Anche io ho una laurea magistrale in Archeologia. Se non ti disturba vorrei chiederti, per mera curiosità s'intende, come ti sei avvicinato alla Cyber security e, successivamente, come hai fatto a trasformarla in una professione (Ovviamente non voglio chiederti di scrivere su un commento UA-cam la storia della tua vita ci mancherebbe 😅).
Ma allora perchè non cominciare da subito cybersecurity, magari con un percorso di studi che ti permette di avere più porte aperte in futuro, e lasciare la tua passione dell'archeogia al tempo libero? Perchè alla fin fine, hai sprecato tanti anni in cui potevi o cominciare già a lavorare, o studiare veramente per avere possibilità concrete migliori.
Barbero lo stimo ma qui pesta un merdone tremendo, perché più che rispondere alla domanda da professionista, si lascia andare e risponde da 'padre preoccupato'. Chi si iscrive a Storia lo fa perché vuole 'fare' la storia, vuole imparare un metodo di ricerca e mettere mano ai documenti (semplifico). L'appassionato, come il farmacista dell'esempio del prof., leggerà i libri che i VERI storici hanno pubblicato e, mi dispiace per i tanti 'storici di wikipedia', non si possono paragonare le due cose. Io sono un filologo, ma sono appassionato di astronomia e neuroscienze; nel tempo libero leggo qualcosa, mi informo. Quindi da domani, seguendo questo ragionamento idiota, potrò lavorare alla NASA.
però ha detto un'altra cosa. Ha detto che se ti appassiona storia ma hai un altro "lavoro sicuro" studia per quel lavoro sicuro e appassionati alla storia nel tempo libero. Perchè appunto essere pagato per fare lo storico vero statisticamente non lo farai mai. Così come dice: se non hai un percorso certo e ti appassiona storia, studia storia, essendo ben cosciente che il compromesso è che il suo sbocco lavorativo di massa è l'insegnante (e appunto non il ricercatore). Se ti può andar bene questo (che non farai mai il ricercatore professionista) allora studia storia. Il ragionamento che stigmatizzi tu io non lo trovo. Non mi sembra che dica: studia qualcos'altro e leggi la storia nel tempo libero con l'obiettivo di lavorare il giorno dopo da ricercatore a contratto alla Normale di Pisa. Anzi, se ci fai caso, il lavoro di ricercatore non lo nomina mai, nemmeno tra i lavori statisticamente meno rilevanti. Più realista di così
@@lupo_strafatto Proprio per questo ho detto che ha parlato da 'padre preoccupato', ed è un'impostazione che non accetto da un cattedratico che parla ad un pubblico di studenti. Chi sceglie Storia all'università, evidentemente, non è solo 'appassionato', vuole andare oltre quella passione. Perché una persona che vuole andare 'oltre' dovrebbe allora forzarsi a studiare altro? Perché deve essere costretto a ridurre quell'interesse a mera passione? Per il mercato? Per non far preoccupare i genitori? Quindi smettiamo di descrivere lo studente che di iscrive a Storia come un 'appassionato'; è molto di più. Il lavoro 'di massa' è quello del professore di scuola è vero, ma non è l'unica soluzione (non è assolutamente vero che il ricercatore non lo farai mai) e, soprattutto, è una posizione che può esser ricoperta in tanti modi, infatti anche il professore delle scuole superiori può pubblicare, tenere conferenze, fare il "ricercatore". Quindi di che stiamo parlando? Barbero, lo ripeto, ha dato un consiglio come se fosse un padre, ma in quell'occasione, data la sua figura ed il suo ruolo, sarebbe stato meglio dare un consiglio da professionista, ovvero: fai quel che ti piace, se davvero sarai bravo, in Italia o all'estero, emergerai. Fine.
