi bravi pensatori, altro che "quattro chiacchiere con"
Ciao Rick
Magari
CHE IDEA SPAZIALEEEEE
non so se Baricco possiamo in parte classificarlo come Filosofo, ma nel suo The Game propone delle idee sul presente molto interessanti e positive. cosa ne pensi?
Complimenti per questo video. Sull'importanza del presente, inteso soprattutto come capacità di interagire con l'altro e col mondo per migliorarlo e perfezionarlo partendo da ciò che si è e dal compito che ciascuno di noi ha, mi permetto di ricordare un libro, a mio avviso utile, che è "Il cammino dell'uomo" di Martin Buber.
Bellissimo video Rick. Una critica umile, ben argomentata e bella da seguire. Rispetto e intelligenza devono essere dimostrate ad ogni età. Tanta fama porta a tanta responsabilità, ad un dovere di non fare disinformazione, non ad un patentino da re sole.
Ho, espressamente cercato e ascoltato questo video, dopo aver visto quello sullo screzio con Montemagno, perché piacendomi Galimberti e condividendo molte cose che lui dice, pensavo di trovare una critica al suo pensiero che avrebbe ampliato il mio modo di pensare. Per quanto riguarda il tuo screzio con Monti, penso che tu abbia ragione su tutta la linea, sia nel metodo che nel merito, in quanto se nessuno avesse criticato i propri maestri saremo ancora con la clava, e le divergenze, pur rimanendo tali, possono essere chiarite, senza che debba rimanere astio tra i due contendenti. Per quanto riguarda la tua critica a Galimberti posso solo dirti, senza entrare nei dettagli, per cui dovrei scrivere troppo a lungo, che interpretiamo in maniera differente quello che dice e i risvolti sociali del suo pensiero. Quello che penso al riguardo rispecchia abbastanza quanto detto da MrNichilista nel video, che ho scoperto a catena grazie a te, critica a Rich DuFer.
Credo che lei e Galimberti abbiate una visione delle vostre esistenze esattamente agli antipodi. Questo video é interessante perché con le sue critiche, ha chiarito questo punto in maniera ancora più inequivocabile. Galimberti é un vero e proprio nostalgico, é sempre molto coerente nel suo pensiero, teoricamente - da vedere poi quanto realmente - lui ci dice che avrebbe voluto vivere la sua vita di filosofo in quella Grecia. Non credo che non sia cosciente del fatto che quell'epoca non possa essere ripresa o riproducible ai nostri tempi. Dalla parte opposta c'é lei, che io critico per il fatto di accordare una fiducia alla tecnologia, al liberalismo e più in generale alla società moderna, a mio avviso oramai anacronistica. Mi ha scioccato sentirle dire che non é poi cosi' vero che il consumismo crea soltanto dei bisogni. Ma é vero. Mi spaventa vedere giovani e appassionati intellettuali come lei siano cosi' sicuri che siamo sulla buona strada, perché a breve riusciremo a sfamare anche quelle 800.000 bocche che son rimaste indietro. I lati positivi della tecnolgia sono evidenti e sarebbe ipocrita criticarla senza tener conto di questa evidenza. Ma quello che mi terrorizza é una marcata leggerezza nel considerarne quegli aspetti negativi che ci stanno portando all'estinzione, come l'incapacità assoluta ad affrontare la questione ambientale, la scomparsa dell'autorità politica nei confronti dei "mercati" e delle lobbies con l'aumento esponenziale delle diseguaglianze e l'impatto che a brevissimo avrà l'intelligenza artificiale sull'umanità, il problema della sovrappopolazione e della mancanza di risorse energetiche e di sussistenza.
Quindi Galimberti inguaribile nostalgico che anche a me sembra tendere al nichilismo da un lato, e Rick che va avanti imperterrito con la sua ferma e indefessa fiducia verso tecnologia e libaralismo dall'altro.
Cari saluti e complimenti per il suo lavoro.
Salve apprezzo e ringrazio per aver offerto un punto di vista differente e critico; francamente ciò che non ho apprezzato e’ il linguaggio immaturo e folcloristico come per es. “fuori di testa, assurdo, solo cazzate, ecc..” di sicuro funzionale ad esprimere concetti nel bar del vicolo, inadeguato per trattare argomenti , teorie e persone di questa caratura. Grazie Maurizio Celanetti.
*Penso che pagherei oro per essere criticata in questo modo. La vera critica è quella che ti dice: sono d'accordo su questo lato del tuo pensiero ; ma per quanto riguarda l'altro lato invece non sono d'accordo, ma questo non significa che tu sia un deficiente.Tutto dovrebbe passare sotto l'occhio della critica, andando oltre l' adulazione che vede tutto rosa e oltre l'insulto che vede tutto nero, questo ci rende esseri pensanti e non pecore o leoni*
Grazie Rick 🙂, grazie del tuo lavoro e del tuo tempo.
Si può essere d’accordo con te o meno; ciò che più importa è il messaggio che esponi, e i commenti qua sotto, per lo più intelligenti, ne sono la prova.
W il libero pensiero, W la critica, e W la F.....ilosofia!!!😉😉
per quel che conta, condivido molte delle critiche a Galimberti, ma una cosa: "It's better to burn out, than to fade away" è Neil Young, non Leonard Cohen ;-)
Ho scoperto il video solo adesso. Quando vidi l'intervista di Galimberti da Montemagno ne rimasi tristemente deluso, ma sotto i commenti trovai (e si trovano tutt'ora) solo commenti di elogio ai temi trattati. Pensai di aver interpretato male io, fino ad aver trovato questo video. In quell'interivsta il prof.Galimberti mi è sembrato semplicemente ricamare con parole auliche i classici temi che chiunque anziano, di qualunque estrazione sociale rimprovera alle generazioni future. Il tutto condito con quell'aurea di strafottenza che una persona divenuta illustre si affibia. Complimenti.
Forse perché hai davvero interpretato male. La critica sterile, così penso io, di rickdufer, un po' come quella di giopizzi - che prende spezzoni a caso di una sola intervista e la critica sulla base del niente, cioè del fare polemica su tutto pur di dire qualcosa e, di nuovo, cioè dell'assoluto nulla cosmico (non dico che bisogna "essere studiati" in filosofia, ma è fin troppo facile sparare a zero basandosi su frasi tagliate e spezzoni presi a caso, diciamo, col preciso scopo di far star in piedi la propria capacità di critica un po' per riempire il proprio canale UA-cam perché non si ha niente di meglio da fare) - di certo non può essere un motivo solido per metterti a sparare anche tu a zero ("ricamare con parole auliche" , "quell'aurea di strafottenza che una persona divenuta illustre si affibbia") su una persona che, a tuo dire, pensasti di aver interpretato male. E forse così fu, anche perché se vai a vederti più d'uno dei suoi interventi, ok, va bene, che dirà ciclicamente le stesse cose, ma magari risulta più comprensibile.
Nei suoi interventi è evidente il suo rammarico per la condizione giovanile non perché gli fa schifo (come dici tu: come molti anziani di qualunque estrazione sociale rimprovera ai più giovani) ma perché ha e fa una lucidissima analisi del contemporaneo. A tal proposito ti consiglio vivamente di leggere i suoi libri: "Le cose dell'amore", "I vizi capitali e i nuovi vizi" (i vizi capitali trasmutati nel tempo fino ai giorni nostri, in forma quasi patologia: conformismo, consumismo, sociopatia, spudoratezza, satiriasi/ninfomania, etc) e "La parola ai giovani" (giovani che sono passati dal nichilismo passivo della rassegnazione al nichilismo attivo di chi non nega il nichilismo, ma non si rassegna e va avanti per arrivare a prendersi il futuro che biologicamente spetta a loro).
Comunque nei suoi discorsi si legge sempre una punta di "mea culpa" che fa della sua generazione, che non ha saputo cogliere, o ha colto troppo e troppo in fretta, i frutti di quello che avevano, portando al cattivo fruttificare, se non addirittura all'annientamento, delle generazioni successive.
Un Da estimatore non fanatico di Galimberti volevo dire la mia su alcuni punti:
1. G. non definisce l’inglese lingua povera, bensì “non lingua”. Egli spiega molto bene che essa nasce dalla fusione di tedesco (meglio dire un dialetto sassone), francese e latino, che ne ha fatto, tra le lingue occidentali, la più ricca di vocaboli, almeno il triplo rispetto alla seconda classificata. Lui definisce lingue perfette il tedesco e il greco antico, ma io non ho strumenti culturali sufficienti a contestare quest’affermazione.
2. Medicina allunga la vecchiaia: G. afferma che i più grandi geni hanno espresso il massimo della creatività in giovane età (cita Mozart e Einstein). Se per “vecchiaia” intendiamo l’inaridimento della creatività allora ha ragione G.
3. Tecnofobia: G distingue la Tecnica dalla Tecnologia, quella contro cui si scaglia è la Tecnica come modello di pensiero, è Tecnica il dualismo “utile / non utile”, quello che il viaggiatore chiede alla ragazza che suona l’arpa “dov’è il business?”, è Tecnica la sostituzione dell’uomo con la macchina, è Tecnica il modello della Borsa, il sistema scolastico che privilegia l’istruzione a scapito dell’educazione.
4. Assorbenti, si d’accordo poteva scegliere un esempio migliore, siigliene grato per averlo detto perché conferma quando tu dici che anche un genio può dire una cazzata! (Anche Michelangelo ha fatto le sue cappelle!)
5. Non mi pare che G lodi la vecchiaia o che lo si possa tacciare di conservatorismo, egli afferma che i più grandi geni hanno espresso il meglio di se stessi in giovane età e che noi anziani ci teniamo ben stretto il telecomando.
6. Il presente fa schifo: non mi pare che sia così categorico, anch’egli afferma che il presente è il miglior periodo storico mai avvenuto. Può darne l’impressione, tuttavia io lo vedo da un punto di vista romantico (senso letterale del termine). Lo analizza alla perfezione anche Y.N. Harari nel suo “Da animali a Dei”
7. Ciclicità/Linearità del tempo: mi pare che la scienza in quanto tale (epistemologia) sia nata ben prima dell’entrata in vigore del pensiero lineare del tempo. Antichi Egizi e Greci potrebbero essere un esempio
8. Armonia con la natura. G parla di Natura, non di natura. C’è una grande differenza, G preferisce parlare di “specie” per definire ciò che instilla la compulsione a quelle che si definiscono libere scelte.
9. Lotta tra uomo e natura (minuscolo): sottomettere la Natura alle esigenze dell’uomo, cosa per i Greci impensabile. Forse i Greci si limitavano a tenere a bada la natura: natura distrutta = fine della vita sul pianeta mentre genere umano distrutto = avanti il prossimo
10. Per finire: viviamo nel migliore dei tempi storici, lo sostiene anche Harari, ma il rovescio della medaglia è la sovrappopolazione. È sostenibile?
