Complimenti un capolavoro lo dico da abitante di Mongiana una volta eravamo una potenza enorme, ora sono rimasti solo piccoli vicoli chiusi e pochi ricordi
Una delle mie più grandi colpe è che non ascolto abbastanza Musica Italiana di qualità, non conosco Eugenio Bennato ma questo è un brano stupendo! Cercherò di recuperarlo al più presto.
Ascoltalo e non smetterai mai ,suono vibranti e parole pungenti ,da toscano dico viva la Taranta ,io l ho scoperto per caso ad un concerto live da non tanto e non riesco a smettere
Noi eravamo un sud ricco e potente tutte le ferrovie, università sono stati fatti nel sud perché io ho studiato l'italia era il ns sud dalla Campania in giù si chiamava Italicum o regno delle due Sicilie ,su al Nord c'era Etruria ecc perciò i veri italiani siamo terroni come vi chiamano quelli del Nord ,che i ns antenati ,i ns genitori dono dovuti emigrare per questo perché ci hanno tolti tutto il benessere che avevamo ok ,polentoni del nord😡😡😡😡😠😠😠
Bellissimo video e bellissima ballata per il ricordo di un’era troppo precipitosamente messa nel dimenticatoio. Abbiamo il dovere storico di tramandare ai nostri giovani la conoscenza di realtà vissute e ormai dimenticate. Forse è il modo per fare rivivere quei territori. Grazie Letizia per avermi dato l’incipit giusto. 4:02
Ecco cosa significa andare sempre alla ricerca di alcune realtà del nostro paese finite nel dimenticatoio generale. Grazie Eugenio per tutto quello che regali alla cultura italiana e complimenti per la bellissima canzone che hai realizzato.
Grazie per questo capolavoro , che ancora una volta racconta di un sud industrializzato ed all’avanguardia per l’epoca! Ma si sa, la storia viene scritta dai vincitori….
Grazie maestro sei una bandiera per il nostro amato sud. Pensavano di cancellare la memoria della nostra straordinaria nazione, libera fino a quando i nostri stessi meridionali l’hanno venduta. Grazie ancora maestro ❤
Grande Eugenio Bennato!!! Bellissima canzone dall'enorme significato e fantastico video. Grazie per aver portato alla ribalta una delle più grandi ingiustizie che ha compiuto il Regno d'Italia. La Real Fabbrica d'Armi di Mongiana, fondata nel 1771, rappresentò uno dei principali poli siderurgici del Regno delle Due Sicilie. Per oltre un secolo, la fabbrica produce cannoni, fucili e altri materiali bellici di altissima qualità, contribuendo in modo significativo alla potenza militare e industriale del regno. Senza dimenticare la produzione di componenti per ponti e le rotaie del primo tronco ferroviario italiano, il Napoli-Portici. La chiusura ingiustificata della fabbrica nel 1881 segnò la fine di un'era, ma Mongiana rimane un simbolo dell'innovazione e della maestria artigiana calabrese di quel periodo.
Molto bello il video. Meraviglioso il brano, Eugenio Bennato si conferma un baluardo nel panorama musicale italiano. Riesce ancora a far venire la pelle d'oca.
Grande Eugenio Bennato, ho visitato quella fabbrica 2 anni fa, mi veniva da piangere al pensiero di quello che era stata un tempo con I Borbone, speriamo presto in una indipendenza del Sud con l' auspicio di ritornare a sognare, ti ritornare a splendere ❤️💪
Io ho letto quello che ha scritto un certo Galanti inviato Borbone. In quella fabbrica lavoravano 200 persone,sottopagare e con un asp3ttativa di vita veramente bassa,40 anni. Nessuno mette in dubbio che l Italia sia stata fatta male,ma un certo revisionismo poco informato a mio avviso non aiuta nessuno. Basterebbe documentarsi meglio
Sbagliato, ci lavoravano migliaia di lavoratori, la più grande fabbrica d' Italia, prima di commentare e scrivere stronzate sotto il mio commento informati e studia la vera storia non quella scritta dai colonizzatori Piemontesi, il tuo commento lo lascio così da fare capire quanto siete ignoranti voi detrattori della verità storica, ad maiora 🤗@@stefanocrema1800
@stradivarius1961 il sud ha pagato un prezzo molto alto per l unificazione. Ha tutti i motivi per sentirsi tradita. Ma la storia è una cosa seria. Non un mito fatto alla bisogna. Al bisogno.