@@geoffreylacroix2373 "Chi sceglie Storia all'università, evidentemente, non è solo 'appassionato', vuole andare oltre quella passione", ovvio. Però di solito nessuno ti dice che le possibilità sono quasi nulle quando deve portare matricole al corso, sennò il rettore sbuffa e i fondi si riducono. "Perché deve essere costretto a ridurre quell'interesse a mera passione?" è costretto dal mercato del lavoro, mica da Barbero o dai genitori. La differenza è che Barbero almeno te lo dice. Ma tu hai mai provato a cercare un lavoro da storico con una laurea in storia? Ah no, hai studiato altro. Per come la vedo io ha solo cercato di non dare false speranze e di essere realista, cosa molto, molto rara per un professore universitario quando si parla di sbocchi lavorativi di ciò che insegna. Se sei folgorato dalla storia studiala, ne vale la pena, senza però fantasticare troppo. Può succedere che emergerai, ma se ti iscrivi a storia con l'obiettivo di fare lo storico, sappi che meno di una persona su cento ci riesce. E se non fai il ricercatore universitario che ricerche potrai fare? Ok, magari collaborerai con museuoli di provincia. Ok, magari mentre fai l'insegnante riuscirai a ritagliarti qualche ora al mese per fare ricerca...e quanto tempo pensi di poter dedicare a stare in archivio mentre fai un altro lavoro? "Anche il professore delle scuole superiori può pubblicare, tenere conferenze, fare il "ricercatore"." E infatti l'insegnante che tiene anche conferenze e fa ricerche vive del suo lavoro da insegnante, e non di conferenze e ricerche. Quindo sappilo, mangerai con l'insegnamento, non pubblicando ricerche e insegnando all'università. Secondo me è stato solo che onesto. I professori e le università di solito ti dicono: iscriviti, iscriviti, segui i tuoi sogni, che poi un lavoro da storico in qualche modo lo trovi. Bisognerebbe solo ringraziare chi ti dà anche un'altra visione.
@@lupo_strafatto Io sono laureato in Filologia, come ho scritto nel commento) e faccio quello di mestiere, oltre che il professore, quindi si può dire che ho fatto il percorso di cui stiamo parlando (molto probabilmente a differenza tua). Mi sembra che, pur di difendere Barbero o la tua idea, tu stia cercando motivazioni più o meno convincenti, senza, però, riuscirci. Il "mercato", questa fantomatica divinità di cui tu e quelli come te andate cianciando, non ti costringe a far nulla. Il mercato crea situazioni più o meno favorevoli, sei sempre tu a decidere, se hai il coraggio di scegliere la strada più difficile o meno. Se fosse stato solo realista come dici tu, avrebbe detto, grosso modo: "è un percorso molto difficile, ma se vi piace fatelo". Poi mi fa ridere quando scrivi: "cos'altro potresti fare? Collaborare con museuoli di provincia?". E perché questo discorso vale solo per la Storia? Non può capire anche all'ingegnere di lavorare per azienducole di provincia? Non capita al geometra di finire in studi di paesini sperduti? Non capita all'infermiere di finire in laboratori privati di piccole città a prendere €700 al mese? Te lo dico io, visto che conosci così poco e il mondo e la materia che stiamo trattando, certo che può succedere. Però no, il discorso vale solo per la Storia (o materie umanistiche in generale), perché la vulgata è quella e anziché pensare con la propria testa è più comodo ragionare per pensieri pre-costituiti. Altro elemento che mi fa capire che della materia non sai nulla: non esiste uno storico che non sia anche un insegnante. Mai sentito un professore di storia (o altro) dire quello che dici tu, e se permetti io l'università l'ho vissuta e la vivo; tutti i professori ti diranno che è un percorso molto difficile e si potrebbe naufragare. Parli a vanvera, non so se per difendere Barbero o per difendere quello che, evidentemente, pensi anche tu.
@@geoffreylacroix2373Le statistiche dicono che il tasso di occupazione più alto ce l'hanno i laureati in discipline mediche e tecnico/scientifiche, quindi il commento precedente non parla per preconcetti o pregiudizi. Le aziende sono alla ricerca di tali figure professionali perché acquisiscono capacità concrete con forti impatti economici; un conto è saper progettare una diga, un conto è saper fare un'indagine di archivio. Poi, il fatto che un ingegnere civile finisca col progettare effettivamente una diga o meno è un altro discorso, intanto ha molto più valore di mercato e più opportunità.
Amico mio ti apprezzo tanto come studioso e come uomo. Ma è PIENO di gente che dice e pensa che il lavoro debba per forza essere quello che "amiamo" ma dove è scritto. Gente che studia filosofia per amore, e poi lavora nei bar. E' quella la felicità? Studiate qualcosa che vi permette di entrare nel nuovo millennio e lavorare ovunque che non è detto che EU sarà sempre li. Studiate tecnologia studiate futuro, studiate qualcosa che migliora il pianeta e il clima. La storia lasciatela a chi ha genitori ricchi.
