Il significato, in ambito scientifico, della parola teoria, hai fatto bene a ricordarlo e, forse, faresti bene a ricordarlo, ogni tanto, in futuro. La prima volta che ho letto del significato della parola teoria, in ambito scientifico, è stato circa 8 anni fa in un trafiletto del Sole 24 Ore, ora con te è la seconda volta. Ho riascoltato la puntata numero 1, ne è valsa la pena. Ancora bravo e grazie.
Buongiorno! Volevo porti una riflessione a cui spero risponderai, con un testo scritto o magari proprio con un video ad hoc. Innanzitutto ti faccio i complimenti per questa playlist, ho visto il primo video (questo) e vedrò indubbiamente anche gli altri perché si vede chiaramente che sei un grande intellettuale ed esperto del tema. Io in parte ho studiato anche in ambito epistemologico, anche se il mio percorso di studi verte su tutt’altro, ma in quanto persona aperta e curiosa ho approfondito molto anche il campo scientifico, ma non ho minimamente le conoscenze che potresti avere tu, quindi pongo a te delle domande che mi pongo, all’interno di una più ampia riflessione sulla comunità scientifica contemporanea. Le mie domande sono correlate a delle visioni che ho sviluppato in opposizione ad una realtà attuale che non mi soddisfa per niente, ma ho chiaramente bisogno di un confronto per comprendere se la mia visione ha delle falle e, se in realtà è interessante, perché non viene applicata. Partiamo dal presuppongo che sono tendenzialmente relativista, credo che i concetti stessi di vero e falso, giusto e sbagliato, non siano universali e comuni, ma siano dei paradigmi che gli esseri umani utilizzano per comunicare e che quindi hanno valore solo in base alla percezione, alla cognizione, al linguaggio e alle capacità mentali dell’essere umano, per sua natura limitato ed imperfetto. Anche all’interno di questo paradigma, il concetto stesso di verità è inafferrabile, e anche se si raggiungesse non si potrebbe mai avere la certezza di averla raggiunta. Capirai che, con queste premesse, l’intellettuale a cui mi sento più vicino in campo scientifico è Karl Popper. Il suo razionalismo critico, basato anche sul principio di falsificabilità, non solo quindi l’obbligo per una teoria scientifica di poter essere falsificabile (quindi una teoria costruita con dei ragionamenti circolari e che si rende quindi automaticamente non falsificabile, non può essere considerata scientifica, Popper faceva l’esempio della psicanalisi, vale anche per la religione ecc…), ma anche per il sistema scientifico stesso che si deve impegnare, grazie ai ricercatori, non a verificare quella teoria, bensì a falsificarla, per minare la sua solidità e trovare eventuali errori. È chiaro che se una teoria nel tempo nonostante i tentativi non riesce ad essere falsificata da nessuno, diventa di volta in volta più solida. In questi casi apriamo anche il tema della Piramide delle Evidenze, nel tipico percorso che arriva fino al vertice rappresentato dalle Review, quindi quando passa un lasso di tempo tale così ampio da avere una quantità di dati e studi a diversi livelli distribuiti nel tempo e nello spazio, tramite Review e Metanalisi, si possono trarre delle conclusioni che, se risultano chiare e senza particolari punti oscuri, a quel punto si potrebbe parlare a mio avviso di “scientificità”, di realtà ed evidenze scientifiche, che comunque, attenzione, non sono neanche in questi casi dogmatiche, ma sono “solide”. A loro volta anche questi risultati solidi devono essere sottoposti a falsificazione e così via… Una visione così rigida della scienza mi si è sviluppata soprattutto negli ultimi anni notando un’estrema virata verso la pura speculazione soggettiva additata come scienza. L’esempio più lampante è quello che abbiamo vissuto durante il Covid, che personalmente ha svilito moltissimo la mia stima e l’autorevolezza che nutrivo verso il mondo scientifico e la figura stessa dello scienziato. Io stesso non mi metterei MAI a fare divulgazione su qualcosa su cui non ho dati solidi e aggregati sviluppati nel tempo, in anni e anni di ricerca, e anche in quel caso utilizzerei un approccio estremamente prudente nel divulgare delle evidenze che fino a quel momento conosciamo (proprio per evitare l’effetto dogmatico e mantenere l’apertura alla ricerca e alla falsificazione). Ho invece dovuto guardare eminenti figure scientifiche lanciarsi in speculazioni arbitrarie, nei talk show o su Twitter, smentirsi a vicenda ogni 2 giorni, dire cose contraddittorie tra loro a distanza di una settimana, fare previsioni al momento senza che avessimo uno straccio di dato né sul virus in sé né tantomeno sui vaccini e sulla loro modalità d’interazione col virus (ricordo le previsioni sull’immunità di gregge e compagnia bella). Chiaramente, quando osservi questi fenomeni portati avanti dalle figure più eminenti del Paese e