Ciao Marco, forse sarà la prima volta che commento e mi trovo generalmente molto d'accordo sul tuo discorso sulla critica, ancora di più sul tema popolo/specialisti, anche se quest'ultimi stanno dimostrando sempre di più numerosi limiti ma questo è un altro discorso. è chiaro che il critico letterario è pubblicato da un editore e quindi ha un tipo di protezione diversa per le proprie opinioni, ma forse io vedo molto meno sottile la differenza tra il conflitto d'interesse dell'indipendente e quella del critico invece dipendente da una testa. Non ne è immune la critica, spesso nemmeno così tanto più credibile, tutto dipende dalla preparazione e dall'argomentazione anche se mi trovi molto d'accordo sulla necessità di un filtro di una terza parte, come può essere l'editore. Sulla questione narrativa di genere (e in particolare il fantastico essendo casa mia) penso che la questione si complichi ulteriormente, ricevendo una generale indifferenza da parte della critica o un'incompetenza quasi totale quando si tratta la materia con rare eccezioni (vedi Il Foglio), non essendo un genere forte e percepito come non degno di un'approccio critico. Va beh, è un cane che si morde la coda questo discorso. Cioè la difficoltà nel reperire un apparato critico è già di per se problematico, in più gli spazi sono sempre estremamente limitati sulle testate e potrei andare avanti per ore ma ho pietà di te perché avrai ben altro da fare e mi fermo qui. Però, a tal proposito, vorrei sottoporti due questioni: L'indiscreto è sì una buona fonte per reperire titoli ma quanto è meno influenzata da opinioni o interessi personali? Ad esempio non vedo quasi mai comparire titoli provenienti da case editrici direttamente concorrenti di Tunuè mentre quest'ultimo è un nome che ricorre molto spesso e generalmente dà molto poco spazio alla narrativa di genere.
D'accordissimo sul fatto che il conflitto di interessi si estenda anche alla critica tradizionale, problema che dipende dal fatto che chi pubblica i quotidiani e le riviste dove vengono recensiti i libri è lo stesso che quei libri li ha prodotti. Io intendevo proprio la necessità di un filtro, una testata che faccia da parafulmine e che aiuti chi analizza un libro dandogli più credibilità. Sulla questione narrativa di genere sei sicuramente più esperta di me e concordo sul fatto che la critica tradizionale sia del tutto incompetente in materia. Però, per quella che è la mia percezione, trovo che invece su tra chi parla di libri sul web ci sia una maggiore preparazione in chi legge letteratura di genere rispetto alla narrativa. Forse mi sbaglio. L'ultima questione è molto interessante. Non c'è dubbio che per quanto riguarda la scelta dei votanti Vanni Santoni sia andato a pescare da quelli che potremmo definire gli "amici". Tra i 200 grandi lettori non manca nessuno degli scrittori che negli anni hanno pubblicato per Tunuè. E, nonostante non mi faccia impazzire come scelta, la posso anche capire essendo un'iniziativa nuova, ambiziosa e che aveva bisogno di una spinta iniziale. Sul fatto che non compaiano CE concorrenti a Tunuè non sono molto d'accordo, tra i primi posti della classifica vedo: TerraRossa, Racconti edizioni, Marcos y marcos, Effequ, NN edizioni, minimum fax. Tutti editori che appartengono al suo stesso segmento. L'assenza della letteratura di genere è totale, sono d'accordo. Ma penso sia una conseguenza del fatto che coloro che collaborano a questa iniziativa probabilmente sono molto lontani dalla letteratura di genere e sembrerebbe non intenzionati ad avvicinarsi ad essa. Ti ringrazio per il commento lungo e molto molto molto interessante :)
Annosa questione quella del rapporto autore-pubblico, della considerazione dell’opera d’arte come prodotto, piegata al gusto della massa e del pubblico... ma proprio per questo apprezzo e condivido il tuo intervento. Sulla rete io credo che si faccia condivisione di opinioni, più che della “critica” in senso stretto e proprio, spesso di persone competenti, che hanno affinato un gusto attraverso le proprie esperienze di lettura e la propria sensibilità. Giusto avere classifiche costruite da persone “professioniste” ma non ridurrei troppo il valore anche di un giudizio serio e motivato di un lettore. La critica paludata talvolta può essere parziale. Leggerò Indiscreto anche per capire, al di lederla classifica in sé i criteri, le valutazioni
Non avevo mai pensato alla critica nei termini in cui l'hai descritta tu in questi pochi minuti, e cosa dire? Hai ragione, hai pienamente ragione! Non credo esistano parole più adatte di quelle che hai usato tu. Grande ragionamento, complimenti!
Giusto! Il problema poi è ancora più endemico: al giorno d'oggi le persone tendono sempre a volere dire la propria in ogni campo, anche se privi di un qualsivoglia barlume di preparazione. L'umiltà e la consapevolezza di essere ignoranti sono ormai qualità rare, se non uniche. Nel caso specifico, di sicuro poi questo clima di ipertrofia editoriale non aiuta perché crea lettori ancora meno consapevoli e sempre più in balia di libri-moda.
