E la cosa triste è che non funziona fino in fondo neanche provare a vivere "l'infanzia altrui". Io per esempio sono cresciuto pcista, senza nessuna console in casa se non un gameboy color e poi, molti anni dopo, una wii. Quando, ormai più che ventenne, mi sono accorto che queste limitazioni mi avevano spinto ad ignorare enormi settori del mondo videoludico, ho sentito tanta invidia, specie dei racconti altrui, dei "meravigliosi anni a giocare a Super Mario World, Final Fantasy VII, Crash e Spyro" e via dicendo. Così mi sono messo a recuperare più titoli storici possibili, cercando avidamente quelle emozioni e avventure tanto esaltate dagli altri. Il problema è che l'infanzia non la recuperi, e i giochi invecchiano. Molti di questi giochi sono riuscito anche ad apprezzarli, alcuni molto, ma è mancata la scintilla emozionale che speravo di trovare. La stessa cosa se si prova a guardare le gare di Senna oggi, o il mondiale dell'82 o mille altri esempi: è tutta cultura, ed è facile coglierne ancora oggi la grandezza. Ma sperare che possano lasciare la stessa impronta che hanno ricevuto coloro che hanno vissuto questi eventi o prodotti durante la loro infanzia purtroppo è utopia. Per fortuna, essendo laureato in storia, riesco comunque a trarne molto valore "archeologico", se così vogliamo dire.
Tanto che, aggiungo, certe volte alcuni prodotti sono più belli raccontati che recuperati. Capisco benissimo la tua passione per i ricordi di vita altrui che citi nel video: io starei ore a sentirti parlare di Mario World, Street Fighter II e la gare di Senna, traendoci probabilmente molto più piacere di quanto potrei averne se provassi ad esperirli io in prima persona. Questo perché nel tuo racconto si unirebbe tutta una componente di emozioni, nostalgie e ricordi che io, per ovvie ragioni, non potrei mai avere.
com'è vero che certi eventi possono essere spiegati anche in lungo e in largo, con dovizia di particolari, eppure senza essere capiti a pieno da chi non c'era...
@@Misthropos concordo con tutto ciò che hai detto. Prima di raggiungere metà commento stavo pensando “ma c’è un modo più “storico” per godersi giochi ad un età che non è più quella fondamentale per la scoperta”, ma poi ti sei aggiustato in modo degno. Personalmente, per far quadrare i tempi e le passioni, per recuperare periodi e interessi ho sfruttato delle tecnologie moderne, aka UA-cam: rimanendo in tema videogiochi mi sono cercato decine dì gameplay di opere giocate da altri, risparmiando ore e ore, soldi e fatica ma senza perdermi totalmente la possibilità di godermi il gioco (certo, non è come giocarlo un prima persona, ma dati i vantaggi e soprattutto dato l’invecchiamento dei giochi probabilmente non cambia molto). Per il resto capisco e approvo a pieno il tuo pensiero👍🏼
I bei tempi, secondo me, li percepiamo forse anche megli di quello che erano realmente, perché li rapportiamo con quelli attuali, dove siamo adulti con precise responsabilità che spesso ci tolgono il sonno.... mentre ai tempi dovevamo solo portare buono o distinto al compito di educazione tecnica. :D Ai tempi ci sembrava la cosa più importante del mondo, oggi li guardiamo con nostalgia, pensando alla nostra splendida ingenuità.
Personalmente, vedendo a quei tempi, non provo nostalgia fino a credere di voler rivivere quei determinati giorni di felicità, ma desidero con tutto me stesso dare la possibilità ad altri piccoli di potersi godere anni così importanti come me li sono potuti godere io, soprattutto ovviamente ai miei futuri figli, proprio perché mi è chiaro quanto siano importanti (riconoscendo loro l’importanza che hanno avuto per me, come per tutti).
Ho apprezzato molto il suo video anche se gli anni della mia infanzia non coincidono con i suoi, dal 1942 al 1948 non c'era il dramma della uno bianca ma altri drammi dei quali a distanza di tanto tempo non riesco a dimenticare ma proprio in quegli anni ho scoperto la lettura che attualmente mi accompagna.Baricco eEco li ho letti molto tardi,questi ,sia pure in modo diverso mi emozionano.Finché si è vivi c è sempre da imparare anche da voi giovani,grazie.
la mia infanzia fu oscenamente brutta, non vedevo l'ora di liberarmene. Forse per questo non sono mai rimasta troppo attaccata alle cose che la caratterizzarono, mi è risultato facile proiettarmi verso il futuro e verso la scoperta. Insomma i miei bei tempi sono adesso, credo! Questo video mi è piaciuto davvero molto, mi piace il tuo modo di ragionare, offre tantissimi spunti di riflessione e hai sempre un messaggio positivo. Grazie!
Ho una decina d'anni più di te e c'è una cosa di cui solo chi ha la mia età o più ha avuto il privilegio di esperire: la nascita dei videogiochi (con quasi immediata conversione domestica su HW infinitamente inferiore) e la loro rinascita tramite emulazione. Cioè prima niente, solo strega comanda colore e quattro cantoni, poi isole elettriche di luci colorate e trilli al luna park con "fantasmini che ci inseguivano" (cit. atari-magari), poi terra di mezzo con ultracorpi malformati a 8bit via via sempre migliori, poi Akira che esplode sulle nostre teste: gli arcade emulati! Questa è una doppietta irripetibile. Prima della metà degli anni 90 era impensabile giocare a un qualsiasi coin-op in casa non solo per costi e ingombro (o sei Richie Rich e ti compri i cabinati, o ciccia), ma per l'esoterica forma che aveva il SW, che non era nè cassetta, nè floppy, nè cartuccia, ma un'oscura serie di chip neri la cui leggibilità era al di là della comprensione. Ti garantisco che quando lanciai Pacman, Lady Bug e Amidar con lo Sparcade sul mio P133 sapendo che erano rom dumpate dalle schede madri dei cabinati, fu come vederli per la prima volta nei bar o in sala giochi. E quando li mostrai ai miei amici furono fiumi di lacrime virili (gente che di solito parlava di Cannibal Ferox e Teresa Orlowski). :) Un conto è vedere oggi i giochi emulati, ben altro è averli visti nascere dall'erba analogica degli anni '70 convinti di non poterli mai giocare in casa (io sbavavo per Ghosts'n'Goblins e soffriiiiivo di non poterlo grabbare in qualche modo e portarlo a casa) e poi dopo 15 anni averli sul proprio monitor. Non dei remake, ma proprio quelli veri, lo stesso codice magico e inafferrabile dei tempi in cui a casa si smadonnava con l'orrendo Pacman per Atari 2600, o ci si incidentava con Enduro della Activision e ti sorpassavano 800 macchine in due secondi. C'era un fumetto horror della Marvel che si chiamava "Fratello Voodoo, l'uomo che visse due volte": ecco, noi abbiamo fatto quella cosa lì coi videogiochi, è stato come vedere qualcuno nascere due volte. 8-)
Non invidio quegli anni sinceramente, ma le possibilità di meraviglia che offrivano fanno assolutamente gola. Probabilmente ho poco più della metà dei tuoi anni e quindi ho visto anche io durante la mia crescita qualche “meraviglia”, ma chissà come sarebbe stato se fossi cresciuto con le tue di meraviglie.
È un discorso su cui mi trovo spesso a riflettere. I miei "anni d'oro" sono stato dal 98' al 2003, e da un po di anni quasi con compulsione morbosa mi sto trovando a spulciare notizie dell'epoca, estratti di giornali e telegiornali, e confrontarli mentalmente con le mie foto di quel periodo come ad allargare la visuale e rendermi conto che mentre io giocavo ai pirati nel giardini dietro casa o guardavo la melevisione o leggevo i libri di Harry Potter e si Roald Dahl, dietro di me c'erano Donato Bilancia e il delitto di Novi Ligure, il ritorno di Berlusconi e l'elezione di Bush in America, il G8 di Genova, e io ci abitavo a meno di un'ora e l'11 settembre e ovviamente la guerra in Afghanistan e Iraq. Alcune di queste cose me le ricordo pure in diretta, seppure vagamente, ma ci davo una importanza molto relativa, che pensandoci ora con gli occhi da adulto mi danno i brividi.
Bellissima riflessione. Anche io ritengo che il bias di conferma vada inevitabilmente a setacciare e selezionare molte delle cose di cui ci circondiamo, anche perché trovare un qualcosa di vagamente già noto e che ci somogli in fondo è rassicurante. Nel buio di un nuovo argomento, di una nuova lettura, certe conferme non sono altro che uno spiraglio di luce che ci guida.
Wesa, mi sei mancato… Grazie per essere tornato su questa piattaforma! Sei uno dei creator (dire youtuber fa brutto, giusto?) che mi ha spinto ad aprire il mio di canale. Spero continuerai con questi video qui su UA-cam, ma, ovviamente, l’importante è che tu faccia ciò che fa star bene te! Daje!
Nato nel ‘85. Anni 90-2000 i migliori della mia vita: genitori che ti sembrano infallibili, estati passati a mare tra parenti ed amici, giochi dell’Amiga e primi Pentium provati e riprovati in quei fantastici pomeriggi protetti dal tepore di casa propria insieme ad amici…ero un sognatore che fantasticava ma nel tempo stesso si godeva il presente fiducioso nel proprio futuro.
Confermo. L'infanzia e l'adolescenza sono stadi emotivi di scoperta fondamentali. Ed è sempre riduttivo recuperarli in età adulta. Ho vissuto da recluso, emarginato e senza possibilità di vivere esperienze positivamente emozionanti dagli 8 ai 19 anni. Questo mi ha portato a una aridità emozionale difficile da spiegare. Perché, nonostante sussista una certa emozione nella scoperta di cose che non ho potuto vivere da giovane (come l'avere una fidanzata o semplicemente un buon amico), ad oggi, che ho 32 anni, posso dire che non sono mai riuscito a provare quel brivido di felicità di cui ho sempre sentito parlare. Per me la felicità è più un costrutto razionale che uno stato emotivo di pieno benessere. E questo, in un certo senso, è triste da dire... Quando stento le persone parlare con nostalgia della loro infanzia, sono al tempo stesso felice e invidioso per loro. Felice perché vedo nei loro occhi accendersi una luce data dai ricordi che riaffiorano e invidioso perché... bèh, si capisce...