11. L’impossibilità di essere Greco? Non ho mezzi culturali per dire qualcosa di sensato.
Un motto caro a Galimberti invece, substine et abstine non racchiude in sé il nettare del pensiero greco, ma soltanto lo stoicismo.
Altra affermazione di G che mi lascia perplesso è I Greci il popolo più intelligente mai apparso sulla terra come se fosse possibile qualificare un intero popolo (con qualsiasi aggettivo). Un uomo del suo spessore avrebbe fatto meglio a dire I Greci, il popolo che più di ogni altro ha espresso menti eccelse.
la famosa non lingua di Shakespeare
@Grazia , già. la non lingua di Shakespeare ma anche dei viaggi di gulliver, i racconti di canterbury, robinson crusoe, la capanna dello zio tom, ivanhoe, david copperfield, il ritratto di dorian grey, moby dick, per chi suona la campana, addio alle armi, furore, il richiamo della foresta, mattatoio n. 5, foglie d'erba, il circolo pickwick, l'isola del tesoro, ulisse, cuore di tenebra, il grande gatsby, l'antologia di spoon river, le tre ghinee, colazione da tiffany, le avventure di huckleberry finn, il buio oltre la siepe, ... vabbé lasciamo perdere che più mi vengono in mente i titoli più non so se ridere o piangere
Da non-linguista ma appassionato amatoriale di linguistica, il punto 1. mi ha fatto sanguinare gli occhi.
Riccardo P. Niente che un buon emostatico non possa risolvere
@@riccardop.8807 non è nulla di così sconvolgente, tranquillo.
però si è molto lungo da spiegare.
in ogni caso resta una semplificazione opinabile, non una dimostrazione scientifica o oggettiva ciò che sta alla base dell'affermazione di Galimberti.
ti faccio solo notare che la filosofia inglese è famosa e fruttuosa per il suo approccio empiristico e utilitaristico, mentre quella greca, per quello metafisico, e quella tedesca per l'idealismo, a un livello quindi ontologico e gnoseologico.
si capisce, semplificando al massimo, che c'è un livello di astrazione superiore nel chiedersi "cosa è giusto in quanto giusto?" invece di "cosa è meglio, in quanto più utile?"
così, molto sbrigativamente, si può dedurre, probabilmente impropriamente, che, visto che pensiamo con lo strumento insopprimibile di una lingua specifica, quella inglese storicamente, nella sua concreta principale produzione filosofica, "ci mantiene legati a terra", mentre quelle tedesche o greche storicamente si sono sviluppate trattando un livello di astrazione molto superiore.
cioè, detto in maniera becera, alcune lingue si sono storicamente spinte a favorire l'indagine attorno al perché del perché del perché del perché... mentre quella inglese si è fermata a un perché del perché...
famosa è la riduzione anglosassone della gnoseologia a pura epistemologia, ossia riflessione solo sul sapere scientifico in quanto scientifico, e non sul sapere razionale in quanto razionale, che è una dimensione molto più vasta di cui la scienza è solo un sottoinsieme.
mentre, giusto per fare un esempio, nella tradizione tedesca è sorta l'ermeneutica,
(verità e metodo, Gadamer) che offre strumenti razionali per la giusta comprensione di qualsiasi tipo di testo, persino religioso, e quindi non solo relativo a un ambito scientifico, utile, empirico, tecnico.
lascio a te il cercarti cosa significhi empirismo, utilitarismo, metafisica, gnoseologia, ontologia, ermeneutica, fenomenologia... e immagino capirai il perché di questa, comunque sempre opinabile, deduzione.
in ogni caso nulla di offensivo, di razzista, o supercazzola.
Davvero interessante l’argomento del tempo lineare contro il ciclico come critica alla nostalgia del passato. Quando si torna sempre ai Greci, penso: belli costoro che hanno inventato la democrazia mentre gli schiavi lavavano i pavimenti al posto del robotino! Senza nulla togliere alla grandezza dei Grandi del passato, perché, chi sono io! :-) Ma la parzialità della visione mi sembra davvero enorme e, nei secoli, ha causato problemi giganteschi, offrendo giustificazioni di principio ad atti di supremazia concreta. No, decisamente l’autorità intellettuale non può non essere criticata, altrimenti si parla di profeti, ma sappiamo che anche Aristotele e Platone non lo erano. Grazie
Per la caccia e il frigo, ma meno male che è nata la divisione del lavoro! Grazie Adam Smith! Oppure ci vuole qualche schiavo o qualche Santippe che ricorda a Socrate di portare qualcosa a casa per la cena e, in tal caso, Platone avrebbe avuto molto meno da scrivere e Sant’Agostino da dire e … ma stai a vedere che se Santippe fosse stata femminista ci saremmo risparmiati un po’ di cose! :-) Grazie per la condivisione
Mi piacciono tanto Galimberti quanto la tua critica... le cose sono due: o so usare il cervello, oppure sono bipolare. Ora scusa ma devo andare a pranzare in compagnia... di me stesso ;-)
Grande Rick!
Critica molto interessante! Proprio in luce di questo spirito critico faccio notare, che non è vero che “la filosofia non esisteva quando eravamo cacciatori e raccoglitori perché passavamo 8 ore al giorno a cacciare e raccogliere..”. Studi antropologici concordano (consiglio questo libro “L’economia all’età della pietra” di Marshall Sahlins) che l’uomo primitivo lavorava intorno alle 3 ore al giorno. Anche durante la prima rivoluzione industriale l’uomo dell’epoca pensava che grazie alla tecnologia avrebbe lavorato molto meno, ma in realtà è successo l’effetto opposto. La tecnologia impone maggiore efficienza alla quale l’uomo si deve adeguare ed essere esso stesso maggiormente produttivo (forse sono tecnofobico ma di sicuro non tettofobico : )
Caro Riccardo,
dato che siamo in vena di criticare, mi permetto di rivolgerti anche io una critica. Partirei da qui: come dici anche tu, le "4 chiacchiere" di Montemagno - lo suggerisce il titolo del format - pretendono un certo grado di svagatezza, di approssimazione da parte di intervistato ed intervistatore. Molte leggerezze dette lì da Galimberti, nella misura in cui vogliamo fare una critica a Galimberti (nella misura in cui tu, Riccardo, personaggio autorevolissimo nel panorama "filosofico" di internet, vuoi fare una critica a Galimberti) devono essere considerate, a mio avviso, in modo più serio: si deve andare alle fonti che sorreggono quella chiacchierata certamente poco stimolante. Ne va della reputazione della filosofia.
Un esempio su tutti. Preparato ed intelligente come sei, sai perfettamente che quella che mi pare tu nel video chiami "tecnofobia" ha delle radici profondissime. La diffidenza nei confronti della tecnica, che ovviamente Galimberti nella sua chiacchierata "da bar" con Montemagno ha presentato come una presa di posizione politica e ingiustificata, ha invece delle radici che vanno riportate alla luce, dato che si vuole fare della critica costruttiva. Probabilmente numerosi fruitori dei contenuti del tuo canale non hanno letto la critica alla teoria del rispecchiamento sviluppata, se non ricordo male, nel §44 di Sein und Zeit, però se vogliamo criticare le posizioni di Galimberti sulla scienza e sulla tecnica da lì dobbiamo partire, perché da lì Galimberti parte! Non ha senso presentare le critiche alla scienza e alla tecnica sviluppate da Galimberti come delle prese di posizione politiche infondate che sarebbero sostenute da parte di chi, questa mi pare la tesi che vai sostenendo, avrebbe la colpa di ignorare le magnifiche sorti e progressive che il liberalismo anglofono porta con sé.
Criticare significa giudicare a partire dai fondamenti di ciò che si va a giudicare. Altrimenti, a mio avviso, non si critica; si passa solo la mano sulla superficie.
Un augurio di felicità per il nuovo anno,
Paolo
Paolo Dai Prà concordo con te Paolo. Considero le critiche esposte in questo video molto superficiali, forse il tono colloquiale e leggero usato da Galimberti può indurre a considerare le sue teorie poco approfondite, ma basta scavare ed esplorare le opere di Galimberti per capire che va molto più a fondo di così. Non considera per nulla la scienza e la tecnica come macchine distruttrici che ci porteranno alla rovina, non dice da nessuna parte che l’innovazione sia un difetto della società. Si trovano invece critiche ai rapporti che si sono oggi creati tra noi e la scienza, e le sfide che bisogna affrontare senza subire passivamente il “progresso”, senza capirne gli scopi e le funzioni. Le trovo critiche troppe ingenerose, non si può ridicolizzare un buon pensatore per “4 chiacchiere” su UA-cam.
Ps: adoro il tuo canale Paolo !
"Non si può criticare senza aver letto tutto!" 😂
Piccolo Metafisico è difficile leggere tutto, però una critica ben strutturata presuppone che ci sia un testo di riferimento, qualcosa che mostri le fondamenta dell’idea del pensatore che si sta criticando, non si critica sulla base di qualche risposta su UA-cam.
@@riccardoscola1608 sarà, a me pare proprio che il contenuto della famigerata intervista parli da solo, più che a sufficienza. Il frigorifero, la caduta dell'impero Romano, le colpe della medicina ecc: hai voglia a contestualizzare e integrare!
Argomenti molto interessanti, grazie del video
Caro rick, in questo modo non fai altro che ridurre il pensiero di galimberti ad un banale e banalizzante "si stava meglio quando si stava peggio'' .
Lui non condanna il progresso scientifico, la medicina, la tecnologia e non credo sia così stupido da non riconoscere la condizione di benessere, di salute, di ricchezza e di crescita demografica nella quale viviamo rispetto ai secoli scorsi.
Il suo discorso non é né sociologico, né economico né statistico, ma culturale, filosofico e teoretico: il nichilismo inteso da galimberti é il frutto culturale della dissoluzione di punti di riferimento e di valori fondanti che hanno caratterizzato la società borghese dei secoli scorsi.
