Descrizione della Natività allestita in Chiesa Madre per il Santo Natale 2020

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  • Опубліковано 4 січ 2021
  • La “natività” allestita nell’altare maggiore della Chiesa Madre evidenzia come il mistero della nascita di Gesù è strettamente legato alla sua Pasqua di passione, morte e risurrezione, illustrato dalle parole della Lettera agli Ebrei: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà”» (Eb 10,7).
    Lo sfondo di colore giallo-oro simboleggia il Sol Invictus che illumina e riscalda, che vince le tenebre del peccato e della morte. Il Bambino Gesù è collocato in una mangiatoia-altare, al centro in basso con le mani aperte come lo sarà in croce, mentre il Crocifisso è collocato in alto. Accostando il Bambino alla Croce siamo invitati a leggere la nascita del Figlio di Dio in vista della sua morte, messaggio rafforzato dal dono profetico offerto dai Magi al Bambino, la mirra che allude alla sua sepoltura, all’unzione del suo corpo martoriato.
    Si tratta della reinterpretazione di una devota tradizione, che nei secoli scorsi ha ispirato in particolare l’arte ceroplastica, che tante volte si espressa nei Bambinelli di cera custoditi appunto dentro delle teche di legno e di cristallo a foggia di urne che richiamano quelle mortuarie in cui è disteso, nel venerdì santo, il simulacro del Crocifisso deposto dalla croce.
    Non a caso, nella “natività” di quest’anno, la croce e la culla sono collegati dal lenzuolo sindonico, che parte dall’alto della croce e giunge alla culla-sepolcro e avvolge il Bambino, il quale impersona il «segno» indicato dall’angelo nella notte santa e trovato «in fasce» a Betlemme dai pastori. Questo segno è la prova dell’amore di Dio con cui ci salva, la kenosis del suo Figlio, il cui nome - Gesù - significa Dio salva, l’Emmanuele Dio-con-noi, che ci mette così in relazione con Dio e con il prossimo.
    Tutto ciò non per intristire luttuosamente la festa del Natale, ma - anzi - per ricordare che per comprendere bene ciò che accade occorre collocarsi nella giusta prospettiva. Come ha scritto Elisa Fuksas, «non si capisce la vita senza la morte». E aggiungiamo, in virtù della memoria pasquale, che non si comprende la morte stessa se non la si pone in prospettiva tra la nascita e la risurrezione. L’evento di Cristo Gesù che lo rivela, fin dall’inizio.

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