Centenario Chiesa di Campiglia 26 settembre 2009

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  • Опубліковано 9 сер 2024
  • Quest’anno e precisamente il 26 settembre 2009, ricorrono i cento anni della consacrazione della nostra nuova chiesa parrocchiale, punto di riferimento non solo religioso e umano ma anche sociale e urbano-architettonico di ogni campigliese e in questa occasione la popolazione ha voluto ricordare l’avvenimento con alcune celebrazioni.
    La prima pietra della nuova chiesa parrocchiale, lungo l’attuale via Nazionale, fu posta il giorno 16 aprile 1893 da Mons. Antonio De Marchi, Cancelliere Vescovile, delegato di Mons. Viviani allora Vicario Capitolare.
    Il parroco presente a Campiglia a quel tempo era don Venceslao Magagnotto, mentre i fabbricieri, i responsabili cioè dei titoli e delle sostanze di proprietà della chiesa erano: Tagliaferro Antonio, Albiero Giovanni e Dovigo Valentino.
    L’inizio dei lavori attivò subito l’intera popolazione campigliese, uomini e donne; ogni capo-contrada riceveva qualcosa da tutte le famiglie della propria zona e le offerte, consistenti in frumento, denaro (coloro che ne possedevano), uova o pollame, permisero così di proseguire i lavori.
    Dalle cronache dell’epoca viene sottolineato più volte, quello che nella mentalità di oggi, forse, stupisce di più, come alla costruzione della chiesa partecipasse tutta la gente del paese più o meno attivamente tanto che a partire dal 1898 si stabilirono delle periodiche adunanze di una Commissione che era la portavoce delle opinioni e dei giudizi dei capi-famiglia di ogni contrada. E fu in tali riunioni che si elessero coloro che prestarono la loro opera gratuita per la condotta dei sassi, per lo scavo della sabbia. Venne approvato inoltre che la raccolta delle offerte non fosse prerogativa degli uomini, ma questo delicato incarico fosse esteso anche alle donne.
    Il progettista della nuova costruzione fu Pietro Gerardo Marchioro nato a Castelnuovo Vicentino nel 1850 e morto ad Arre nel 1922 costruttore e progettista di numerosi edifici e in particolare di chiese in tutto il veneto.
    L’anno 1908, vide l’ultimazione del soffitto della chiesa, delle rimanenti quattro cappelle e del battistero. Si parla ormai di “lavori di rifinitura” per indicare che la costruzione di un così grande tempio sta volgendo al termine. L’assemblea dei capi-famiglia del 23 maggio 1909 fu dedicata ai preparativi per la consacrazione della chiesa, fissata per il 26 settembre 1909, con solenni cerimonie e festa per tutta la popolazione.
    Fu il parroco don Gugliemo Brendolan, parroco per ben 33 anni, che dal 1912 al 1945 diede un determinante contributo al completamento della chiesa. Quando arrivò a Campiglia, la chiesa era terminata, ma era completamente spoglia: mancavano gli intonaci esterni e il portale d’ingresso; all’interno c’erano solamente due altari provenienti dalla vecchia chiesa; una bassa torre fungeva da campanile provvisorio. Don Brendolan si mise subito all’opera e alla fine del 1912 era completato l’altare di Sant’Antonio, con un costo di 8000 lire, frutto di piccole, ma continue “elemosine” della gente.
    La chiesa in stile neogotico, ad un’unica navata a croce latina lunga 47 metri e larga 20 metri, tra il 1914 e il 1915, si arricchì del dipinto sopra la porta maggiore e della statua di San Biagio.
    La grande guerra rallentò i lavori a causa dell’impegno di molti uomini al fronte. Verso il 1920 ripresero i lavori interni con la costruzione dell’altare del Sacro Cuore (di cui ora rimane solo la statua) e dell’acquasantiera. Nel 1922 si fece il pavimento con una spesa di 8000 lire e si cominciò a parlare del campanile.
    Nel 1924 si diede l’intonaco esterno alla chiesa, furono realizzate le decorazioni a due colori, si posero nelle nicchie le statue di San Pietro e San Paolo e fu portato a termine il portale in pietra col bassorilievo del Buon Pastore, per un costo complessivo di 34.000 lire. Anche se le opere di completamento rallentarono prima, durante il periodo fascista e poi durante la seconda guerra mondiale, sicuramente possiamo dire che don Gugliemo Brendolan non solo si prodigò senza risparmio per completare la costruzione della nuova chiesa, impegno notevole per quell’epoca, ma si impegnò anche per il bene della parrocchia e per lo sviluppo del paese, nel quale volle restare dopo la morte avvenuta il 30 aprile 1945.
    In occasioni come questa del centenario della chiesa parrocchiale momento forte della nostra comunità, ci rendiamo conto che non abbiamo bisogno solo del lavoro, del tempo libero, della macchina o dell’acquedotto, ma anche della chiesa. Il lavoro ci porta i soldi per vivere, il tempo libero ci dà spazi e libertà creativa, la macchina ci porta lontano, l’acquedotto ci fornisce l’acqua per dissetare la nostra sete fisiologica e la chiesa ci porta l’acqua dello spirito e della vita eterna.

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