L'analisi psicologica sul disagio giovanile è un tentativo di sviscerare le problematiche esistenziali delle nuove generazioni, che vivono nella depressione e nella mancanza totale di volontà, immersi in mille comfort che non hanno fatto altro che inaridire la loro curiosità e la loro crescita intellettuale. Del resto, Se i giovani oggi sono inebetiti e la maggior parte di loro considera la cultura come un imposizione e non come una conquista un motivo ci sarà. Poi, il paragone con la civiltà greca, non é qualcosa di nostalgico, un sentire la mancanza dei "bei vecchi tempi", ma é un attestato di stima nei confronti di quella mentalità e soprattutto una provocazione, specie verso la cultura cristiana. Non si tratta semplicemente del discorso Nietzscheano sulla morale degli schiavi, ma anzitutto un'analisi sul rapporto dell'uomo con i propri limiti, primo tra tutti il suo limite ineluttabile, la morte; la visione cristiana é la sorgente dell'antropocentrismo, che oltre a rinascimento e illuminismo ha anche portato a barbarie immani.. da questo punto di vista filosofie come quella epicurea sono da considerarsi antenati del darwinismo -schiaffi al narcisismo umano, avrebbe detto il buon Freud-. Insomma, il galimba vuole evidenziare l'inconciliabilitá delle due culture, proponendo una versione alternativa rispetto alla sottosuolo culturale degli ultimi 2000 anni.
Per finire, la sezione sulle lingue non vuole essere un insulto alla lingua inglese, é semplicemente una constatazione sulla innegabile semplicità dell'inglese, dal punto di vista lessicale e sintattico, rispetto ad altre lingue, che inevitabilmente risultano più precise quando si tratta di formulare tesi filosofiche.
Spero che leggerai il commento ;)
L'ultimo punto, quello della "innegabile semplicità" dell'inglese, e della sua inferiore precisione nel formulare tesi filosofiche, mi sembra fosse proprio quel che Rick contestava. Su che basi ritenerlo, se il vocabolario inglese è molto più ricco di quello di varie altre lingue (tra cui la nostra), e la cultura anglosassone annovera svariate "tesi filosofiche" argomentate linguisticamente in modo incredibile? Insomma, stai sostenendo che sintassi piú complessa = maggior precisione nelle argomentazioni? E se uma sintassi piú complessa non fosse necessariamente piú efficace in termini di precisione? E se invece un maggior numero di vocaboli (come sarebbe anche intuitivo) lo fosse? Magari è meno complessa e meno precisa sul serio, ma toccherebbe dimostrarlo. Altrimenti sembrerebbe nient'altro che un luogo comune e/o un'opinione superficiale sviluppata "a sensazione", sulla base del fatto che in Italia sentiamo parlare inglese decentemente quasi solo chi fa professioni di tipo tecnico (e dunque si serve della relativa componente di vocabolario), ritenendo che quello sia lo standard da raggiungere per parlare "bene" la lingua in generale. Che è un problema italiano, legato al fatto che non frequentiamo la letteratura ed il pensiero filosofico anglosassoni, ma solo, per sentito dire, per una sorta di osmosi, esempi di inglese tecnico che poi prontamente disprezziamo. Dopodiché, dovrei sentire meglio il discorso di Galimberti, perché magari Rick stava comunque deviando il focus.
Per quanto riguarda la prima parte: non mi convince del tuo discorso la scissione che a mio avviso operi tra riflessione culturale, filosofica e teoretica da una parte e condizioni di vita pragmatiche dall'altra. Come se la "cultura" che attraversa un'epoca (con annessi valori di riferimento e riflessioni filosofiche) fossero totalmente indipendenti da fattori come le condizioni di salute o economiche delle popolazioni, che ne determinano profondamente il modo di vivere. E, viceversa, come se questo modo di vivere pragmatico non fosse influenzato da cultura e pensiero. La tecnica come "cultura" e la tecnica come componente concreta del progresso sono due elementi inestricabili. È possibile criticare il primo dando per scontata la positività del secondo (anche se, a mio parere, non specificare i benefici del progresso rischia di essere confondente). Comunque si può fare, ma tenendo conto del fatto che non è possibile continuare a proiettare la componente pragmatica delle nostre vite nei termini del progresso, della tecnica e della scienza; ma ricondurre la componente culturale e di pensiero all' approccio dell'antica Grecia. Si potrebbe parlare di alcune specifiche componenti del pensiero greco che sarebbe possibile riadattare ad un futuro, ideale, modo di pensare, ma talmente poco intuibili da DOVER essere specificate con argomentazioni. Quali componenti del pensiero filosofico dell'antica Grecia sarebbero valide oggi, in confronto ad altre attualmente diffuse? Riattualizzate in quali specifici termini sarebbero valide? Senza argomentare questi punti, a mio parere si tratta di un'idea romantica e vuota, di per sé priva di sostanza. Senza parlare del fatto che la nostalgia, la lamentela pessimista sul presente con particolare riferimento alla tecnica, alla scienza e alla medicina, il vagheggiamento di un "ritorno ai valori" o all'armonia con la natura, sono a mio parere approcci di pensiero (o mere opinioni da bar) ASSAI più diffuse rispetto al pensiero tecnicistico ed utilitaristico che Galimberti pretende essere imperante. Azzardo una cosa: il problema filosofico e culturale di quest'epoca potrebbe essere inverso, ovvero l'incapacità del pensiero (tanto delle masse quando dei grandi pensatori di riferimento) di adattarsi al progresso concreto (che a livello di benessere economica e di salute ha fatto compiere immediati balzi in avanti) occupandosi di denunciare fantasmi inesistenti, e finendo per frenare quello stesso progresso sul piano pratico. Perché i due livelli non sono separati: lo scetticismo ed il pessimismo di massa influenzano le condizioni concrete di vita, e viceversa. In questo senso, l'incompatibilitá tra gli schemi della scienza e della tecnica ed il contenuto dei valori e della cultura della gente mi sembra un grosso problema. Non sto certamente auspicando la diffusione di una cultura dell'utilitarismo, e quindi della convinzione che un uomo abbia valore in funzione della mera crescita economica che apporta alla comunità: sono un'artista, figuriamoci. Dico però che dovremmo sforzarci di sposare un tipo di pensiero che aderisca alle circostanze concrete del presente, ai reali problemi che il presente propone al nostro pensiero. Ed essere "l'ultimo dei greci" non mi sembra il modo più efficace di farlo, se non come preambolo retorico di una lunga serie di specifiche argomentate, nelle quali molte componenti del pensiero greco vengono eliminate perché non attualizzabili, altre vengono modificate etc. Altrimenti, lo ripeto, mi pare un'affermazione vuota e confondente. Di per sé, lamentare l'assenza di valori di riferimento, il tecnicismo (che è in realtà solo di una minoranza o nel funzionamento delle istituzioni) o la "debolezza" dei giovani, e proporre come soluzione un recupero del pensiero greco, è FUORVIANTE per l'ascoltatore se non si sottolinea come si tratti di perdite o presunte tali entro un processo che, nel frattempo, ci ha dato anche determinate e comprovate conquiste. A fronte della crisi dei valori abbiamo guadagnato l'assenza di dogmatismi, la libertà di espressione e di scegliersi in cosa credere (in molti paesi) e l'incredibile accessibilità della cultura e dell'informazione; a fronte del tecnicismo di alcuni centri di potere/ istituzionali abbiamo guadagnato un'idea di efficacia che, quando non applicata applicata agli uomini (come nella maggioranza dei casi) ha permesso scoperte che hanno sottratto milioni di persone alla miseria e alla morte; a fronte della debolezza dei giovani in termini di apatia, abbiamo guadagnato giovani che possono permettersi di costruirsi un futuro in base alle proprie passioni, che sono LIBERI di costruirsi un'identità ed una realizzazione, e che possono farlo perché, nel concreto, non sono falciati dalla fame e dalla morte. Ti sto parlando di elementi che sono a metà tra la cultura e le condizioni di vita pragmatiche: ad esempio, l'idea di efficacia e l'importanza del nesso causa-effetto farebbero sicuramente danni se applicati ad una visione dell'uomo e del suo valore, ma non mi sembra che ciò avvenga nelle masse e nella maggior parte dei pensatori; mentre, dall'altra parte, demonizzare in toto quelle due idee sarebbe un danno per la ricerca e per il progresso, cui quei due presupposti sono indispensabili. Il progresso, dopotutto, è fatto da uomini che pensano, influenzati da tutto il pensiero e dalla cultura del proprio tempo. E temo che l'ossessione per la tecnica non sia il perno della cultura del nostro tempo. Non che debba esserlo, per carità, ma ad esempio cessare di demonizzare la componente "culturale" della tecnica per concentrarsi su problemi più consistenti, e sviluppare un approccio filosofico coerente al punto in cui siamo giunti come umanità, sarebbe un'idea. Ad esempio, non so, l'amore per la logica e l'esattezza, la sete di verità e di conoscenza, potrebbero essere fulcri di una cultura di cui auspicare la diffusione, e in questo senso (per il poco che ne so) anche con riferimento a certi tratti della filosofia greca. Ma, soprattutto, perché necessario e coerente rispetto al presente. D'altronde, perché l'epoca dell'esplosione delle scoperte scientifiche dovrebbe dare meno incentivo alla curiosità, rispetto ad epoche nelle quali si conosceva talmente poco da dover ricorrere a superstizioni, e si continuava a conoscere poco perché non c'era tempo ed energia da dedicare alla conoscenza? Anche il discorso sui giovani, a proposito, nel quale si dá per scontato che siamo la generazione "debole" e che questo sia dovuto ad eccessive comodità, è di un inconsistente incommentabile, al limite dell'ingiusto. Le comodità che il progresso ci ha regalato, ci hanno dato il permesso di sognare, e le più grandi possibilità mai viste di realizzarci. Se poi noi (ammesso che sia vero, cioè che il problema parta da noi) non ci attiviamo per realizzarci, come può essere colpa di quelle stesse comodità? Quanto può essere male se sono apatico e impiego tre anni in più per laurearmi, a fronte del fatto che POSSO PERMETTERMI di studiare in università, piuttosto che dover lavorare per portarmi il pane a casa? E sinceramente, con questa storia della debolezza e dell'apatia si è anche passato il limite. Attenzione a non categorizzare superficialmente come debolezza quella che è chiusura ed incomunicabilitá, nei confronti di generazioni più grandi che, godendo delle nostre stesse comodità, sono generalmente una enorme macchina di pessimismo, sfiducia, polemica priva tanto di raziocinio quanto di concreta progettualità, fallimento esistenziale. In effetti non è tanto il mondo che ci hanno passato ad essere in decadenza (cosa vera solo per certi, pur gravi, aspetti) quanto il modo di pensare. Dunque, anche qui, alla fantomatica morte interiore dei giovani forse anteporrei il problema del disagio delle 2-3 generazioni precedenti, che sono quelle culturalmente di riferimento.
@@alicepic2585 davvero complimenti. Una struttura di pensiero rigorosa e scorrevole, è un piacere leggerti.
@@alicepic2585 nei vari messaggi che puoi leggere nei commenti ci sono ottime critiche alla pessima critica che Riccardo fa della caricatura del pensiero di Galimberti.
Capisco che tu sia stato tratto in inganno dagli straw man che fa Riccardo e mi dispiace.
