La teoria è simpatica, credo che questa signora abbia relazioni di mezz'ora al giorno con gli anziani. Parlo di relazioni concrete: somministrare cibo, gestire l'igiene, e curare ogni aspetto pratico dell'essere umano. Mi ricorda molto una logopedista, che insegnava alle oss come dar da mangiare in modo corretto (corretto per lei!) ai disfagici... dopo due bocconi dati "ad esempio" metteva il cucchiaio in mano alla disgraziata di turno e diceva "fai te!"
Le persone vanno accettate e amate per quello che sono. Le persone non sono i loro disturbi o i loro problemi. Vanno innanzitutto accolte e validate in ciò che provano, sentono, affrontano. E' questa la base, l'empatia e l'amore, da cui può partire la spinta al cambiamento, che poi deve essere innanzitutto propria, interiore. Grazie per questo intervento davvero prezioso 🙏 Troppo spesso non si comprende che tentare di affrettare e forzare i tempi di una persona non porta a buoni risultati, ma ad un esaurimento e un blocco della persona stessa. I tempi lenti non piacciono a nessuno, purtroppo non vanno d'accordo con l'impostazione di questa società. Ma ogni germoglio ha il suo proprio tempo per spuntare e crescere, così come ogni bambino ha il suo proprio tempo per formarsi nel grembo della mamma. Bisogna saper accettare e aspettare, imparando ad essere realmente e concretamente influenze positive, altrimenti meglio farsi da parte in tutto. Se si vuole davvero aiutare: è chi aiuta a doversi adattare a chi ha bisogno, non è chi è in difficoltà a doversi adattare a chi dice di volerlo aiutare.
Questi discorsi sono teorici, in verità molto belli e gradevoli da ascoltare. Purtroppo il caregiver alla lunga si ammala, perché non e facile adattarsi al malato e ci ci sono demenze e disturbi del comportamento veramente gravi, dove chi assiste si ammala e questo non è giusto. Ci sono stress insopportabili che portano alla depressione di chi assiste. Quindi consideriamo anche l'altra faccia della medaglia e non raccontiamo storie di fantasia. La verità è ben diversa.
@@alessandravidili4219Ho vissuto con mia nonna quasi da sempre, i suoi ultimi dieci anni di vita, insieme ai nostri, sono stati travolti e sconvolti dalla malattia che l'ha colpita: la demenza senile del peggior tipo, infine era quasi del tutto invalida. Non c'era la disponibilità economica per avere un significativo aiuto esterno, non c'era il cuore e la volontà di affidarla a una struttura, in cui spesso la realtà non è delle migliori, insieme al fatto che si sarebbe sentita abbandonata. Sono stati anni durissimi, di sacrifici, per diverse ragioni, anche perché l'assistenza era continua. C'è anche chi ha intaccato la propria salute nel sollevarla ogni giorno dal letto e dalla sedia a rotelle. Anche mentalmente è stata dura: vedere e relazionarsi con la sua sofferenza fisica e mentale (disfagica, costantemente in movimento, l'agitazione, il nervosismo, a volte gli urli, qualche volta gli schiaffi, diabetica, epilettica). Eppure ogni tanto nonna cantava le sue canzoni di gioventù, anche quando non riusciva più ad articolare le parole e sorrideva, le mettevo una bambola in braccio e per un po' la cullava.. Non tutti hanno la possibilità che abbiamo avuto noi e non mi azzardo a giudicare, perché ogni situazione è a sé e si tratta di casi estremamente difficili. Nessuno ha detto che sia facile. Ma di certo non parlo senza cognizione di causa. Inoltre ci sono professioni di aiuto, a cui principalmente ci si riferiva, ruoli non facili, si tratta pur sempre di esseri umani con dei limiti, che però sono scelte e che sono retribuite, eppure non rendono come dovrebbero, a prescindere dalla difficoltà dei casi degli assistiti. E comunque, anche al di fuori della professione di aiuto, se non si può stare vicino a una persona che ha dei problemi, bene, sempre meglio che restare per incasinarle maggiormente la testa e la vita.. Se si vuole provare a fare la differenza in positivo per gli altri bisogna invece sapersi comportare. Poi chiaramente ci sono persone e persone, situazioni e situazioni, possibilità e possibilità, anche limiti. Ma la teoria non è meno vera e valida perché può essere difficile da seguire e applicare.. Sicuramente poi, anche chi si prende cura degli altri ha diritto e necessità di prendersi cura di sé..
