Fiore Stefani. Un testimone racconta. Film di Livia Morelli

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  • Опубліковано 4 січ 2021
  • Film realizzato da Livia Morelli nel 2013, per l'esame di maturità presso il liceo artistico Vittoria di Trento.
    Fiore Stefani, “storico” capo degli Stellari di Palù, ha conservato un prezioso volumetto della seconda metà del Seicento: una raccolta di sacri canti (raccolta Michi) che è stata oggetto di una ricerca trentennale da parte dell’etnomusicologo Renato Morelli. Questa ricerca ha “di fatto” portato nuova luce sull’origine e le fonti di una tradizione popolare largamente diffusa in tutto l’arco alpino, scavando nelle pieghe della “micro-storia”, per arrivare alla “Grande-Storia” della Riforma luterana e del Concilio di Trento con le sue “lodi a travestimento spirituale”. Il raggiungimento di questi importanti risultati, lo dobbiamo esclusivamente alla famiglia di Fiore Stefani, che ha custodito gelosamente questo volumetto per generazioni.
    Il film di Livia Morelli ricostruisce in particolare un episodio drammatico e nello stesso tempo straordinario, che da solo testimonia l’eccezionalità di questa “conservazione”. Un episodio legato a un capitolo doloroso e tragico di storia mòchena, provocato dalle Opzioni, l’accordo stipulato nel 1939 da Hitler e Mussolini, che ratificò l’esodo dei sudtirolesi di lingua tedesca nei territori del Reich. Anche la famiglia Stefani aderì nel 1942 alle Opzioni, trasferendosi in Moravia, a Ceské Budejovice, dove rimase tre anni. Quando nel 1945 arrivò l’esercito russo, dovette abbandonare tutto da un momento all’altro. Costretta a una fuga precipitosa, dopo vicissitudini inenarrabili, ritornò a piedi in Val dei Mòcheni. Lo zelo della famiglia Stefani e il suo tenace attaccamento alla tradizione della Stella, ha fatto sì che il volumetto del Michi rientrasse innanzitutto in quella cerchia ristretta di cose “indispensabili” selezionate per l’esodo in Moravia, e successivamente in quella - tragicamente ancora più ristretta - selezionata per il rientro a Palù, al termine della guerra.
    Il fatto che la raccolta Michi abbia potuto conservarsi fino ai nostri giorni, si deve dunque a queste scelte drammatiche, e alla straordinaria sensibilità della famiglia Stefani.

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