Chiunque abbia studiato anche poco filosofia capisce al volo cosa intende Galimberti quando parla della lingua inglese in relazione alla produzione filosofica e anche perché usi il termine "innegabile" Giuseppe.
Non so perché Riccardo finga di non saperlo. Forse era in preda ad un delirio per fare apparire Galimberti come un vecchio imbecille spara supercazzole e sperar così di sembrare lui intelligente o umiliare il suo contendente di like Montemagno.
Purtroppo ha ottenuto il risultato opposto e ha perso agli occhi di molti qualsiasi credibilità come filosofo per le fallacie grossolane nella sua argomentazione, veramente di basso livello.
Semplificando ad minchiam: la filosofia inglese è famosa e fruttuosa per il suo approccio empiristico e utilitaristico; quella tedesca per l'idealismo, spingendosi ad un livello quindi ontologico e gnoseologico, mentre quella greca ha tutta una tradizione metafisica. C'è un livello di astrazione superiore nel cercare di continuare la argomentazione "l'essere si dice in molti modi..." così come tra chiedersi "cosa è giusto in quanto giusto?" invece di "cosa è meglio, in quanto più utile?"
Visto che pensiamo con lo strumento insopprimibile di una lingua specifica, quella inglese, nella sua concreta principale produzione filosofica, "ci mantiene legati a terra", mentre quelle tedesche o greche storicamente si sono sviluppate trattando un livello di astrazione molto superiore: per questo fatto, reale, Galimberti fa una deduzione razionale, che resta comunque discutibile, sulla natura della lingua inglese.
Discutibile si, supercazzola senza senso di un vecchio rincoglionito, no.
Cioè, detto in maniera becera, alcune produzioni filosofiche di alcune lingue si sono storicamente spinte a favorire l'indagine attorno al perché del perché del perché del perché... mentre quella inglese si è fermata a un perché del perché...
Famosa è la riduzione anglosassone della gnoseologia a pura epistemologia, ossia riflessione solo sul sapere scientifico in quanto scientifico, e non sul sapere razionale in quanto razionale, che è una dimensione molto più vasta di cui la scienza è solo un sottoinsieme.
Mentre, giusto per fare un esempio, nella tradizione tedesca è sorta l'ermeneutica, ("verità e metodo", Gadamer) che offre strumenti razionali per la giusta comprensione di qualsiasi tipo di testo, persino religioso, e quindi non solo relativo a un ambito scientifico, utile, empirico, tecnico.
Capirai intuitivamente anche tu che è molto più difficile rispondere alla domanda "cosa è razionale?" invece di "cosa è scientifico?"
Inoltre, ma non conosco il tedesco al punto di potertelo spiegare bene, la lingua tedesca, come la greca, può unire più parole con tanto di preposizioni per esprimere concetti complessi con una sola parola che diventano semplicemente intraducibili in altre lingue. Quando si parla di astrazione questa cosa è fondamentale, perché il filosofo deve poter coniare parole che riescano ad aiutare chi lo legge a intuire correttamente il senso di ciò che vuole esprimere per evitare fraintendimenti tra concetti simili o troppo vaghi.
Un esempio, altrimenti non si capisce:
Dasein
"Come per molti altri termini introdotti da Heidegger, la sua traduzione risulta problematica; il termine "da", in tedesco, sta a indicare uno spazio ideale a metà strada fra l'immediatezza del "qui" e la distanza propria al "lì". Per questo in italiano è invalsa la traduzione (proposta da Pietro Chiodi, primo traduttore di Essere e tempo in italiano, e rimasta poi stabilmente nel lessico heideggeriano) "esser-ci", laddove il ci non sta a indicare una mera localizzazione spaziale, ma qualcosa di più ambiguo e complesso, ovvero il modo in cui concretamente (fenomenologicamente) l'Essere si dà nella storia, ad es. nell'esistenza dell'uomo."
Insomma, leggiti anche solo "essere e tempo" di Heidegger e capirai immediatamente di cosa si sta parlando.
Tutto questo, quindi, non ha nulla a che fare con nazionalismo, razzismo, sovranismo, senso di superiorità culturale, ignoranza, saccenza, rincoglionimento senile... o con la presunta anglofobia di cui parla Riccardo, che semplicemente non esiste.
Anzi, è più ragionevole sostenere che esista il fenomeno opposto!
Chiunque è uscito due giorni dall'Italia sa bene che siamo quasi solo noi italiani ad accogliere tutte le parole inglesi senza italianizzarle.
Gli spagnoli, che non mi paiono sto popolo di nazisti, anche perché son mille popoli sparsi nel mondo, invece di computer dicono computadora, invece di hamburger, hamburguesa... invece di cristoforo colombo, cristobal colon,... ma nessuno si sogna di definirli anglofobi, o italofobi...
Questa moda di coniare nuove fobie ogni dove è evidentemente uno strumento retorico di bassissima lega, ormai per me insopportabile, per fare apparire pazzi malati quelli che non seguono la propria visione delle cose o del mondo, ma la psicologia insegna che è più probabile che chiunque veda pazzi ovunque, sia lui il solo pazzo che proietta sè nell'altro...
La conosci la barzelletta del tizio che sta guidando in autostrada e sente alla radio "attenzione, c'è una pazzo che guida contromano" e lui risponde "non è uno, sono mille!"?
Ecco, più o meno così...
Sono solo pure supercazzole di Riccardo che hanno generato questo livello incredibile di incomprensione.
Mi viene da chiederti scusa per lui...
Non so che dire... imbarazzante.
Eppure si dice filosofo...
@@danilo4631 , dispiace a me che tu creda che io mi sia lasciata "attrarre" dalle argomentazioni di Rick: rispondevo ponendo specificamente il focus su alcuni elementi del commento di sopra che mi hanno suscitato dei dubbi, e che non mi parevano rispondere nel modo più efficace alle fallacie (o presunte tali) del video. Ti assicuro, l'ho fatto tentando di utilizzare il mio cervello pensante ed indipendente, e non sotto forma di zombie plasmato da un cattivo divulgatore. Capisco che il mio linguaggio tradisca quanto poco io sappia di filosofia, ma trovo errato (e a dirla tutta offensivo) ridurre chiunque non sia esperto in materia ad uno qualsiasi nella massa di poveri scemi manipolabili dalle voci più allettanti e di bassa lega. Ho trovato anch'io che il video di Rick avrebbe potuto essere più approfondito e meno ripetitivo, oltre che più focalizzato sui punti che intendeva criticare. Tuttavia, se un commento di critica alla critica ha a sua volta quelle che a me appaiono come fallacie, sono perfettamente in diritto di criticarle, e, posto di esser considerata come un interlocutore e non come una vittima, trovo sia anche utile. Un esempio per tutti: quando Rick critica la presunta "debolezza" dei giovani, utilizzando a sostegno della propria tesi quella che è evidentemente una diversa definizione di "forza", e quindi di assenza della stessa. Dovrei approfondire la tesi di Galimberti, ma ad occhio, sostenere che si era più forti quando esistevano meno comodità è un po' come equiparare l'essere umano (giovane) al sistema immunitario. Tesi comunque a parer mio problematica, ma non attaccabile secondo me con le argomentazioni di Rick: ha arbitrariamente sottinteso una definizione di forza come "possibilità di difendersi da morte, fame e malattie", e tratto la logica ed ovvia conclusione che oggi siamo più forti. Inoltre, se del discorso di Rick condivido i perni centrali assunti in modo generico (la sostanziale difesa del presente e la critica del principio di autorità), che trovo importanti, al di là delle specifiche critiche alle parole di Galimberti, condivido molto meno il suo approccio, l'atteggiamento che attraversa le sue critiche. L'ho trovato carente di umiltà, che non consiste nel riconoscersi di status inferiore rispetto a chi si critica (aspetto sul quale non avrebbe dovuto insistere proprio perché, in una critica a livello filosofico e in generale argomentato, è totalmente irrilevante) ma come costante attitudine all'auto-dubbio. Si può mettere in dubbio Galimberti? Si deve, ma a patto di mettere in dubbio sé stessi, di domandarsi, prima di esprimersi: "sono proprio sicuro che la tesi che sto criticando sia sbagliata? Sono sicuro di non averla fraintesa, e sono sicuro di star ribattendo nel modo più efficace?" A mio parare solo un forte approccio di questo tipo permette di sviscerare in profondità il pensiero di un altro per rilevarne le fallacie effettive e capire come criticarle. Altrimenti si finisce per sfruttare il pensiero di un altro come movente per divulgare qualche messaggio importante: per importante che sia, allora divulgalo senza usare Galimberti. Perché il problema del suo approccio dichiarato (eh, però signor Galimberti, questo proprio no eh) come se stesse rimbrottando un bambino o un vecchio preda di momentanea demenza, porta con sé l'altissimo rischio di prendere cantonate, specie per superficialità. E non che ci si debba accontentare della superficialità perché si sta divulgando, è banale, occorre semplificare la profondità e la complessità. Anche se riconosco questi aspetti, non mi sbilancio in una modalità di ricezione del video che, perdonami, a sensazione mi pare attraversata della tendenza generalizzata al tifo calcistico (per erudito che sia), giudicando l'Intero video come una supercazzola di bassa lega. Ma cerco di scomporlo, trovarne elementi efficaci ed elementi problematici, e farlo nello spirito di un dibattito aperto dal quale nessuno è escluso perché é un povero rincoglionito: non Galimberti, non Rick, non una ventenne ignorante in filosofia. Capisco che lo spazio di un commento è molto limitato, ed apprezzo comunque la tua spiegazione, ma non riesco a comprendere come si possa dedurre razionalmente che, da una cultura più fortemente incentrata sull'empirismo, debba derivare una lingua incapace di astrazione. Saresti d'accordo se io affermassi che il tedesco è incapace di qualsiasi concretezza? Trovo anche che la polemica di Rick sull'anglofobia si sia spinta troppo oltre e fosse innecessaria, ma teniamo conto che non è solo un dibattito specialistico tra filosofi, e che Galimberti per primo non commenta l'inglese solo per quanto concerne il suo uso filosofico, traendo la conseguenza della sua incapacità di astrazione su un livello più generico. Su quel livello l'accusa di anglofobia non appare più forse una supercazzola /strumento retorico di bassa lega, per quanto non fosse necessaria o potesse essere esposta meglio. Insomma, in conclusione, trovo quest'allarmismo verso il presunto utente manipolato insensato all'interno di un dibattito filosofico (quale è quello che Rick ha voluto alimentare), ed in tutta onestà non vi trovo altro scopo possibile se non quello di essere proprio uno strumento retorico di bassa lega, per colpire nel vivo la credibilità dell'autore.