penso che il problema sia che da adulti c'è sempre un sottostrato di responsabilità e doveri a cui tenere attenzione, è veramente difficile fare qualcosa senza un minimo di pensiero a questi. Puoi anche prenderti una vacanza e darti alla pazza gioia, ma sotto sotto sai che il giorno x tornerai a doverti occupare di quelle cose (beato chi è eterno bambino e agisce senza freni anche da adulto, anche se di solito fanno terra bruciata intorno), mentre da piccoli non esistono responsabilità per cui ogni cosa arriva e ti colpisce alla massima intensità (anche in negativo purtroppo), quindi ti capisco se dici che oggi hai più difficoltà a provare una piena felicità e credo che valga un po' per tutti. Penso che tra le poche cose che possano dare una vera gioia da qui in avanti sia avere figli, che dev'essere un'esperienza davvero forte (per una donna non riesco a immaginarlo nemmeno), ma anche li, almeno per me, mi viene l'ansia solo a pensare a che responsabilità enorme sia un figlio da crescere, con tutta la sofferenza che la sua potenziale perdita potrebbe portare. p.s. anche io una discreta merda dai 10 ai 20
@@lorenic95 credo che la gioia intesa da te, quella che viene dai figli, sia solo un tentativo di riempire un vuoto. Non vedo molta felicità in chi ha figli sinceramente
@@lorenic95 fare figli può essere bellissimo, però, per quanto ho compreso su cosa sia la genitorialità, guardando alla mia famiglia e a racconti di esperienze altrui, i figli possono essere uno dei peggiori stress negativi della propria vita. I figli dovrebbero arrivare quando si è psicologicamente pronti, non tanto quando si hanno le possibilità economiche. Mai figliare se si hanno in ballo turbe emotive ancora irrisolte. Si potrebbe finire con l'essere genitori assenti e squilibrati nel rapporto coi figli o sofferenti di depressione post parto, con grandi strane pretese nei confronti dei figli, solo per fare degli esempi. Con due genitori così ad esempio, il rischio di crescere figli con sindrome da bipolarismo o con gravi tendenze alla tossicomania e al fallimento è grande. Certamente è facile ci passi di mente il pensiero dei bei vecchi tempi in cui non ci si curava della salute mentale di donne oppresse e maschi repressi, tutti cresciuti nell'austerità e nella violenza, e che ciononostante mandavano avanti intere generazioni. Ma bisogna pure tenere in conto che le malattie mentali esistevano anche prima, ma venivano celate dalla normalizzazione presente nella società e che molto spesso la violenza di un individuo non veniva riscontrata come possibile malessere psicologico, quanto più come sana umanità. Dopo il 1968 i ragazzi di allora, che sono diventati i nostri genitori, hanno dovuto far fronte ad un problema più grande delle stesse lotte sulla parità tra maschi e femmine: crescere i figli senza usare la violenza. E poiché non si avevano sani esempi di genitorialità da seguire, nessuno sapeva come essere genitori ed abbiamo assistito a tutti quegli esempi di genitorialità tossica che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Tra genitori assenti o che addirittura si fanno amici dei figli, ad oggi stiamo assistendo ad una rivoluzionaria riscoperta del ruolo della famiglia nei rapporti interpersonali, grazie all'avanzamento di filosofi, pedagoghi e psicologi e anche grazie al generale sempre maggiore accesso alle informazioni. Purtroppo non sono sicuro di quanto gli adulti di oggi si stiano accorgendo di ciò. Perché ancora adesso nei tg e nei talk-show si parla di impiego e stabilità economica giovanile, come uniche cause del ritardo a diventare genitori. Non so nemmeno quindi quanto ci metteranno gli adulti a comprendere che i giovani d'oggi, prima del posto fisso, vogliono una stabilità emotiva, sapere chi sono e perché sono a questo mondo. Tutte cose che un tempo imparavi quando eri ancora un bambino (ad oggi invece, molti addirittura non sanno fare i conti con la morte perché i loro genitori non li facevano partecipare ad un funerale). Forse dobbiamo solo aspettare che i ragazzi di oggi crescano e siano i genitori migliori del domani. Però è brutto pensare che gli adulti di oggi continueranno egoisticamente a degradare la società e il mondo, lasciando la responsabilità di riparare e ripulire alle future generazioni. Perché è come pretendere che un passante per strada paghi il conto del ristorante al posto nostro.
@@rockessence avere una stabilità economica però aiuterebbe tantissimo anche quella psichica, io per quanto personalmente possa vedere nel figlio una potenziale gioia immensa, pragmaticamente non lo considero fattibile nei prossimi 10 anni, in cui ho come priorità proprio ottenere quelle stabilità che per un genitore sono fondamentali, e poi si vedrà, d'altronde si va verso i 9 miliardi di abitanti quindi tutta questa fretta di figliare non c'è. Comunque non sono sicuro che prima fosse tanto meglio, dovevi tendenzialmente iniziare a lavorare molto presto e prenderti responsabilità subito, quindi la strada ti toccava trovarla, che tu avessi più o meno buoni genitori. noi penso che siamo una generazione molto viziata e sono d'accordo che ai nostri genitori sia mancato un modello genitoriale per una situazione di ricchezza e benessere mai visti prima.
La sensazione durante l'infanzia era quella che potevi essere te stesso senza avere un ruolo sociale, ogni nostro compagno di classe era se stesso al 100% in modo genuino e non c'era sforzo per essere originale. Ognuno con i suoi soprannomi, pregi e difetti ma... sè stesso e quindi intrinsecamente "originale". La crescita, con le responsabilità, la conoscenza,le esperienze etc.. purtroppo ci ingloba e frena un pò quella particolare libertà di esprimere quello che si è senza maschere e senza dover recitare un ruolo predefinito dall'esterno, andando a perdere alcune peculiarità che ci rendevano quello che saremmo nel profondo
Parlando di Imprinting, la mia scelta di vita per ora è fare o vedere cose che non mi piacciono anche a livello di studio e passatempi. Sento che mi perderei qualcosa se mi focalizzassi solo su ciò in cui son bravo o " portato " ( che poi chissà cosa vuol dire portato). Ad un certo punto esiste un limite a questa cosa, ma per ora noto che mi sta spalancando porte davvero variegate, anche se è una sofferenza ogni tanto.
Mi appresto ad aggiungere questo video alla lista dei miei bias di conferma. Scherzi a parte, io ho sempre sentito e sento tuttora di dovere molto alle cose che hanno caratterizzato la mia infanzia e adolescenza. Sono una di quelle persone che si ossessiona sulle cose e le cita e omaggia in ogni modo, al punto che spesso quando creo qualcosa di nuovo mi viene sempre il dubbio che non stia semplicemente copiando spudoratamente le idee di altri. Il che non è l’ideale se si considera che punto a diventare uno sceneggiatore. Ma poi riflettendo razionalmente mi rendo conto che in realtà, pur infarcendo di rimandi alle opere della mia infanzia, ciò che creo è più simile a una reinterpretazione, a una rielaborazione personale di ciò che mi colpì da piccolo e che in fondo è esattamente il modo migliore (almeno per me) per esprimere me stesso, le mie passioni, le mie paure, le mie idee e speranze. Sono grato ai miei bei tempi perché il ricordo di essi mi ha spinto a voler essere un fautore dei bei tempi di altre persone, a modo mio, un modo che prende il meglio di ciò che amo della mia infanzia e lo rielabora in modo unico grazie a tutte le esperienze che ho vissuto e vivrò nella mia vita. Ed è quando anche solo una persona parlerà di una mia opera, di qualunque tipo, come io parlo di Ben 10, Evangelion, Star Trek, il Professor Layton, i Lego e i film Marvel che saprò di aver raggiunto il mio scopo ultimo
Anche se incancrenito dai miei 53 anni riesci ogni volta, con le tue riflessioni, ad aumentare di qualche grado la mia visione sulle cose. …o forse sei solo una conferma ben elaborata dei miei bias cognitivi :) Comunque Grazie.
L’infanzia è una delle cose più ineffabili di questo mondo… è estremamente complicato elaborare col linguaggio le esperienze di vita vissute in quel periodo e come le abbiamo percepite al tempo Io sono cresciuto negli anni 2000, le mie esperienze proprio dal punto di vista oggettivo sono diverse, io non ho mai visto senna correre ma ho pianto quando massa ha perso il mondiale… ma potrei fare ore a parlare dei miei bei tempi, complimenti veramente perché nel video sei riuscito a proprio rievocare la mia infanzia parlando della tua. Era quello che volevi fare. Complimenti e grazie
Io credo che più che gli episodi, i ricordi o il miti in sé, che possono collidere casualmente ma che per aderire perfettamente hanno bisogno due persone che abbiano lo stesso identico background (come due fratelli o due amici d'infanzia con le stesse passioni e restati tali fino all'età adulta), più che questo dicevo, ciò che secondo me si può dare è proprio l'innescare quel piacere della nostalgia. Quel andare col pensiero a quei "bei tempi" che sono tali (nella loro distorsione fatta di ritocchi della memoria) proprio perché "andati" e perché non possono essere più sporcati nella loro perfezione. Un po' come i finali delle storie d'amore perfetti perché mancanti del dopo: dei problemi della vita, delle litigate, dei momenti di monotonia. Ma il piacere della nostalgia è a mio avviso non solo un tesoro per gli adulti che hanno ormai perso qualcosa, ma anche che per chi quel qualcosa lo sta ancora vivendo. Riuscire a capire la bellezza e l'importanza di certi momenti anche imperfetti prima che si trasformino in ricordi, credo sia una delle cose più preziose che si possa fare. Perché permette di assaporare la vita nell'oggi, col suo gusto più dolce, rendendo meno fastidioso quel retrogusto amaro che immancabilmente ci toccherà avvicinandoci alla fine della cena.
Io ho diciotto anni, e se devo individuare l'inizio della mia formazione (anche se probabilmente non ho ancora nemmeno iniziato), penso ad una puntata di Scooby Doo vista a sei/sette anni in cui comparivano i Kiss. Da lì è nata la mia passione per il rock e poi per il metal e mi rendo conto di quanto pesantemente abbia influito, oltre che sul mio sogno di diventare musicista, sui miei gusti in qualunque campo la fascinazione per quell'estetica e quel senso di "diversità" che mi ha portato a cercare sempre cose poco conosciute dalla "massa" (in modo molto ingenuo ed infantile), cosa che però ha davvero contribuito a ciò che sono oggi come essere umano e alla mia (assolutamente limitata) cultura. Poi anche internet e in particolare UA-cam hanno avuto in me una forte influenza, avendo iniziato a guardarlo da molto piccolo in un'epoca in cui faceva scalpore l'idea dei bambini su internet. Lì mi sono davvero appassionato alla musica scoprendo ogni giorno nuove band e guardando uno youtuber chiamato Mavrus che parlava di metal. Pensandoci fa ridere il fatto che i miei eroi d'infanzia non sono stati supereroi o atleti ma inquietanti musicisti metal spesso truccati o mascherati in modo assurdo. A quell'età il cervello è così plastico... chissà come sarei oggi se fossi stato affascinato da un'altra cosa prima di quei quattro musicisti truccati che trovavo così fighi.
Il discorso di dare valore a ‘caratteristiche’ innate (nazionalità, caratteristiche fisiche, etc) è spiegata molto bene. Ad oggi molte persone danno importanza a fattori come colori degli occhi, altezza….come se fosse un traguardo raggiunto con sacrificio e bravura. Quando si parla di traguardi sociali o lavorativi….si parla di sfortuna e si minimizza.
Ciao, cosa intendi quando hai scritto che le persone danno importanza al colore degli occhi, altezza, come se fosse un traguardo raggiunto con sacrificio e bravura?