Bellissimo video e bellissima ballata per il ricordo di un’era troppo precipitosamente messa nel dimenticatoio. Abbiamo il dovere storico di tramandare ai nostri giovani la conoscenza di realtà vissute e ormai dimenticate. Forse è il modo per fare rivivere quei territori. Grazie Letizia per avermi dato l’incipit giusto.
Grandioso inno alla miseria del Sud e alle troppe trasgressioni di uno Stato padrone rispetto agli ultimi del mondo. Grazie Maestro per questa canzone di rivolta e di amore per la nostra gente. Grazie davvero. #pinonano
Maestro che sforna capolavori portando a conoscenza quello che e' stato a lungo nascosto di quello che avvenne realmente con la "pseudo unità d'itala. Penso che raccontare in musica la vera storia sia arte pura che non tutti gli artisti hanno. Bellissimo pezzo magistralmente e musicalmente arrangiato e scritto che inoltre riconosce e rende in parte giustizia non solo a tutto il Sud ma soprattutto anche al popolo calabrese spesso troppo denigrato. Grazie ancora Maestro Eugenio Bennato,sono un tuo grande fan da moltissimi anni,emozioni che ci rendono fieri di essere veri meridionali,w la tua arte,w il Sud ed in questo brano e non solo w la Calabria
Bellissimo pezzo e video di Eugenio Bennato, una canzone ritmata che racconta una storia che non conoscevo e racconta la vecchia e sempre nuova funzione sociale delle canzoni. :)
🌈 Grazie maestro per avere dato, con questa meravigliosa opera, lustro ed onore alla mia terra. Ogni volta che questa, paradossale storia mi viene rievocata, mi piange il cuore e mi faccio sempre la medesima domanda: perchéee❓
Un sentito Grazie da parte mia, che ho sempre promosso l'identità italica e reggina localmente e in ognuno dei 55 paesi del mondo dove mi sono recato, e anche a nome del Club per l'UNESCO "Re Italo" di Reggio. L'Italia non esisterebbe senza la Calabria meridionale, luogo ove il toponimo fu usato per la prima volta, circa 3500 anni fa. La fabbrica di Mongiana - oggi museo - attraeva maestranze da Lombardia e Germania, che svolgevano i loro tirocini anche in una zona poco a sud di Reggio; paradossalmente un secolo dopo i Calabresi sarebbero emigrati, in luoghi quali Padania, Belgio, Germania, Scandinavia, proprio per lavorare in fabbriche simili a quelle che i Piemontesi avevano loro annichilito. Tuttavia è interessante notare che la Calabria sia oggi una specie di Paradiso (come visitatori stranieri la definiscono) che forse non sarebbe stato se non fossimo stati derubati, stuprati e denigrati per 150 anni; forse adesso avremmo inquinamento, sovrappopolazione, stress ed etichetta di 'colonizzatori' come li hanno in Lombardia, Piemonte e Veneto...
Grazie maestro, prima o poi nelle scuole del sud studieremo la vera storia che ci hanno obbligato all'unità d'Italia. E oggi con il federalismo fiscale ci vogliono dare la mazzata finale.
E' questo che fanno i luoghi dell’anima: ci accompagnano sempre dove l’aria fresca e il suono del vento si intrecciava con le storie raccontate da chi mi stava accanto. Ascoltate questa canzone di Eugenio Bennato; poi pianificate al più presto un viaggio nel tempo a pochi chilometri da casa
Grande pezzo per Eugenio Bennato, uno dei più convinti sostenitori della riscoperta delle radici del Sud prima della forzata e sanguinosa unità d'Italia. Ricordiamo che Eugenio è uno degli alfieri della musica tradizionale, collaborando sin dagli anni Settanta con la Nuova Compagnia di Canto Popolare di Beppe Barra.