@@tillina92 allora siamo d'accordo, io intendevo dire che come lo "illustrano" sembra una cosa semplice e anche carina, ma io, come pure lei, sappiamo il sacrificio, che solo per amore, si fa per assistere un anziano così ridotto. Un saluto.
@@alessandravidili4219 Mi fa piacere che ci siamo chiarite, che siamo d'accordo e che possiamo capirci. Penso che probabilmente il limite del video stia nel fatto che è troppo breve per chiarire bene i concetti che esprime. Per come ho interpretato io, ad esempio, ci sono momenti in cui la persona può vivere come reali delle situazioni che non lo sono. Per esempio mia nonna "all'inizio" della malattia, quando ancora camminava, pensava che ogni giorno fosse Domenica, dunque si vestiva con la risoluta intenzione di andare alla funzione religiosa. Qualche volta invece pensava di essere nel suo paese di origine e di dover andare a fare la spesa in un certo posto. Cercare di distoglierla, sul momento, era impossibile, si arrabbiava e si disorientava ancora di più, però inizialmente tutti provavano a spiegarle che si sbagliava. Alla fine era meglio assecondarla per quanto possibile, finché si distraeva e si tranquillizzava. Niente è facile in queste situazioni. Un caro saluto a lei.
Che bella favola! Il caregiver, chi assiste, spesso, alla lunga si ammala, ci sono disturbi del comportamento veramente gravi e irrazionali, altro che accettare. Si ammala chi assiste... Ma è come far finta che il problema non esista! Io sono stanca di sentire raccontare storielle, perché sono una che assiste e vedo che i problemi sono lasciati alle famiglie, irrisolti. Da questo video mi aspettavo un consiglio, una dritta. Niente! E ho capito che funziona così anche quando paghi uno specialista. Poveri quelli che lo vivono, non lo auguro a nessuno. Provare per credere.
ZUCCHE VUOTE Sono un artista metafisico La perdita di energia, il senso di fatica, la difficoltà di concentrazione e di memoria, i disturbi del sonno e i dolori fisici e qualunque male malessere sono generati dallo scemare della veglia (dello spirito), evidente negli anziani.
La teoria è simpatica, credo che questa signora abbia relazioni di mezz'ora al giorno con gli anziani. Parlo di relazioni concrete: somministrare cibo, gestire l'igiene, e curare ogni aspetto pratico dell'essere umano.
Mi ricorda molto una logopedista, che insegnava alle oss come dar da mangiare in modo corretto (corretto per lei!) ai disfagici... dopo due bocconi dati "ad esempio" metteva il cucchiaio in mano alla disgraziata di turno e diceva "fai te!"
Grazie mille per questo suo piccolo ma molto significativo esempio!!
Le persone vanno accettate e amate per quello che sono. Le persone non sono i loro disturbi o i loro problemi. Vanno innanzitutto accolte e validate in ciò che provano, sentono, affrontano. E' questa la base, l'empatia e l'amore, da cui può partire la spinta al cambiamento, che poi deve essere innanzitutto propria, interiore. Grazie per questo intervento davvero prezioso 🙏 Troppo spesso non si comprende che tentare di affrettare e forzare i tempi di una persona non porta a buoni risultati, ma ad un esaurimento e un blocco della persona stessa. I tempi lenti non piacciono a nessuno, purtroppo non vanno d'accordo con l'impostazione di questa società. Ma ogni germoglio ha il suo proprio tempo per spuntare e crescere, così come ogni bambino ha il suo proprio tempo per formarsi nel grembo della mamma. Bisogna saper accettare e aspettare, imparando ad essere realmente e concretamente influenze positive, altrimenti meglio farsi da parte in tutto. Se si vuole davvero aiutare: è chi aiuta a doversi adattare a chi ha bisogno, non è chi è in difficoltà a doversi adattare a chi dice di volerlo aiutare.
Questi discorsi sono teorici, in verità molto belli e gradevoli da ascoltare. Purtroppo il caregiver alla lunga si ammala, perché non e facile adattarsi al malato e ci ci sono demenze e disturbi del comportamento veramente gravi, dove chi assiste si ammala e questo non è giusto. Ci sono stress insopportabili che portano alla depressione di chi assiste. Quindi consideriamo anche l'altra faccia della medaglia e non raccontiamo storie di fantasia. La verità è ben diversa.
