DVD ORTE - Filoteo ALBERINI

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  • Опубліковано 14 жов 2024

КОМЕНТАРІ • 2

  • @jena972abcd
    @jena972abcd 4 роки тому +1

    C'è gente che si dice esperta di cinema e cinematografia e nemmeno conosce la figura e la grandezza di Alberini ..... 😣😪

  • @jena972abcd
    @jena972abcd 4 роки тому

    L’incredibile storia dell’uomo che a Firenze inventò il cinema prima dei fratelli Lumière.
    Questa storia è veramente pazzesca, pazzesca e bellissima. E assurdamente ed incomprensibilmente, dimenticata.
    Magari qualcuno di voi - magari esperti di storia del cinema o esperti di fiorentini illustri e stravaganti - la conosce già.
    In ogni caso, a me piace così tanto che stasera ho deciso di raccontarla. Ovviamente - e come sempre - per chi - fiorentini e non, cinematografari e non - abbia voglia di ascoltarla senza pregiudizi.
    Trattasi della storia di Filoteo Alberini, fiorentino d’adozione, classe 1865, che a manco trent’anni gli capitò d’inventare il cinematografo senza che nessuno se ne accorgesse.
    Ma andiamo con ordine. E soprattutto andiamo indietro, ma parecchio indietro, nel tempo.
    Più precisamente andiamo alla seconda metà dell’ottocento, quando in Italia, in Europa e in ogni dove le tragedie delle guerre mondiali erano ancora di là da venire, quando il positivismo faceva guardare al progresso industriale e tecnologico con fiducia, speranza ed entusiasmo, quando ogni giorno si annunciava una scoperta destinata a cambiare in meglio il mondo.
    La seconda rivoluzione industriale aveva seminato dappertutto la smania della scoperta, dell’invenzione, della scalata sociale. Le produzioni su larga scala, il motore a scoppio, il biplano, la luce elettrica: niente pareva impossibile.
    In ogni dove si era scatenata la corsa febbrile all’invenzione e al brevetto. Eserciti di pionieri, impreditori, inventori e sognatori, a volte geniali, più spesso romantici e improvvisati, partorivano ogni giorno idee d’ogni sorta per assicurare al mondo, e soprattutto a se stessi, un futuro migliore.
    Tra i tanti desideri che si annidavano nelle teste di questa folla di scalatori, c’era pure un sogno smisurato: quello di catturare, e soprattutto riprodurre, la realtà in movimento.
    Ci lavorarono in molti, indipendentemente l’uno dall’altro, a questo folle sogno.
    Ma il primo a ottenere risultati importanti e consistenti in questo senso, fu quel geniaccio di Thomas Edison, proprio lui, quello della luce elettrica, che nel 1889 approntò e brevettò due apparecchi: il primo chiamato kinetografo, una vera e propria cinepresa capace di scattare in rapida successione una serie di fotografie su una pellicola 🎞 da 35 mm, e il secondo battezzato kinetoscopio, un proiettore che consentiva, a un solo spettatore per volta, di rivedere la successione - e quindi il movimento - delle immagini impresse sulla pellicola.
    Questi film per kinetoscopio, inizialmente girati da Edison per intrattenere la gente che andava ad ascoltare la musica riprodotta da un’altra sua celebre invenzione, il fonografo, erano realizzati alla velocità di 48 fotogrammi al secondo, e non duravano mai più di alcuni secondi, sempre a inquadratura unica e fissa. Però, grazie all’uso simultaneo di kinetoscopio e fonografo (mentre lo spettatore guardava nel kinetoscopio, ascoltava la musica del fonografo grazie a delle auricolari), in questi filmati, abbiamo la prima preistorica combinazione di musica e immagini. Col kinetoscopio Edison ci girò il mondo, portandolo nelle fiere e in stanzoni appositi, dove chiunque poteva assistere al prodigio dell’ultima meraviglia della scienza pagando un biglietto.
    Arrivò pure a Firenze, il kinetoscopio, sotto i portici di quella che, all’epoca, si chiamava piazza Vittorio Emanuele e che oggi si chiama piazza della Repubblica.
    A quei tempi per le strade di Firenze girellava un ragazzo di ventotto anni, Filoteo Alberini, che veniva da Orte e che era arrivato nell’ex capitale del Regno per lavorare all’Istituto Geografico Militare. E girella che ti girella il giovane Filoteo, in piazza Vittorio Emanuele, s’imbatté nel kinetoscopio di Edison.