Thank you for writing about my ancestor Ninco Nanco. We had to change our name here in America in 1935 because of Carlo Levi......We are still as wild as he was
Grande Eugenio Bennato come sempre le tue canzoni sono ricche di storia e di verità che sono state nascoste per secoli, Mongiana era il più grande polo siderurgico dell' Italia dell' epoca e grazie alle Miniere di ferro presenti sul Territorio di Pazzano, Stilo e Bivongi è riuscita a costruire la prima ferrovia Napoli-Portici, l' acquedotto della reggia di Caserta e molte altre opere oltre che le armi .Con l' unità d'Italia tutto questo è stato perso
Do you ever come to America and play? I would love to see you all and maybe play Ninco Nanco with you. btw.....Contrabando live with the orchestra is one of my favorite songs
Bravo Eugenio - Una nazione non può basarsi sull'annullamento del 34 per cento della sua popolazione. Da una storia anche per questa parte della nazione nasce una italia vera
Che fine ha fatto quel grande sogno che era il grande sogno di metà 800? Che fine ha fatto il nome di Mongiana che era la più grande fabbrica d’Italia? Che fine ha fatto quella produzione che era il grande primato del Meridione? Che produceva acciaio, produceva ghisa, quando ancora l’Italia era Italia divisa. Ma nel ‘60 senza neanche una scusa, Mongiana diventa una fabbrica chiusa. E da quel giorno la parola Mongiana diventa per l’Italia una parola strana. L’Italia unita deve andare avanti e quella fabbrica che aveva cent’anni diventerà in poco più di un mese archeologia industriale calabrese. Che fine ha fatto quella fabbrica viva che fabbricò la prima ferrovia? Che fine ha fatto quella fabbrica spenta che non sarà mai storia né leggenda? E com’è possibile che sia esistita se la sua canzone non si è mai più sentita? Esiste un’unica risposta che quadra: Mongiana non c’è perché non c’è mai stata. Non c’è mai stata ma si lascia fuori 2800 lavoratori. E la parola d’ordine che arriva dall’alto è che non si sappia che fine ha fatto. Mongiana che fabbrica, Mongiana che sogna che le sue rotaie vanno fino a Bologna che c’era una volta e adesso non c’è più. Mongiana Calabria profondo Sud. Ed anche il suo nome si perda nel buio della sua fabbrica così nessuno all’idea di Calabria assocerà mai l’idea di ingegneri e di operai ma alla Calabria assocerà sempre l’idea di briganti o di povera gente vediamo già lascerà l’Italia per Svizzera, America e Germania. E ormai questa storia è una storia lontana ma almeno qualcuno ricordi Mongiana qualcuno che pensi qualcuno che scriva qualcuno che canti qualcuno che dica che fine ha fatto quel grande sogno che era il grande sogno di metà 800 che fine ha fatto il nome di Mongiana che era la più grande fabbrica d’Italia. What happened to that great dream that was the big dream of half 800? What happened to Mongiana’s name, which was the largest factory in Italy? What happened to that production that was the great record of the South? That produced steel, produced cast iron, when Italy was still divided Italy. But in the '60 without even an excuse, Mongiana became a closed factory. And from that day the word Mongiana becomes a strange word for Italy. United Italy must go on and that factory that was 100 years old it will become in just over a month Calabrian industrial archaeology. What happened to that living factory that manufactured the first railroad? What happened to that dull factory that will never be history or legend? And how is it possible that it existed if her song never felt again? There is only one answer that squares: Mongiana is not there because there has never been. There has never been but 2800 workers are left out. And the watchword that comes from above is that you don’t know what happened to it. Mongiana that factory, Mongiana who dreams that his rails go up to Bologna that was there once and now it is no longer there. Mongiana Calabria deep South. And his name gets lost in the darkness of his factory so no one to the idea of Calabria will ever associate the idea of engineers and workers but Calabria will always associate the idea of brigands or poor people We’re already leaving Italy for Switzerland, America and Germany. And now this story is a distant story but at least someone remembers Mongiana someone who thinks someone to write someone sings someone to say What happened to that great dream that was the big dream of half 800 What happened to Mongiana, which was the largest factory in Italy.
