Pregevole lavoro di documentazione e riflessione sul recente passato della nostra terra e della umanità che la popolava. Umanità che negli sguardi tecnologici della gente dell’oggi si ritrova vuota e spenta. Nostalgia di un tempo, non così lontano, in cui il lavoro si nutriva del sudore della fatica, ma con una empatia profonda per ciò che si produceva e le persone della propria comunità.
Insolito è il documentario liparoto firmato Mannoia. Chi si aspettava qualche originale scoperta sull’isola del vento forse è rimasto deluso. Tuttavia la maestria dell’autore, dopo una introduzione tecnicamente ben congegnata, con puntuali immagini in bianco e nero e richiami al secolo scorso, ha aperto a sorpresa uno scrigno che , forse più di un classico museo ,riesce ad emozionare . Non è mai troppo richiamare il passato , anche quello prossimo. Un passato pregno non solo di grandi eventi, di pregevoli opere d’arte o di cruente battaglie, ma a volte di piccole povere cose . Di arnesi, di aggeggi, di strumenti che accompagnavano la vita talora dura di chi ci ha preceduto. Ecco quindi emergere poderoso il messaggio forte che Gaspare diffonde a modo suo. Soffermiamoci sul mondo quotidianamente vissuto dai nostri nonni. Accendiamo un riflettore su un aratro in legno, su una cannella di botte, su un crivo per il grano. Inchiniamoci al cospetto di un passato che è il lievito dal quale è emersa prorompente e rumorosa la nostra odierna civiltà. Entriamo in punta di piedi nel tempio di Bongiorno spegnendo il cellulare. Ne usciremo migliori.
Pregevole lavoro di documentazione e riflessione sul recente passato della nostra terra e della umanità che la popolava. Umanità che negli sguardi tecnologici della gente dell’oggi si ritrova vuota e spenta. Nostalgia di un tempo, non così lontano, in cui il lavoro si nutriva del sudore della fatica, ma con una empatia profonda per ciò che si produceva e le persone della propria comunità.
Insolito è il documentario liparoto firmato Mannoia. Chi si aspettava qualche originale scoperta sull’isola del vento forse è rimasto deluso. Tuttavia la maestria dell’autore, dopo una introduzione tecnicamente ben congegnata, con puntuali immagini in bianco e nero e richiami al secolo scorso, ha aperto a sorpresa uno scrigno che , forse più di un classico museo ,riesce ad emozionare . Non è mai troppo richiamare il passato , anche quello prossimo. Un passato pregno non solo di grandi eventi, di pregevoli opere d’arte o di cruente battaglie, ma a volte di piccole povere cose . Di arnesi, di aggeggi, di strumenti che accompagnavano la vita talora dura di chi ci ha preceduto. Ecco quindi emergere poderoso il messaggio forte che Gaspare diffonde a modo suo. Soffermiamoci sul mondo quotidianamente vissuto dai nostri nonni. Accendiamo un riflettore su un aratro in legno, su una cannella di botte, su un crivo per il grano. Inchiniamoci al cospetto di un passato che è il lievito dal quale è emersa prorompente e rumorosa la nostra odierna civiltà. Entriamo in punta di piedi nel tempio di Bongiorno spegnendo il cellulare. Ne usciremo migliori.