    Fu amore 💕 a prima vista. 😍 E, come tutti gli amori, specie quelli nati da un colpo di fulmine, 🌩 divenne presto un’ossessione, al punto che l’Alberini iniziò a lavorare notte e giorno al kinetoscopio per apportargli sostanziali e decisive modifiche.
    Non lo sapeva Filoteo, ma la stessa cosa la stavano facendo pure i fratelli Lumière a Parigi e i fratelli Skladanosky in Germania.
    Ma Filoteo Alberini, nella solitudine fiorentina, spinto da un entusiasmo incontenibile, arriva prima di tutti gli altri suoi sconosciuti concorrenti. All’inizio del 1894 è pronto un apparecchio che battezza kinetografo Alberini, una macchina capace non solo di imprimere su pellicola 1.000 fotogrammi al minuto (vale a dire 16 fotogrammi al secondo), ma di proiettare le riprese non solo per uno spettatore alla volta, ma contemporaneamente per un pubblico potenzialmente illimitato.
    Tutto questo un anno prima dell’invenzione dei fratelli Lumière.
    E allora com’è che come padri e inventori unici del cinema sono da sempre indicati i francesi Louis e Auguste Lumière? Risposta semplice, tragicamente semplice. Filoteo Alberini ebbe la malasorte di registrare il suo progetto in Italia, un paese dove già a quei tempi, la burocrazia era un mostro a sette teste programmato per strangolare qualsiasi slancio di genialità.
    Così avvenne che proprio per un intoppo burocratico, il Ministero dell’Industria e del Commercio rilasció il brevetto per il kinetografo con quasi due anni di ritardo, precisamente alla fine del dicembre 1895, vale a dire appena qualche giorno dopo la presentazione, a Parigi, del Cinematografo Lumière, l’invenzione destinata a strabiliare il mondo e a cambiare la storia.
    l Cinematografo Lumière non aveva sostanzialmente nulla di diverso rispetto al Kinetografo Alberini: entrambi imprimevano alla velocità di 16 fotogrammi al secondo ed entrambi consentivano la proiezione in contemporanea per un pubblico potenzialmente illimitato.
    Di diverso ci fu soltanto che i Lumière, che avevano liquidato Alberini che era stato da loro a mostrare l'apparecchio ed aveano pure sottoscritto una certa corrispondenza 📨✉️✒️ sulla macchinario, ottennero subito il brevetto, rendendo completamente inutile l’invenzione dell’Alberini.
    Ora uno, di fronte a un fatto simile, avrebbe pure il diritto di arrabbiarsi. Alberini no, non si fece mica abbattere. Aveva una tempra da paura, Filoteo.
    E così si butta anima e corpo nella pionieristica industria cinematografica. Prima di tutto, sempre a Firenze, sempre sotto i portici dell’ex piazza Vittorio Emanuele e attuale piazza Repubblica, apre la prima sala cinematografica d’Europa, e quindi del mondo: la sala Edison, inaugurata nel 1901.
    Poi, siccome gli affari vanno più che bene, esporta il tutto pure a Roma, dove, in piazza Esedra, apre un’altra sala di proiezione, il cinema Moderno. Non pago, assieme all’amico Daniele Santoni fonda lo Stabilimento di Manifattura Cinematografica Alberini&Santoni, che poi cambierà il nome in Cines, e infine diventerà Cinecittà.
    Con Santoni, girerà il primo film italiano a soggetto, '"La presa di Roma", che ripercorre, in 7 quadri e 250 metri, la battaglia di Porta Pia. Proiettato il 20 settembre 1905, per i 35 anni della presa di Roma, richiamerà nel giro di pochi giorni, secondo alcune stime, 100.000 persone. Costato 500 lire ne rimangono circa 75 metri, restaurati dalla Cineteca Nazionale.
    Per carità, magari tutta sta roba qua che vi s’è raccontato in fretta e furia è una storiella da nulla, una quisquiglia, una pinzillacchera qualunque.Però non mi sembra giusto averla dimenticata, non saperla o fare finta che i Lumière, abbiano davvero il merito e gli onori, che tutto il mondo, ingiustamente, gli ha tributato.
    Non sapere chi è Filoteo Alberini che ha dato il via a tutto il cinema 📽 e a tutta la storia di Cinecittà, non è bello.
    Non sapere che un italiano, a Firenze, ha inventato il cinema un anno prima dei fratelli Lumière, e che, sempre a Firenze ha dato vita alla prima sala di proiezione del mondo, non è una cosa da poco o da dimenticare.