Ciao Rick, so che arrivo tardi per cui non so se risponderai, però provo a farti una domanda: non credi che in fondo l'umanità, con diverse sfacciettature, dinamiche e modalità a seconda delle varie epoche, abbia sempre vissuto secondo una progettualità e quindi in modo lineare? Voglio dire, banalmente, quando si decideva di fare la guerra, cosa che si faceva spesso nelle epoche passate, anche nell'antica Grecia, per conquista, allargare imperi, arricchirsi, diffondere culture, non si aveva di fatto un progetto per il futuro? Non si puntava di fatto ad affermare una situazione migliorativa rispetto al presente? Oppure quando si scoprivano nuove tecnologie e si decideva di introdurle nel quotidiano? A ma pare che aldilà del Cristianesimo, l'uomo abbia sempre agito così, o sbaglio?
Ciao Rick. Penso che questo sia uno dei tuoi più bei video. Concordo con la prima parte ma ho apprezzato particolarmente la seconda.
È vero: vivere da protagonista di una fantasia è facile; al contrario, vivere da protagonista della propria vita nel presente è difficile. E, forse, vivere nel presente è una sofferenza; una fatica.
Sarebbe bello che tu trattassi più spesso temi come il presente, la vita, il progetto, il futuro ed il fallimento.
In ogni caso, grazie per l'impegno e la passione che impieghi sempre nel tuo lavoro.
Buone feste!
anche se per un commento di 3 anni fa, meriti un bel like
Oh cavolo lo aspettavo!!! Grazieee!
43:25 È Neil Young non Cohen!
Ciao Rick! Grazie per questo tuo intervento. Personalmente ho seguito con piacere l'intervista di Montemagno a Galimberti che secondo me offre molti spunti e idee interessanti. Questo tuo video però è ugualmente molto prezioso e mi ha permesso di espandere la mia visione d'insieme. Grazie per il lavoro che fai su UA-cam, continua così 💪
Sono arrivato al minuto 25 e mi fermo qui, perché francamente le argomentazioni che sto ascoltando sono terrificanti. Io ho ascoltato quell'intervista e non sono d'accordo su nulla, mi sembrano deliri di una persona incapace di accettare il tempo in cui si trova, cosa anche normale forse ad una certa età. Ma il modo in cui argomenti e critichi ciò che dice Galimberti è inascoltabile.
Non c'è una argomentazione che venga da te PRIMA compresa e POI criticata, ovvero l'unico modo corretto di fare critica. Prendi ciò che dice, lo strappi via dal suo contesto e dal suo pensiero, e poi ci applichi sopra una critica pensata da te, che se sei fortunato forse c'entra lontanamente qualcosa con quello che dice lui, ma più spesso no. Ad esempio l'anglofobia, argomento buttato lì completamente A CASO, nulla c'entra con la realtà italiana. Se non hai voglia di riflettere, di scrivere un video, o di ragionare: non farlo. Nessuno ti ha puntato una pistola alla tempia e costretto. Se invece queste sono effettivamente le tue capacità: cambia lavoro.
Grazie
vero
a me sembra che fa quasi di tutto uno straw man e che, almeno per gli studi che necessariamente deve avere fatto, non può non saperlo.
su certe cose poi dice proprio il contrario della realtà, come dici tu per l'anglofobia che è un problema che non riguarda l'Italia che accoglie i termini inglesi nel suo vocabolario senza modificarli come fanno altre lingue, come lo spagnolo, che, per esempio, invece di hamburger dice hamburguesa... di computer, computadora...
mi verrebbe da dire, ironicamente, peccato che non ci sia l'ordine dei filosofi come esiste per i medici... sarebbe da radiare dall'albo...
sono curioso di vedere come e se rispondere ai molti commenti puntuali a queso video.
curioso di vedere se avrà la disonestà intellettuale di esordire dicendo: "le critiche si riassumono in:
chi sei tu per criticare Galimberti?"
@@danilo4631 te lo dico subito, non risponde. La cosa dell'ordine dei filosofi è paradossale, ma ti giuro che in questo caso ci starebbe tutto. È di una disonestà intellettuale enorme. Ti do due chicche per farti capire. Gli anglofoni ci prendono per il culo da quanti termini inglesi inglobiamo, altro che anglofobia. Seconda, sai come l'ho conosciuto la prima volta? Non su UA-cam, dal vivo ad una conferenza, si intitolava "La Filosofia di Bojack Horseman", ha parlato per un'ora e qualcosa, di cui i primi 20 di Bojack e poi la conclusione da 5 minuti. Di Bojack non sapeva, il nome dei personaggi, e nemmeno a quante serie fossimo. Ha parlato più di metà del tempo di Solaris, facendo un collegamento tutto suo su animalità e diversità, che ci poteva anche stare, ma non mi chiami la conferenza in quel modo lì, non è un titolo, è una truffa. Adesso lo seguo solo perché seguo Michele Boldrin, questo è il primo video solo suo che vedo e già mi fa schifo.
Anche se condivido la tua posizione, non esagerare con la facondia.
Come disse una volta homer: "incredibile avete ragione tutti e due."
Leggendo tra i vari commenti e ripensando a quanto detto da rick e galimberti, non tanto in riferimento al contesto quanto ai tanti grandi temi trattati( non so niente di filosofia, sono al secondo anno ingegneria industriale), vorrei provare a riassumere le grandi problematiche: 1) rapporto individuo-società(quando e come si é soli, quando e quanto é meglio esserlo) e autodeterminazione. 2) La tecnica, affermava galimberti é divenuta la forza trainante dell' economia, e la politica si rifà all'economia, in questo modo le scelte politiche non indirizzano più la tecnica ma il contrario (eterogenesi dei fini) e g. vorrebbe "tornasse" ( io credo non sia mai successo prima ) il dominio della politica, che cmq dovrebbe andare molto a braccetto con l'etica per muovere in questo senso li sviluppi tecnico e tecnologico, su quale etica etc. poi é già un' altro paio di maniche. 3)Il valore delle proprie azioni e del proprio tempo sia nel senso sociale, punto 1, che soprattutto nel rapporto con l' universo-natura, nel senso ad esempio io trovo straziante pensare alla questione dell' entropia (accennato da rick, più ci metto io l' espansione dell' universo ): l' entropia, in parole povere disordine tende (per vari motivi, su wiki c'è tutto) ad aumentare (da lì il fatto che la "linea" del tempo può solo andare avanti etc. stupendo), tradotto in parole povere il caos comporterà ad avere un universo in cui non ci sono scambi termici se non pochissimi perché tutto é alla stessa temperatura e sempre più freddo e sempre più distante (espansione). Questo punto soprattutto lo trovo incredibilmente straziante, e trovo strano, credo, che non si parli di questo angosciante (supposto per ora penso) avvenire. La domanda che sorge ovvia é proprio ma cosa faccio a fare se tra cent'anni non ci sarò, e l' universo tra miliardi e miliardi di anni sarà ghiacciato e morto, il video di rick a che cosa serve? Mi piacerebbe una riflessione o risposte o consigli di lettura magari su questo problema, anche se prendendo spunto dal video, giustamente io son qui a rodermi quando non è magari ancora ora (livello di benessere raggiunto) e c'é prima un miliardo di persone da salvare dalla povertà etc. che é un problema molto più immediato e per nulla scontato o da prendere alla leggera. Grazie in anticipo, se mancano dei grandi punti ditelo pure fa piacere.
Ho provato a rispondere punto per punto a quello che dici, ma mi sono quasi subito reso conto che c'è un problema di fondo: a te il messaggio di Galimberti non interessa per niente, men che meno criticarlo.
Partendo dal titolo, nel quale chiami Galimberti "il passato". Galimberti, al contrario, è cento anni più avanti di te perché, come fanno i veri intellettuali, è capace di volare al di sopra del presente e di criticarlo in modo asettico, scientifico quasi. Non solo, ma è anche quello più di tutti dalla tua parte, mentre tu lo ritieni un vecchio rancoroso nei confronti dei giovani; invece lui ce l'ha con i vecchi, che hanno messo i giovani in questa situazione.
Poi, se vuoi, lui si crogiola in questo ruolo di Cassandra, quasi si compiace di essere un po' stronzo. Ma se tu fossi un filosofo lo ameresti solo per le cose che dice, non per il modo in cui si pone. Anche perché, permettimelo, tu ti poni in modo appena meno spocchioso e non hai fatto un decimo di quello che ha fatto lui. Non per dire che lui sia superiore a te, ma per dire che quando un giorno avrai fatto quello che ha fatto lui, non posso immaginarmi come tratterai i giovani spocchiosetti che ti criticheranno senza nemmeno concederti di entrare nel merito di un singolo punto di quello che dici.
Il principio dell'autorità è assolutamente attaccabile, Galimberti è certamente un re al quale qualcuno dovrà toccare le palle. Però, permettimi, da qualcosa di qualità, non da sta robaccia.
La tua non è una critica, ma una serie di sproloqui superficiali del tipo: se non ti piace la società, perché non ti ritiri in solitudine? Se odi la tecnica, perché ti fai curare le malattie? Roba da elementari, proprio: non posso credere che tu davvero sia convinto che lui "odi" la tecnica, che lui davvero si senta coinvolto da ciò di cui parla. Se davvero è così, caro Dufer, ripassati il concetto di intellettuale. Fallo in fretta, perché di intellettuali abbiamo bisogno. Non di gente che voglia mostrarsi, non di gente cui freghi qualcosa di quello che gli altri pensino di loro.
Tu sei ancora in quella fase nella quale devi guadagnarti la posizione. Non puoi permetterti di fare analisi oneste della società, perché semplicemente verresti ignorato. Tu lecchi il culo al tuo pubblico, ma non perché sei stupido o falso, o altro, semplicemente perché un intellettuale, un filosofo, diventa tale solo dopo aver guadagnato una credibilità tale da potersi permettere di essere uno stronzo (passami la sintesi).
Tu al momento stai semplicemente grattando popolarità, fraintendendo o fingendo di fraintendere il messaggio di Galimberti, leggendolo parola per parola, cercando l'equivoco in ogni virgola.
Il problema è che tu sei in quell'età nella quale hai ancora bella fresca la roba studiata all'università, che magari hai pure studiato bene, e ti senti dio. Invece sei solo un ragazzino inesperto, te lo dico con tutta la franchezza possibile, senza voler essere polemico, ma solo realista.
Ci sottovaluti, Dufer. Sottovaluti il tuo pubblico (e forse fai pure bene). Purtroppo internet ha abbassato lo sguardo del popolo esattamente al suo stesso livello. Purtroppo, per caratteristiche intrinseche al medio in sè, non c'é proprio niente che tu possa insegnarmi o farmi capire che io non sappia già. Perché tu sei la mia stessa immagine: ragioni come me e parli come me, solo con maggior ego ed esibizionismo. E bisogno di visualizzazioni.