del pianeta in ambito scientifico, allora chiaramente penso che chiunque abbia un minimo a cuore il rigore e l’amore per la conoscenza senta il dovere di ribellarsi a tutto questo e perda totalmente la stima per questo sistema. Ahimè abbiamo fenomeni simili anche in altri campi scientifici, ad esempio nelle scienze sociali, in particolare nel gender studies c’è un totale e ostentato distaccamento dai più basici principi di rigore scientifico, è praticamente speculazione filosofica/ideologica fine a sé stessa, tanto che lo stesso professore americano Peter Boghossian sviluppò degli studi totalmente falsi e grotteschi, mandate alle riviste che pubblicano studi in ambito sociale e di genere, per valutare se ci fosse una fase di peer-review seria, e neanche a dirlo, finì che quegli studi grotteschi vennero pubblicati lo stesso… Ultimamente c’è stata anche la vicenda che ha avuto ampia risonanza mediatica di quello studio andato virale sui giornali di massa relativo agli uomini che guidano le supercar che avrebbero il pene piccolo: “Gli uomini che guidano le macchine di lusso hanno il pene piccolo, lo conferma la scienza!!”. Articoli che hanno sollevato alcune barricate da vari divulgatori scientifici, tra cui Giacomo di Entropy for Life, che ha fortemente criticato il giornalismo che semplifica e strumentalizza la scienza per pubblicare notizie assurde, e allo studio stesso che era chiaramente uno studio provocatorio fatto molto probabilmente per scherzo in quanto aveva dei difetti metodologici gravi e anche dei messaggi in codice nascosti. Ecco, per tutti questi fenomeni di cui ho parlato, a mio avviso bisognerebbe riformulare tutto il sistema scientifico suddividendo da una parte il puro e semplice dibattito scientifico con la ricerca, la discussione, il confronto, gli studi ecc… che sono comunque utili e legittimi, ma che a mio avviso non hanno valore scientifico intrinseco… Dalle evidenze scientifiche e teorie scientifiche solide ed accettate dalla comunità scientifica, ovvero tutte quelle teorie che si sono affermate negli anni, superando i tentativi di falsificazione, costruendosi di volta in volta in modo sempre più solido, e arrivando al vertice della Piramide delle Evidenze, a quel punto si possono strutturare delle conclusioni condivise nel mondo scientifico che rappresentino i risultati ottenuti fino a quel momento dalla ricerca, risultati che non devono essere necessariamente univoci, ma possono avere varie sfaccettature anche in base alle variabili dei fenomeni. Sono questi che dovrebbero essere considerati fatti scientifici, e non i singoli studi né le speculazioni che ripeto, hanno una funzione e sono importanti, ma solo all’interno del mondo scientifico, a mio avviso non dovrebbero essere divulgati, non puoi divulgare supposizioni arbitrarie o studi singoli fatti a caso e che domani potrebbero essere smentiti, né puoi considerate tutto ciò come scientifico. Lo stesso deve valere anche per le scienze sociali, anche quei fenomeni prettamente statistici, per essere rilevati devono essere studiati nel tempo e nello spazio ed essere falsificati, in modo da comprendere con precisione quali sono le variabili che governano questi flussi statistici. Ma soprattutto eliminare del tutto ciò che segue ragionamenti circolari e quindi non può essere falsificato (ahimè molto ricorrenti nelle scienze sociali). Per quanto riguarda i fenomeni emergenziali, come nel caso del Covid, oppure altri fenomeni molto complessi e controversi che implicano conseguenze morali, politiche, esistenziali, ideologiche, sanitarie ecc… in quel caso bisogna stare ancora più attenti e bisognerebbe parlare non di scienza, ma di “scienza post normale”. Il concetto è stato sviluppato da Funtowicz, e la descriveva come l’approccio da utilizzare quando «i fatti sono incerti, i valori in discussione, gli interessi elevati e le decisioni urgenti». In questi casi a mio avviso il ruolo della scienza è importante ma comunque marginale, in quanto la scienza non avrebbe abbastanza tempo e spesso neanche strumenti per poter dare risposte definitive, bisogna fare ricerca in modo estremamente rigoroso e divulgare in modo altrettanto prudente e preciso, ma al contempo bisogna essere consapevoli che “si sa ancora poco” e quindi le decisioni vanno prese anche a livello politico, sociale e morale, tramite la discussione popolare, il calcolo dei rischi e benefici, la responsabilità civile dei decisori, in un clima costruttivo volto, in situazioni incerte e rischiose, a minimizzare i rischi e massimizzare i benefici. In questi casi anche la comunicazione e il dialogo sociale va fatto in modo calmo, ragionato, costruttivo e prudente. Questa è la visione che ho sviluppato nel corso degli ultimi 2/3 anni. Vorrei sapere una riflessione a riguardo anche da parte di un grande esperto come te! Grazie mille!!