Anche quello piemontese ha origini calabresi. Con la complicità dei traditori e del massone con la camicia rossa hanno decretato la morte economica del popolo meridionale.
Ballata molto orecchiabile, contenuti molto discutibili (ultimo verso una sfacciata menzogna). La fabbrica di armi di Mongiana fu un fenomeno interessante, ma nel complesso modesto. A Bennato il premio "Ingenuone d'Italia" edizione 2024: torna a settembre per gli esami di riparazione.
Credo che la storia della fabbrica sia un po' diversa. Basterebbe documentarsi. C'è uno scritto interessante di un inviato borbonico un illuminista di nome Galanti che in realtà racconta cose molto diverse. Magari andate a leggere,se poi volete illudervi su di un passato glorioso, allora non lo fate. La storia è una cosa seria.
@@Michele-hb9mh se hai visto geograficamente dov'è, la fabbrica, ovviamente , dovresti capire che è impossibile che possa funzionare per grandi produzioni, è semplice, li dovevano arrivare enormi quantitativi di materiale ed altrettanti enormi quantitativi di prodotto doveva, da lì, andare in giro per il regno. Hai guardato la carta geografica? Tutta questa movimentazione la facevano con gli asinelli nei sentieri?
Che esagerazione, Mongiana non era affatto la piu' grande industria siderurgica d'Italia , Bennato ha torto nel definirla la piu' grande ferriera d'Italia ..In verità,le ferriere e le miniere di Mongiana (Cosenza ) costituivano nel XIX un piccolo stabilimento siderurgico utilizzato nel 1800 per la produzione della ghisa e dell'acciaio di un numero limitato di locomotive a vapore per le linee ferroviarie dell'ex Regno delle due Sicilie
Spero venga tollerata una voce fuori dal coro che plaude allo splendido brano musicale ma dissente dal contenuto storico. Quella di Mongiana eccellenza siderurgica non è storicamente fondata. Inviterei tutti a documentarsi con fonti attendibili e provate come, per esempio, nel recente libro “Il mito dei Borbone” Mondadori Editore di Andrea Mammone, docente di storia alla Sapienza, tra l’altro originario proprio di Mongiana. Nel libro, supportato da numerosi documenti e fonti d’archivio, scrive che “molte fabbriche e officine non ressero l’impatto del mercato e il loro essere figlie di una vera e propria politica imprenditoriale protezionistica spesso dipendente da costose commesse statali”. E ancora “Una relazione del 1864 sull’industria del ferro in Italia notava come, in base alle rendicontazioni dell’epoca, la fabbrica era diventata un onere per le casse statali.” Ovviamente l’analisi è più approfondita e documentata di quanto posso riportare in questo commento per cui ritengo importante leggerlo per farsi un’idea che non sia consolatoria e assolutoria.
Il principale problema di interpretazione della storia del Sud sono le fonti. I libri scritti (falsamente) per raccontare una storia manipolata dall’ideologia liberal-massonica e gli archivi che certificano le vicende. Mongiana è certificata nei minimi dettagli e dire che non è esistita è un negazionismo che scaturisce dalla necessità di descrivere uno Stato fatto a negazione di Dio. Invito chi si fa portavoce di un negazionismo ideologico senza prove, di andare personalmente a verificare negli archivi, magari andando anche a visitare quei luoghi.
@@Neoborbonicodoc il libro che ho letto e recensito si appoggia a fonti d'archivio e l'autore, come ho scritto, conosce i luoghi. Nonostante ciò è libero di credere che sia una storia manipolata.
La canzone è interessante dal punto di vista storico ,ma è decisamente stonata ... Andrebbe rivista e modificata perchè è ancora poco orecchiabile ....
@@sergejisdbeata ignoranza, parlare di cio che non si conosce. le espressione Briganti fu coniato dagli occupanti, poiche tanti che rimasero al sud ,si erano permessi di resistere per circa 10 anni agli invasori.