@Marina Mancini io credo che sia sincero quando dice che lo abbia letto. Temo però che dufer non abbia capito che questo tema non può essere chiacchiera davanti al camino, che i temi di galimberti coinvolgono il presente, che non basta conoscere i filosofi per ancorare il suo messaggio alla realtà, che serve invece la politica, l'economia, la tecnologia, la sociologia, la storia. Non dico che dufer è ignorante, ma di sicuro ha preso questo tema sottogamba, pensando di farne una questione di chiacchiera, quando non può esserlo in nessun modo.
Poi non si è nemmeno preparato bene, eh. Se anche lo ha letto, qui sta solo commentando un paio di interviste. Insomma, o la fai bene, una cosa, o ci fai una figuraccia.
@Marina Mancini beh.. Il foglio... Avessi detto il corriere della sera...
Rick scusa, piccola correzione (43:25): quella frase viene da My My, Hey Hey di Neil Young, non è di Leonard Cohen
Domanda: quanti filosofi parlano di musica, suono, armonia? Se non dovesse esserci una lista ampia, allora dal mio punto di vista, sarebbe la filosofia una sola masturbazione legata all'esistenza e basta.
non ho capito
In buona parte condivido la critica di Rick, anche se la sua parte introduttiva (excusatio) è fin troppo lunga e ripetitiva. Ma che bisogno mai c'è di giustificarsi? La critica è sacrosanta e lo sa qualsiasi filosofo non dogmatico (cioè un non-filosofo!) Ma veniamo al dunque. Cominciamo dalle cose positive (lo conosco abbastanza bene e da anni):
a) Galimberti è un abile comunicatore e lo sa; mi piace pure la sua vis polemica propria di un intellettuale franco-sanguigno che non ha peli sulla lingua; è capace di andare contro-corrente senza timori di sorta; sa usare molte forme della retorica classica come il paradosso, l'iperbole, sparare le sue "verità" con una tale convinzione che a primo acchito tolgono ogni dubbio. È pure molto bravo a scrivere in modo accattivante, convincente a prima lettura, e soprattutto mai noioso!
b) Passiamo ora alle cose negative, o alla vera critica:
- è un passatista e lo ammette pure, vantandosi: "Io sono un greco" (oihbò!) Sparata a effetto!
- odia-disprezza il mondo anglosassone proprio come ogni italiano medio che ha un complesso di superiorità (assurdo, infondato) , soprattutto quando si tratta degli USA sempre colpevoli di tutte le disgrazie del pianeta;
- pretende tranquillamente, e si vanta pure (!) che l'inglese è una lingua che lui detesta, perché sarebbe "incapace di astrazione" cioè è solo povera-triviale. Forse non sa che la lingua inglese ha più vocaboli di tutte le altre lingue del mondo, battendo persino il cinese (v. Beppe Servergnini: "L'inglese" - lezioni semiserie). È una lingua ricchissima che pesca nella civiltà germanica delle origini, e più tardi ancora di più nelle lingue romanze come il francese e il latino; ci sono pure radici scandinave: e scusate se è poco...
- odia/disprezza la TECNICA sulla scia del suo guru Heidegger e anche di Günther Anders;
- è un PESSIMISTA radicale (!) ciò che piace agli italiani che mancano di ottimismo della volontà;
- non ha nessuna speranza nel futuro e lo ammette pure: a un giornalista che gli chiese alla fine di
una conferenza, se lui vedesse almeno un barlume di speranza per il futuro , rispose con un secco: "NO! nessuna speranza: la speranza è solo un mito cristiano"!
- È arci-convinto che ormai viviamo in una società della più nera disperazione NICHILISTA:
la scienza e la tecnica stesse sarebbero oggi solo cose nichiliste-distruttive.
- A chi li chiede su che basi fonda un suo ragionamento, in sostanza dice: "Perché l'ho detto io"! Punto.
Per me Galimberti è un tipico intellettuale-filosofo italiano (!): cinico, sarcastico, pessimista e passatista, ma soprattutto nefasto per i giovani a cui toglie ogni speranza. Il tempo lineare è solo un'illusione: non illudetevi - non esiste alcun progresso continuo.
Se il suo non è un pensiero profondamente nichilista, allora non so proprio che cosa sia. Però PIACE al pubblico, perché rassicura molti nelle loro frustrazioni contro cui sarebbe ormai inutile combattere o reagire.
Pure l'ecologia e certi Verdi gli sono grati per la sua radicale critica contro la modernità e la tecnica, causa di tutti i guai. Ci sono evidenti tracce di ecologismo naturalista in lui, perché la distruzione del pianeta sarebbe inevitabile per colpa solo nostra: l'Apocalisse è prossima e inevitabile. Così la pensava pure Heidegger: "Solo un Dio può salvarci" (!) così terminò il suo trattato filosofico principale "Essere e Tempo". Con questo atteggiamento solo negativo, ci si potrebbe anche sparare, perché non saremo mai in grado di risolvere i nostri problemi, tanto meno quelli ambientali.
Eh no: questa è solo comoda rassegnazione disfattista e vero nichilismo!
Ci sono alcune critiche che porterei al tuo video:
1) "La medicina ha allungato l'invecchiamento: non è vero". Bisognerebbe prima di tutto definire l'invecchiamento, senza una definizione di invecchiamento chiunque potrebbe concordare o dissentire con te. Da mio punto di vista, l'invecchiamento per definizione non implica la mancanza di salute ma solamente un degradamento cellulare progressivo, che può portare a malattie e porta inevitabilmente alla morte. Dire che la medicina ha allungato l'invecchiamento inoltre non ha correlazione, dal mio punto di vista, con idee antiscientifiche. Penso che Galimberti volesse dire che in alcuni casi la medicina porta avanti una vita che altrimenti sarebbe già finita, il che non è una cosa né positiva né negativa in sé, è un fatto. Io credo che la medicina abbia allungato l'invecchiamento e non la vita, la reputo tuttavia una cosa positiva.
2) "Il capitalismo e gli assorbenti". Che il capitalismo si basi sulla creazione di un bisogno credo sia pacifico, quando vuoi vendere qualcosa devi instillare il bisogno di quel qualcosa, è una delle prime cose che insegnano a un corso di marketing. Ci sono dei bisogni naturali e necessari (come tu ben sai) e innaturali e non necessari, il capitalismo si basa sull'installare dei bisogni non necessari ma che portano o affermano di portare ad una certa comodità e raggiungimento di uno status. Siano ad esempio le moltissime pubblicità in cui più che un prodotto di vende l'idea del prodotto e delle qualità sottese che il prodotto può portare alla tua persona (le pubblicità delle auto su tutte come le ormai passate pubblicità sulle sigarette). Sulla comodità degli assorbenti non discuto, credo che la differenza che si può portare sia tra un aspirapolvere e un altro in cui l'unica cosa che cambia sia il design, più o meno accattivante, oppure un paio di occhiali dove l'unica cosa che cambia è l'estetica e non la funzionalità.
3) "Ostentazione di inattualità". Credo che Galimberti dica "Io sono greco" non per ostentare inattualità ma per dire che la sua concezione di tutti gli aspetti della vita non è di origine cristiana ma di origine greca. Forse lo intende anche dal punto di vista religioso, non ci vedo nessuna nostalgia o condanna del presente ma qualcosa che caratterizza il suo pensiero. Credere alla ciclicità del tempo contrapposta alla concezione lineare cristiana non credo sia impossibile in questa società, lo si può non condividere o meno ma non è una cosa impossibile. La concezione del tempo ciclico può essere riadattata al presente senza che sussistano per forza le stesse condizioni di vita degli antichi greci.
Detto questo si può trovare un mio commento sotto il video di montemagno dove dico che Galimberti mostra evidenti segni di invecchiamento perché ripete sempre le stesse parole per dire gli stessi concetti. Ormai parla quasi per assiomi, il che rende abbastanza complicato stargli dietro e soprattutto lascia il fianco scoperto a moltissime critiche che partono da un'interpretazione soggettiva di questi assiomi, come il tuo video e le mie critiche mostrano.
Il famoso bisogno di gioielli che il capitalismo istillava nelle matrone romane... Dai su allora o il capitalismo è eterno, o abbiamo solo sposato le cose brutte della natura umana su questa bambolina voodoo che poi possiamo tempestare di spilli e maledire
Se pensi che un robot aspirapolvere valga l'altro, probabilmente hai mamma che ti pulisce casa
Rick, ciao, solo adesso vedo il tuo video, interessante lo ammetto. Sono una tua collega epistemologia formata a Napoli e tu ben sai l'impostazione...sono legata agli albori dei ragionamenti di Benedetto Croce, di lui ho ogni possibile scritto. La tua chiacchera precisati va la tro o accogliente, scaltra e ben formata. Avrei tante aggiunte relative all'approfondimento di certe argomentazioni, alle precisazioni inerenti ai tuoi argomenti, che, per ripetere, trovo assai interessanti e a mio avviso aderenti all'immagine che ho del concetto di autorevolezza e dell'idea di Galimberti degli ultimi trent'anni...A mio umile avviso l' esimio, ex professore avrebbe potuto trascorrere il resto dei suoi anni maturi come in una vacanza, magari in sud América, perché no, e scrivere romanzi....ripeto, a mio avviso ovvio!!!
Gli errori sono dovuti alla mia mancanza di occhiali da vista.... Non vedo un tubo anche con le lettere ingrandite sul cell... Perciò mi scuso a... Posteriori
Ciao Rick innanzitutto complimenti per la passione che metti in quello che fai, lo trovo davvero esemplare. Dopo questa captatio benevolentiae passo al dirti perché penso che tu stia sbagliando nel criticare Galimberti su queste sue affermazioni specifiche. Infatti secondo me queste sono delle iperboli utilizzate dal prof per introdurre un discorso di carattere più generale, usando come pretesto un' affermazione forte e provocatoria ,come ad esempio - il pensiero anglosassone non conosce l astrazione - per poter catturare l attenzione dell'ascoltatore e smuovere un senso di disagio e disapprovazione . Penso che usi di proposito questo espediente per andare contro al politicamente corretto che è ostile al pensiero filosofico di cui lui si fa portatore .