Assolutamente vero. I social hanno amplificato la tendenza, che secondo me c’è sempre stata, di regalare al mondo la propria opinione anche quando il mondo potrebbe benissimo farne a meno 😂
Sono d'accordissimo, molte persone valutano il valore di un libro o di un brano in base alle vendite, senza considerare minimamente il valore oggettivo, anzi ignorando Totalmente opere di nicchia ma oggettivamente superiori. Per quanto riguarda i Booktuber... Molti si atteggiano a veri e propri critici, quando di critico non hanno davvero nulla😓
Non hai parlato troppo e ti sei fatto capire benissimo.Condivido il tuo pensiero al 100%. Purrtroppo la polemica pubblico/critica (o esperto) in questo momento in cui ciascuno può dire la propria credendosi autorevole è abbastanza sentita. Siamo in un periodo storico (e anche in un Paese) in cui il parere di medici e scienziati viene messo in discussione dal primo che passa per strada, figurarsi in ambiti meno tangibili e più di pancia come i gusti musicali o letterari. Tuttavia proprio per questo c'è bisogno della critica "di mestiere": una persona che lo fa di lavoro dovrebbe essere legittimata da una certa competenza, non solo dal fatto che qualcuno è disposto a pagare questa competenza (pensa per assurdo se l'editore o il giornale assumesse come critico il nipote/amico/raccomandato della situazione senza nessuna competenza). Per me il critico è qualcuno che ha più competenza di me e lo rispetto per questo, anche se può capitare che io non riesca ad apprezzare i libri che consiglia perché ho gusti diversi. Mi piace questo genere di video di riflessione, spero che continuerai a farne
Sono d'accordo che la competenza dovrebbe essere prioritaria nella legittimazione di un critico. Ma spesso questo tipo di competenza non è facilmente verificabile o comunque deve essere affiancata da delle capacità che vanno oltre: capacità di analisi, spirito critico. Attributi che dipendono dall'esperienza e soprattutto dall'attitudine della persona. A me per esempio capita leggendo delle recensioni su giornali o riviste di non trovarmi d'accordo non tanto sul gusto o sul merito ma soprattutto sul processo logico e sui presupposti da cui parte l'analisi di un determinato libro.
Quoto anche le virgole. La scelta di Vanni Santoni è stata interessantissima anche per me, sia per il contenuto sia per il suo valore simbolico. Per quanto riguarda le giurie di qualità, penso solo che il vero problema sia chi ne fa parte. Sono abbastanza convinto che se i membri della giuria "d'onore" di Sanremo fossero stati tutti davvero esperti di musica (cosa che dovrebbe essere scontata, così come è scontata per altre tipologie di premi in cui la giuria di qualità è formata da esperti del settore di riferimento), le polemiche sarebbero state meno accese. E lo dico pur condividendo la scelta fatta per il vincitore.
Ciao Marco! È sempre un piacere ascoltarti. A proposito di critica letteraria e di classifiche, vorrei chiederti da tempo cosa ne pensi della novità sulla selezione dei candidati al premio Strega. Seguirai quest'anno il concorso? Mi mancano i video con tua sorella sui premi letterari: erano davvero interessanti! Inoltre, quest'anno ho intenzione di seguire il concorso leggendo i libri candidati che mi interessano e sarei curiosa di ascoltare il tuo parere! Perdonami se sono risultata pedante con queste domande! So che il premio Strega è sempre un tasto dolente per te Ahahah ti ringrazio anticipatamente :)
Avevo già in mente di fare un video sullo Strega. Aspettavo che finissero di proporre i libri candidati (7 marzo). Per ora i titoli proposti mi hanno lasciato parecchio perplesso. E mi sembra che da quel punto di vista lo Strega non riesca mai a migliorarsi e ad alzare la qualità. Purtroppo. Però ne parlerò sicuramente 😃
Molto interessante come discorso... effettivamente il limite tra opinione e critica e molto difficile da cogliere qui su UA-cam per esempio. Poi vabbè... chi è mai incappato in molto booktuber americani che fanno “recensioni” di titoli estremamente commerciali (alias trash puro) capisce che nonostante tutto da noi è già meglio e che quanto meno le opinioni condivise sono pensate e fondate.
ahahah, no dai, anche in USA ci sono dei bravi booktuber, ultimamente ne ho scoperti alcuni che mi stanno piacendo moltissimo, sia per i titoli che propongono, sia per le riflessioni che fanno sul loro rapporto coi libri, cosa è per loro letteratura, ecc. Quel che mi stupisce è che abbiano dei numeri bassissimi, se paragonati al pubblico potenziale: ne ho scovata una favolosa che ha tipo 9.000 followers e un'altra che ne ha 3.000 scarsi, mentre entrambe potrebbero averne più di 100.000
Il tuo pensiero è assolutamente logico nella sua essenza ed ovviamente condivisibile. Io lo porterei ancor più all'estremo, ponendo la questione sul perchè si sia giunti ad un punto della storia della produzione letteraria in cui, troppo spesso, è il tipo domanda che plasma il prodotto e non il contrario. La critica, le classifiche, le "spinte" promozionali e persino il posizionamento sugli scaffali dovrebbe essere un omaggio alla qualità intrinseca del prodotto in questione e non lo specchio della volontà del lettore medio. Qui sta scomparendo proprio il ruolo dell'editoria; coloro i quali dovrebbero educare hanno ceduto al gusto inconsapevole della massa. Io non dico che il "romanzetto" alla Fabio Volo non debba esistere proprio; tuttavia non esiste al mondo che l'industria editoriale debba premiarlo a discapito di tantissimi altri autori che tiran fuori un prodotto che sta magari su un livello di struttura, prosa, trama e ricerca completamente diverso.
Questo secondo dipende dal fatto che il libro è sia un opera artistiche che un prodotto, e come tale segue le regole del mercato. L’editore intelligente riesce a proporre buoni prodotti sul mercato e con i profitti supportare le opere d’arte. Il problema, secondo me, sta nel diversificare i due diversi tipi di libri. Ed è soprattutto un lavoro da fare sulla percezione del pubblico lettore.
Il pubblico premia l'opera attraverso le vendite del film/libro/singolo/disco. Verità sacrosanta. Se poi vedi che la canzone vincitrice di Sanremo è una delle piú ascoltate su Spotify, entrando persino nella classifica Top 50 globale, ti fai due domande sulla polemica inutile fatta in queste settimane
no non hai parlato troppo e quoto ogni cosa. inoltre, personalmente, ti ascolterei parlare per ore. purtroppo in merito alle riviste letterarie hai ragione e a me mancano molto.