@@alessandravidili4219Ho vissuto con mia nonna quasi da sempre, i suoi ultimi dieci anni di vita, insieme ai nostri, sono stati travolti e sconvolti dalla malattia che l'ha colpita: la demenza senile del peggior tipo, infine era quasi del tutto invalida. Non c'era la disponibilità economica per avere un significativo aiuto esterno, non c'era il cuore e la volontà di affidarla a una struttura, in cui spesso la realtà non è delle migliori, insieme al fatto che si sarebbe sentita abbandonata. Sono stati anni durissimi, di sacrifici, per diverse ragioni, anche perché l'assistenza era continua. C'è anche chi ha intaccato la propria salute nel sollevarla ogni giorno dal letto e dalla sedia a rotelle. Anche mentalmente è stata dura: vedere e relazionarsi con la sua sofferenza fisica e mentale (disfagica, costantemente in movimento, l'agitazione, il nervosismo, a volte gli urli, qualche volta gli schiaffi, diabetica, epilettica). Eppure ogni tanto nonna cantava le sue canzoni di gioventù, anche quando non riusciva più ad articolare le parole e sorrideva, le mettevo una bambola in braccio e per un po' la cullava.. Non tutti hanno la possibilità che abbiamo avuto noi e non mi azzardo a giudicare, perché ogni situazione è a sé e si tratta di casi estremamente difficili. Nessuno ha detto che sia facile. Ma di certo non parlo senza cognizione di causa. Inoltre ci sono professioni di aiuto, a cui principalmente ci si riferiva, ruoli non facili, si tratta pur sempre di esseri umani con dei limiti, che però sono scelte e che sono retribuite, eppure non rendono come dovrebbero, a prescindere dalla difficoltà dei casi degli assistiti. E comunque, anche al di fuori della professione di aiuto, se non si può stare vicino a una persona che ha dei problemi, bene, sempre meglio che restare per incasinarle maggiormente la testa e la vita.. Se si vuole provare a fare la differenza in positivo per gli altri bisogna invece sapersi comportare. Poi chiaramente ci sono persone e persone, situazioni e situazioni, possibilità e possibilità, anche limiti. Ma la teoria non è meno vera e valida perché può essere difficile da seguire e applicare.. Sicuramente poi, anche chi si prende cura degli altri ha diritto e necessità di prendersi cura di sé..
@@tillina92 allora siamo d'accordo, io intendevo dire che come lo "illustrano" sembra una cosa semplice e anche carina, ma io, come pure lei, sappiamo il sacrificio, che solo per amore, si fa per assistere un anziano così ridotto. Un saluto.
@@alessandravidili4219 Mi fa piacere che ci siamo chiarite, che siamo d'accordo e che possiamo capirci. Penso che probabilmente il limite del video stia nel fatto che è troppo breve per chiarire bene i concetti che esprime. Per come ho interpretato io, ad esempio, ci sono momenti in cui la persona può vivere come reali delle situazioni che non lo sono. Per esempio mia nonna "all'inizio" della malattia, quando ancora camminava, pensava che ogni giorno fosse Domenica, dunque si vestiva con la risoluta intenzione di andare alla funzione religiosa. Qualche volta invece pensava di essere nel suo paese di origine e di dover andare a fare la spesa in un certo posto. Cercare di distoglierla, sul momento, era impossibile, si arrabbiava e si disorientava ancora di più, però inizialmente tutti provavano a spiegarle che si sbagliava. Alla fine era meglio assecondarla per quanto possibile, finché si distraeva e si tranquillizzava. Niente è facile in queste situazioni. Un caro saluto a lei.
boh, non capisco come si applica il consiglio. Far finta i niente?
Che bella favola! Il caregiver, chi assiste, spesso, alla lunga si ammala, ci sono disturbi del comportamento veramente gravi e irrazionali, altro che accettare. Si ammala chi assiste... Ma è come far finta che il problema non esista! Io sono stanca di sentire raccontare storielle, perché sono una che assiste e vedo che i problemi sono lasciati alle famiglie, irrisolti. Da questo video mi aspettavo un consiglio, una dritta. Niente! E ho capito che funziona così anche quando paghi uno specialista. Poveri quelli che lo vivono, non lo auguro a nessuno. Provare per credere.
ZUCCHE VUOTE
Sono un artista metafisico
La perdita di energia, il senso di fatica, la difficoltà di concentrazione e di memoria, i disturbi del sonno e i dolori fisici e qualunque male malessere sono generati dallo scemare della veglia (dello spirito), evidente negli anziani.