Ciao. Innanzitutto, ti ringrazio per i complimenti. 😊 Le domande che ti poni e le riflessioni che proponi sono molto complesse, profonde e delicate, e meritano certamente risposte complesse, profonde e articolate. Pertanto, onde evitare di scrivere un commento lunghissimo, ti risponderò con dei video ad hoc. Ad alcune delle domande che poni ho già parzialmente risposto in altri video (mi riferisco a quelle sulla “verità” e su Popper), ma ritornerò sicuramente sull’argomento nei prossimi video. Nel frattempo, se vuoi e hai tempo, puoi guardare gli altri per farti un’idea. Le altre questioni che hai sollevato non le ho ancora trattare, ma sono in programma dei video nei quali ne discuterò. Desidero però “risponderti” immediatamente, anche se molto brevemente, su un aspetto importante che hai sollevato. Il mio “consiglio” è che NON devi farti “svilire” da specifici episodi come quello che hai citato. La scienza è una cosa, lo scienziato è un’altra cosa. A prima vista la cosa potrebbe apparirti poco sensata, ma ad un esame più attento ci accorgiamo che è vero che la scienza è “fatta” dagli scienziati, cioè da uomini che posso essere eccellenti, decenti, mediocri o pessimi (nota che questo vale per ogni ambito della conoscenza), ma è vero anche che la scienza NON si “identifica” in uno o più scienziati, bensì nel METODO. Sul singolo scienziato si possono avere delle “riserve”, ma NON possiamo averle sul metodo in un senso molto specifico; precisamente, il metodo NON può essere (ovviamente) "perfetto" (ed è praticamente impossibile trovare un addetto ai lavori che ritiene lo sia) ma, nel suo complesso, è strutturato in modo tale che, prima o poi (molto più "prima" che "poi"), ciò che è VALIDO rimane e ciò che è invalido no (anche di questo ne ho parlato in alcune puntate e ne parlerò ancora). Inoltre, ovviamente, uno scienziato che parla nei talk show o su Twitter NON sta facendo scienza, ma "opinionismo": cioè sta esponendo le proprie opinioni personali su un argomenti che potrebbero essere di natura puramente scientifica o meno. Quindi, NON dobbiamo commettere l’errore logico di ritenere che uno scienziato che parla in un talk show stia facendo necessariamente scienza in quanto scienziato, a meno che NON rispetti alcune condizioni necessarie (che quasi sempre vengono disattese in dibattiti del genere). Di questo ne discuterò in un apposito video. Infine, bisogna tenere conto, purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista (in parte anche in ossequio alla tua stessa “tendenza relativista”), che in specifiche scelte riguardanti l'intera società sono coinvolte NON solo le evidenze scientifiche, ma anche questioni politiche, economiche, finanziarie, sociali, psicologiche, etiche, ecc. che influiscono enormemente su determinate scelte (andando spesso in contrasto anche con le stesse evidenza scientifiche). Anche in questo caso l’argomento è molto complesso e necessità di un paio di video in merito che pubblicherò appena possibile.
@@senzalogicamalsicogita Grazie mille davvero per la risposta così gentile, completa e la passione che emerge dal tuo modo di parlare per la scienza e la conoscenza. Si, se ne facessi un video risposta ad hoc te ne sarei infinitamente grato! Ora sto sotto esami quindi vado un po’ a rilento nel vedere i video della tua playlist, ma entro fine mese di sicuro li avrò visti tutti! 😉 Aspetto anche il video ad hoc di cui mi hai parlato! Riguardo le risposte che mi hai dato nel commento, come hai sottolineato il commento è uno spazio piccolo quindi non possiamo discutere come vorremmo, ma ho comunque inteso quello che volevi dirmi. Si, chiaramente l’opinione di uno scienziato non ha valore intrinseco visto che nella scienza non esiste il principio di autorità. Il punto è che almeno nel caso del Covid non parliamo di singoli scienziati ma di tutto un sistema che è andato verso una direzione che è apparsa confusa, contraddittoria, dogmatica e imprecisa allo stesso tempo, e che si è autoimposta tramite il principio di autorità stesso (“Questa cosa è così perché lo dice la scienza quindi è incontestabile”), cosa piuttosto assurda visto che il principio di falsificabilità stesso si basa sull’OBBLIGO di contestare le nostre evidenze scientifiche. Contestarle e provare a falsificarle non è un optional, ma un obbligo. La cosa mi prende anche dal punto di vista personale ed emotivo perché ho avuto due persone, a me molto vicine, che nel Settembre 2021 sono morte di Covid proprio a causa della narrazione sballata dei media e della comunità scientifica stessa. Dopo esserci fatti tutti la doppia dose di vaccino, nel periodo di Agosto 2021, sotto Ferragosto, ahimè erano tutti convinti di aver acquisito l’immunità per via del vaccino. Io ero tra i pochi nella mia zona a dire che dovevamo continuare a stare attenti, che non esisteva nessuna immunità, a Ferragosto non viaggiai e continuai ad essere prudente, purtroppo persone meno informate di me, un po’ a causa dell’influenza dei media, un po’ forse per bias e voglia di libertà, continuavano a credere di essere immuni e quindi ad Agosto hanno viaggiato, tra cui queste due persone a me vicina che sono andate in Sardegna convinti di essere immuni. Inutile dire che sono tornate col Covid, l’hanno passato anche a me, e purtroppo a Settembre sono decedute. Inutile dire che questa vicenda