I sogni non sono uguali per tutti, se studiare filosofia e fare il barista non piace a te non vuol dire che non piaccia a qualcun altro. E tra l'altro fare il barista non vuol dire nulla, c'è chi si è fatto d'oro con questi lavori considerati di serie B. Il lavoro è lavoro, non esistono differenze
Stupidaggini. È sbagliato il concetto di base di imporre ai ragazzi di studiare per trovare un “buon lavoro” (che poi magari si odierà per tutta la vita). Bisognerebbe tornare all’idea che si può vivere felici anche facendo lavori umili come il contadino e il calzolaio, studiando, se si vuole, nel proprio tempo libero per passione e farsi una cultura personale. E poi bisognerebbe smettere di dare la colpa ai ragazzi per aver scelto “lo studio sbagliato” se non trovano lavoro, perché la colpa se restano disoccupati è solo di chi se ne frega di creare quei posti di lavoro e di imporre le condizioni adeguate perché la gente in quei posti ci voglia lavorare.
@@ignoranzia9303 Argomenta caro. Prendere una laurea in storia romana quando si potrebbero acquisire competenze utili nel mondo reale ed avere un impatto mi sembra un bel caso di trisomia.
@@danielaverzelloni9664 Non ho detto di non studiarla, ho detto di non studiarla all'università. Non è difficile studiare per conto proprio alcune discipline, con internet e la logistica globale abbiamo praticamente tutti i manuali e saggi a portata di mano.
Bravo Barbero. Ragazzi studiate storia all'università e scegliete bene perché tutte le università cancellano la storia per la propaganda. 🤔Ops!
Verissimo! Io ho una laurea ed un dottorato in Archeologia, ed ora mi occupo di cybersecurity. Contratto a tempo indeterminato.
Dove hai svolto il corso di cybersecurity?
Anche io ho una laurea magistrale in Archeologia. Se non ti disturba vorrei chiederti, per mera curiosità s'intende, come ti sei avvicinato alla Cyber security e, successivamente, come hai fatto a trasformarla in una professione (Ovviamente non voglio chiederti di scrivere su un commento UA-cam la storia della tua vita ci mancherebbe 😅).
Ma allora perchè non cominciare da subito cybersecurity, magari con un percorso di studi che ti permette di avere più porte aperte in futuro, e lasciare la tua passione dell'archeogia al tempo libero? Perchè alla fin fine, hai sprecato tanti anni in cui potevi o cominciare già a lavorare, o studiare veramente per avere possibilità concrete migliori.
Barbero lo stimo ma qui pesta un merdone tremendo, perché più che rispondere alla domanda da professionista, si lascia andare e risponde da 'padre preoccupato'. Chi si iscrive a Storia lo fa perché vuole 'fare' la storia, vuole imparare un metodo di ricerca e mettere mano ai documenti (semplifico). L'appassionato, come il farmacista dell'esempio del prof., leggerà i libri che i VERI storici hanno pubblicato e, mi dispiace per i tanti 'storici di wikipedia', non si possono paragonare le due cose. Io sono un filologo, ma sono appassionato di astronomia e neuroscienze; nel tempo libero leggo qualcosa, mi informo. Quindi da domani, seguendo questo ragionamento idiota, potrò lavorare alla NASA.
