Intervento a Imola italia 5 stelle 2015 su emissioni Co2 da allevamenti bovini

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  • Опубліковано 5 лют 2025
  • Da brivido: metà delle emissioni di gas serra sono dovute all'allevamento.
    Proprio così: secondo una stima recente pubblicata dal World Watch Institute (WWI), l'allevamento degli animali produce la metà di tutti i gas serra che l'umanità spara ogni anno nella nostra martoriata atmosfera: 32 Gt su 64 Gt complessive.
    La notizia è piuttosto clamorosa, perchè triplica le precedenti stime della FAO , che davano l'impronta carbonica dell'allevamento intorno al 17-18%: 7 Gt su 42 Gt complessive.
    Il fatto ha avuto il suo impatto mediatico, visto che persino Il Corriere ha titolato La bistecca che distrugge il pianeta .
    Come è giunto il World Watch a questa conclusione?
    Secondo gli autori del rapporto, la FAO ha omesso cinque contributi significativi per le emissioni.
    I primi due sono abbastanza chiari e netti e portano già a duplicare le emissioni:
    Occorre considerare le emissioni di CO2 legate alla filiera alimentare dell'allevamento (refrigrazione con perdite di CFC, trattamento, cottura) che aggiungono al conto allevamento 3,2 Gt già contabilizzate sotto altra voce. Solo così le emisssioni diventano pari a 10,2 Gt, ovvero il 25% del totale.
    La FAO ha lavorato con dati del 2002 e ha sottostimato il numero di animali di allevamento. Correggendo questi dati, le emissioni aumentano di 5,5 Gt, raggiungendo il valore di 15,7 Gt, pari al 33% del nuovo totale di 47 Gt (queste emissioni non erano conteggiate in precedenza).
    Solo tenendo conto di questi due fattori, un terzo dell'effetto serra risulta causato dall'allevamento. Non è poco.
    E gli altri tre contributi?
    Qui la faccenda diventa un po' più complessa e sottile.
    La FAO ha considerato solo la deforestazione annua per fare posto ai pascoli e alle colture da mangime, ma non ha considerato la deforestazione complessiva, anche non recente. Questo comporta altre 2.7 Gt di emissioni. Detto altrimenti, se si facesse ricrescere la foresta (laddove un tempo esisteva) su tutti i pascoli e la terra arabile usati per l'allevamento, si risparmierebbero ogni anno 2,7 Gt di emissioni. Le emissioni salgono quindi a 18,5 Gt, pari al 37% del nuovo totale di 50 Gt.
    Allevamento.jpgSecondo la FAO, l'allevamento causa l'emissione annua di 0,103 Gt di metano. Questo viene trasformato in CO2 equivalente usando il consueto fattore di Global Warming Potential di 25. Questo fattore è associato a un orizzonte temporale di un secolo. In realtà il Metano decade molto prima (in circa 12 anni), ma durante la sua permanenza in atmosfera ha un enorme effetto serra. Il suo GWP su un orizzonte di 20 anni è infatti pari a 73.Il WWI sostiene che ci interessa valutare l'impatto che il metano ha adesso e non tra cento anni, e quindi è più opportuno usare il valore di 73. Questo fa sì che le emissioni di metano corrispondano a 7,3 Gt invece che solo a 2,3 Gt, ovvero 5 Gt in più. Le emissioni salgono a 23,5 Gt, pari al 43% del nuovo totale di 55 Gt.
    Il WWI include inoltre tra le emissioni di CO2 anche la respirazione degli animali a cui attribusice un contributo di 8,7 Gt, che porterebbe il totale alle 32 Gt citate all'inizio. Quest'ultimo punto è il meno convincente, dal momento che normalmente si considera che la respirazione degli animali non è un'emissione netta, dal momento che è sostanzialmente equilibrata dalla fotosintesi dei vegetali di cui si sono nutriti e la spiegazione data dal WWI non mi sembra che riesca a rispondere in modo adeguato a questa obiezione.
    Anche tralasciando quest'ultimo fattore, vediamo comunque che il peso dell'allevamento sui cambiamenti climatici è enorme: dal 33% (se si considerano solo i primi due contributi) al 43% (se includiamo anche il terzo e il quarto).
    Ne segue che la lotta ai cambiamenti climatici passa più per le nostre cucine che per le centrali di produzione di energia…
    Fonte:World Watch Institute (WWI)
    Nel video il mio contributo sull'argomento, presso Imola in occasione di Italia 5 stelle. Alla questione posta risponde la portavoce alla Camera Paola Nugnes

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