Ciao Fabio, e grazie. Nell’ultimo anno il cambio di posto di lavoro mi ha portata a passare a ritirare i miei DyD in fumetteria ogni tre-quattro mesi, così finisco per fare un hangover ogni tanto che rischia di fare passare troppo in fretta le emozioni che una storia può suscitare: non è la prima volta, invece, che una tua recensione mi spinge a una rilettura, che permette di godere di più sia i dettagli tecnici che il piacere di sentirsi raccontare qualcosa. Avviso gli altri che il mio commento sarà probabilmente spoiler. Anch’io trovo magnifici i disegni di questo CF, sia per l’uso delle ombre (di fatto protagoniste del racconto), sia dei dettagli (uno su tutti le mani di Dylan, che tornano in molte inquadrature significative, a volte anche nella stessa posizione, e che sembrano l’allegoria del bisogno di aggrapparsi a qualcosa suscitato dall’atmosfera nei personaggi e nel lettore). Anche le battute in sceneggiatura sono un’eco lirica, più che un indizio, rispetto al tema della caduta che è il grande trauma rimosso attorno a cui ruota la storia, e questo riemergere delle parole risulta più forte alle letture successive. Non credo che tu non abbia capito la storia: Dylan accusa Dorothy esplicitamente di “non voler guarire”, quindi la malattia, la depressione che lei ha sviluppato dopo l’episodio di Raymond, è realmente al centro del racconto, che però si sviluppa in un modo non banale come un’indagine verso la scoperta di un trauma rimosso, in questo caso quello di Dylan dopo la morte di Dorothy: il titolo “Il risveglio” mi pare che faccia riferimento a questo. Io la vedo così: Dylan ha perso Dorothy perché non ha capito in tempo il malessere di lei, e si sente tremendamente in colpa; nel sonno, si interroga e processa sul proprio ruolo, ma l’inconscio rielabora i fatti reali nascondendoli nella storia dell’isola: infatti, a un certo punto lui scopre di essere nel “sogno lucido” di lei, ma alla fine dal dialogo coi poliziotti viene fuori che è a sua volta prigioniero di un sogno. Dietro l’ultima pagina ci dovrebbe essere “il risveglio”, la fine della negazione che dovrebbe permettere di affrontare veramente il lutto. Secondo me, questo è uno dei tratti più poetici e psicologicamente raffinati di questa bella sceneggiatura: il “sogno dentro il sogno” non è il solito banale espediente narrativo, ma nella maggior parte della storia (finché sembra il sogno di Dorothy) è un’articolata allegoria della malattia in cui ogni battuta dei protagonisti può essere letta su un livello realistico e su uno onirico, mentre quando il sogno di Dorothy confluisce, diciamo così, in quello di Dylan nel ribaltamento finale, il “doppio sogno” è la prova della forza del sentimento di lui verso di lei, il sintomo del senso di colpa di Dylan e la riproduzione narrativa del rifiuto della realtà in cui ci immergiamo dopo un trauma. Molto, molto bello. È vero, come riporti da alcuni detrattori, che i dettagli non sono tutti chiari: ma se lo fossero la storia sarebbe a mio parere piatta. Invece tutto si spiega nella chiave che ho usato, ma rimane il mistero dei personaggi dell’isola, che ricordano le sensazioni, per esempio, descritte da Franco Battiato in “Cafe de la Paix”: echi di ricordi trasformati dall’inconscio. Se il sacerdote fa pensare banalmente al senso di colpa di Dorothy nei confronti di Raymond, e la vecchietta è una figura familiare che allo stesso tempo conforta e inquieta, mi sono chiesta più volte chi o cosa rappresenti la bambina bionda che assale Dorothy e Dylan ben due volte: è una figura rimossa dell’infanzia traumatica di lei? Ma non le assomiglia. È l’idea non realizzata di una famiglia con Dylan, di una figlia? Non somiglia neanche a lui. Tuttavia trovo molto più interessante avere lo spazio mentale di continuare a chiedermelo, perché la sceneggiatura non è sgangherata ma di ampio respiro, piuttosto che avere risposte banali da una storia banale, come sinceramente è stato a lungo sulle pagine di DyD. Mi chiedo anche cosa ne penseresti della seconda storia dell’ultimo Old Boy, che io ho amato perché amo il Dylan sociale e in quella sceneggiatura ho trovato molto del mio Dylan anni Novanta. Ti ringrazio dell’intelligenza, umiltà e grazia con cui racconti i tuoi pareri. Nessun dylaniato, mi pare, è una bestia da dissing, ma devo dire che i toni di questa rece li ho particolarmente apprezzati. E sei stato punito col commento più lungo del mondo, scusa.