@@MarcoCant si é vero, ci vuole un evoluzone . infatti molte riviste letterarie nascevano proprio da questo: creare un nuovo linguaggio, diffondere aria nuova. penso a riviste nate proprio dall'iniziativa di studenti , giovani come te.
No, non hai parlato troppo. Sì, si è capita ogni singola parola. No, non hai torto per nulla. Eh... sì ... ti odio. Sei troppo intelligente. I miei neuroni stanno piangendo. Si sentono tanto stupidi😢😭 Bacio😘
Non sapevo del progetto de L'indiscreto! Buono a sapersi, sicuramente seguirò le classifiche, anche perché quando si parla di letteratura italiana sono sempre un po' disorientata. Per l'estero è semplice (spulciare i premi letterari), mentre in Italia non si sa mai da dove conviene attingere 😂 Da lettrice di saggi, sono invece un po' delusa dalla classifica saggistica. Sarà che va molto a interesse personale, ma non leggerei mezzo titolo di quelli in top 10🤔
Su questo ti do assolutamente ragione. A me per esempio che non sono un lettore di saggi, la top 10 saggistica non ha spinto minimamente a informarmi sui titoli scelti. Forse dipenderà dal gruppo di lettori scelti (che a occhio e croce è tutta gente che bazzica più la narrativa che la saggistica).
Mi correggo. Non ne sono rimasta delusa, è che proprio il mio modo di essere lettrice non incontra, diciamo così, il target della rivista (per quanto riguarda la saggistica). Volente o dolente, qualsiasi critica non è "assoluta" e non può esserlo questa classifica. Però che noia, 100 titoli, la metà libri sui libri, 10 sul femminismo e il saggio di Odifreddi su Godel uscito a Novembre neanche menzionato 😂
Sono completamente d'accordo, è una questione interessante che spunta ciclicamente grazie a polemiche come quella di Sanremo, ad esempio. Più ne sento parlare e più le mie posizioni si fanno nette: in una realtà in cui apparentemente il parere del primo scappato di casa vale quanto quella di un esperto; personalmente, mi schiero sempre e ora più che mai da quella dell'esperto. Certo, non esistono pareri di seria a o di serie b, ma va da sé che l'opinione di una persona che si ha dedicato una vita allo studio di un determinato ambito o abbia alle spalle un'esperienza più solida ha la precedenza, specie se si parla di qualità. Ho seguito Sanremo praticamente in ogni suo aspetto, un po' perché è un evento che (non sempre) mi piace molto seguire ma soprattutto per una questione per me di vitale importanza oramai dal 2010 circa: chi manderemo all'Eurovision (e qui ringrazio in ginocchio le giurie, perché la canzone di Ultimo non è affatto materiale da ESC). In particolare, mi ha colpito l'aspetto della composizione della giuria di qualità, infatti si è discusso molto sulla questione delle competenze dei suoi membri; altro argomento interessante per carità, ma si sono tutti soffermati sulle attuali professioni e non sul background di alcuni nomi: ad esempio, Elena Sofia Ricci e Claudia Pandolfi, tanto criticate perché "solo" attrici, hanno alle spalle una circa 10 anni di conservatorio, l'altra il sostegno e il lavoro manageriale presso le case di produzione dei suoi precedenti compagni, entrambi cantautori e produttori. Oppure Bastianich, che, non solo ha cercato di sfondare in passato nel mondo della musica, ma viene spesso contattato per suonare, con il suo gruppo di dilettanti per eventi benefici minori (soprattutto in Usa). Fine momento gossip, ma mi serviva per sottolineare quanto questa polemica sia stata, nel succo, inutile non solo per l'impatto estremamente favorevole che ha avuto Mahmood sul pubblico, smentendo quindi la questione della "canzone d'elite". Per quanto riguarda la questione narrativa di genere vs narrativa generale: anche qui condivido il tuo parere. Quella generale è più difficile da incasellare e, paradossalmente, questo aspetto "respinge" un certo tipo di lettori. Dall'altro lato, però, la narrativa di genere è quasi completamente snobbata dalle elite, se non per casi particolari (es Harry Potter). Anche qui, in un modo o nell'altro, ritorna sempre lo stesso discorso, la stessa dicotomia elite vs popolo o lettori di serie a vs lettori di serie b (sia in senso più critico, sia per atteggiamento pedante verso lettori che hanno altri gusti). Complimenti per il video e per il modo lucido, chiaro e analitico con cui hai affrontato la questione. Un saluto e scusa per il papiro
Sono d’accordo. Anch’io seguo tutti gli anni Sanremo perché penso sia una manifestazione molto interessante anche per capire l’Italia attuale. Sulla selezione della giuria ho delle perplessità. Perché sono d’accordo che anche coloro che sembravano fuori posto avevano in qualche collegamento con la musica. Però in manifestazioni come La Mostra del cinema di Venezia la giuria è formata esclusivamente da attori e registi. Secondo me se si vuole inserire membri non del tutto del settore va allora aumentato il numero dei membri della giuria. Comunque resto del parere che sia molto meglio il risultato di una giuria di esperti rispetto che al gusto del televoto.
Volendo estremizzare anche il voto popolare politico per designare il governo dovrebbe essere vietato: a scegliere una "giuria" di persone esperte (di politica internazionale, di economia, di cultura...). Solo che si porrebbe il problema di chi avrebbe titolo per scegliere i giurati (una giuria ancor più ristretta? E a loro volta i supergiurati da chi verrebbero prescelti?). In realtà condivido quello che dici e la scelta di Santoni (ricordo anche che negli anni 60 e forse 70, in RAI oltre ai dati sugli ascolti, epoca pre-auditel, esisteva l'indice di gradimento dei programmi).