Riflessione interessante come al solito. Condivido molto, moltissimo. Ho appena recuperato tutto il manga di Capitan Tsubasa, Holly e Benji, a quasi 47 anni, perche' l'estate in cui arrivo' il cartone in italia la ricordo come fosse ieri. Sicuramente ne ho un ricordo romanzato adesso, spero che mio figlio potra' avere la stesso ricordo quando sara' grande, sarebbe un bell'obiettivo come papa'.
Credo di avertelo già scritto, ma anche stavolta mi hai fatto ricordare che quando passo dalle parti di via Azzurra sento ancora l’’eco dell’entusiasmo che provavo andando a ComputerOne dove comprai il mio Sega Mega Drive 2 e una sfilza di costosissimi giochi ❤️
Le poche volte che parlo di calcio lo faccio pensando al Milan "dei bei tempi". Dopo quel periodo adolescenziale anch'io ho sentito un vuoto; sul campo non c'era più nessuno di quei calciatori che avevo amato e le partite stesse mi sembravano aver perso sostanza. So che non è così, ma questo ha segnato la fine della mia passione calcistica. Incredibile il fattore nostalgia, davvero
difatti il libero arbitrio non esiste, siamo i nostri geni, i nostri traumi, le esperienze e mai nessuna scelta o pensiero sarà mai veramente libero dalla somma degli istanti passati. così come a me hanno portato a fare questo commento e a te a fare il ragionamento e a condividerlo. ed è bello così, perché è una lotta continua con sé stessi (se la si vuol fare) che può portare ad esser migliori, anche se la stessa attitudine combattiva ha una componente ereditaria e una esperienziale. meglio schumacher, non ero nemmeno nato con senna, e meglio la ps2, regalo del mio ottavo natale.
Tutto vero. Ciò che ha contrassegnato i tuoi anni da bambino e ha fatto breccia te lo porti dentro per sempre, qualsiasi cosa sia. Io sono del '93, e per quanto mi piaccia la storia, soprattutto del nostro Paese, non son mai riuscito a provare quella scintilla di emozione per qualsiasi cosa sia successa prima del 98/99, son cose che sento, tra virgolette ovviamente, che non mi appartengono. E quindi ricordo molto meglio Trezeguet che ci caccia l'urlo in gola agli Europei del 2000 che Baggio a USA 94, Schumacher che si spacca una gamba a Silverstone 99 rispetto al tragico incidente di Senna. Potrei parlare per ore dei Pokémon, del Grande Fratello, di Mai Dire Gol, dell'italodance, ma anche dell'11 settembre, di Donato Bilancia sui treni, ecc ecc Cose futili e meno futili, ma cose che hanno caratterizzato un periodo che mai tornerà. L'importante è non attaccarcisi come una cozza.
Ricordo benissimo il momento del mio personalissimo passaggio dall'infanzia spensierata all'inizio della mia esperienza critica: la notizia della liberazione del generale Dozier, gli annunci del telegiornale, i giornali... l'innocenza scivolata sulle immagini della TV...
Essendoti quasi coetaneo ho avuto la stessa sensazione, abbiamo avuto una infanzia costellata di momenti tragici ma per me era l'epoca dei power rangers, del primo pc, del nes e snes, del gameboy, del topolino e delle riviste come unica fonte di informazione(?)
Sono cresciuto pcista, quando ho scoperto le console ero grandicello e avevo già capito che i giochi da console non mi avrebbero dato le stesse emozioni di quando si giocano da bambini. In compenso ho la mia bella serie di ricordi, specialmente con gli RTS che erano più da PC. Homeworld, Dune II, Red alert, dark colony, StarCraft, age of Empires, i vari total war...
Moltissimi spunti per riflettere sul cosa "ci compone" relativamente alla nostra formazione. Noi siamo quello che siamo anche per tutte quelle esperienze più o meno casuali che viviamo. A me è capitato anche l'esatto opposto per quanto riguarda le letture importanti che porterò con me a vita, nel senso che spesso mi sono avvicinato ad alcuni autori e moltissimi testi per idiosincrasia anzicché per dare conferma ai miei byas. Tra tutti il più rilevante in questo senso è stato Heiddegger, mentre in altri casi, in cui cercavo (forse invonsciamente ma con un minimo di consapevolezza che fatico ad ammettere) di trovare autori che ricalcassero il mio pensiero e che poi in questo senso mi hanno deluso (ad esempio mi è successo leggendo "timore e tremore"). Non so se ho reso l'idea ahahah comunque, come sempre, gran bel video!!
@Julia - 𝙾𝚙𝚎𝚗 𝙼𝚢 PROFILE Sono assolutamente d'accordo, è successo anche a me. Purtroppo non cambia soltanto il mondo che ci circonda, i primi a cambiare siamo noi e lo facciamo giorno dopo giorno. Avrei voluto vivere quelle esperienze con l'immaturità di un bambino immerso nella sua "bolla", invece potrò soltanto immaginare come sarebbero state alcune sensazioni ed emozioni di cui sento spesso parlare.
Riguardo lo sviluppo intellettuale come bias di conferma penso che a volte lo sperimentiamo in negativo, come una vaga sensazione di colpevolezza per aver tradito qualcosa di radicato e profondo, uno straniamento come se non potessimo essere stati noi ad emozionarci per quella "novità"
Ad esempio, personalmente grazie a te e non solo, nutro un peculiare affetto per diversi elementi che hanno caratterizzato la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, nonostante i miei primi ricordi risalgano solo alla fine dei '90. Quindi sì, confermo che avete ripagato tutto quel contingente che casualmente vi ha segnato. XD
Che ne dici dell imprinting morale? Cioè, dell insieme di regole non scritte, che ereditiamo dalla nostra infanzia e dal nostro ecosistema di sviluppo? Credo sia importante fare un lavoro di setaccio e di messa in discussione, mi chiedo però quanto possa essere radicale il lavoro di decostruzione, e quanto possa essere rischioso in senso identitario, quanto sia pericoloso “radersi al suolo”; grazie per gli ottimi spunti come sempre
Questo ragazzo, nel bene o nel male è il perfetto prototipo dell'uomo globalizzato. La tradizione non è pericolosa, trovo invece molto pericolose le imposizioni del pensiero unico, politicamente corretto, imposizioni che si macchiano anche di reati violenti. Ognuno di noi, vivendo in un mondo che era libero e che lo è sempre meno può decidere la propria morale e cosa farsene delle tradizioni. Tuttavia oggi ci sono roghi e gogne per chi sceglie per se stesso cose diverse, come la tradizione. A me della tradizione non mi interessa affatto, trovo solo inquietante il restringimento delle libertà. La libertà è anche quella di pensarla diversamente da te senza per questo essere criminalizzato !!
Non so, sarà (anzi probabilmente è) anche perché non ho superato da molto quella fase della vita (son da poco maggiorenne) ma non riesco proprio a ricordare quel periodo come bello o gioioso, ho avuto un'infanzia di solitudine (in tutta la mia infanzia posso contare gli amici sulle dita di due mani) e di piccoli divertimenti, passata quasi per intero in una capanna sul balcone su cui giocavo con i Lego e leggevo libri e fumetti; il mio mondo era molto stretto, abito tutt'ora in un paese di montagna in mezzo a una valle e le montagne precludevano non solo letteralmente la vista dell'orizzonte; in famiglia non seguivamo sport e non avevo eroi, ed essenzialmente l'unica forma di video che guardavo erano i film e le serie di Miyazaki a ripetizione e ogni tanto qualche cartone Cartoon Network. Non so, faccio incredibilmente fatica a trovare periodi d'oro nella mia vita, e se da un lato mi si può urlare "bene! Bravo così!" Dall'altro sta cosa mi perplime parecchio, riuscirò mai ad averne uno?😐 Non è una forma di pessimismo la mia, semplicemente probabilmente vivo troppo alla giornata per essere felice due giorni di fila. E non credo neanche sia una cosa su cui io debba lavorare, piuttosto cambierà prima o poi mentre cambio io; o forse no, chi sa.
Se può, in qualche modo, rasserenarti, ti dico che, a 36 anni, quindi il doppio di te (sigh), nemmeno io penso di avere vissuto dei VERI bei tempi. In un modo o nell'altro c'è sempre stato qualcosa che mi ha fatto sentire male, a disagio, escluso (e ti dico che, nel mio caso, gli amici erano pochi anche per le dita di una sola mano, oltre ad essere "passeggeri"). Forse, se proprio dovessi sforzarmi, il "periodo d'oro", per me, è stato proprio quello dai 17 ai 20 anni. Ma mi viene spesso da pensare una cosa: non avere quella sensazione dei "bei tempi andati" mi permette di vivere anche l'oggi con più serenità, più spirito critico e meno preconcetti. Riesco a ricordare le cose belle e le cose brutte di ogni periodo, senza sentirmi particolarmente legato ad alcuna di esse, in positivo o in negativo e, quando penso all'oggi, non riesco a concentrarmi solo sulle cose negative, come succede a molti, ma mi viene spontaneo riuscire a percepire le tante cose belle, che spesso, o vengono date per scontate, o passano letteralmente inosservate :)
@@federicomasetti8809 hai probabilmente ragione sul fatto che possa fare bene questa "mancanza"; tra l'altro è da tempo che sono riuscito a superare quel periodo di asocialità pressoché completa, e difficile da credersi ma ritengo di essere solo migliorato da allora: ho ancora un certo interesse nella lettura e sono ancora creativo e creatore - con Lego e non- e insieme ho guadagnato e stabilito amicizie e rapporti, pur non così stretti - pur riuscendo senza problemi e anzi con disinvoltura ad approcciarmi con chiunque, al momento di approfondire una conoscenza ho sempre problemi, ma sono ottimista sul fatto che riuscirò a superare questo problema-. E l'unica nostalgia che ho per quei "tempi" sono gli interessi che ho perso, non tanto occasioni o piaceri ormai preclusi. In ogni caso mi guarderò bene da non fare diventare questa la mia epoca d'oro seguita da una contemplazione di essa per il resto della mia vita, seppur allettante e facile come scelta. Comunque grazie per il commento, talvolta un singolo messaggio di un totale sconosciuto può darti molto più che ore di cupe meditazioni😐
@@CristianoSollazzo di nulla, figurati! Se posso darti un consiglio, per esperienza personale: pensare fa bene, pensare troppo no. Tienilo a mente la prossima volta che ti verrà da fare certe elucubrazioni 😉
@@quintomoro6631 esattamente. A livello psicologico, l'unico vantaggio che ha il passato, rispetto a presente e futuro, è che, appunto, è PASSATO. Per cui, anche se ha provocato dolore e ricordarlo fa ancora male, ad ogni modo la nostra mente lo elabora come meno doloroso (nella forma di ansia, paura o stress) del presente, perché è qualcosa che è successo, ma per cui non siamo morti. Per questo motivo, per molti, il passato era "meglio" di presente e prospettiva futura, perché sono tutti eventi a cui siamo sopravvissuti
Io ricordo l'infanzia come un periodo terribile in cui i problemi più semplici sembravano insormontabili per mancanza di esperienza. Anche così, credo che anche io, crescendo, stia idealizzando la mia infanzia anche se in negativo. Infatti ho una certa tendenza a cercare l'opposto di ciò che mi faceva soffrire da bambino.