mi ha generato ancora più risentimento verso la comunità scientifica e politica che hanno VOLUTAMENTE fatto passare la narrazione dell’immunità forse per spingere le vaccinazioni o per giustificare l’uso del Green Pass. Sileri stessi in Parlamento, a nome del CTS e quindi della comunità scientifica, disse che l’idea che persone vaccinate potessero infettarsi o infettare erano (testualmente) “baggianate”. A quei tempi non si sapeva neanche quanto durava l’effetto del vaccino, e la tesi dell’immunità era già stata ampiamente falsificata. Trovo raccapricciante che un Comitato Tecnico Scientifico che governa un Paese in un’emergenza sanitaria, quindi l’élite dell’élite della scienza, possa ragionare in questo modo. A mio avviso il concetto stesso di immunità, sia di gregge, che personale, sia di “protezione degli altri”, non doveva essere proprio tirato in basso. Sarebbe stato molto più corretto parlare di calcolo del rischio, in base a delle variabili, e soprattutto in base alle informazioni fino a quel momento in possesso. Calcolo quindi innanzitutto del rapporto rischi/benefici nella somministrazione dei vaccini nelle varie fasce d’età e in base a varie condizioni cliniche (anche per decidere le esenzioni). Poi, calcolo del rischio di contrarre il virus con 1, 2, o 3 dosi in base ai vari periodo e in relazione a chi non le ha fatte, e anche il mutamento del fattore rischio in base alla perdita d’efficacia del vaccino dopo un tot di mesi. Tra le variabili avrei inserito anche le mascherine stesse che sono un enorme fattore di contenimento del rischio. Tutte variabili quindi in grado di dare dalle indicazioni sul rischio di infettarsi o di morire alle persone in base ai vari scenari, spingendoli così a minimizzare quei fattori che aumentano il rischio e massimizzare quelli che lo abbassano. Riguardo la seconda risposta che mi hai dato, esattamente, nei contesti emergenziali l’interazione tra scienza, politica, etica e società è proprio il senso stesso della scienza post-normale. È chiaro che attualmente la mia fiducia nella comunità scientifica si è “rotta”, a favore di una visione ancora più relativista rispetto a prima. Già prima sulle scienze sociali, psicanalisi e gender studies ero estremamente critico e già avevo quindi delle mie riserve, ma vabbè… Nonostante ciò, da profondo amante della conoscenza e della ricerca delle verità inafferrabili e relative che possiamo provare faticosamente a capire, seppur con i nostri limiti di esseri umani, sogno una profonda revisione del sistema scientifico volto a rendere metodologicamente ancora più rigidi i processi, e applicare in modo più puntuale il principio di falsificazione, che mi sembra più una cosa di cui si parla ma che poi alla fine non viene mai realmente applicato. Così come spero che nei casi complessi in cui emerga la scienza post normale, venga istituita una responsabilità civile per i “decisori” che prendono appunto decisioni sulla società che si rivelano fallimentari (in base a dei target predeterminati, quantificabili). D’altronde l’epistemologia serve proprio a questo, ad evolvere il metodo scientifico e renderlo sempre più performante, chi dice che siamo arrivati già al metodo definitivo? Chi dice che non possiamo migliorarlo ulteriormente? Inoltre mi chiedo, chissà se i recenti sviluppi della tecnologia dell’intelligenza artificiale possano essere utili in futuro alla scienza per compiere dei processi automatizzati senza l’interferenza degli esseri umani, eliminando così alla base i possibili bias e aprendo a nuovi collegamenti di senso a cui l’essere umano in sé magari non riuscirebbe ad arrivare. Grazie ancora, spero di vedere video a riguardo da parte tua, ciao!!
Mi dispiace per la tua perdita. Nel caso del Covid la gestione della pandemia era certamente migliorabile. Purtroppo, sono state disattese alcune importanti aspettative, anche e soprattutto a causa dell’influenza (negativa) dei media, che hanno dato il peggio di loro stessi. Alcune decisioni, per una serie di motivazioni (quasi sempre NON prettamente scientifiche), sono apparse frettolose e approssimative. Tutto questo, aggiunto ad episodi che coinvolgono in prima persona (come il tuo), capisco bene che possa causare indignazione e “sfiducia nella scienza”. Ma NON dobbiamo perdere la "fiducia" (nota le virgolette) nella scienza, perché NON solo ci sono ragioni oggettive per NON farlo, ma ce ne sono anche per continuare ad averne sempre più. Motivazioni che mi auguro di riuscire a trasmettere nei miei video. Un altro problema riguarda la classificazione delle discipline scientifiche. Precisamente, la tendenza a chiamare “scienza” qualsiasi disciplina, anche NON scientifica, spacciando per scientifici risultati che in realtà NON lo sono, causando così ulteriore confusione. Questo però è un argomento molto delicato e complesso che tratterò tra qualche tempo dedicandoci un paio di video. Ci "vediamo" nei prossimo video 😊
Il significato, in ambito scientifico, della parola teoria, hai fatto bene a ricordarlo e, forse, faresti bene a ricordarlo, ogni tanto, in futuro. La prima volta che ho letto del significato della parola teoria, in ambito scientifico, è stato circa 8 anni fa in un trafiletto del Sole 24 Ore, ora con te è la seconda volta. Ho riascoltato la puntata numero 1, ne è valsa la pena. Ancora bravo e grazie.