Beh la critica letteraria o culturale in generale è tutta un’altra cosa rispetto alle elezioni. Non si possono e non si devono paragonare. La democrazia rappresentativa funziona attraverso il suffragio universale. La critica specializzata deve essere elitaria, altrimenti non serve a nulla.
Non so se sono d'accordo nel considerare come unica differenza tra i critici "classici" e book(inserirelapiattaforma) la presenza di un editore alle spalle che "legittimi" l'opinione. Un editore sceglie di legittimare l'opinione di quel critico sulla base dell'esperienza accademica/giornalistica/editoriale di quella persona. Su internet, come giustamente rilevavi tu, Marco, vigono altre regole. Un editore che dovesse scegliere un "critico" da legittimare tra coloro che esprimono opinioni online, siamo sicuri che non lo farebbe sulla base dei numeri?
Ma i numeri sono indubbiamente importanti, ma lo sono anche per quanto riguarda la carta stampata. Io credo che il problema sia alla base: il critico è stato pagato per esprimere un giudizio e quindi quel giudizio è quantificato dai soldi che ha preso per darlo. Un booktuber ha scelto di esprimere la propria opinione gratuitamente (al massimo con l'invio del libro da parte dell'editore) e non ha la forza di poter elevare le proprie opinioni a critica proprio per questo. L'esperienza accademica/giornalistica è secondaria in questo caso, si pensi che la maggior parte delle recensioni su riviste e giornali sono fatte da scrittori che non necessariamente hanno una preparazione accademica da critico letterario, nonostante questo il loro giudizio diventa critica nel momento in cui la rivista lo legittima pagandoli.
@@MarcoCant sì sì su questo sono d'accordo. Vero è anche che, senza nulla togliere al vostro lavoro che apprezzo (se no non sarei qui sotto a commentare), il giudizio di uno scrittore ha mediamente più importanza e legittimazione anche solo per il fatto che è, appunto, di uno scrittore. Credo che se Walter Siti (per dire il primo nome che mi viene in mente) oggi si mettesse a fare il vostro lavoro avrebbe inevitabilmente più autorevolezza nel farlo proprio perché è Siti e ha fatto questo e quell'altro. In questo caso non so quanto i soldi spostino. Non so. Sicuramente tema molto interessante
Sono d'accordo. Però come ci sono booktuber e booktuber, ci sono anche scrittori e scrittori. L'opinione di Walter Siti è una cosa, dell'opinione di altri scrittori di cui non farò sicuramente il nome se ne può fare sicuramente a meno. È molto interessante, perché se da un lato mi sembra giustissimo chiedere ad uno scrittore un giudizio sull'opera di un altro scrittore, in questi casi noto spesso che non si va mai oltre la superficie e difficilmente si leggerà di uno scrittore che stronca un collega. Vanificando il concetto stesso di critica e trasformando la recensione in un comunicato stampa firmato da un nome noto, utile soltanto a vendere qualche copia in più.
@@MarcoCant Immagino che ci sia anche un tentativo di non distruggersi a vicenda. Anche perché una mia stroncatura sul tuo romanzo oggi equivale a una tua stroncatura sul mio domani. Detto questo credo che il lavoro che state portando avanti voi abbia un valore (anche se temo non si allarghi molto oltre la platea dei già lettori). E ha un valore legato alla vostra capacità di utilizzare questa e altre piattaforme. La dico male ma senza voler sminuire nessuno: non so quanti booktuber sarebbero in grado (o semplicemente a loro agio) nello scrivere una recensione critica su un romanzo all'interno di una rivista specializzata (o anche solo nelle pagine culturali di un quotidiano vero.
Qualche giorno fa riflettevo sull'argomento anche se per vie diverse. Io ho sempre pensato che i critici fossero un' élite, anche per provenienza familiare. Insomma, una persona che già dall'inizio degli studi vive in una condizione agiata, tale da non preoccuparsi troppo di come si finisce con un lavoro letterario (scusate la franchezza, ma anche se imbellisco la frase, alla fine il concetto è quello). Secondo voi, anche una persona "normale", diciamo, potrebbe diventare critico, accollandosi i rischi del caso qualora non lo diventi? E' sostenibile? Se così non fosse, allora la divisione tra élite e popolo, non solo è limitata ai ruoli e alle professioni, ma anche alla provenienza. Continuando, queste due sezioni non si potranno mai mescolare tra loro? Sento che nel mio ragionamento c'è qualcosa che non fila, ma non saprei bene cos'è. Se volete dirmi la vostra, tutto è ben accetto :D
Secondo me il ragionamento parte da un fraintendimento del termine elite. Anni di propaganda populista hanno aggiunto al termine delle connotazioni sbagliate. Per fare il critico letterario non è necessario essere ricchi. È necessario essere bravi. Questo non vuol dire che il mondo della critica letteraria non sia una casta. Come tutti i settori in cui girano pochi soldi e che sono storicamente ristretti. È ovvio che se una persona per provenienza familiare non ha bisogno di lavorare per sostenersi durante gli studi sarà avvantaggiato, ma lo sarebbe in qualsiasi altro settore. In realtà il critico letterario è un lavoro molto più concreto e quantizzabile rispetto per esempio allo scrittore (che storicamente è una professione riservata a pochissimi). Sono tutte professioni (come tantissime altre) che non garantisco di riuscire a raggiungerle, non si viene assunti per concorso pubblico e quindi richiedono un impegno maggiore per dimostrare il proprio valore.
Ciao Marco, forse sarà la prima volta che commento e mi trovo generalmente molto d'accordo sul tuo discorso sulla critica, ancora di più sul tema popolo/specialisti, anche se quest'ultimi stanno dimostrando sempre di più numerosi limiti ma questo è un altro discorso. è chiaro che il critico letterario è pubblicato da un editore e quindi ha un tipo di protezione diversa per le proprie opinioni, ma forse io vedo molto meno sottile la differenza tra il conflitto d'interesse dell'indipendente e quella del critico invece dipendente da una testa. Non ne è immune la critica, spesso nemmeno così tanto più credibile, tutto dipende dalla preparazione e dall'argomentazione anche se mi trovi molto d'accordo sulla necessità di un filtro di una terza parte, come può essere l'editore.