L'altro giorno un'amica mi ha offerto una fiesta, per qualche misterioso motivo non ne mangiavo una dai tempi delle elementari (siamo coetanei). Al primo morso mi sono venuti in mente immediatamente Alex Kidd del sega master system, Ambra con l'auricolare e la maestra che insisteva quotidianamente per il cinquecentenario della scoperta dell'America 😀
Anche se sono più grande di te (nato nell’80) mi ritrovo col tuo 94 spartiacque, come te super appassionato di videogiochi e F1 ho avuto anche il motorino quell’anno, che ai tempi era proprio un cambio di vita. Inoltre poco prima di Senna morì anche il cantante del primo gruppo che mi appassionò veramente… Kurt Cobain. Anno sicuramente impattante.
La Disney. Il calcio, e il mio rapporto con lo sport in generale. La fiducia nella politica e nei politici. La religione e tutte le festività che ne deriverebbero. Le vecchie conoscenze che si ritrovano dopo anni e il mio comportamento in conseguenza al loro reincontro. Molto di ció che ho avuto da rielaborare quando ho cominciato a diventare più consapevole di quanto non fossi quand’ero bambino.
La morte di Senna e Ratzenberger furono i primi episodi mortali visti in prima persona, se così posso dire. Stavo frequentando le medie e purtroppo parenti morti ne avevo visti in anni precedenti, ma un tumulto emotivo come quello visto in TV mi ha fatto provare i primi disagi legati ad eventi drammatici mortali. La morte di Ratzenberger ce l'ho ancora in testa, il collo spezzato. La morte di Senna ha aggravato il mio stato emotivo del tempo e a scuola non si parlava d'altro, se non poi parlare dell'entrata di Berlusconi in politica.
Parlando di videogiochi: per me lo spartiacque l'ho avvertito nel 97/98 con Unreal, Mario64 e Zelda OoT. Questi 3 hanno modificato indelebilmente il loro genere. Il 3D non mi ha mai entusiasmato come traguardo tecnologico (avendo già visto del resto tanta roba per anni in sala giochi) ma per le loro nuove possibilità di gameplay
L'imprinting rimane sempre. Con l'età le scale di valori si affinano e si mettono le cose in prospettiva. Si può mirare ad un giudizio il più possibile distaccato ma mai totalmente distaccato.
*sulla tradizione: non è altro che il vecchio sistema di potere. Nel passato al potere servivano persone prima come carne da macello nelle guerre o come forza lavoro nei campi e poi come forza lavoro nelle fabbriche e consumatori. Quindi l'omosessualità era male perché non era prolifica. Oggi l'uomo grazie alla tecnologia è superfluo quindi questo ha dato spazio all'accettazione di altre sessualità non prolifiche. La tradizione non è altro che la cultura nel corso del tempo, e la cultura viene dall'alto: viene cioè imposta da chi comanda e i sottoposti iniziano ad accettarla, eseguirla e farla propria per sopravvivere.. poi col tempo diventa dogma, morale e tradizione. La tradizione è il vecchio sistema di potere a cui l'umanità era sottoposta. Oggi siamo schiavi come allora, e sottoposti ad una nuova cultura aperta, come dicevo a nuove sessualità che sono congeniali all'attuale sistema di potere che si sta e che si è affermato.
Interessante riflessione come sempre. Come facciamo però a essere sicuri che gli stessi miti che creiamo nell'infanzia (o meglio la capacità di creare il mito da determinate esperienze), non siano anch'essi un bias di conferma di qualcosa che sta più in profondità?
Sei una persona che ha la capacità di farti restare incollato al video dispensando spunti di riflessione continui...complimenti è una cosa molto rara....la differenza è che io ero e sono ferrarista e quel 1 maggio era alle acque minerali 😅per fortuna faccio il cantante di pianobar e sono soddisfatto solo se ti emozioni e riesci a trasmetterlo agli altri
Non ho capito questa frase: "Ma vi rendete conto che si può mentire, siamo fatti e comunichiamo attraverso segni, fatti per mentire, e il non mentire è la cosa più rara." Qualcuno saprebbe spiegarmela? Non capisco se, e come, il fatto di comunicare attraverso segni porti a mentire più spesso che a dire la verità. Sembra anche un ottimo spunto di analisi di se stessi ma vorrei anche opinioni altrui
Roberto:"E' che ognuno di noi ha un ricordo sbagliato dell'infanzia. Sai perché diciamo sempre che quella era l'eta' più bella? Perché in realtà non ce lo ricordiamo più com'era" Twist alla burina... Bruno:" Ah Robe' che te freca delle tristezze! Lo sai qual'e' l'eta' più bella? Te lo dico io. E' quella che uno c'ha, giorno per giorno. Fino a quando non schiatta, si capisce" Il Sorpasso
io non ricordo l'infanzia ne l adolescenza come periodi magici, amo invece il periodo dai 20 ai 24 anni con nostalgia !! Quando avevo illusioni e soprattutto rimorchiavo da morire... troppo bello !! è stato un miele quel tempo, un magnifico miele che non tornerà !!
Anche il rapimento di Farouk Kassam fu scioccante, mi ricordo che mi traumatizzò particolarmente perchè mi immedesimai in quel bambino. condividevo che avevo la sua stessa età..
Boh, vedi come sono strane le cose. Io sono sardo, il rapimento di Farouk era la notizia del giorno in ogni tg e mi faceva quasi sentire in colpa per essere un bambino sardo in una terra di rapitori. Eppure non ha avuto effetto su di me. La ricordo certo ma non mi ha segnato quanto la morte di Falcone e Borsellino. Non so quale fu più traumatica, se la morte di Falcone che generò sgomento, o quella di Borsellino che sembrava inevitabile e attesa. Persino allora credo avessi una percezione molto diversa delle due cose: i rapitori erano delinquenti comuni. Chi era così potente da ammazzare i giudici non era della stessa specie.
La difesa d'ufficio dell'infanzia deve essere per forza il grado zero? Non può essere il rifugio, il posto sicuro? Mi viene in mente quando la psicologa mi chiese di crearmi un posto accogliente in cui rifugiarmi gli ultimi 5 minuti della terapia: è un luogo della mia mente, surreale e allo stesso tempo molto simile al vero. E così è l'infanzia.
E per coloro che avessero avuto un'infanzia, per un motivo o un altro, infelice? Non è polemica (lo specifico perché è facilissimo fraintendere il tono sui social, come nei messaggi), mi pongo solo l'interrogativo. Potrebbe valere persino un "luogo immaginario"? 🤔
Quando hai sancito il ‘94 come fine del periodo magico immaginavo che il 1 maggio di quell’anno avesse contribuito alla fine dell’incanto e che sicuramente saresti andato sparare li. Non ho potuto far altro che notare il ghigno dopo aver pronunciato “ero andato a vedere il mio idolo”, e mi è venuto in mente il video passato sugli idoli, già quando l’ho visto mi è sorta una domanda: “È sempre sbagliato avere degli idoli? I vari Senna, Rossi, Jordan ma anche magari Jobs, Musk e compagnia, possono avere dei fan in maniera non tossica? E se così fosse dov’è il limite per dire “quello può essere un mito e quell’altro no”?”
Non ho vissuto una vera infanzia, e ancor meno pre adolescenza e adolescenza. È tempo perso che non torna indietro, esperienze bruciate e non fatte. Inutile pensarci o tentare di crearle ora: è tardi
Diciamo che siamo "culturalmente viziati" all'idea che l'infanzia sia un periodo felice, ma anche in un contesto apparentemente neutro, o positivo, ciò che accade nella nostra mente può portarci a vivere ansie ed angosce, tali da farci persino odiare ciascun periodo della nostra vita. Personalmente sono stato estremamente introverso fino ai 16/17 anni (quasi 20 anni fa, ahimè), a livello che, ogni mattina, il mio primo pensiero era pensare come evitare di andare a scuola, non per i compiti o le interrogazioni, ma perché trovarmi in mezzo agli altri mi provocava enormi carichi di stress emotivo e panico. Logicamente, in un contesto negativo (che sia la famiglia, o motivi ancor peggiori, come guerre o altre tragedie), la situazione si può complicare ulteriormente, così come, paradossalmente, può esserci chi riesce ad estraniarsi da quel contesto e vivere "serenamente", anche sotto i bombardamenti (al netto delle disgrazie, che segnerebbero chiunque). Potere della mente :)
@@federicomasetti8809 la mente ed il contesto familiare hanno enormi capacità di filtro della realtà. Io sono sempre stata sola, senza amicizie e in una situazione familiare tesa, quindi mi mancano tutte le esperienze tipiche come uscire, le prime cotte etc.
@@signymab8965 ti offendi se ti auguro, allora, di vivere esperienze belle e gratificanti in altri momenti della tua vita, senza rimpiangere quelle che senti di non aver potuto vivere "quando era il tempo"? Perché non sta scritto da nessuna parte che non si possano vivere i propri migliori anni a 20/30/40/50/60 anni. Così come non sta scritto da nessuna parte che non si possano riconoscere i momenti belli in qualsiasi fase della nostra vita, anche a prescindere dal contesto. Ti auguro di riconoscerne quanti più possibile :)
@@signymab8965 coraggio! Se posso condividere il mio modo di vederla, non è mai finita finché non è realmente finita e, fino ad allora, ci sarà sempre almeno una possibilità. Un abbraccio :)
E la cosa triste è che non funziona fino in fondo neanche provare a vivere "l'infanzia altrui". Io per esempio sono cresciuto pcista, senza nessuna console in casa se non un gameboy color e poi, molti anni dopo, una wii. Quando, ormai più che ventenne, mi sono accorto che queste limitazioni mi avevano spinto ad ignorare enormi settori del mondo videoludico, ho sentito tanta invidia, specie dei racconti altrui, dei "meravigliosi anni a giocare a Super Mario World, Final Fantasy VII, Crash e Spyro" e via dicendo. Così mi sono messo a recuperare più titoli storici possibili, cercando avidamente quelle emozioni e avventure tanto esaltate dagli altri. Il problema è che l'infanzia non la recuperi, e i giochi invecchiano. Molti di questi giochi sono riuscito anche ad apprezzarli, alcuni molto, ma è mancata la scintilla emozionale che speravo di trovare. La stessa cosa se si prova a guardare le gare di Senna oggi, o il mondiale dell'82 o mille altri esempi: è tutta cultura, ed è facile coglierne ancora oggi la grandezza. Ma sperare che possano lasciare la stessa impronta che hanno ricevuto coloro che hanno vissuto questi eventi o prodotti durante la loro infanzia purtroppo è utopia. Per fortuna, essendo laureato in storia, riesco comunque a trarne molto valore "archeologico", se così vogliamo dire.
Tanto che, aggiungo, certe volte alcuni prodotti sono più belli raccontati che recuperati. Capisco benissimo la tua passione per i ricordi di vita altrui che citi nel video: io starei ore a sentirti parlare di Mario World, Street Fighter II e la gare di Senna, traendoci probabilmente molto più piacere di quanto potrei averne se provassi ad esperirli io in prima persona. Questo perché nel tuo racconto si unirebbe tutta una componente di emozioni, nostalgie e ricordi che io, per ovvie ragioni, non potrei mai avere.
com'è vero che certi eventi possono essere spiegati anche in lungo e in largo, con dovizia di particolari, eppure senza essere capiti a pieno da chi non c'era...