@@catalanomilo Beata ignoranza: i briganti già esistevano ai tempi dei Borbone. Gli occupanti erano i Borbone che conquistarono nel 1734-35 quando la Spagna di Filippo V di Borbone invase i regni di Napoli e di Sicilia, allora soggetti alla dominazione austriaca. Garibaldi ebbe vittoria facile grazie ai 30 mila patrioti meridionali che si unirono a lui contro la tirannide borbonica e per l'Unità d'Italia. Questa è storia, quella vera. Se lei avesse studiato, invece di farsi le canne nei cessi della scuola... Francesco Barra, Cronache del Brigantaggio Meridionale (1806-1815). Gaetano Cingari, Brigantaggio, proprietari e contadini nel Sud (1799-1900). Antonio Lucarelli, Il brigantaggio politico del Mezzogiorno d'Italia (1815-1818). La guerra per il Mezzogiorno - Carmine Pinto
@@sergejisd L’ignoranza a volte è beata; quando si accompagna a presunzione, arroganza e volgarità la definirei dannata. 1- I briganti sono sempre esistiti in tutta Europa. A volte erano delinquenti comuni, altre volte contadini o braccianti che si davano alla macchia per aver reagito alla prepotenza di signorotti locali. Cosa che li fa sovente ricordare come paladini degli umili. Durante la rivoluzione francese questo termine (brigands) fu affibbiato, con intento dispregiativo, agli insorti della Vandea. Analogamente accadde nel 1799, nel 1806 e nel 1860-70 nei confronti di chi nel Sud della penisola era insorto contro gli invasori francesi, prima, e sabaudi, poi. Si noti che il termine “brigante” non appartiene agli idiomi dei popoli napolitani e siciliani. Ovviamente in tutte le insorgenze, esiste una componente di evasi dal carcere o di pregiudicati, ma quando si tratta di rivolte popolari, l’uso delle categorie criminologiche è per niente scientifico e direi ridicolo! Anche Pisacane non si creò problemi legalistici quando, nel 1857, fece evadere molte centinaia di delinquenti comuni dal carcere di Ponza e se ne portò con sé quasi trecento nel suo fallito tentativo di far insorgere i regnicoli contro Ferdinando II di Borbone. Aggiungo che la discendente di Garibaldi, che di nome faceva Anita e di cognome, appunto, Garibaldi, fino alla sua recente dipartita ripeteva in ogni sede che il figlio del Nizzardo, Ricciotti, indignato per la condotta dei sabaudi, si arruolò coi “briganti”…! 2- È ridicolo definire occupanti i Borbone perché erano subentrati a una precedente dinasta regnante, che, fra l’altro, si era impossessata del trono di Napoli appena 27 anni prima, e ancora da meno tempo per quanto riguarda il Regno di Sicilia. Secondo il suo punto di vista sarebbero occupanti pressoché tutte le dinastie del mondo, essendo infinite volte subentrate con la forza, dall’esterno o dall’interno, a precedenti regnanti. In realtà, a Napoli e Palermo chi acquisiva il titolo di re giurava di rispettare le prerogative e i diritti dei popoli, accettandone anche, generalmente, le istituzioni consolidate. Il contrario di quanto fecero i Savoia, che nonostante le profferte di amicizia e solidarietà dispensate fino agli ultimi giorni al re Francesco II, non solo occuparono i nostri territori, ma stravolsero la vita dei nostri popoli, introducendo subito leva obbligatoria e legislazione sarda, al punto da non riconoscere nemmeno i titoli di studio! Il tutto contro la volontà della stragrande maggioranza dei nostri popoli. Farini, luogotenente piemontese di Napoli, disse - certo esagerando - che nel regno non c’erano più di 100 unitari!!! La fedeltà del popolo delle Due Sicilie alla dinastia regnante dal 1734, del resto, è ammessa perfino dai più avveduti fra i risorgimentalisti, a cominciare da Benedetto Croce. 