Sulla questione narrativa di genere (e in particolare il fantastico essendo casa mia) penso che la questione si complichi ulteriormente, ricevendo una generale indifferenza da parte della critica o un'incompetenza quasi totale quando si tratta la materia con rare eccezioni (vedi Il Foglio), non essendo un genere forte e percepito come non degno di un'approccio critico. Va beh, è un cane che si morde la coda questo discorso. Cioè la difficoltà nel reperire un apparato critico è già di per se problematico, in più gli spazi sono sempre estremamente limitati sulle testate e potrei andare avanti per ore ma ho pietà di te perché avrai ben altro da fare e mi fermo qui.
Però, a tal proposito, vorrei sottoporti due questioni: L'indiscreto è sì una buona fonte per reperire titoli ma quanto è meno influenzata da opinioni o interessi personali? Ad esempio non vedo quasi mai comparire titoli provenienti da case editrici direttamente concorrenti di Tunuè mentre quest'ultimo è un nome che ricorre molto spesso e generalmente dà molto poco spazio alla narrativa di genere.
D'accordissimo sul fatto che il conflitto di interessi si estenda anche alla critica tradizionale, problema che dipende dal fatto che chi pubblica i quotidiani e le riviste dove vengono recensiti i libri è lo stesso che quei libri li ha prodotti. Io intendevo proprio la necessità di un filtro, una testata che faccia da parafulmine e che aiuti chi analizza un libro dandogli più credibilità.
Sulla questione narrativa di genere sei sicuramente più esperta di me e concordo sul fatto che la critica tradizionale sia del tutto incompetente in materia. Però, per quella che è la mia percezione, trovo che invece su tra chi parla di libri sul web ci sia una maggiore preparazione in chi legge letteratura di genere rispetto alla narrativa. Forse mi sbaglio.
L'ultima questione è molto interessante. Non c'è dubbio che per quanto riguarda la scelta dei votanti Vanni Santoni sia andato a pescare da quelli che potremmo definire gli "amici". Tra i 200 grandi lettori non manca nessuno degli scrittori che negli anni hanno pubblicato per Tunuè. E, nonostante non mi faccia impazzire come scelta, la posso anche capire essendo un'iniziativa nuova, ambiziosa e che aveva bisogno di una spinta iniziale. Sul fatto che non compaiano CE concorrenti a Tunuè non sono molto d'accordo, tra i primi posti della classifica vedo: TerraRossa, Racconti edizioni, Marcos y marcos, Effequ, NN edizioni, minimum fax. Tutti editori che appartengono al suo stesso segmento.
L'assenza della letteratura di genere è totale, sono d'accordo. Ma penso sia una conseguenza del fatto che coloro che collaborano a questa iniziativa probabilmente sono molto lontani dalla letteratura di genere e sembrerebbe non intenzionati ad avvicinarsi ad essa.
Ti ringrazio per il commento lungo e molto molto molto interessante :)
Annosa questione quella del rapporto autore-pubblico, della considerazione dell’opera d’arte come prodotto, piegata al gusto della massa e del pubblico... ma proprio per questo apprezzo e condivido il tuo intervento. Sulla rete io credo che si faccia condivisione di opinioni, più che della “critica” in senso stretto e proprio, spesso di persone competenti, che hanno affinato un gusto attraverso le proprie esperienze di lettura e la propria sensibilità. Giusto avere classifiche costruite da persone “professioniste” ma non ridurrei troppo il valore anche di un giudizio serio e motivato di un lettore. La critica paludata talvolta può essere parziale. Leggerò Indiscreto anche per capire, al di lederla classifica in sé i criteri, le valutazioni
No, non hai parlato troppo e soprattutto hai parlato con cognizione come sempre. Quoto tutto appieno Marco.
Non avevo mai pensato alla critica nei termini in cui l'hai descritta tu in questi pochi minuti, e cosa dire? Hai ragione, hai pienamente ragione! Non credo esistano parole più adatte di quelle che hai usato tu. Grande ragionamento, complimenti!
Giusto! Il problema poi è ancora più endemico: al giorno d'oggi le persone tendono sempre a volere dire la propria in ogni campo, anche se privi di un qualsivoglia barlume di preparazione. L'umiltà e la consapevolezza di essere ignoranti sono ormai qualità rare, se non uniche. Nel caso specifico, di sicuro poi questo clima di ipertrofia editoriale non aiuta perché crea lettori ancora meno consapevoli e sempre più in balia di libri-moda.