Bel commento molto vero
ottimo commento. un nostalgico come me non può che apprezzarlo
@@Misthropos concordo con tutto ciò che hai detto. Prima di raggiungere metà commento stavo pensando “ma c’è un modo più “storico” per godersi giochi ad un età che non è più quella fondamentale per la scoperta”, ma poi ti sei aggiustato in modo degno. Personalmente, per far quadrare i tempi e le passioni, per recuperare periodi e interessi ho sfruttato delle tecnologie moderne, aka UA-cam: rimanendo in tema videogiochi mi sono cercato decine dì gameplay di opere giocate da altri, risparmiando ore e ore, soldi e fatica ma senza perdermi totalmente la possibilità di godermi il gioco (certo, non è come giocarlo un prima persona, ma dati i vantaggi e soprattutto dato l’invecchiamento dei giochi probabilmente non cambia molto). Per il resto capisco e approvo a pieno il tuo pensiero👍🏼
I bei tempi, secondo me, li percepiamo forse anche megli di quello che erano realmente, perché li rapportiamo con quelli attuali, dove siamo adulti con precise responsabilità che spesso ci tolgono il sonno.... mentre ai tempi dovevamo solo portare buono o distinto al compito di educazione tecnica. :D Ai tempi ci sembrava la cosa più importante del mondo, oggi li guardiamo con nostalgia, pensando alla nostra splendida ingenuità.
Personalmente, vedendo a quei tempi, non provo nostalgia fino a credere di voler rivivere quei determinati giorni di felicità, ma desidero con tutto me stesso dare la possibilità ad altri piccoli di potersi godere anni così importanti come me li sono potuti godere io, soprattutto ovviamente ai miei futuri figli, proprio perché mi è chiaro quanto siano importanti (riconoscendo loro l’importanza che hanno avuto per me, come per tutti).
Ho apprezzato molto il suo video anche se gli anni della mia infanzia non coincidono con i suoi, dal 1942 al 1948 non c'era il dramma della uno bianca ma altri drammi dei quali a distanza di tanto tempo non riesco a dimenticare ma proprio in quegli anni ho scoperto la lettura che attualmente mi accompagna.Baricco eEco li ho letti molto tardi,questi ,sia pure in modo diverso mi emozionano.Finché si è vivi c è sempre da imparare anche da voi giovani,grazie.
“Io sto ancora imparando” disse Michelangelo a 87 anni💪🏼
la mia infanzia fu oscenamente brutta, non vedevo l'ora di liberarmene. Forse per questo non sono mai rimasta troppo attaccata alle cose che la caratterizzarono, mi è risultato facile proiettarmi verso il futuro e verso la scoperta. Insomma i miei bei tempi sono adesso, credo!
Questo video mi è piaciuto davvero molto, mi piace il tuo modo di ragionare, offre tantissimi spunti di riflessione e hai sempre un messaggio positivo. Grazie!
Si, talvolta l’infanzia non viene associata a momenti apice della vita di una persona, ma questo non preclude un’esistenza di soddisfazioni💪🏼
@@riccardogiusti1998 verissimo ☺️
Che bello che sei tornato
Ho una decina d'anni più di te e c'è una cosa di cui solo chi ha la mia età o più ha avuto il privilegio di esperire: la nascita dei videogiochi (con quasi immediata conversione domestica su HW infinitamente inferiore) e la loro rinascita tramite emulazione. Cioè prima niente, solo strega comanda colore e quattro cantoni, poi isole elettriche di luci colorate e trilli al luna park con "fantasmini che ci inseguivano" (cit. atari-magari), poi terra di mezzo con ultracorpi malformati a 8bit via via sempre migliori, poi Akira che esplode sulle nostre teste: gli arcade emulati! Questa è una doppietta irripetibile. Prima della metà degli anni 90 era impensabile giocare a un qualsiasi coin-op in casa non solo per costi e ingombro (o sei Richie Rich e ti compri i cabinati, o ciccia), ma per l'esoterica forma che aveva il SW, che non era nè cassetta, nè floppy, nè cartuccia, ma un'oscura serie di chip neri la cui leggibilità era al di là della comprensione. Ti garantisco che quando lanciai Pacman, Lady Bug e Amidar con lo Sparcade sul mio P133 sapendo che erano rom dumpate dalle schede madri dei cabinati, fu come vederli per la prima volta nei bar o in sala giochi. E quando li mostrai ai miei amici furono fiumi di lacrime virili (gente che di solito parlava di Cannibal Ferox e Teresa Orlowski). :) Un conto è vedere oggi i giochi emulati, ben altro è averli visti nascere dall'erba analogica degli anni '70 convinti di non poterli mai giocare in casa (io sbavavo per Ghosts'n'Goblins e soffriiiiivo di non poterlo grabbare in qualche modo e portarlo a casa) e poi dopo 15 anni averli sul proprio monitor. Non dei remake, ma proprio quelli veri, lo stesso codice magico e inafferrabile dei tempi in cui a casa si smadonnava con l'orrendo Pacman per Atari 2600, o ci si incidentava con Enduro della Activision e ti sorpassavano 800 macchine in due secondi. C'era un fumetto horror della Marvel che si chiamava "Fratello Voodoo, l'uomo che visse due volte": ecco, noi abbiamo fatto quella cosa lì coi videogiochi, è stato come vedere qualcuno nascere due volte. 8-)
Non invidio quegli anni sinceramente, ma le possibilità di meraviglia che offrivano fanno assolutamente gola. Probabilmente ho poco più della metà dei tuoi anni e quindi ho visto anche io durante la mia crescita qualche “meraviglia”, ma chissà come sarebbe stato se fossi cresciuto con le tue di meraviglie.
È un discorso su cui mi trovo spesso a riflettere. I miei "anni d'oro" sono stato dal 98' al 2003, e da un po di anni quasi con compulsione morbosa mi sto trovando a spulciare notizie dell'epoca, estratti di giornali e telegiornali, e confrontarli mentalmente con le mie foto di quel periodo come ad allargare la visuale e rendermi conto che mentre io giocavo ai pirati nel giardini dietro casa o guardavo la melevisione o leggevo i libri di Harry Potter e si Roald Dahl, dietro di me c'erano Donato Bilancia e il delitto di Novi Ligure, il ritorno di Berlusconi e l'elezione di Bush in America, il G8 di Genova, e io ci abitavo a meno di un'ora e l'11 settembre e ovviamente la guerra in Afghanistan e Iraq. Alcune di queste cose me le ricordo pure in diretta, seppure vagamente, ma ci davo una importanza molto relativa, che pensandoci ora con gli occhi da adulto mi danno i brividi.
Complimenti.
Bellissima riflessione. Anche io ritengo che il bias di conferma vada inevitabilmente a setacciare e selezionare molte delle cose di cui ci circondiamo, anche perché trovare un qualcosa di vagamente già noto e che ci somogli in fondo è rassicurante. Nel buio di un nuovo argomento, di una nuova lettura, certe conferme non sono altro che uno spiraglio di luce che ci guida.
Wesa, mi sei mancato… Grazie per essere tornato su questa piattaforma! Sei uno dei creator (dire youtuber fa brutto, giusto?) che mi ha spinto ad aprire il mio di canale. Spero continuerai con questi video qui su UA-cam, ma, ovviamente, l’importante è che tu faccia ciò che fa star bene te! Daje!
Nato nel ‘85. Anni 90-2000 i migliori della mia vita: genitori che ti sembrano infallibili, estati passati a mare tra parenti ed amici, giochi dell’Amiga e primi Pentium provati e riprovati in quei fantastici pomeriggi protetti dal tepore di casa propria insieme ad amici…ero un sognatore che fantasticava ma nel tempo stesso si godeva il presente fiducioso nel proprio futuro.
Confermo.
L'infanzia e l'adolescenza sono stadi emotivi di scoperta fondamentali. Ed è sempre riduttivo recuperarli in età adulta.
Ho vissuto da recluso, emarginato e senza possibilità di vivere esperienze positivamente emozionanti dagli 8 ai 19 anni.
Questo mi ha portato a una aridità emozionale difficile da spiegare.
Perché, nonostante sussista una certa emozione nella scoperta di cose che non ho potuto vivere da giovane (come l'avere una fidanzata o semplicemente un buon amico), ad oggi, che ho 32 anni, posso dire che non sono mai riuscito a provare quel brivido di felicità di cui ho sempre sentito parlare.
Per me la felicità è più un costrutto razionale che uno stato emotivo di pieno benessere. E questo, in un certo senso, è triste da dire...
Quando stento le persone parlare con nostalgia della loro infanzia, sono al tempo stesso felice e invidioso per loro. Felice perché vedo nei loro occhi accendersi una luce data dai ricordi che riaffiorano e invidioso perché... bèh, si capisce...
penso che il problema sia che da adulti c'è sempre un sottostrato di responsabilità e doveri a cui tenere attenzione, è veramente difficile fare qualcosa senza un minimo di pensiero a questi. Puoi anche prenderti una vacanza e darti alla pazza gioia, ma sotto sotto sai che il giorno x tornerai a doverti occupare di quelle cose (beato chi è eterno bambino e agisce senza freni anche da adulto, anche se di solito fanno terra bruciata intorno), mentre da piccoli non esistono responsabilità per cui ogni cosa arriva e ti colpisce alla massima intensità (anche in negativo purtroppo), quindi ti capisco se dici che oggi hai più difficoltà a provare una piena felicità e credo che valga un po' per tutti. Penso che tra le poche cose che possano dare una vera gioia da qui in avanti sia avere figli, che dev'essere un'esperienza davvero forte (per una donna non riesco a immaginarlo nemmeno), ma anche li, almeno per me, mi viene l'ansia solo a pensare a che responsabilità enorme sia un figlio da crescere, con tutta la sofferenza che la sua potenziale perdita potrebbe portare.
p.s. anche io una discreta merda dai 10 ai 20
@@lorenic95 credo che la gioia intesa da te, quella che viene dai figli, sia solo un tentativo di riempire un vuoto. Non vedo molta felicità in chi ha figli sinceramente
@@lorenic95 fare figli può essere bellissimo, però, per quanto ho compreso su cosa sia la genitorialità, guardando alla mia famiglia e a racconti di esperienze altrui, i figli possono essere uno dei peggiori stress negativi della propria vita.
I figli dovrebbero arrivare quando si è psicologicamente pronti, non tanto quando si hanno le possibilità economiche. Mai figliare se si hanno in ballo turbe emotive ancora irrisolte.
Si potrebbe finire con l'essere genitori assenti e squilibrati nel rapporto coi figli o sofferenti di depressione post parto, con grandi strane pretese nei confronti dei figli, solo per fare degli esempi. Con due genitori così ad esempio, il rischio di crescere figli con sindrome da bipolarismo o con gravi tendenze alla tossicomania e al fallimento è grande.