C.I.C.A.B. = Vita Facile e Soldi
Sono sostanzialmente d'accordo quando critichi la tendenza a mitizzare la fantomatica età dell'oro, questa mitica arcadia dove tutto era perfetto, mica come ora! Alla fine è il paradiso perduto, l'eden, non stiamo certo dicendo niente di nuovo. Anche sulla parte relativa ai progressi tecnologici, su quanto ci abbiano reso la vita degna di essere vissuta sono sostanzialmente d'accordo con te. A chi sostiene che la scienza e la tecnologia (a proposito qui ci sarebbe da discutere un po' sulla differenza tra le due e ne uscirebbero delle belle) ci hanno sì aiutato, ma anche instupidito e resi imbelli (tema ripreso anche da Massimo Fini oltre che da Galimberti, con il dovuto rispetto le identifico come velleità senili perfettamente descritte dalla strofa: dà buoni consigli chi non può dare cattivo esempio). Però, c'è un però, credo che quando lui dica di essere greco non si riferisca alla ciclicità del tempo o semplicemente ai bei tempi andati, ma tratti il tema della morte. Noi viviamo nel miglior mondo mai esistito epperò alla fine siamo terrorizzati dalle malattie e soprattutto dalla morte, quindi tutta questa libertà e questo tempo libero non siamo in grado di goderceli. La cosa buffa è che personalmente noto che più le persone sono religiose, più sono impaurite dalla morte, mentre dovrebbe essere il contrario e credo che lui stigmatizzi la "gestione" cristiana della morte verso l'atteggiamento greco. Bisogna poi fare un po' la tara al gigionismo da intervista che trasuda da Galimberti perché va bene la hybris e l'ubermensch, ma alla fine siamo umani, troppo umani...
Una persona che non ammette di non sapere e si proclama sapiente fa rivoltare Socrate nella tomba.
Oddio Rick diciamo che pure durante il 900 soprattutto nella prima metà non è che sarebbe stato il massimo viverci. Sul resto sono pienamente in sintonia su quanto tu abbia affermato.
1) "Ma questo non significa che io possa farlo solo se ho letto tutti i libri di Galimberti, non è un'obiezione."
Questo è vero, MA SOLO IN PARTE, Riccardo. Dipende sempre dall'aspetto su cui ti stai concentrando.
Esempio 1. E' come se uno guardasse un paio di video tuoi o come se avesse letto un solo libro e poi si lamentasse del fatto che tu sia ignorante perchè "non parli mai di Spinoza." In realtà sei un esperto, ma la critica si basa su una conoscenza troppo striminzita del tuo repertorio.
Esempio 2. E' come quando uno critica una persona che frequenta magari da diversi mesi ma di cui ignora il suo passato. Cos'è che si dice in questi casi? Si dice sempre, "Ma come ti permetti di criticare una persona senza conoscere quello che ha vissuto?"
Quindi, sono d'accordo sul fatto che uno abbia il diritto di poter criticare un filosofo anche ignorando gran parte del suo lavoro, ma non sempre la critica è appropriata e, in funzione dell'aspetto della contesa, potrebbe richiedere maggiore conoscenza.
2) "Ma come ti permetti tu di criticare." Questa cosa lascia il tempo che trova :-) La critica è fondamentale, persino Galimberti lo mette in evidenza nelle sue conferenze.
3) "Galimberti è un genio e gli si può scusare tutto." Questa è un'obiezione mossa da un bambino di 12 anni…lascia il tempo che trova.
4) "Il pensiero anglosassone non conosce l'astrazione." Secondo me quando lui dice questo ha in mente il greco antico con il suo sterminato numero di parole ritagliate per definire qualunque cosa. E' un amante della cultura Greca dalla quale noi proveniamo, quindi credo che il suo errore sia quello di mitizzare questo aspetto senza tener conto dell'importanza che l'Inglese oggi assume in questo mondo.
Comunque, Guglielmo ScrollalaLanza seguito da un gesto enigmatico (19:35) :-) x 100!!
5) "I giovani oggi sono deboli perchè non si procacciano più il cibo ma basta loro aprire un frigorifero." Sono totalmente d'accordo con te sul valore della tecnologia, meno sul discorso che Galimberti fa. Dipende da quale tecnologia parliamo. Cos'è meglio, dedicare 5 ore al giorno a facebook per leggere commenti, mettere video, triggherare questo o quell'altro oppure lavorare sodo su una start-usi riferisce all'assenza di forza biologica che condanna poi l'essere umano a vivere in una sorta di appassimento ineluttabile quando ormai nessuno ti cxgx più; quando ormai per la società sei solo un peso. Chiaramente lui si riferisce a ben altre età, diciamo dagli 80 in sù, non di certo ai 70enni che, al giorno d'oggi, sono più freschi di tanti 20enni. Lui ne parla persino in uno dei tuoi libri che hai consigliato, "I miti del nostro tempo", dedicando un capitolo alla vecchiaia, "Il mito della giovinezza." E tu stesso lo dici quando parli di mettercela tutta per vivere la vita al massimo delle proprie possibilità.
6) "Imprimatur per criticare." Questo è un tema spinoso. Cercherò di essere breve. Inizio col dire che io sono contento delle tue critiche. Io AMO chi critica e lo sa fare bene. Ma, per l'appunto, bisogna saper fare critica. Io cerco sempre chi critica, ma bisogna anche dire una cosa. Internet ormai ha dato voce a una massa di analfabeti, ignoranti e anche persone con un basso quoziente intellettivo. Gente che non se li filerebbe nessuno nel mondo del lavoro per ricoprire cariche importanti. Persone che non hanno mai dato vita a nulla di concreto con le loro idee e che mai lo daranno. Domanda: è giusto leggere/ascoltare critiche da persone così? Per quanto mi riguarda è una cosa odiosa. Questa gente 30 anni fa non avrebbe mai potuto esprimere nessuna idea stupida, oggi invece Internet da loro questa possibilità sfortunatamente. A te non darebbe fastidio se qualcuno che non ne capisce nulla di filosofia ti criticasse? Io sono sicuro che sarà capitato anche a te di imbatterti in persone che ti hanno vomitato l'inferno. E sono altrettanto sicuro che questa sia una cosa che tu detesti. A nessuno piace sta cosa qui. C'è sempre un limite al tipo di critica e a chi la muove. A me non piace quando do un'interpretazione logica di qualcosa e poi chi tenta di smontarla non sa nemmeno argomentare logicamente sia perchè non è capace, sia perchè non ha gli strumenti per farlo.
7) Parli di "pubblicazioni". Il fatto è questo: se io parlo con un altro matematico e questo matematico mi criticasse sul mio lavoro e su quello che scrivo nonostante io pubblichi mentre lui no, allora questa si chiama cialtroneria e dovrebbe essere spazzata via con tutte le forze. Viviamo già in un mondo che agevola il propagarsi di cialtroni, soprattutto grazie a Internet, è sempre bene dare la giusta importanza all'autorevolezza. Ma se uno esprime una critica nei confronti di situazioni di vita vissuta che ci coinvolgono e che esulano da argomenti di natura squisitamente tecnica, allora siamo entrambi alla stessa pagina. Ma non sottovalutiamo questo aspetto. Quindi, la "cultura umana" di cui tu parli vale ma sempre nelle giuste proporzioni.
Io non criticherò MAI la tua filosofia perchè questo è il tuo ambito e se voglio parlare segnatamente di filosofia dovrei farlo alla pari con te. Ti critico quando ci sono passaggi che trasversalmente toccano altre aree, anche di vita vissuta. E' un fatto di rispetto che credo sia naturale.
8) Dal minuto 45:24 spettacolo. Questo è parlare con passione vs parlare come se avessi una pistola puntata dietro.
Questa ultima parte - tempo ciclico vs tempo lineare - è molto interessante, ma richiede davvero un'analisi profonda.
Buon natale, Riccardo.
Mi aveva convinto Galimberti, ma dopo la tua esposizione , alla fine hai ragione! Le sapevo tutte queste cose ma non le avevo mai collegate tutte!
Invito Rick ad introdurre la distinzione tra filosofia continentale e filosofia analitica, di modo da orientare i fruitori dei suoi contenuti in modo più chiaro, essendo la diatriba tra questi due orientamenti filosofici alla base delle critiche >di ed >a galimberti. Mi aspetto a breve un video a riguardo :)
Comunque sei un comunicatore di grande qualità per i mediocri
premesso che trovo i tuoi video molto interessanti, vorrei farti una critica (a proposito 😂): secondo me ti dilunghi troppo nel ripetere le premesse che hai già ampiamente enunciato ad inizio video, e questo lo rende abbastanza pesante. Se proprio pensi che qualcosa debba venire sottolineato, consiglierei di farlo fin da subito già all'inizio e poi proseguire con ciò che vuoi dire :)
Hai sottolineato l'uso metaforico di alcune espressioni di Galimberti, ma lo hai fatto in senso debole a mio giudizio. Pur essendo critico su alcune riflessioni di Galimberti sul "tramonto dell'occidente" e sulle sue posizioni, se cosi possiamo chiamarle, sul progresso penso che bisogerebbe contestualizzare meglio il discorso "frigorifero" o "allungamento della vecchiaia" ed inquadrare queste considerazioni all'interno di una critica sulla "perdita della critica" che un determinato uso del progresso ,non il progresso stesso, sta in maggior modo sponsorizzando
Più atteso della pace ad Israele
È Israele che fa la guerra, non la subisce
@@Alan-qp6nh ok, Israele cattivo
@@robertobellucci6155 prego?
Io ti apprezzo ma Galimberti dice tante cose giuste,già il fatto che lo contrasti ha valore e potere, Umberto Galimberti come tutti e come te dice cose che possiamo condividere o meno..Non tutti possiamo pensare allo stesso modo..Dai Galimberti è un filosofo valido come del resto lo sei anche tu..
Hai travisato tutto complimentoni
L'unica critica che io farei a Galimberti è quella di avere una filosofia eccessivamente rigida: fluida si (argomenta con la leggerezza di una ballerina di danza classica), ma quando se ne coglie l'essenza allora diventa massiccia e molecolarmente rigida. E' questo che, probabilmente, gli impedisce di aprirsi ad un Presente che, anche a causa della Tecnica (e concordo con lui quando dice che il problema non è il progresso che ha portato la tecnica, ma il suo sviluppo - esasperato dall'economia - al punto da farla diventare fine e non strumento per il progresso dell'umanità), richiede una grande plasticità e adattamento - Resilienza - al continuo mutare delle condizioni esterne (climatiche, economiche, sociali).
Ecco, penso che in questi termini lui sia pienamente cosciente di essere "rigido" ovvero "greco". (William Aiello)
come canta Caparezza "Un vero uomo dovrebbe lavare i piatti", mi piace o forse non mi spiace :p ma i lavori dovrebbero spingerti a migliorare un comportamento, ecco lavare sempre i piatti o indumenti potrebbe spingerti a migliorare l'uso e a dare importanza ad atteggiamenti che magari sono spreconi, perché probabilmente l'età moderna dei paesi ricchi è un periodo "semplicemente" di eccessi. Per inciso però lavare il pavimento o passare l'aspirapolvere non è inutile, è un lavoro che sicuramente tu Ric vuoi evitare, ma è sicuro anche che alcuni lavori pratici possono insegnarti qualcosa su di te, sugli altri, sul concetto stesso di utilità. Sicuro che sia un progresso voler evitare tutto quello che non ci piace? Per l'altra metà del video aspetterò domani, il cenone chiama! Buona Vigilia.