3- Garibaldi, al netto delle lentezze e delle indecisioni di chi avrebbe dovuto difendere il regno, ebbe vittoria facile grazie all’aiuto della Gran Bretagna, come ebbe più volte ad affermare definendosi “il beniamino di codesti signori degli oceani”. E, com’è noto, si appoggiò alla mafia in Sicilia e alla camorra a Napoli realizzare il suo piano. Nonché agli agrari (vedi il pleonastico consiglio che gli diede al riguardo il prodittatore di Basilicata, Giacinto Albini). I “picciotti”, in Sicilia, fecero pesare molto il loro aiuto, al punto da diventare un grosso problema per il Dittatore nizzardo! Vedi le cronache del garibaldino Giuseppe Cesare Abba… A Napoli, addirittura, premiò le camorriste con un assegno vitalizio. Ovviamente in questa risposta non posso dilungarmi oltre. Va aggiunto che dal nord le partenze di “garibaldini”, o comunque di combattenti armati con armi modernissime di cui i napoletani non disponevano, come i revolvers americani, avvennero quasi ogni giorno, come da documentazione che può trovare nel volume “1860: la verità”, di Antonio Formicola e Claudio Romano, per un totale, certamente inferiore al vero per la mancata copertura documentale di parecchie settimane, di almeno 43.500 unità, più dell’intero esercito delle Due Sicilie. Con l’aggiunta dei picciotti, comandati da latifondisti e signorotti protomafiosi. I tradimenti fecero il resto. 4- Gli autori che lei cita sono solo alcuni delle miriadi che si sono occupati delle tragiche vicende degli anni dal 1860 in poi. Il punto di vista degli acritici esaltatori del risorgimento è stato in gran parte superato e, dove occorreva, confutato da un’infinità di storici e studiosi seri, la cui documentazione non è certo liquidabile con le battutine scurrili che tradiscono l’afasia argomentativa. (Franco Molfese, Roberto Martucci, Tommaso Pedio, Francesco Maria Agnoli, Nicola Zitara, Luciano Salera, ecc. ecc.). 5- Innumerevoli, poi, sono le “confessioni” provenienti dagli stessi occupanti: citerò solo la testimonianza del piemontese conte Alessandro Bianco di Saint-Jorioz, che ha contribuito alla repressione della rivolta antisabauda: «il 1860 trovò questo popolo del 1859 vestito, calzato, industre, con riserve economiche. Il contadino possedeva una moneta. Egli comprava e vendeva animali; corrispondeva esattamente gli affitti; con poco alimentava la famiglia, tutti, in propria condizione, vivevano contenti del proprio stato materiale. Adesso è l’opposto». Per concludere, ricordo come lo stesso Garibaldi, nella lettera ad Adelaide Cairoli, del 7 luglio 1868, così scrivesse: (le popolazioni del Sud) «maledicono oggi coloro che li (sic) sottrassero dal giogo di un dispotismo che almeno non li condannava all'inedia, per rigettarli sotto un dispotismo più schifoso assai, più degradante, e che li spinge a morir di fame». Perciò dobbiamo solo applaudire un grande artista come Bennato, non tacciabile certo di simpatie borboniche, il quale, per aver studiato la nostra storia e conosciuto le tragedie della nostra gente, continua a esprimere in musica e poesia l’epopea di un popolo sconfitto, ma non domo.
@@sergejisd Purtroppo le fonti da lei citate sono solo libri di parte, scritti per essere letti e non per certificare in modo sereno e distaccato. Le fonti importanti per scrivere la storia sono gli archivi che la invito a visitare. E’ questa la differenza tra mitologia e verità storica. Quando questi due elementi si scontrano, si reagisce come ha fatto lei elevando a verità una mitologia risorgimentale che, da oltre un secolo e mezzo, nasconde al popolo un passato interessante e tutto da scoprire. Mongiana ne è l’esempio.
Complimenti un capolavoro lo dico da abitante di Mongiana una volta eravamo una potenza enorme, ora sono rimasti solo piccoli vicoli chiusi e pochi ricordi
Una potenza di che ?
Mio nonno era di Mongiana, questa estate ho visitato questa fabbrica. Il sud aveva una potenzialità unica,
Grazie, caro grande Eugenio, per questa nuova, splendida e amara ballata carica di verità e di orgoglio...