Nei prossimi video discuterò abbondantemente del termine "teoria" in ambito scientifico, dedicando ad esso un intero video.
Grazie a te.
Buongiorno! Volevo porti una riflessione a cui spero risponderai, con un testo scritto o magari proprio con un video ad hoc.
Innanzitutto ti faccio i complimenti per questa playlist, ho visto il primo video (questo) e vedrò indubbiamente anche gli altri perché si vede chiaramente che sei un grande intellettuale ed esperto del tema.
Io in parte ho studiato anche in ambito epistemologico, anche se il mio percorso di studi verte su tutt’altro, ma in quanto persona aperta e curiosa ho approfondito molto anche il campo scientifico, ma non ho minimamente le conoscenze che potresti avere tu, quindi pongo a te delle domande che mi pongo, all’interno di una più ampia riflessione sulla comunità scientifica contemporanea.
Le mie domande sono correlate a delle visioni che ho sviluppato in opposizione ad una realtà attuale che non mi soddisfa per niente, ma ho chiaramente bisogno di un confronto per comprendere se la mia visione ha delle falle e, se in realtà è interessante, perché non viene applicata.
Partiamo dal presuppongo che sono tendenzialmente relativista, credo che i concetti stessi di vero e falso, giusto e sbagliato, non siano universali e comuni, ma siano dei paradigmi che gli esseri umani utilizzano per comunicare e che quindi hanno valore solo in base alla percezione, alla cognizione, al linguaggio e alle capacità mentali dell’essere umano, per sua natura limitato ed imperfetto.
Anche all’interno di questo paradigma, il concetto stesso di verità è inafferrabile, e anche se si raggiungesse non si potrebbe mai avere la certezza di averla raggiunta.
Capirai che, con queste premesse, l’intellettuale a cui mi sento più vicino in campo scientifico è Karl Popper.
Il suo razionalismo critico, basato anche sul principio di falsificabilità, non solo quindi l’obbligo per una teoria scientifica di poter essere falsificabile (quindi una teoria costruita con dei ragionamenti circolari e che si rende quindi automaticamente non falsificabile, non può essere considerata scientifica, Popper faceva l’esempio della psicanalisi, vale anche per la religione ecc…), ma anche per il sistema scientifico stesso che si deve impegnare, grazie ai ricercatori, non a verificare quella teoria, bensì a falsificarla, per minare la sua solidità e trovare eventuali errori.
È chiaro che se una teoria nel tempo nonostante i tentativi non riesce ad essere falsificata da nessuno, diventa di volta in volta più solida.
In questi casi apriamo anche il tema della Piramide delle Evidenze, nel tipico percorso che arriva fino al vertice rappresentato dalle Review, quindi quando passa un lasso di tempo tale così ampio da avere una quantità di dati e studi a diversi livelli distribuiti nel tempo e nello spazio, tramite Review e Metanalisi, si possono trarre delle conclusioni che, se risultano chiare e senza particolari punti oscuri, a quel punto si potrebbe parlare a mio avviso di “scientificità”, di realtà ed evidenze scientifiche, che comunque, attenzione, non sono neanche in questi casi dogmatiche, ma sono “solide”.
A loro volta anche questi risultati solidi devono essere sottoposti a falsificazione e così via…
Una visione così rigida della scienza mi si è sviluppata soprattutto negli ultimi anni notando un’estrema virata verso la pura speculazione soggettiva additata come scienza.
L’esempio più lampante è quello che abbiamo vissuto durante il Covid, che personalmente ha svilito moltissimo la mia stima e l’autorevolezza che nutrivo verso il mondo scientifico e la figura stessa dello scienziato.
Io stesso non mi metterei MAI a fare divulgazione su qualcosa su cui non ho dati solidi e aggregati sviluppati nel tempo, in anni e anni di ricerca, e anche in quel caso utilizzerei un approccio estremamente prudente nel divulgare delle evidenze che fino a quel momento conosciamo (proprio per evitare l’effetto dogmatico e mantenere l’apertura alla ricerca e alla falsificazione).
Ho invece dovuto guardare eminenti figure scientifiche lanciarsi in speculazioni arbitrarie, nei talk show o su Twitter, smentirsi a vicenda ogni 2 giorni, dire cose contraddittorie tra loro a distanza di una settimana, fare previsioni al momento senza che avessimo uno straccio di dato né sul virus in sé né tantomeno sui vaccini e sulla loro modalità d’interazione col virus (ricordo le previsioni sull’immunità di gregge e compagnia bella).
Chiaramente, quando osservi questi fenomeni portati avanti dalle figure più eminenti del Paese e del pianeta in ambito scientifico, allora chiaramente penso che chiunque abbia un minimo a cuore il rigore e l’amore per la conoscenza senta il dovere di ribellarsi a tutto questo e perda totalmente la stima per questo sistema.