Gran chiusura dell'anno Rick. Splendidamente energetico questo video. ( Forse la citazione in inglese inastratto non è di Cohen ma di Neal Young). Al 2020!
Parli di progresso, ma dimentichi il senso del limite che ormai si è perso. Dovevi inserire queste tematiche nell’orizzonte della tecnica, che è la matrice da cui interpretare. Altrimenti non si capisce nulla. Non citi ilCristianesimo che per Galimberti ha inciso in maniera estesa in Occidente.
Seguo con piacere ed interesse Galimberti nei suoi video su youtube e lo farò ancora.
Mi ha convinto però la tua disamina sul presente ,detestato dal professore, e mi ha indotto una riflessione che espongo:
La tecnica che ci ha portati al benessere odierno non è mai stata una scelta ,quindi neanche una colpa.
Quando la natura premia chi si adatta meglio e lo promuove ,indirizza il percorso peggio di un navigatore.
Immaginando un'anima nell'empireo che dovrebbe scegliere in quale epoca nascere, non sono sicuro sceglierebbe la nostra epoca, semplicemente perché tra 100.000 anni ci potrebbe essere un'epoca "migliore", e così via... così come sono sicuro che non vorrebbe nascere neanche nell'ultima epoca dell'umanità, potrebbe essere la migliore epoca di tutte, ma è l'ultima, lì finirà tutto il benessere conquistato fino a quel momento; un'anima nell'empireo che si ritroverebbe a scegliere in quale epoca nascere, probabilmente non vorrebbe proprio nascere: chi glielo fa fare a dover scendere dall'empireo? Chi glielo fa fare al bambino abitante della confortevole vita dell'utero materno a liberarsi del suo benessere? Galimberti se potesse essere greco, sarebbe probabilmente altrettanto scontento, se fossi nato tu, Rick, nell'antica grecia, saresti altrettanto contento perché quella sarebbe la migliore epoca vissuta dall'umanità fino ad allora, nel medioevo si rimpiangeva l'impero romano mentre si inventava la stampa, tecnologia inesistente nell'impero romano e che sicuramente migliorò la vita e la vista di molti amanuensi. Se, infine, Galimberti, tu, io, fossimo stati tra le morti infantili, tra i morti di peste, tra i morti in battaglia di un'epoca passata, la prenderemmo così come potremmo prenderla con gli strumenti che ci ha dato quel periodo. Per questo il presente è la schifezza migliore che possiamo vivere, ma non dimentichiamoci che il passato era il presente di qualcun altro.
Tutto questo discorso, si potrebbe pensare, può stare in piedi solo con una visione positivista e progressista della storia, invece no: perché se in un'epoca peggiore di questa, l'abitante del futuro rimpiangesse la nostra epoca, varrebbe anche per lui questo discorso. Non può avere ragione chi "rimpiange" il passato così come non può averla chi è ottimista sul presente e dice che la sua epoca è la migliore di tutte le altre.
Dunque, paradossalmente, lo schifo dell'antica grecia è lo stesso schifo di adesso:
"Le età future recheranno con sé nuovi e forse inimmaginabili passi avanti nel campo della civiltà, accresceranno ancora la somiglianza dell'uomo con Dio. Pure, nell'interesse della nostra indagine, non dimentichiamo che l'uomo d'oggi, nella sua somiglianza a Dio, non si sente felice."
S. Freud, Il disagio della civiltà
Tanti auguri, buon 2020
Sono d'accordo con te solo su pochi punti, per il resto hai colto solo il superficiale di ciò che galimberti dice
Bravo Rick! Buon anno!
20:17 non sapevo che Galimberti da ragazzo andasse in giro con l'arco e le frecce a cacciare nei boschi per mangiare. ahahah
Caro Rick, adoro Galimberti da sempre, ammiro e stimo te sempre più. Grazie. Buone feste.
Buonasera Riccardo,
Faccio fatica a capire in cosa consiste la tua critica al pensiero di Galimberti, perché in questo video non mi sembra di coglierne il senso.
Dell'intervista oggetto di critica hai minuziosamente esasperato le frasi e le parole usate ....senza sfiorare invece i concetti che ne scaturiscono. Mi è sembrato di vedere la parodia dei commenti ai giornali del gossip in onda la domenica mattina.
Mi aspettavo una critica da filosofo e non alla Gianni Ippoliti.
Ti seguo con interesse, buona serata
Mario Carminati
Hai seguito l’intervista di cui parla Riccardo ?
Attendo con ansia il video su Severino!
Che dire Rick, mi hai salvato dal pomeriggio del 25: parenti sul divano che chiedono come va l'università e la morosa? No grazie io ho questo! XD
Grazie e buon Natale, sia a Rick che a tutti.
Stessa situazione🤣
A me ha salvato questo pomeriggio, di solitudine in un paese straniero 🙉😆😂.
Che vita de merda peró
Proprio perché ti stimo, ti seguo (quando posso) e ti critico (se posso). Vedo qua commenti molto pertinenti e anche trollate (vabbeh). Sono contento che altri ti mettano in dubbio e sollevino obiezioni, perché é il confronto fra i migliori che produce eccellenza. É un piacere seguirti, sia per la forma che per i contenuti, la mia critica scelta in questo caso, o meglio consiglio, é di essere più conciso. E il mio desiderio (personale) é anche che tu torni ad essere il Rick che ho conosciuto, cioé meno prezzomolo, perché é fisicamente impossibile seguirti su tutte le piattaforme e mi scoccia perdermi cose interessanti.
Io vorrei avere 15 anni nel 1980: la musica, i colori, i capelli cotonati, le spalline e i leggings, la meraviglia della scoperta prima dei depressi grunge...chi non vorrebbe (ri)vivere ste cose?!?! 😝 Cambiano i tempi, cambiano i problemi, cambiano gli errori. Oggi non é nè meglio nè peggio di altre epoche. La longevità avrà sicuramente un prezzo da pagare (risorse, competitività?). La natura é di per sè violenta e selvaggia, ma imparziale, noi siamo delle comparse.
Voglio commentare prima che tu entri merito, perchè a prescindere dal merito delle tue critiche e dalla loro qualità, voglio difendere il diritto tuo e di tutti di presentare critiche argomentate su chiunque e qualsiasi cosa, ognuno con i propri mezzi e strumenti, al meglio delle proprie possibilità
Sperando che chi come me è ignorante si renda conto di avere limiti.
(poi capita il giorno sbagliato in cui ti si chiude la vena e spari cavolate assurde sputando mer*a sul tipo perché il tuo mondo è pesantissimo e finisci col confondere ogni cosa).
A naturalmente, basta saper sapere chi si è. e dire ciò che si pensa con cuore puro e occhi limpidi. (cioè in piena coscienza di se).
E questo serve anche per riconoscere i propri errori, assumendosene responsabilità.
(esempio personale, ho dato dell'ignorante e del vecchio ad un ricercatore che ha anagraficamente 6 mesi più di me...
che figuraccia 😭)
Ci sono riduzioni contenutistiche ed esasasperazioni concettuali, ma... sono d'accordo con altissima percentuale alla tua analisi. Complimenti
Rick non si tratta di lesa maestà o ipse dixit, confondi autorità (illegittima) con (legittima) competenza. Il quattordicenne è chiaramente libero di esprimere tutto ciò che gli passa per la testa ma da questo a dire che quanto dice abbia lo stesso peso (in quanto "libera critica") di quanto afferma un laureato in filosofia o ancora peggio un professore di filosofia è una idea bizzarra frutto di questi tempi di appiattimento e superficialità. E' l'idea che ha fomentato idioti come i terrapiattisti e i no-vax. Ovviamente la questione annosa è se la filosofia sia paragonabile alla scienza da questo punto di vista: filosofia "popolare" Vs filosofia professionale.
Leopoldo Fregoli dipende dalla sensibilità. Un laureato in filosofia non è superiore a nessuno. Baias...
Superficialità è non analizzare il contenuto di una affermazione e derogarne la determinazione della bontà in funzione dell'autore.
Ben chiaro, che non vuol dire che una persona non istruita in materia abbia le stesse probabilità di formulare una affermazione valvole, rispetto ad una persona istruita.
Per favore non abbassiamoci al livello cognitivo degli idioti che elencavi sopra.
@@mariobajardi Non parlo di 'superiorità' intellettuale/umana tout court...mi pareva fosse chiaro che ci si sta riferendo -come da video di Rick- a critiche filosofiche, con filosofia intesa nel senso di materia di insegnamento e non solo condizione esistenziale. A meno che non si creda che un laureato in economia possa esprimersi sulla manovra di bilancio con la stessa competenza di uno studente delle scuole medie (il che può ovviamente capitare, ma sarebbe una altrettanto ovvia eccezione alla regola se si presume il principio di competenza; che è poi uno dei principi che regge la nostra società), dovrebbe essere scontato che chi ha una specifica formazione filosofica può disquisire di questioni filosofiche con più competenza argomentativa, lessicale, storica rispetto ad uno cui manchi la medesima formazione.
@@G12Sish Per "analizzare il contenuto di una affermazione e derogarne la determinazione della bontà" nell'ambito di qualsiasi disciplina è necessario essere in possesso di strumenti che solo una formazione specifica può far acquisire..vale per il medico come per il filosofo. Sono abbastanza sicuro che ti fideresti più della diagnosi di un medico laureato e di provata esperienza piuttosto che di quella di un mago guaritore senza nemmeno il diploma superiore.
@@leopoldofregoli3817 Ti sei dato già una risposta filosofia e scienza in questo caso sono diverse la faglia di separazione è l'efficacia ovvero l'effetto che si spera di produrre con una tesi. Una decisione sul vaccino va fatta in base a il feedback della comunità scientifica e non del singolo membro. Nel caso di questo dibattito mi spieghi che cosa significa "pesare" in funzione di cosa deve avvenire questa pesatura e a quale scopo?
Nell'ultimo secolo il metodo scientifico ha portato a tanti e tali risultati da essere diventato dominante rispetto a tutte le altre discipline, quasi fagocitandole: della natura della realtà parlano i fisici teorici; dell'origine della vita i biologi; della coscienza le neuroscienze. É evidente che un certo tipo di ambiente culturale italiano, prevalente in passato, si senta oggi minacciato
Quando Galiberti sostiene che la medicina ha allungato la vecchiaia fa sua la massima greca "muore giovane chi é caro agli dei"