però ha detto un'altra cosa. Ha detto che se ti appassiona storia ma hai un altro "lavoro sicuro" studia per quel lavoro sicuro e appassionati alla storia nel tempo libero. Perchè appunto essere pagato per fare lo storico vero statisticamente non lo farai mai. Così come dice: se non hai un percorso certo e ti appassiona storia, studia storia, essendo ben cosciente che il compromesso è che il suo sbocco lavorativo di massa è l'insegnante (e appunto non il ricercatore). Se ti può andar bene questo (che non farai mai il ricercatore professionista) allora studia storia. Il ragionamento che stigmatizzi tu io non lo trovo. Non mi sembra che dica: studia qualcos'altro e leggi la storia nel tempo libero con l'obiettivo di lavorare il giorno dopo da ricercatore a contratto alla Normale di Pisa. Anzi, se ci fai caso, il lavoro di ricercatore non lo nomina mai, nemmeno tra i lavori statisticamente meno rilevanti. Più realista di così
@@lupo_strafatto Proprio per questo ho detto che ha parlato da 'padre preoccupato', ed è un'impostazione che non accetto da un cattedratico che parla ad un pubblico di studenti. Chi sceglie Storia all'università, evidentemente, non è solo 'appassionato', vuole andare oltre quella passione. Perché una persona che vuole andare 'oltre' dovrebbe allora forzarsi a studiare altro? Perché deve essere costretto a ridurre quell'interesse a mera passione? Per il mercato? Per non far preoccupare i genitori? Quindi smettiamo di descrivere lo studente che di iscrive a Storia come un 'appassionato'; è molto di più. Il lavoro 'di massa' è quello del professore di scuola è vero, ma non è l'unica soluzione (non è assolutamente vero che il ricercatore non lo farai mai) e, soprattutto, è una posizione che può esser ricoperta in tanti modi, infatti anche il professore delle scuole superiori può pubblicare, tenere conferenze, fare il "ricercatore". Quindi di che stiamo parlando? Barbero, lo ripeto, ha dato un consiglio come se fosse un padre, ma in quell'occasione, data la sua figura ed il suo ruolo, sarebbe stato meglio dare un consiglio da professionista, ovvero: fai quel che ti piace, se davvero sarai bravo, in Italia o all'estero, emergerai. Fine.
@@geoffreylacroix2373 "Chi sceglie Storia all'università, evidentemente, non è solo 'appassionato', vuole andare oltre quella passione", ovvio. Però di solito nessuno ti dice che le possibilità sono quasi nulle quando deve portare matricole al corso, sennò il rettore sbuffa e i fondi si riducono.
"Perché deve essere costretto a ridurre quell'interesse a mera passione?" è costretto dal mercato del lavoro, mica da Barbero o dai genitori. La differenza è che Barbero almeno te lo dice.
Ma tu hai mai provato a cercare un lavoro da storico con una laurea in storia? Ah no, hai studiato altro.
Per come la vedo io ha solo cercato di non dare false speranze e di essere realista, cosa molto, molto rara per un professore universitario quando si parla di sbocchi lavorativi di ciò che insegna. Se sei folgorato dalla storia studiala, ne vale la pena, senza però fantasticare troppo. Può succedere che emergerai, ma se ti iscrivi a storia con l'obiettivo di fare lo storico, sappi che meno di una persona su cento ci riesce. E se non fai il ricercatore universitario che ricerche potrai fare? Ok, magari collaborerai con museuoli di provincia. Ok, magari mentre fai l'insegnante riuscirai a ritagliarti qualche ora al mese per fare ricerca...e quanto tempo pensi di poter dedicare a stare in archivio mentre fai un altro lavoro?
"Anche il professore delle scuole superiori può pubblicare, tenere conferenze, fare il "ricercatore"." E infatti l'insegnante che tiene anche conferenze e fa ricerche vive del suo lavoro da insegnante, e non di conferenze e ricerche. Quindo sappilo, mangerai con l'insegnamento, non pubblicando ricerche e insegnando all'università.
Secondo me è stato solo che onesto. I professori e le università di solito ti dicono: iscriviti, iscriviti, segui i tuoi sogni, che poi un lavoro da storico in qualche modo lo trovi. Bisognerebbe solo ringraziare chi ti dà anche un'altra visione.