Se tutte le punizioni fossero commenti cosi ben articolati,lucidi e appassionati cara Roberta, firmerei subito la mia condanna!ho preferito leggere ora con calma il commento che spiega bene e completa la mia visione parziale dell'insieme..dando un significato alla storia ancora più profondo..anche se sono felice di non averlo compreso subito o mi avrebbe angosciato di più! Grazie mille per i complimenti,siamo d'accordo sul fatto che la storia deve essere cosi o sarebbe troppo elementare..e Dylan è ben altro. Adoro il Dylan sociale ma ho abbandonato l'oldboy..mi hai messo curiosità però! grazie
Grazie! Alzo la voce per dire che non tutto va capito per filo e per segno perché chi non capisce tutto per gilo e per segno probabilmente ha bisogno di un tono chiaro e scandito 😁
Ho capito che Heather si è buttata di sotto, ma non ho capito il perché. Non mi sembra approfondita la psicologia del personaggio. La storia è palesemente una delle storie regolari disegnata in bianco e nero e colorata in maniera posticcia e messa in vendita a 2€ in più. Disegni mediocri
La colorazione post disegni spiegherebbe i due autori ma non necessariamente..io ho comunque apprezzato molto il risultato finale ma sono gusti..quel tipo di disegno però non lo vedo senza colori.. magari avrebbe avuto delle chine diverse ma sembra fatto per essere riempito dai colori. Per quanto riguarda il motivo per cui Heather si è buttata è, secondo me, perché tutte quelle persone che vedeva erano suoi tormenti accumulati che l'hanno portata a non sostenere più la vita,e Dylan non è riuscito ad aiutarla..poi ti consiglio il commento di Roberta perché ha un quadro molto più approfondito di come lo saprei spiegare io.grazie e alla prossima 😉
Bravo.
Ciao Fabio, e grazie. Nell’ultimo anno il cambio di posto di lavoro mi ha portata a passare a ritirare i miei DyD in fumetteria ogni tre-quattro mesi, così finisco per fare un hangover ogni tanto che rischia di fare passare troppo in fretta le emozioni che una storia può suscitare: non è la prima volta, invece, che una tua recensione mi spinge a una rilettura, che permette di godere di più sia i dettagli tecnici che il piacere di sentirsi raccontare qualcosa.
Avviso gli altri che il mio commento sarà probabilmente spoiler.
Anch’io trovo magnifici i disegni di questo CF, sia per l’uso delle ombre (di fatto protagoniste del racconto), sia dei dettagli (uno su tutti le mani di Dylan, che tornano in molte inquadrature significative, a volte anche nella stessa posizione, e che sembrano l’allegoria del bisogno di aggrapparsi a qualcosa suscitato dall’atmosfera nei personaggi e nel lettore). Anche le battute in sceneggiatura sono un’eco lirica, più che un indizio, rispetto al tema della caduta che è il grande trauma rimosso attorno a cui ruota la storia, e questo riemergere delle parole risulta più forte alle letture successive.
Non credo che tu non abbia capito la storia: Dylan accusa Dorothy esplicitamente di “non voler guarire”, quindi la malattia, la depressione che lei ha sviluppato dopo l’episodio di Raymond, è realmente al centro del racconto, che però si sviluppa in un modo non banale come un’indagine verso la scoperta di un trauma rimosso, in questo caso quello di Dylan dopo la morte di Dorothy: il titolo “Il risveglio” mi pare che faccia riferimento a questo. Io la vedo così: Dylan ha perso Dorothy perché non ha capito in tempo il malessere di lei, e si sente tremendamente in colpa; nel sonno, si interroga e processa sul proprio ruolo, ma l’inconscio rielabora i fatti reali nascondendoli nella storia dell’isola: infatti, a un certo punto lui scopre di essere nel “sogno lucido” di lei, ma alla fine dal dialogo coi poliziotti viene fuori che è a sua volta prigioniero di un sogno. Dietro l’ultima pagina ci dovrebbe essere “il risveglio”, la fine della negazione che dovrebbe permettere di affrontare veramente il lutto.