Certamente è facile ci passi di mente il pensiero dei bei vecchi tempi in cui non ci si curava della salute mentale di donne oppresse e maschi repressi, tutti cresciuti nell'austerità e nella violenza, e che ciononostante mandavano avanti intere generazioni.
Ma bisogna pure tenere in conto che le malattie mentali esistevano anche prima, ma venivano celate dalla normalizzazione presente nella società e che molto spesso la violenza di un individuo non veniva riscontrata come possibile malessere psicologico, quanto più come sana umanità.
Dopo il 1968 i ragazzi di allora, che sono diventati i nostri genitori, hanno dovuto far fronte ad un problema più grande delle stesse lotte sulla parità tra maschi e femmine: crescere i figli senza usare la violenza.
E poiché non si avevano sani esempi di genitorialità da seguire, nessuno sapeva come essere genitori ed abbiamo assistito a tutti quegli esempi di genitorialità tossica che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Tra genitori assenti o che addirittura si fanno amici dei figli, ad oggi stiamo assistendo ad una rivoluzionaria riscoperta del ruolo della famiglia nei rapporti interpersonali, grazie all'avanzamento di filosofi, pedagoghi e psicologi e anche grazie al generale sempre maggiore accesso alle informazioni.
Purtroppo non sono sicuro di quanto gli adulti di oggi si stiano accorgendo di ciò. Perché ancora adesso nei tg e nei talk-show si parla di impiego e stabilità economica giovanile, come uniche cause del ritardo a diventare genitori.
Non so nemmeno quindi quanto ci metteranno gli adulti a comprendere che i giovani d'oggi, prima del posto fisso, vogliono una stabilità emotiva, sapere chi sono e perché sono a questo mondo. Tutte cose che un tempo imparavi quando eri ancora un bambino (ad oggi invece, molti addirittura non sanno fare i conti con la morte perché i loro genitori non li facevano partecipare ad un funerale).
Forse dobbiamo solo aspettare che i ragazzi di oggi crescano e siano i genitori migliori del domani.
Però è brutto pensare che gli adulti di oggi continueranno egoisticamente a degradare la società e il mondo, lasciando la responsabilità di riparare e ripulire alle future generazioni. Perché è come pretendere che un passante per strada paghi il conto del ristorante al posto nostro.
@@rockessence avere una stabilità economica però aiuterebbe tantissimo anche quella psichica, io per quanto personalmente possa vedere nel figlio una potenziale gioia immensa, pragmaticamente non lo considero fattibile nei prossimi 10 anni, in cui ho come priorità proprio ottenere quelle stabilità che per un genitore sono fondamentali, e poi si vedrà, d'altronde si va verso i 9 miliardi di abitanti quindi tutta questa fretta di figliare non c'è. Comunque non sono sicuro che prima fosse tanto meglio, dovevi tendenzialmente iniziare a lavorare molto presto e prenderti responsabilità subito, quindi la strada ti toccava trovarla, che tu avessi più o meno buoni genitori. noi penso che siamo una generazione molto viziata e sono d'accordo che ai nostri genitori sia mancato un modello genitoriale per una situazione di ricchezza e benessere mai visti prima.
La sensazione durante l'infanzia era quella che potevi essere te stesso senza avere un ruolo sociale, ogni nostro compagno di classe era se stesso al 100% in modo genuino e non c'era sforzo per essere originale. Ognuno con i suoi soprannomi, pregi e difetti ma... sè stesso e quindi intrinsecamente "originale". La crescita, con le responsabilità, la conoscenza,le esperienze etc.. purtroppo ci ingloba e frena un pò quella particolare libertà di esprimere quello che si è senza maschere e senza dover recitare un ruolo predefinito dall'esterno, andando a perdere alcune peculiarità che ci rendevano quello che saremmo nel profondo
Parlando di Imprinting, la mia scelta di vita per ora è fare o vedere cose che non mi piacciono anche a livello di studio e passatempi. Sento che mi perderei qualcosa se mi focalizzassi solo su ciò in cui son bravo o " portato " ( che poi chissà cosa vuol dire portato). Ad un certo punto esiste un limite a questa cosa, ma per ora noto che mi sta spalancando porte davvero variegate, anche se è una sofferenza ogni tanto.
Ascoltarti mi ha chiarito molte cose, grazie Wesa
Poetico il passaggio sul canto dei miti ❤️
Mi sono quasi messo a piangere per colpa del tuo video .
Mi appresto ad aggiungere questo video alla lista dei miei bias di conferma.
Scherzi a parte, io ho sempre sentito e sento tuttora di dovere molto alle cose che hanno caratterizzato la mia infanzia e adolescenza.
Sono una di quelle persone che si ossessiona sulle cose e le cita e omaggia in ogni modo, al punto che spesso quando creo qualcosa di nuovo mi viene sempre il dubbio che non stia semplicemente copiando spudoratamente le idee di altri.
Il che non è l’ideale se si considera che punto a diventare uno sceneggiatore.
Ma poi riflettendo razionalmente mi rendo conto che in realtà, pur infarcendo di rimandi alle opere della mia infanzia, ciò che creo è più simile a una reinterpretazione, a una rielaborazione personale di ciò che mi colpì da piccolo e che in fondo è esattamente il modo migliore (almeno per me) per esprimere me stesso, le mie passioni, le mie paure, le mie idee e speranze.
Sono grato ai miei bei tempi perché il ricordo di essi mi ha spinto a voler essere un fautore dei bei tempi di altre persone, a modo mio, un modo che prende il meglio di ciò che amo della mia infanzia e lo rielabora in modo unico grazie a tutte le esperienze che ho vissuto e vivrò nella mia vita.
Ed è quando anche solo una persona parlerà di una mia opera, di qualunque tipo, come io parlo di Ben 10, Evangelion, Star Trek, il Professor Layton, i Lego e i film Marvel che saprò di aver raggiunto il mio scopo ultimo
Anche se incancrenito dai miei 53 anni riesci ogni volta, con le tue riflessioni, ad aumentare di qualche grado la mia visione sulle cose.
…o forse sei solo una conferma ben elaborata dei miei bias cognitivi :)
Comunque Grazie.
L’infanzia è una delle cose più ineffabili di questo mondo… è estremamente complicato elaborare col linguaggio le esperienze di vita vissute in quel periodo e come le abbiamo percepite al tempo
Io sono cresciuto negli anni 2000, le mie esperienze proprio dal punto di vista oggettivo sono diverse, io non ho mai visto senna correre ma ho pianto quando massa ha perso il mondiale… ma potrei fare ore a parlare dei miei bei tempi, complimenti veramente perché nel video sei riuscito a proprio rievocare la mia infanzia parlando della tua. Era quello che volevi fare. Complimenti e grazie
bel video, mi ha dato diversi spunti di riflessione
Io credo che più che gli episodi, i ricordi o il miti in sé, che possono collidere casualmente ma che per aderire perfettamente hanno bisogno due persone che abbiano lo stesso identico background (come due fratelli o due amici d'infanzia con le stesse passioni e restati tali fino all'età adulta), più che questo dicevo, ciò che secondo me si può dare è proprio l'innescare quel piacere della nostalgia.
Quel andare col pensiero a quei "bei tempi" che sono tali (nella loro distorsione fatta di ritocchi della memoria) proprio perché "andati" e perché non possono essere più sporcati nella loro perfezione.
Un po' come i finali delle storie d'amore perfetti perché mancanti del dopo: dei problemi della vita, delle litigate, dei momenti di monotonia.
Ma il piacere della nostalgia è a mio avviso non solo un tesoro per gli adulti che hanno ormai perso qualcosa, ma anche che per chi quel qualcosa lo sta ancora vivendo.
Riuscire a capire la bellezza e l'importanza di certi momenti anche imperfetti prima che si trasformino in ricordi, credo sia una delle cose più preziose che si possa fare.
Perché permette di assaporare la vita nell'oggi, col suo gusto più dolce, rendendo meno fastidioso quel retrogusto amaro che immancabilmente ci toccherà avvicinandoci alla fine della cena.
Io ho diciotto anni, e se devo individuare l'inizio della mia formazione (anche se probabilmente non ho ancora nemmeno iniziato), penso ad una puntata di Scooby Doo vista a sei/sette anni in cui comparivano i Kiss. Da lì è nata la mia passione per il rock e poi per il metal e mi rendo conto di quanto pesantemente abbia influito, oltre che sul mio sogno di diventare musicista, sui miei gusti in qualunque campo la fascinazione per quell'estetica e quel senso di "diversità" che mi ha portato a cercare sempre cose poco conosciute dalla "massa" (in modo molto ingenuo ed infantile), cosa che però ha davvero contribuito a ciò che sono oggi come essere umano e alla mia (assolutamente limitata) cultura. Poi anche internet e in particolare UA-cam hanno avuto in me una forte influenza, avendo iniziato a guardarlo da molto piccolo in un'epoca in cui faceva scalpore l'idea dei bambini su internet. Lì mi sono davvero appassionato alla musica scoprendo ogni giorno nuove band e guardando uno youtuber chiamato Mavrus che parlava di metal. Pensandoci fa ridere il fatto che i miei eroi d'infanzia non sono stati supereroi o atleti ma inquietanti musicisti metal spesso truccati o mascherati in modo assurdo.
A quell'età il cervello è così plastico... chissà come sarei oggi se fossi stato affascinato da un'altra cosa prima di quei quattro musicisti truccati che trovavo così fighi.
Però wesa così ci vizi…
Difficile spiegare come i tuoi video cambino tono in positivo a una giornata!
Il discorso di dare valore a ‘caratteristiche’ innate (nazionalità, caratteristiche fisiche, etc) è spiegata molto bene. Ad oggi molte persone danno importanza a fattori come colori degli occhi, altezza….come se fosse un traguardo raggiunto con sacrificio e bravura. Quando si parla di traguardi sociali o lavorativi….si parla di sfortuna e si minimizza.
Ciao, cosa intendi quando hai scritto che le persone danno importanza al colore degli occhi, altezza, come se fosse un traguardo raggiunto con sacrificio e bravura?
Riflessione interessante come al solito. Condivido molto, moltissimo. Ho appena recuperato tutto il manga di Capitan Tsubasa, Holly e Benji, a quasi 47 anni, perche' l'estate in cui arrivo' il cartone in italia la ricordo come fosse ieri. Sicuramente ne ho un ricordo romanzato adesso, spero che mio figlio potra' avere la stesso ricordo quando sara' grande, sarebbe un bell'obiettivo come papa'.
Credo di avertelo già scritto, ma anche stavolta mi hai fatto ricordare che quando passo dalle parti di via Azzurra sento ancora l’’eco dell’entusiasmo che provavo andando a ComputerOne dove comprai il mio Sega Mega Drive 2 e una sfilza di costosissimi giochi ❤️
“Art is better than life“ (Caparezza)
Top titolo? Top titolo.