@@lupo_strafatto Io sono laureato in Filologia, come ho scritto nel commento) e faccio quello di mestiere, oltre che il professore, quindi si può dire che ho fatto il percorso di cui stiamo parlando (molto probabilmente a differenza tua). Mi sembra che, pur di difendere Barbero o la tua idea, tu stia cercando motivazioni più o meno convincenti, senza, però, riuscirci. Il "mercato", questa fantomatica divinità di cui tu e quelli come te andate cianciando, non ti costringe a far nulla. Il mercato crea situazioni più o meno favorevoli, sei sempre tu a decidere, se hai il coraggio di scegliere la strada più difficile o meno. Se fosse stato solo realista come dici tu, avrebbe detto, grosso modo: "è un percorso molto difficile, ma se vi piace fatelo". Poi mi fa ridere quando scrivi: "cos'altro potresti fare? Collaborare con museuoli di provincia?". E perché questo discorso vale solo per la Storia? Non può capire anche all'ingegnere di lavorare per azienducole di provincia? Non capita al geometra di finire in studi di paesini sperduti? Non capita all'infermiere di finire in laboratori privati di piccole città a prendere €700 al mese? Te lo dico io, visto che conosci così poco e il mondo e la materia che stiamo trattando, certo che può succedere. Però no, il discorso vale solo per la Storia (o materie umanistiche in generale), perché la vulgata è quella e anziché pensare con la propria testa è più comodo ragionare per pensieri pre-costituiti. Altro elemento che mi fa capire che della materia non sai nulla: non esiste uno storico che non sia anche un insegnante. Mai sentito un professore di storia (o altro) dire quello che dici tu, e se permetti io l'università l'ho vissuta e la vivo; tutti i professori ti diranno che è un percorso molto difficile e si potrebbe naufragare. Parli a vanvera, non so se per difendere Barbero o per difendere quello che, evidentemente, pensi anche tu.
@@geoffreylacroix2373Le statistiche dicono che il tasso di occupazione più alto ce l'hanno i laureati in discipline mediche e tecnico/scientifiche, quindi il commento precedente non parla per preconcetti o pregiudizi. Le aziende sono alla ricerca di tali figure professionali perché acquisiscono capacità concrete con forti impatti economici; un conto è saper progettare una diga, un conto è saper fare un'indagine di archivio. Poi, il fatto che un ingegnere civile finisca col progettare effettivamente una diga o meno è un altro discorso, intanto ha molto più valore di mercato e più opportunità.
o meglio. Studia storia poi vai all'estero. qui fai la fame.
Io lavoro, ma ovviamente faccio altro. Ti dirò: studiare Storia mi ha aiutato nel mio attuale lavoro in Cybersec.
Amico mio ti apprezzo tanto come studioso e come uomo. Ma è PIENO di gente che dice e pensa che il lavoro debba per forza essere quello che "amiamo" ma dove è scritto. Gente che studia filosofia per amore, e poi lavora nei bar. E' quella la felicità?
Studiate qualcosa che vi permette di entrare nel nuovo millennio e lavorare ovunque che non è detto che EU sarà sempre li.
Studiate tecnologia studiate futuro, studiate qualcosa che migliora il pianeta e il clima.
La storia lasciatela a chi ha genitori ricchi.
Madonna che pessimismo.
inutile studiare tecnologia se non fa per te però
Che discorso ridicolo.
I sogni non sono uguali per tutti, se studiare filosofia e fare il barista non piace a te non vuol dire che non piaccia a qualcun altro. E tra l'altro fare il barista non vuol dire nulla, c'è chi si è fatto d'oro con questi lavori considerati di serie B. Il lavoro è lavoro, non esistono differenze
Stupidaggini. È sbagliato il concetto di base di imporre ai ragazzi di studiare per trovare un “buon lavoro” (che poi magari si odierà per tutta la vita). Bisognerebbe tornare all’idea che si può vivere felici anche facendo lavori umili come il contadino e il calzolaio, studiando, se si vuole, nel proprio tempo libero per passione e farsi una cultura personale. E poi bisognerebbe smettere di dare la colpa ai ragazzi per aver scelto “lo studio sbagliato” se non trovano lavoro, perché la colpa se restano disoccupati è solo di chi se ne frega di creare quei posti di lavoro e di imporre le condizioni adeguate perché la gente in quei posti ci voglia lavorare.
Ragazzi, studiate qualcosa di utile all'università. La storia potete studiarla per conto vostro nel tempo libero.
commento da eccesso di cromosomi
@@ignoranzia9303 Argomenta caro. Prendere una laurea in storia romana quando si potrebbero acquisire competenze utili nel mondo reale ed avere un impatto mi sembra un bel caso di trisomia.
La storia insegna a vivere, caro... ma com è che ti permetti di dare tali consigli ?
@@danielaverzelloni9664 Non ho detto di non studiarla, ho detto di non studiarla all'università. Non è difficile studiare per conto proprio alcune discipline, con internet e la logistica globale abbiamo praticamente tutti i manuali e saggi a portata di mano.
@@Username-nu8el e quali sarebbero le competenze utili?