Ahimè abbiamo fenomeni simili anche in altri campi scientifici, ad esempio nelle scienze sociali, in particolare nel gender studies c’è un totale e ostentato distaccamento dai più basici principi di rigore scientifico, è praticamente speculazione filosofica/ideologica fine a sé stessa, tanto che lo stesso professore americano Peter Boghossian sviluppò degli studi totalmente falsi e grotteschi, mandate alle riviste che pubblicano studi in ambito sociale e di genere, per valutare se ci fosse una fase di peer-review seria, e neanche a dirlo, finì che quegli studi grotteschi vennero pubblicati lo stesso…
Ultimamente c’è stata anche la vicenda che ha avuto ampia risonanza mediatica di quello studio andato virale sui giornali di massa relativo agli uomini che guidano le supercar che avrebbero il pene piccolo: “Gli uomini che guidano le macchine di lusso hanno il pene piccolo, lo conferma la scienza!!”.
Articoli che hanno sollevato alcune barricate da vari divulgatori scientifici, tra cui Giacomo di Entropy for Life, che ha fortemente criticato il giornalismo che semplifica e strumentalizza la scienza per pubblicare notizie assurde, e allo studio stesso che era chiaramente uno studio provocatorio fatto molto probabilmente per scherzo in quanto aveva dei difetti metodologici gravi e anche dei messaggi in codice nascosti.
Ecco, per tutti questi fenomeni di cui ho parlato, a mio avviso bisognerebbe riformulare tutto il sistema scientifico suddividendo da una parte il puro e semplice dibattito scientifico con la ricerca, la discussione, il confronto, gli studi ecc… che sono comunque utili e legittimi, ma che a mio avviso non hanno valore scientifico intrinseco…
Dalle evidenze scientifiche e teorie scientifiche solide ed accettate dalla comunità scientifica, ovvero tutte quelle teorie che si sono affermate negli anni, superando i tentativi di falsificazione, costruendosi di volta in volta in modo sempre più solido, e arrivando al vertice della Piramide delle Evidenze, a quel punto si possono strutturare delle conclusioni condivise nel mondo scientifico che rappresentino i risultati ottenuti fino a quel momento dalla ricerca, risultati che non devono essere necessariamente univoci, ma possono avere varie sfaccettature anche in base alle variabili dei fenomeni.
Sono questi che dovrebbero essere considerati fatti scientifici, e non i singoli studi né le speculazioni che ripeto, hanno una funzione e sono importanti, ma solo all’interno del mondo scientifico, a mio avviso non dovrebbero essere divulgati, non puoi divulgare supposizioni arbitrarie o studi singoli fatti a caso e che domani potrebbero essere smentiti, né puoi considerate tutto ciò come scientifico.
Lo stesso deve valere anche per le scienze sociali, anche quei fenomeni prettamente statistici, per essere rilevati devono essere studiati nel tempo e nello spazio ed essere falsificati, in modo da comprendere con precisione quali sono le variabili che governano questi flussi statistici.
Ma soprattutto eliminare del tutto ciò che segue ragionamenti circolari e quindi non può essere falsificato (ahimè molto ricorrenti nelle scienze sociali).
Per quanto riguarda i fenomeni emergenziali, come nel caso del Covid, oppure altri fenomeni molto complessi e controversi che implicano conseguenze morali, politiche, esistenziali, ideologiche, sanitarie ecc… in quel caso bisogna stare ancora più attenti e bisognerebbe parlare non di scienza, ma di “scienza post normale”.
Il concetto è stato sviluppato da Funtowicz, e la descriveva come l’approccio da utilizzare quando «i fatti sono incerti, i valori in discussione, gli interessi elevati e le decisioni urgenti».
In questi casi a mio avviso il ruolo della scienza è importante ma comunque marginale, in quanto la scienza non avrebbe abbastanza tempo e spesso neanche strumenti per poter dare risposte definitive, bisogna fare ricerca in modo estremamente rigoroso e divulgare in modo altrettanto prudente e preciso, ma al contempo bisogna essere consapevoli che “si sa ancora poco” e quindi le decisioni vanno prese anche a livello politico, sociale e morale, tramite la discussione popolare, il calcolo dei rischi e benefici, la responsabilità civile dei decisori, in un clima costruttivo volto, in situazioni incerte e rischiose, a minimizzare i rischi e massimizzare i benefici.
In questi casi anche la comunicazione e il dialogo sociale va fatto in modo calmo, ragionato, costruttivo e prudente.
Questa è la visione che ho sviluppato nel corso degli ultimi 2/3 anni.
Vorrei sapere una riflessione a riguardo anche da parte di un grande esperto come te!
Grazie mille!!
Ciao. Innanzitutto, ti ringrazio per i complimenti. 😊
Le domande che ti poni e le riflessioni che proponi sono molto complesse, profonde e delicate, e meritano certamente risposte complesse, profonde e articolate. Pertanto, onde evitare di scrivere un commento lunghissimo, ti risponderò con dei video ad hoc.
Ad alcune delle domande che poni ho già parzialmente risposto in altri video (mi riferisco a quelle sulla “verità” e su Popper), ma ritornerò sicuramente sull’argomento nei prossimi video. Nel frattempo, se vuoi e hai tempo, puoi guardare gli altri per farti un’idea. Le altre questioni che hai sollevato non le ho ancora trattare, ma sono in programma dei video nei quali ne discuterò.