Le poche volte che parlo di calcio lo faccio pensando al Milan "dei bei tempi". Dopo quel periodo adolescenziale anch'io ho sentito un vuoto; sul campo non c'era più nessuno di quei calciatori che avevo amato e le partite stesse mi sembravano aver perso sostanza. So che non è così, ma questo ha segnato la fine della mia passione calcistica. Incredibile il fattore nostalgia, davvero
Mi sono mancati tantissimo questi tuoi video, bentornato
«Guardiamo il mondo una volta, da piccoli. Il resto è ricordo» Gluck, vincitore 2020 del nobel per la letteratura
difatti il libero arbitrio non esiste, siamo i nostri geni, i nostri traumi, le esperienze e mai nessuna scelta o pensiero sarà mai veramente libero dalla somma degli istanti passati. così come a me hanno portato a fare questo commento e a te a fare il ragionamento e a condividerlo. ed è bello così, perché è una lotta continua con sé stessi (se la si vuol fare) che può portare ad esser migliori, anche se la stessa attitudine combattiva ha una componente ereditaria e una esperienziale. meglio schumacher, non ero nemmeno nato con senna, e meglio la ps2, regalo del mio ottavo natale.
Tutto vero. Ciò che ha contrassegnato i tuoi anni da bambino e ha fatto breccia te lo porti dentro per sempre, qualsiasi cosa sia. Io sono del '93, e per quanto mi piaccia la storia, soprattutto del nostro Paese, non son mai riuscito a provare quella scintilla di emozione per qualsiasi cosa sia successa prima del 98/99, son cose che sento, tra virgolette ovviamente, che non mi appartengono. E quindi ricordo molto meglio Trezeguet che ci caccia l'urlo in gola agli Europei del 2000 che Baggio a USA 94, Schumacher che si spacca una gamba a Silverstone 99 rispetto al tragico incidente di Senna. Potrei parlare per ore dei Pokémon, del Grande Fratello, di Mai Dire Gol, dell'italodance, ma anche dell'11 settembre, di Donato Bilancia sui treni, ecc ecc
Cose futili e meno futili, ma cose che hanno caratterizzato un periodo che mai tornerà.
L'importante è non attaccarcisi come una cozza.
Ricordo benissimo il momento del mio personalissimo passaggio dall'infanzia spensierata all'inizio della mia esperienza critica: la notizia della liberazione del generale Dozier, gli annunci del telegiornale, i giornali... l'innocenza scivolata sulle immagini della TV...
TU TRADUCI QUELLO CHE PENSO MI SENTO ESPRESSO TI AMO DIO ROSPO
Essendoti quasi coetaneo ho avuto la stessa sensazione, abbiamo avuto una infanzia costellata di momenti tragici ma per me era l'epoca dei power rangers, del primo pc, del nes e snes, del gameboy, del topolino e delle riviste come unica fonte di informazione(?)
Mitico 😊
Sono cresciuto pcista, quando ho scoperto le console ero grandicello e avevo già capito che i giochi da console non mi avrebbero dato le stesse emozioni di quando si giocano da bambini.
In compenso ho la mia bella serie di ricordi, specialmente con gli RTS che erano più da PC. Homeworld, Dune II, Red alert, dark colony, StarCraft, age of Empires, i vari total war...
Moltissimi spunti per riflettere sul cosa "ci compone" relativamente alla nostra formazione. Noi siamo quello che siamo anche per tutte quelle esperienze più o meno casuali che viviamo.
A me è capitato anche l'esatto opposto per quanto riguarda le letture importanti che porterò con me a vita, nel senso che spesso mi sono avvicinato ad alcuni autori e moltissimi testi per idiosincrasia anzicché per dare conferma ai miei byas. Tra tutti il più rilevante in questo senso è stato Heiddegger, mentre in altri casi, in cui cercavo (forse invonsciamente ma con un minimo di consapevolezza che fatico ad ammettere) di trovare autori che ricalcassero il mio pensiero e che poi in questo senso mi hanno deluso (ad esempio mi è successo leggendo "timore e tremore").
Non so se ho reso l'idea ahahah comunque, come sempre, gran bel video!!
@Julia - 𝙾𝚙𝚎𝚗 𝙼𝚢 PROFILE Sono assolutamente d'accordo, è successo anche a me. Purtroppo non cambia soltanto il mondo che ci circonda, i primi a cambiare siamo noi e lo facciamo giorno dopo giorno. Avrei voluto vivere quelle esperienze con l'immaturità di un bambino immerso nella sua "bolla", invece potrò soltanto immaginare come sarebbero state alcune sensazioni ed emozioni di cui sento spesso parlare.
Riguardo lo sviluppo intellettuale come bias di conferma penso che a volte lo sperimentiamo in negativo, come una vaga sensazione di colpevolezza per aver tradito qualcosa di radicato e profondo, uno straniamento come se non potessimo essere stati noi ad emozionarci per quella "novità"
Ad esempio, personalmente grazie a te e non solo, nutro un peculiare affetto per diversi elementi che hanno caratterizzato la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, nonostante i miei primi ricordi risalgano solo alla fine dei '90. Quindi sì, confermo che avete ripagato tutto quel contingente che casualmente vi ha segnato. XD
Che ne dici dell imprinting morale? Cioè, dell insieme di regole non scritte, che ereditiamo dalla nostra infanzia e dal nostro ecosistema di sviluppo? Credo sia importante fare un lavoro di setaccio e di messa in discussione, mi chiedo però quanto possa essere radicale il lavoro di decostruzione, e quanto possa essere rischioso in senso identitario, quanto sia pericoloso “radersi al suolo”; grazie per gli ottimi spunti come sempre
Questo ragazzo, nel bene o nel male è il perfetto prototipo dell'uomo globalizzato. La tradizione non è pericolosa, trovo invece molto pericolose le imposizioni del pensiero unico, politicamente corretto, imposizioni che si macchiano anche di reati violenti. Ognuno di noi, vivendo in un mondo che era libero e che lo è sempre meno può decidere la propria morale e cosa farsene delle tradizioni. Tuttavia oggi ci sono roghi e gogne per chi sceglie per se stesso cose diverse, come la tradizione. A me della tradizione non mi interessa affatto, trovo solo inquietante il restringimento delle libertà. La libertà è anche quella di pensarla diversamente da te senza per questo essere criminalizzato !!
Non so, sarà (anzi probabilmente è) anche perché non ho superato da molto quella fase della vita (son da poco maggiorenne) ma non riesco proprio a ricordare quel periodo come bello o gioioso, ho avuto un'infanzia di solitudine (in tutta la mia infanzia posso contare gli amici sulle dita di due mani) e di piccoli divertimenti, passata quasi per intero in una capanna sul balcone su cui giocavo con i Lego e leggevo libri e fumetti; il mio mondo era molto stretto, abito tutt'ora in un paese di montagna in mezzo a una valle e le montagne precludevano non solo letteralmente la vista dell'orizzonte; in famiglia non seguivamo sport e non avevo eroi, ed essenzialmente l'unica forma di video che guardavo erano i film e le serie di Miyazaki a ripetizione e ogni tanto qualche cartone Cartoon Network. Non so, faccio incredibilmente fatica a trovare periodi d'oro nella mia vita, e se da un lato mi si può urlare "bene! Bravo così!" Dall'altro sta cosa mi perplime parecchio, riuscirò mai ad averne uno?😐 Non è una forma di pessimismo la mia, semplicemente probabilmente vivo troppo alla giornata per essere felice due giorni di fila. E non credo neanche sia una cosa su cui io debba lavorare, piuttosto cambierà prima o poi mentre cambio io; o forse no, chi sa.
Se può, in qualche modo, rasserenarti, ti dico che, a 36 anni, quindi il doppio di te (sigh), nemmeno io penso di avere vissuto dei VERI bei tempi. In un modo o nell'altro c'è sempre stato qualcosa che mi ha fatto sentire male, a disagio, escluso (e ti dico che, nel mio caso, gli amici erano pochi anche per le dita di una sola mano, oltre ad essere "passeggeri"). Forse, se proprio dovessi sforzarmi, il "periodo d'oro", per me, è stato proprio quello dai 17 ai 20 anni.
Ma mi viene spesso da pensare una cosa: non avere quella sensazione dei "bei tempi andati" mi permette di vivere anche l'oggi con più serenità, più spirito critico e meno preconcetti. Riesco a ricordare le cose belle e le cose brutte di ogni periodo, senza sentirmi particolarmente legato ad alcuna di esse, in positivo o in negativo e, quando penso all'oggi, non riesco a concentrarmi solo sulle cose negative, come succede a molti, ma mi viene spontaneo riuscire a percepire le tante cose belle, che spesso, o vengono date per scontate, o passano letteralmente inosservate :)
@@federicomasetti8809 hai probabilmente ragione sul fatto che possa fare bene questa "mancanza"; tra l'altro è da tempo che sono riuscito a superare quel periodo di asocialità pressoché completa, e difficile da credersi ma ritengo di essere solo migliorato da allora: ho ancora un certo interesse nella lettura e sono ancora creativo e creatore - con Lego e non- e insieme ho guadagnato e stabilito amicizie e rapporti, pur non così stretti - pur riuscendo senza problemi e anzi con disinvoltura ad approcciarmi con chiunque, al momento di approfondire una conoscenza ho sempre problemi, ma sono ottimista sul fatto che riuscirò a superare questo problema-. E l'unica nostalgia che ho per quei "tempi" sono gli interessi che ho perso, non tanto occasioni o piaceri ormai preclusi. In ogni caso mi guarderò bene da non fare diventare questa la mia epoca d'oro seguita da una contemplazione di essa per il resto della mia vita, seppur allettante e facile come scelta. Comunque grazie per il commento, talvolta un singolo messaggio di un totale sconosciuto può darti molto più che ore di cupe meditazioni😐
@@CristianoSollazzo di nulla, figurati! Se posso darti un consiglio, per esperienza personale: pensare fa bene, pensare troppo no. Tienilo a mente la prossima volta che ti verrà da fare certe elucubrazioni 😉
@@quintomoro6631 esattamente. A livello psicologico, l'unico vantaggio che ha il passato, rispetto a presente e futuro, è che, appunto, è PASSATO. Per cui, anche se ha provocato dolore e ricordarlo fa ancora male, ad ogni modo la nostra mente lo elabora come meno doloroso (nella forma di ansia, paura o stress) del presente, perché è qualcosa che è successo, ma per cui non siamo morti. Per questo motivo, per molti, il passato era "meglio" di presente e prospettiva futura, perché sono tutti eventi a cui siamo sopravvissuti
Io ricordo l'infanzia come un periodo terribile in cui i problemi più semplici sembravano insormontabili per mancanza di esperienza.
Anche così, credo che anche io, crescendo, stia idealizzando la mia infanzia anche se in negativo. Infatti ho una certa tendenza a cercare l'opposto di ciò che mi faceva soffrire da bambino.
L'altro giorno un'amica mi ha offerto una fiesta, per qualche misterioso motivo non ne mangiavo una dai tempi delle elementari (siamo coetanei). Al primo morso mi sono venuti in mente immediatamente Alex Kidd del sega master system, Ambra con l'auricolare e la maestra che insisteva quotidianamente per il cinquecentenario della scoperta dell'America 😀
come la madeleine di proust!
ed è subito Proust.