Assolutamente vero. I social hanno amplificato la tendenza, che secondo me c’è sempre stata, di regalare al mondo la propria opinione anche quando il mondo potrebbe benissimo farne a meno 😂
Sono d'accordissimo, molte persone valutano il valore di un libro o di un brano in base alle vendite, senza considerare minimamente il valore oggettivo, anzi ignorando Totalmente opere di nicchia ma oggettivamente superiori. Per quanto riguarda i Booktuber... Molti si atteggiano a veri e propri critici, quando di critico non hanno davvero nulla😓
Non hai parlato troppo e ti sei fatto capire benissimo.Condivido il tuo pensiero al 100%. Purrtroppo la polemica pubblico/critica (o esperto) in questo momento in cui ciascuno può dire la propria credendosi autorevole è abbastanza sentita. Siamo in un periodo storico (e anche in un Paese) in cui il parere di medici e scienziati viene messo in discussione dal primo che passa per strada, figurarsi in ambiti meno tangibili e più di pancia come i gusti musicali o letterari. Tuttavia proprio per questo c'è bisogno della critica "di mestiere": una persona che lo fa di lavoro dovrebbe essere legittimata da una certa competenza, non solo dal fatto che qualcuno è disposto a pagare questa competenza (pensa per assurdo se l'editore o il giornale assumesse come critico il nipote/amico/raccomandato della situazione senza nessuna competenza). Per me il critico è qualcuno che ha più competenza di me e lo rispetto per questo, anche se può capitare che io non riesca ad apprezzare i libri che consiglia perché ho gusti diversi. Mi piace questo genere di video di riflessione, spero che continuerai a farne
Sono d'accordo che la competenza dovrebbe essere prioritaria nella legittimazione di un critico. Ma spesso questo tipo di competenza non è facilmente verificabile o comunque deve essere affiancata da delle capacità che vanno oltre: capacità di analisi, spirito critico. Attributi che dipendono dall'esperienza e soprattutto dall'attitudine della persona. A me per esempio capita leggendo delle recensioni su giornali o riviste di non trovarmi d'accordo non tanto sul gusto o sul merito ma soprattutto sul processo logico e sui presupposti da cui parte l'analisi di un determinato libro.
Quoto anche le virgole. La scelta di Vanni Santoni è stata interessantissima anche per me, sia per il contenuto sia per il suo valore simbolico.
Per quanto riguarda le giurie di qualità, penso solo che il vero problema sia chi ne fa parte. Sono abbastanza convinto che se i membri della giuria "d'onore" di Sanremo fossero stati tutti davvero esperti di musica (cosa che dovrebbe essere scontata, così come è scontata per altre tipologie di premi in cui la giuria di qualità è formata da esperti del settore di riferimento), le polemiche sarebbero state meno accese. E lo dico pur condividendo la scelta fatta per il vincitore.
Assolutamente vero, la selezione dei giurati è fondamentale. E nel caso di Sanremo era decisamente fuori contesto.
Ciao Marco! È sempre un piacere ascoltarti. A proposito di critica letteraria e di classifiche, vorrei chiederti da tempo cosa ne pensi della novità sulla selezione dei candidati al premio Strega. Seguirai quest'anno il concorso? Mi mancano i video con tua sorella sui premi letterari: erano davvero interessanti! Inoltre, quest'anno ho intenzione di seguire il concorso leggendo i libri candidati che mi interessano e sarei curiosa di ascoltare il tuo parere!
Perdonami se sono risultata pedante con queste domande! So che il premio Strega è sempre un tasto dolente per te Ahahah ti ringrazio anticipatamente :)
Avevo già in mente di fare un video sullo Strega. Aspettavo che finissero di proporre i libri candidati (7 marzo). Per ora i titoli proposti mi hanno lasciato parecchio perplesso. E mi sembra che da quel punto di vista lo Strega non riesca mai a migliorarsi e ad alzare la qualità. Purtroppo. Però ne parlerò sicuramente 😃
@@MarcoCant grazie mille :) non vedo l'ora di ascoltarti! Un abbraccio
Molto interessante come discorso... effettivamente il limite tra opinione e critica e molto difficile da cogliere qui su UA-cam per esempio. Poi vabbè... chi è mai incappato in molto booktuber americani che fanno “recensioni” di titoli estremamente commerciali (alias trash puro) capisce che nonostante tutto da noi è già meglio e che quanto meno le opinioni condivise sono pensate e fondate.
Concordo, rispetto a BookTube America qui in Italia sembriamo degli intellettuali 😂
ahahah, no dai, anche in USA ci sono dei bravi booktuber, ultimamente ne ho scoperti alcuni che mi stanno piacendo moltissimo, sia per i titoli che propongono, sia per le riflessioni che fanno sul loro rapporto coi libri, cosa è per loro letteratura, ecc. Quel che mi stupisce è che abbiano dei numeri bassissimi, se paragonati al pubblico potenziale: ne ho scovata una favolosa che ha tipo 9.000 followers e un'altra che ne ha 3.000 scarsi, mentre entrambe potrebbero averne più di 100.000
Il tuo pensiero è assolutamente logico nella sua essenza ed ovviamente condivisibile. Io lo porterei ancor più all'estremo, ponendo la questione sul perchè si sia giunti ad un punto della storia della produzione letteraria in cui, troppo spesso, è il tipo domanda che plasma il prodotto e non il contrario. La critica, le classifiche, le "spinte" promozionali e persino il posizionamento sugli scaffali dovrebbe essere un omaggio alla qualità intrinseca del prodotto in questione e non lo specchio della volontà del lettore medio. Qui sta scomparendo proprio il ruolo dell'editoria; coloro i quali dovrebbero educare hanno ceduto al gusto inconsapevole della massa. Io non dico che il "romanzetto" alla Fabio Volo non debba esistere proprio; tuttavia non esiste al mondo che l'industria editoriale debba premiarlo a discapito di tantissimi altri autori che tiran fuori un prodotto che sta magari su un livello di struttura, prosa, trama e ricerca completamente diverso.
Questo secondo dipende dal fatto che il libro è sia un opera artistiche che un prodotto, e come tale segue le regole del mercato. L’editore intelligente riesce a proporre buoni prodotti sul mercato e con i profitti supportare le opere d’arte. Il problema, secondo me, sta nel diversificare i due diversi tipi di libri. Ed è soprattutto un lavoro da fare sulla percezione del pubblico lettore.
Il pubblico premia l'opera attraverso le vendite del film/libro/singolo/disco. Verità sacrosanta. Se poi vedi che la canzone vincitrice di Sanremo è una delle piú ascoltate su Spotify, entrando persino nella classifica Top 50 globale, ti fai due domande sulla polemica inutile fatta in queste settimane
Esatto. Il che dimostra che la scelta non solo non era sbagliata ma forse anche più pop rispetto al televoto 😂
no non hai parlato troppo e quoto ogni cosa. inoltre, personalmente, ti ascolterei parlare per ore. purtroppo in merito alle riviste letterarie hai ragione e a me mancano molto.