Desidero però “risponderti” immediatamente, anche se molto brevemente, su un aspetto importante che hai sollevato.
Il mio “consiglio” è che NON devi farti “svilire” da specifici episodi come quello che hai citato.
La scienza è una cosa, lo scienziato è un’altra cosa.
A prima vista la cosa potrebbe apparirti poco sensata, ma ad un esame più attento ci accorgiamo che è vero che la scienza è “fatta” dagli scienziati, cioè da uomini che posso essere eccellenti, decenti, mediocri o pessimi (nota che questo vale per ogni ambito della conoscenza), ma è vero anche che la scienza NON si “identifica” in uno o più scienziati, bensì nel METODO. Sul singolo scienziato si possono avere delle “riserve”, ma NON possiamo averle sul metodo in un senso molto specifico; precisamente, il metodo NON può essere (ovviamente) "perfetto" (ed è praticamente impossibile trovare un addetto ai lavori che ritiene lo sia) ma, nel suo complesso, è strutturato in modo tale che, prima o poi (molto più "prima" che "poi"), ciò che è VALIDO rimane e ciò che è invalido no (anche di questo ne ho parlato in alcune puntate e ne parlerò ancora).
Inoltre, ovviamente, uno scienziato che parla nei talk show o su Twitter NON sta facendo scienza, ma "opinionismo": cioè sta esponendo le proprie opinioni personali su un argomenti che potrebbero essere di natura puramente scientifica o meno. Quindi, NON dobbiamo commettere l’errore logico di ritenere che uno scienziato che parla in un talk show stia facendo necessariamente scienza in quanto scienziato, a meno che NON rispetti alcune condizioni necessarie (che quasi sempre vengono disattese in dibattiti del genere). Di questo ne discuterò in un apposito video.
Infine, bisogna tenere conto, purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista (in parte anche in ossequio alla tua stessa “tendenza relativista”), che in specifiche scelte riguardanti l'intera società sono coinvolte NON solo le evidenze scientifiche, ma anche questioni politiche, economiche, finanziarie, sociali, psicologiche, etiche, ecc. che influiscono enormemente su determinate scelte (andando spesso in contrasto anche con le stesse evidenza scientifiche). Anche in questo caso l’argomento è molto complesso e necessità di un paio di video in merito che pubblicherò appena possibile.
@@senzalogicamalsicogita
Grazie mille davvero per la risposta così gentile, completa e la passione che emerge dal tuo modo di parlare per la scienza e la conoscenza.
Si, se ne facessi un video risposta ad hoc te ne sarei infinitamente grato!
Ora sto sotto esami quindi vado un po’ a rilento nel vedere i video della tua playlist, ma entro fine mese di sicuro li avrò visti tutti! 😉
Aspetto anche il video ad hoc di cui mi hai parlato!
Riguardo le risposte che mi hai dato nel commento, come hai sottolineato il commento è uno spazio piccolo quindi non possiamo discutere come vorremmo, ma ho comunque inteso quello che volevi dirmi.
Si, chiaramente l’opinione di uno scienziato non ha valore intrinseco visto che nella scienza non esiste il principio di autorità.
Il punto è che almeno nel caso del Covid non parliamo di singoli scienziati ma di tutto un sistema che è andato verso una direzione che è apparsa confusa, contraddittoria, dogmatica e imprecisa allo stesso tempo, e che si è autoimposta tramite il principio di autorità stesso (“Questa cosa è così perché lo dice la scienza quindi è incontestabile”), cosa piuttosto assurda visto che il principio di falsificabilità stesso si basa sull’OBBLIGO di contestare le nostre evidenze scientifiche.
Contestarle e provare a falsificarle non è un optional, ma un obbligo.
La cosa mi prende anche dal punto di vista personale ed emotivo perché ho avuto due persone, a me molto vicine, che nel Settembre 2021 sono morte di Covid proprio a causa della narrazione sballata dei media e della comunità scientifica stessa.
Dopo esserci fatti tutti la doppia dose di vaccino, nel periodo di Agosto 2021, sotto Ferragosto, ahimè erano tutti convinti di aver acquisito l’immunità per via del vaccino.
Io ero tra i pochi nella mia zona a dire che dovevamo continuare a stare attenti, che non esisteva nessuna immunità, a Ferragosto non viaggiai e continuai ad essere prudente, purtroppo persone meno informate di me, un po’ a causa dell’influenza dei media, un po’ forse per bias e voglia di libertà, continuavano a credere di essere immuni e quindi ad Agosto hanno viaggiato, tra cui queste due persone a me vicina che sono andate in Sardegna convinti di essere immuni.
Inutile dire che sono tornate col Covid, l’hanno passato anche a me, e purtroppo a Settembre sono decedute.
Inutile dire che questa vicenda mi ha generato ancora più risentimento verso la comunità scientifica e politica che hanno VOLUTAMENTE fatto passare la narrazione dell’immunità forse per spingere le vaccinazioni o per giustificare l’uso del Green Pass.
Sileri stessi in Parlamento, a nome del CTS e quindi della comunità scientifica, disse che l’idea che persone vaccinate potessero infettarsi o infettare erano (testualmente) “baggianate”.