Secondo me, questo è uno dei tratti più poetici e psicologicamente raffinati di questa bella sceneggiatura: il “sogno dentro il sogno” non è il solito banale espediente narrativo, ma nella maggior parte della storia (finché sembra il sogno di Dorothy) è un’articolata allegoria della malattia in cui ogni battuta dei protagonisti può essere letta su un livello realistico e su uno onirico, mentre quando il sogno di Dorothy confluisce, diciamo così, in quello di Dylan nel ribaltamento finale, il “doppio sogno” è la prova della forza del sentimento di lui verso di lei, il sintomo del senso di colpa di Dylan e la riproduzione narrativa del rifiuto della realtà in cui ci immergiamo dopo un trauma. Molto, molto bello.
È vero, come riporti da alcuni detrattori, che i dettagli non sono tutti chiari: ma se lo fossero la storia sarebbe a mio parere piatta. Invece tutto si spiega nella chiave che ho usato, ma rimane il mistero dei personaggi dell’isola, che ricordano le sensazioni, per esempio, descritte da Franco Battiato in “Cafe de la Paix”: echi di ricordi trasformati dall’inconscio. Se il sacerdote fa pensare banalmente al senso di colpa di Dorothy nei confronti di Raymond, e la vecchietta è una figura familiare che allo stesso tempo conforta e inquieta, mi sono chiesta più volte chi o cosa rappresenti la bambina bionda che assale Dorothy e Dylan ben due volte: è una figura rimossa dell’infanzia traumatica di lei? Ma non le assomiglia. È l’idea non realizzata di una famiglia con Dylan, di una figlia? Non somiglia neanche a lui. Tuttavia trovo molto più interessante avere lo spazio mentale di continuare a chiedermelo, perché la sceneggiatura non è sgangherata ma di ampio respiro, piuttosto che avere risposte banali da una storia banale, come sinceramente è stato a lungo sulle pagine di DyD.
Mi chiedo anche cosa ne penseresti della seconda storia dell’ultimo Old Boy, che io ho amato perché amo il Dylan sociale e in quella sceneggiatura ho trovato molto del mio Dylan anni Novanta.
Ti ringrazio dell’intelligenza, umiltà e grazia con cui racconti i tuoi pareri. Nessun dylaniato, mi pare, è una bestia da dissing, ma devo dire che i toni di questa rece li ho particolarmente apprezzati.
E sei stato punito col commento più lungo del mondo, scusa.
Se tutte le punizioni fossero commenti cosi ben articolati,lucidi e appassionati cara Roberta, firmerei subito la mia condanna!ho preferito leggere ora con calma il commento che spiega bene e completa la mia visione parziale dell'insieme..dando un significato alla storia ancora più profondo..anche se sono felice di non averlo compreso subito o mi avrebbe angosciato di più! Grazie mille per i complimenti,siamo d'accordo sul fatto che la storia deve essere cosi o sarebbe troppo elementare..e Dylan è ben altro. Adoro il Dylan sociale ma ho abbandonato l'oldboy..mi hai messo curiosità però! grazie
ma da dove hai tirato fuori il nome Dorothy scusa?
Probabilmente dal suddetto hangover, rileggendo il commento mi sono vergognata come una ladra 😂
😘
storie con significati nascosti forse troppo nascosti 🤣🤣🤣
Gran bella recensione 🎉 ma perché a 7:04 alzi la voce?
Grazie! Alzo la voce per dire che non tutto va capito per filo e per segno perché chi non capisce tutto per gilo e per segno probabilmente ha bisogno di un tono chiaro e scandito 😁
Ho capito che Heather si è buttata di sotto, ma non ho capito il perché. Non mi sembra approfondita la psicologia del personaggio. La storia è palesemente una delle storie regolari disegnata in bianco e nero e colorata in maniera posticcia e messa in vendita a 2€ in più. Disegni mediocri
La colorazione post disegni spiegherebbe i due autori ma non necessariamente..io ho comunque apprezzato molto il risultato finale ma sono gusti..quel tipo di disegno però non lo vedo senza colori.. magari avrebbe avuto delle chine diverse ma sembra fatto per essere riempito dai colori. Per quanto riguarda il motivo per cui Heather si è buttata è, secondo me, perché tutte quelle persone che vedeva erano suoi tormenti accumulati che l'hanno portata a non sostenere più la vita,e Dylan non è riuscito ad aiutarla..poi ti consiglio il commento di Roberta perché ha un quadro molto più approfondito di come lo saprei spiegare io.grazie e alla prossima 😉