Sarebbe importante farle rivivere, magari cambiando forma, facendole evolvere. Insomma c’è bisogno di riviste letterarie 😃
@@MarcoCant si é vero, ci vuole un evoluzone . infatti molte riviste letterarie nascevano proprio da questo: creare un nuovo linguaggio, diffondere aria nuova. penso a riviste nate proprio dall'iniziativa di studenti , giovani come te.
No, non hai parlato troppo.
Sì, si è capita ogni singola parola.
No, non hai torto per nulla.
Eh... sì ... ti odio. Sei troppo intelligente. I miei neuroni stanno piangendo. Si sentono tanto stupidi😢😭
Bacio😘
Esageri. Ma grazie 😊
Non sapevo del progetto de L'indiscreto! Buono a sapersi, sicuramente seguirò le classifiche, anche perché quando si parla di letteratura italiana sono sempre un po' disorientata. Per l'estero è semplice (spulciare i premi letterari), mentre in Italia non si sa mai da dove conviene attingere 😂
Da lettrice di saggi, sono invece un po' delusa dalla classifica saggistica. Sarà che va molto a interesse personale, ma non leggerei mezzo titolo di quelli in top 10🤔
Su questo ti do assolutamente ragione. A me per esempio che non sono un lettore di saggi, la top 10 saggistica non ha spinto minimamente a informarmi sui titoli scelti. Forse dipenderà dal gruppo di lettori scelti (che a occhio e croce è tutta gente che bazzica più la narrativa che la saggistica).
Mi correggo. Non ne sono rimasta delusa, è che proprio il mio modo di essere lettrice non incontra, diciamo così, il target della rivista (per quanto riguarda la saggistica). Volente o dolente, qualsiasi critica non è "assoluta" e non può esserlo questa classifica. Però che noia, 100 titoli, la metà libri sui libri, 10 sul femminismo e il saggio di Odifreddi su Godel uscito a Novembre neanche menzionato 😂
Sono completamente d'accordo, è una questione interessante che spunta ciclicamente grazie a polemiche come quella di Sanremo, ad esempio.
Più ne sento parlare e più le mie posizioni si fanno nette: in una realtà in cui apparentemente il parere del primo scappato di casa vale quanto quella di un esperto; personalmente, mi schiero sempre e ora più che mai da quella dell'esperto. Certo, non esistono pareri di seria a o di serie b, ma va da sé che l'opinione di una persona che si ha dedicato una vita allo studio di un determinato ambito o abbia alle spalle un'esperienza più solida ha la precedenza, specie se si parla di qualità.
Ho seguito Sanremo praticamente in ogni suo aspetto, un po' perché è un evento che (non sempre) mi piace molto seguire ma soprattutto per una questione per me di vitale importanza oramai dal 2010 circa: chi manderemo all'Eurovision (e qui ringrazio in ginocchio le giurie, perché la canzone di Ultimo non è affatto materiale da ESC). In particolare, mi ha colpito l'aspetto della composizione della giuria di qualità, infatti si è discusso molto sulla questione delle competenze dei suoi membri; altro argomento interessante per carità, ma si sono tutti soffermati sulle attuali professioni e non sul background di alcuni nomi: ad esempio, Elena Sofia Ricci e Claudia Pandolfi, tanto criticate perché "solo" attrici, hanno alle spalle una circa 10 anni di conservatorio, l'altra il sostegno e il lavoro manageriale presso le case di produzione dei suoi precedenti compagni, entrambi cantautori e produttori. Oppure Bastianich, che, non solo ha cercato di sfondare in passato nel mondo della musica, ma viene spesso contattato per suonare, con il suo gruppo di dilettanti per eventi benefici minori (soprattutto in Usa). Fine momento gossip, ma mi serviva per sottolineare quanto questa polemica sia stata, nel succo, inutile non solo per l'impatto estremamente favorevole che ha avuto Mahmood sul pubblico, smentendo quindi la questione della "canzone d'elite".
Per quanto riguarda la questione narrativa di genere vs narrativa generale: anche qui condivido il tuo parere. Quella generale è più difficile da incasellare e, paradossalmente, questo aspetto "respinge" un certo tipo di lettori. Dall'altro lato, però, la narrativa di genere è quasi completamente snobbata dalle elite, se non per casi particolari (es Harry Potter). Anche qui, in un modo o nell'altro, ritorna sempre lo stesso discorso, la stessa dicotomia elite vs popolo o lettori di serie a vs lettori di serie b (sia in senso più critico, sia per atteggiamento pedante verso lettori che hanno altri gusti).
Complimenti per il video e per il modo lucido, chiaro e analitico con cui hai affrontato la questione.
Un saluto e scusa per il papiro
Sono d’accordo. Anch’io seguo tutti gli anni Sanremo perché penso sia una manifestazione molto interessante anche per capire l’Italia attuale. Sulla selezione della giuria ho delle perplessità. Perché sono d’accordo che anche coloro che sembravano fuori posto avevano in qualche collegamento con la musica. Però in manifestazioni come La Mostra del cinema di Venezia la giuria è formata esclusivamente da attori e registi. Secondo me se si vuole inserire membri non del tutto del settore va allora aumentato il numero dei membri della giuria.
Comunque resto del parere che sia molto meglio il risultato di una giuria di esperti rispetto che al gusto del televoto.
Volendo estremizzare anche il voto popolare politico per designare il governo dovrebbe essere vietato: a scegliere una "giuria" di persone esperte (di politica internazionale, di economia, di cultura...). Solo che si porrebbe il problema di chi avrebbe titolo per scegliere i giurati (una giuria ancor più ristretta? E a loro volta i supergiurati da chi verrebbero prescelti?).