A quei tempi non si sapeva neanche quanto durava l’effetto del vaccino, e la tesi dell’immunità era già stata ampiamente falsificata.
Trovo raccapricciante che un Comitato Tecnico Scientifico che governa un Paese in un’emergenza sanitaria, quindi l’élite dell’élite della scienza, possa ragionare in questo modo.
A mio avviso il concetto stesso di immunità, sia di gregge, che personale, sia di “protezione degli altri”, non doveva essere proprio tirato in basso.
Sarebbe stato molto più corretto parlare di calcolo del rischio, in base a delle variabili, e soprattutto in base alle informazioni fino a quel momento in possesso.
Calcolo quindi innanzitutto del rapporto rischi/benefici nella somministrazione dei vaccini nelle varie fasce d’età e in base a varie condizioni cliniche (anche per decidere le esenzioni).
Poi, calcolo del rischio di contrarre il virus con 1, 2, o 3 dosi in base ai vari periodo e in relazione a chi non le ha fatte, e anche il mutamento del fattore rischio in base alla perdita d’efficacia del vaccino dopo un tot di mesi.
Tra le variabili avrei inserito anche le mascherine stesse che sono un enorme fattore di contenimento del rischio.
Tutte variabili quindi in grado di dare dalle indicazioni sul rischio di infettarsi o di morire alle persone in base ai vari scenari, spingendoli così a minimizzare quei fattori che aumentano il rischio e massimizzare quelli che lo abbassano.
Riguardo la seconda risposta che mi hai dato, esattamente, nei contesti emergenziali l’interazione tra scienza, politica, etica e società è proprio il senso stesso della scienza post-normale.
È chiaro che attualmente la mia fiducia nella comunità scientifica si è “rotta”, a favore di una visione ancora più relativista rispetto a prima.
Già prima sulle scienze sociali, psicanalisi e gender studies ero estremamente critico e già avevo quindi delle mie riserve, ma vabbè…
Nonostante ciò, da profondo amante della conoscenza e della ricerca delle verità inafferrabili e relative che possiamo provare faticosamente a capire, seppur con i nostri limiti di esseri umani, sogno una profonda revisione del sistema scientifico volto a rendere metodologicamente ancora più rigidi i processi, e applicare in modo più puntuale il principio di falsificazione, che mi sembra più una cosa di cui si parla ma che poi alla fine non viene mai realmente applicato.
Così come spero che nei casi complessi in cui emerga la scienza post normale, venga istituita una responsabilità civile per i “decisori” che prendono appunto decisioni sulla società che si rivelano fallimentari (in base a dei target predeterminati, quantificabili).
D’altronde l’epistemologia serve proprio a questo, ad evolvere il metodo scientifico e renderlo sempre più performante, chi dice che siamo arrivati già al metodo definitivo? Chi dice che non possiamo migliorarlo ulteriormente?
Inoltre mi chiedo, chissà se i recenti sviluppi della tecnologia dell’intelligenza artificiale possano essere utili in futuro alla scienza per compiere dei processi automatizzati senza l’interferenza degli esseri umani, eliminando così alla base i possibili bias e aprendo a nuovi collegamenti di senso a cui l’essere umano in sé magari non riuscirebbe ad arrivare.
Grazie ancora, spero di vedere video a riguardo da parte tua, ciao!!
Mi dispiace per la tua perdita.
Nel caso del Covid la gestione della pandemia era certamente migliorabile. Purtroppo, sono state disattese alcune importanti aspettative, anche e soprattutto a causa dell’influenza (negativa) dei media, che hanno dato il peggio di loro stessi. Alcune decisioni, per una serie di motivazioni (quasi sempre NON prettamente scientifiche), sono apparse frettolose e approssimative. Tutto questo, aggiunto ad episodi che coinvolgono in prima persona (come il tuo), capisco bene che possa causare indignazione e “sfiducia nella scienza”. Ma NON dobbiamo perdere la "fiducia" (nota le virgolette) nella scienza, perché NON solo ci sono ragioni oggettive per NON farlo, ma ce ne sono anche per continuare ad averne sempre più. Motivazioni che mi auguro di riuscire a trasmettere nei miei video.
Un altro problema riguarda la classificazione delle discipline scientifiche. Precisamente, la tendenza a chiamare “scienza” qualsiasi disciplina, anche NON scientifica, spacciando per scientifici risultati che in realtà NON lo sono, causando così ulteriore confusione. Questo però è un argomento molto delicato e complesso che tratterò tra qualche tempo dedicandoci un paio di video.
Ci "vediamo" nei prossimo video 😊
Ciao Michele, il tuo libro è introvabile, vero? in alternativa, quale consigli?
Sì, il mio testo è introvabile. Scrivimi di cosa necessiti nello specifico e cercherò di aiutarti.
Ma il testo "inchiostro scientifico" non è più disponibile?
Purtroppo NON è più disponibile.
@@senzalogicamalsicogita 💔
Bravo.
Grazie!
Mah! Iniziamo male. Vediamo dopo.
Cosa c'è di "male"?