Anche se sono più grande di te (nato nell’80) mi ritrovo col tuo 94 spartiacque, come te super appassionato di videogiochi e F1 ho avuto anche il motorino quell’anno, che ai tempi era proprio un cambio di vita. Inoltre poco prima di Senna morì anche il cantante del primo gruppo che mi appassionò veramente… Kurt Cobain. Anno sicuramente impattante.
my daily dose of Wesa
La Disney.
Il calcio, e il mio rapporto con lo sport in generale.
La fiducia nella politica e nei politici.
La religione e tutte le festività che ne deriverebbero.
Le vecchie conoscenze che si ritrovano dopo anni e il mio comportamento in conseguenza al loro reincontro.
Molto di ció che ho avuto da rielaborare quando ho cominciato a diventare più consapevole di quanto non fossi quand’ero bambino.
La morte di Senna e Ratzenberger furono i primi episodi mortali visti in prima persona, se così posso dire. Stavo frequentando le medie e purtroppo parenti morti ne avevo visti in anni precedenti, ma un tumulto emotivo come quello visto in TV mi ha fatto provare i primi disagi legati ad eventi drammatici mortali.
La morte di Ratzenberger ce l'ho ancora in testa, il collo spezzato. La morte di Senna ha aggravato il mio stato emotivo del tempo e a scuola non si parlava d'altro, se non poi parlare dell'entrata di Berlusconi in politica.
Contro i bei tempi andati
Parlando di videogiochi: per me lo spartiacque l'ho avvertito nel 97/98 con Unreal, Mario64 e Zelda OoT. Questi 3 hanno modificato indelebilmente il loro genere. Il 3D non mi ha mai entusiasmato come traguardo tecnologico (avendo già visto del resto tanta roba per anni in sala giochi) ma per le loro nuove possibilità di gameplay
Dall'88 al 94, gli anni del grande Milan
Io una WesaRubrica dedicata a Senna la seguirei con molto piacere
L'imprinting rimane sempre. Con l'età le scale di valori si affinano e si mettono le cose in prospettiva. Si può mirare ad un giudizio il più possibile distaccato ma mai totalmente distaccato.
Al massimo l'appartenere a una nazionalità o l'essere vissuto in un dato periodo può essere considerato un privilegio. Ma sicuramente non un merito
*sulla tradizione: non è altro che il vecchio sistema di potere. Nel passato al potere servivano persone prima come carne da macello nelle guerre o come forza lavoro nei campi e poi come forza lavoro nelle fabbriche e consumatori. Quindi l'omosessualità era male perché non era prolifica. Oggi l'uomo grazie alla tecnologia è superfluo quindi questo ha dato spazio all'accettazione di altre sessualità non prolifiche. La tradizione non è altro che la cultura nel corso del tempo, e la cultura viene dall'alto: viene cioè imposta da chi comanda e i sottoposti iniziano ad accettarla, eseguirla e farla propria per sopravvivere.. poi col tempo diventa dogma, morale e tradizione. La tradizione è il vecchio sistema di potere a cui l'umanità era sottoposta. Oggi siamo schiavi come allora, e sottoposti ad una nuova cultura aperta, come dicevo a nuove sessualità che sono congeniali all'attuale sistema di potere che si sta e che si è affermato.
Interessante riflessione come sempre. Come facciamo però a essere sicuri che gli stessi miti che creiamo nell'infanzia (o meglio la capacità di creare il mito da determinate esperienze), non siano anch'essi un bias di conferma di qualcosa che sta più in profondità?
Nato nel 1981. Personalmente sono più felice ora di 20-30'anni fa.
A livello di umanità in fondo Jung ha parlato di questo .
io: sotto il banco a scuola giocavo a Magic
Wesa: legge il Nome della Rosa
deve essere successo qualcosa tra l'82 e l'83
Bei tempi anche x me'! però ho il ricordo vivido di cartoni animati e macerie su macerie nei telegiornali
Sei una persona che ha la capacità di farti restare incollato al video dispensando spunti di riflessione continui...complimenti è una cosa molto rara....la differenza è che io ero e sono ferrarista e quel 1 maggio era alle acque minerali 😅per fortuna faccio il cantante di pianobar e sono soddisfatto solo se ti emozioni e riesci a trasmetterlo agli altri
Non ho capito questa frase: "Ma vi rendete conto che si può mentire, siamo fatti e comunichiamo attraverso segni, fatti per mentire, e il non mentire è la cosa più rara." Qualcuno saprebbe spiegarmela? Non capisco se, e come, il fatto di comunicare attraverso segni porti a mentire più spesso che a dire la verità. Sembra anche un ottimo spunto di analisi di se stessi ma vorrei anche opinioni altrui
Roberto:"E' che ognuno di noi ha un ricordo sbagliato dell'infanzia. Sai perché diciamo sempre che quella era l'eta' più bella? Perché in realtà non ce lo ricordiamo più com'era"
Twist alla burina...
Bruno:" Ah Robe' che te freca delle tristezze! Lo sai qual'e' l'eta' più bella? Te lo dico io. E' quella che uno c'ha, giorno per giorno. Fino a quando non schiatta, si capisce"
Il Sorpasso
Ciao riccardo, posso chiederti quanti libri leggi al mese?
io non ricordo l'infanzia ne l adolescenza come periodi magici, amo invece il periodo dai 20 ai 24 anni con nostalgia !! Quando avevo illusioni e soprattutto rimorchiavo da morire... troppo bello !! è stato un miele quel tempo, un magnifico miele che non tornerà !!
Sbaglio, o ho visto dei tagli? Ah i bei tempi andati
Oddio, non ne ho fatti. Però pare che il video abbia degli “scatti”, spero che non si ripeta perché non so a cosa sia dovuto 😔
@@WesaChannel una gag involontaria
Può sembrare cinico ma non credo che merito e valore vadano di pari passo e senza l' una non esiste l' altra
Mi sento troppo giovane per rimpiangere l'infanzia e troppo vecchio per non rendermi conto della sua importanza.
Anche il rapimento di Farouk Kassam fu scioccante, mi ricordo che mi traumatizzò particolarmente perchè mi immedesimai in quel bambino. condividevo che avevo la sua stessa età..
Boh, vedi come sono strane le cose. Io sono sardo, il rapimento di Farouk era la notizia del giorno in ogni tg e mi faceva quasi sentire in colpa per essere un bambino sardo in una terra di rapitori.
Eppure non ha avuto effetto su di me. La ricordo certo ma non mi ha segnato quanto la morte di Falcone e Borsellino. Non so quale fu più traumatica, se la morte di Falcone che generò sgomento, o quella di Borsellino che sembrava inevitabile e attesa.
Persino allora credo avessi una percezione molto diversa delle due cose: i rapitori erano delinquenti comuni. Chi era così potente da ammazzare i giudici non era della stessa specie.
La difesa d'ufficio dell'infanzia deve essere per forza il grado zero? Non può essere il rifugio, il posto sicuro? Mi viene in mente quando la psicologa mi chiese di crearmi un posto accogliente in cui rifugiarmi gli ultimi 5 minuti della terapia: è un luogo della mia mente, surreale e allo stesso tempo molto simile al vero. E così è l'infanzia.
E per coloro che avessero avuto un'infanzia, per un motivo o un altro, infelice? Non è polemica (lo specifico perché è facilissimo fraintendere il tono sui social, come nei messaggi), mi pongo solo l'interrogativo. Potrebbe valere persino un "luogo immaginario"? 🤔
Quando hai sancito il ‘94 come fine del periodo magico immaginavo che il 1 maggio di quell’anno avesse contribuito alla fine dell’incanto e che sicuramente saresti andato sparare li. Non ho potuto far altro che notare il ghigno dopo aver pronunciato “ero andato a vedere il mio idolo”, e mi è venuto in mente il video passato sugli idoli, già quando l’ho visto mi è sorta una domanda: “È sempre sbagliato avere degli idoli? I vari Senna, Rossi, Jordan ma anche magari Jobs, Musk e compagnia, possono avere dei fan in maniera non tossica? E se così fosse dov’è il limite per dire “quello può essere un mito e quell’altro no”?”
Can't wait for a video su Senna
Pensa quello che è uscito su Rossi e gliene fregava relativamente poco, speriamo
Non ho vissuto una vera infanzia, e ancor meno pre adolescenza e adolescenza. È tempo perso che non torna indietro, esperienze bruciate e non fatte. Inutile pensarci o tentare di crearle ora: è tardi
Diciamo che siamo "culturalmente viziati" all'idea che l'infanzia sia un periodo felice, ma anche in un contesto apparentemente neutro, o positivo, ciò che accade nella nostra mente può portarci a vivere ansie ed angosce, tali da farci persino odiare ciascun periodo della nostra vita. Personalmente sono stato estremamente introverso fino ai 16/17 anni (quasi 20 anni fa, ahimè), a livello che, ogni mattina, il mio primo pensiero era pensare come evitare di andare a scuola, non per i compiti o le interrogazioni, ma perché trovarmi in mezzo agli altri mi provocava enormi carichi di stress emotivo e panico.
Logicamente, in un contesto negativo (che sia la famiglia, o motivi ancor peggiori, come guerre o altre tragedie), la situazione si può complicare ulteriormente, così come, paradossalmente, può esserci chi riesce ad estraniarsi da quel contesto e vivere "serenamente", anche sotto i bombardamenti (al netto delle disgrazie, che segnerebbero chiunque). Potere della mente :)
@@federicomasetti8809 la mente ed il contesto familiare hanno enormi capacità di filtro della realtà.
Io sono sempre stata sola, senza amicizie e in una situazione familiare tesa, quindi mi mancano tutte le esperienze tipiche come uscire, le prime cotte etc.
@@signymab8965 ti offendi se ti auguro, allora, di vivere esperienze belle e gratificanti in altri momenti della tua vita, senza rimpiangere quelle che senti di non aver potuto vivere "quando era il tempo"? Perché non sta scritto da nessuna parte che non si possano vivere i propri migliori anni a 20/30/40/50/60 anni. Così come non sta scritto da nessuna parte che non si possano riconoscere i momenti belli in qualsiasi fase della nostra vita, anche a prescindere dal contesto. Ti auguro di riconoscerne quanti più possibile :)
@@federicomasetti8809 nessuna offesa. Per quanto la situazione non sia cambiata: sola ero e sola sono, a quasi 30 anni. Pazienza. Ancora grazie
@@signymab8965 coraggio! Se posso condividere il mio modo di vederla, non è mai finita finché non è realmente finita e, fino ad allora, ci sarà sempre almeno una possibilità. Un abbraccio :)
Chissà se anche il tuo canale youtube e questo video tra 20 o 30 anni diventeranno i bei tempi passati😀
Non credo che esista un ragazzino guardi wesa
Caro Wesa, il punto è che noi millennial siamo entrati negli "anta"...
Sicuramente stavo meglio prima di imbattermi in Shibuya e Tanimura
* Tony Mura
Beh, beh... io seguo te perché siamo coetanei. Il tuo immaginario sembra il mio immaginario, ma tu parli meglio :D
A Samuel Beckett sarebbe piaciuto questo video...
Fa molto Leopardi questo video.
Bruuuuuh
Ronaldinho >>> Messi
😂