In realtà condivido quello che dici e la scelta di Santoni (ricordo anche che negli anni 60 e forse 70, in RAI oltre ai dati sugli ascolti, epoca pre-auditel, esisteva l'indice di gradimento dei programmi).
Beh la critica letteraria o culturale in generale è tutta un’altra cosa rispetto alle elezioni. Non si possono e non si devono paragonare. La democrazia rappresentativa funziona attraverso il suffragio universale. La critica specializzata deve essere elitaria, altrimenti non serve a nulla.
Non so se sono d'accordo nel considerare come unica differenza tra i critici "classici" e book(inserirelapiattaforma) la presenza di un editore alle spalle che "legittimi" l'opinione. Un editore sceglie di legittimare l'opinione di quel critico sulla base dell'esperienza accademica/giornalistica/editoriale di quella persona. Su internet, come giustamente rilevavi tu, Marco, vigono altre regole. Un editore che dovesse scegliere un "critico" da legittimare tra coloro che esprimono opinioni online, siamo sicuri che non lo farebbe sulla base dei numeri?
Ma i numeri sono indubbiamente importanti, ma lo sono anche per quanto riguarda la carta stampata. Io credo che il problema sia alla base: il critico è stato pagato per esprimere un giudizio e quindi quel giudizio è quantificato dai soldi che ha preso per darlo. Un booktuber ha scelto di esprimere la propria opinione gratuitamente (al massimo con l'invio del libro da parte dell'editore) e non ha la forza di poter elevare le proprie opinioni a critica proprio per questo. L'esperienza accademica/giornalistica è secondaria in questo caso, si pensi che la maggior parte delle recensioni su riviste e giornali sono fatte da scrittori che non necessariamente hanno una preparazione accademica da critico letterario, nonostante questo il loro giudizio diventa critica nel momento in cui la rivista lo legittima pagandoli.
@@MarcoCant sì sì su questo sono d'accordo. Vero è anche che, senza nulla togliere al vostro lavoro che apprezzo (se no non sarei qui sotto a commentare), il giudizio di uno scrittore ha mediamente più importanza e legittimazione anche solo per il fatto che è, appunto, di uno scrittore. Credo che se Walter Siti (per dire il primo nome che mi viene in mente) oggi si mettesse a fare il vostro lavoro avrebbe inevitabilmente più autorevolezza nel farlo proprio perché è Siti e ha fatto questo e quell'altro. In questo caso non so quanto i soldi spostino. Non so. Sicuramente tema molto interessante
Sono d'accordo. Però come ci sono booktuber e booktuber, ci sono anche scrittori e scrittori. L'opinione di Walter Siti è una cosa, dell'opinione di altri scrittori di cui non farò sicuramente il nome se ne può fare sicuramente a meno.
È molto interessante, perché se da un lato mi sembra giustissimo chiedere ad uno scrittore un giudizio sull'opera di un altro scrittore, in questi casi noto spesso che non si va mai oltre la superficie e difficilmente si leggerà di uno scrittore che stronca un collega. Vanificando il concetto stesso di critica e trasformando la recensione in un comunicato stampa firmato da un nome noto, utile soltanto a vendere qualche copia in più.
@@MarcoCant Immagino che ci sia anche un tentativo di non distruggersi a vicenda. Anche perché una mia stroncatura sul tuo romanzo oggi equivale a una tua stroncatura sul mio domani.
Detto questo credo che il lavoro che state portando avanti voi abbia un valore (anche se temo non si allarghi molto oltre la platea dei già lettori). E ha un valore legato alla vostra capacità di utilizzare questa e altre piattaforme. La dico male ma senza voler sminuire nessuno: non so quanti booktuber sarebbero in grado (o semplicemente a loro agio) nello scrivere una recensione critica su un romanzo all'interno di una rivista specializzata (o anche solo nelle pagine culturali di un quotidiano vero.
Qualche giorno fa riflettevo sull'argomento anche se per vie diverse.
Io ho sempre pensato che i critici fossero un' élite, anche per provenienza familiare. Insomma, una persona che già dall'inizio degli studi vive in una condizione agiata, tale da non preoccuparsi troppo di come si finisce con un lavoro letterario (scusate la franchezza, ma anche se imbellisco la frase, alla fine il concetto è quello).
Secondo voi, anche una persona "normale", diciamo, potrebbe diventare critico, accollandosi i rischi del caso qualora non lo diventi? E' sostenibile? Se così non fosse, allora la divisione tra élite e popolo, non solo è limitata ai ruoli e alle professioni, ma anche alla provenienza.
Continuando, queste due sezioni non si potranno mai mescolare tra loro?
Sento che nel mio ragionamento c'è qualcosa che non fila, ma non saprei bene cos'è. Se volete dirmi la vostra, tutto è ben accetto :D
Secondo me il ragionamento parte da un fraintendimento del termine elite. Anni di propaganda populista hanno aggiunto al termine delle connotazioni sbagliate.
Per fare il critico letterario non è necessario essere ricchi. È necessario essere bravi. Questo non vuol dire che il mondo della critica letteraria non sia una casta. Come tutti i settori in cui girano pochi soldi e che sono storicamente ristretti.
È ovvio che se una persona per provenienza familiare non ha bisogno di lavorare per sostenersi durante gli studi sarà avvantaggiato, ma lo sarebbe in qualsiasi altro settore.
In realtà il critico letterario è un lavoro molto più concreto e quantizzabile rispetto per esempio allo scrittore (che storicamente è una professione riservata a pochissimi).
Sono tutte professioni (come tantissime altre) che non garantisco di riuscire a raggiungerle, non si viene assunti per concorso pubblico e quindi richiedono un impegno maggiore per dimostrare il proprio valore.
@@MarcoCant Grazie, ora ho più chiara la questione. 👍