E grazie a lei professore che mi ha fatto scoprire e visitare Mongiana con i suoi libri e le sue ricerche ❤
Una delle mie più grandi colpe è che non ascolto abbastanza Musica Italiana di qualità, non conosco Eugenio Bennato ma questo è un brano stupendo! Cercherò di recuperarlo al più presto.
Ascoltalo e non smetterai mai ,suono vibranti e parole pungenti ,da toscano dico viva la Taranta ,io l ho scoperto per caso ad un concerto live da non tanto e non riesco a smettere
Noi eravamo un sud ricco e potente tutte le ferrovie, università sono stati fatti nel sud perché io ho studiato l'italia era il ns sud dalla Campania in giù si chiamava Italicum o regno delle due Sicilie ,su al Nord c'era Etruria ecc perciò i veri italiani siamo terroni come vi chiamano quelli del Nord ,che i ns antenati ,i ns genitori dono dovuti emigrare per questo perché ci hanno tolti tutto il benessere che avevamo ok ,polentoni del nord😡😡😡😡😠😠😠
Eugenio è per pochi.... Per fortuna
@@angelacipolla4912 o per sfortuna... Ma forse hai ragione tu, meglio pochi ma buoni in questo mondo...
@@isolirionband7300 il mondo corre lo dice esplicitamente lui è dalla parte di quelli che stanno fuori
Bellissimo video e bellissima ballata per il ricordo di un’era troppo precipitosamente messa nel dimenticatoio. Abbiamo il dovere storico di tramandare ai nostri giovani la conoscenza di realtà vissute e ormai dimenticate. Forse è il modo per fare rivivere quei territori. Grazie Letizia per avermi dato l’incipit giusto. 4:02
la grande sfida che ci viene consegnata è quella di riscrivere la storia ma dalla parte dei vinti. Grazie maestro
Ecco cosa significa andare sempre alla ricerca di alcune realtà del nostro paese finite nel dimenticatoio generale. Grazie Eugenio per tutto quello che regali alla cultura italiana e complimenti per la bellissima canzone che hai realizzato.
Non sono solo canzonette. Non sapevo neanche che sia esistita.
Grande e profondo Bennato! Ho vissuto i miei più begli anni della mia infanzia in quel paesello sperduto sulle Serre calabresi
Maestro non ti smentisci mai, lo studio e le melodie che dedichi alla nostra terra ti rendono merito e onore. Grazie
Grande Eugenio, vero artista, irriducibile nemico dell'ingiustizia, questo è un altro splendido fiore che doni alla nostra patria bella e sofferente.
Grazie, grazie, grazie, caro Eugenio attraverso la tua musica restituisci dignità ad un territorio e ad un popolo.
Grazie per questo capolavoro , che ancora una volta racconta di un sud industrializzato ed all’avanguardia per l’epoca! Ma si sa, la storia viene scritta dai vincitori….
Grazie maestro sei una bandiera per il nostro amato sud. Pensavano di cancellare la memoria della nostra straordinaria nazione, libera fino a quando i nostri stessi meridionali l’hanno venduta. Grazie ancora maestro ❤
Grande Eugenio Bennato!!! Bellissima canzone dall'enorme significato e fantastico video. Grazie per aver portato alla ribalta una delle più grandi ingiustizie che ha compiuto il Regno d'Italia. La Real Fabbrica d'Armi di Mongiana, fondata nel 1771, rappresentò uno dei principali poli siderurgici del Regno delle Due Sicilie. Per oltre un secolo, la fabbrica produce cannoni, fucili e altri materiali bellici di altissima qualità, contribuendo in modo significativo alla potenza militare e industriale del regno. Senza dimenticare la produzione di componenti per ponti e le rotaie del primo tronco ferroviario italiano, il Napoli-Portici. La chiusura ingiustificata della fabbrica nel 1881 segnò la fine di un'era, ma Mongiana rimane un simbolo dell'innovazione e della maestria artigiana calabrese di quel periodo.
Gran bel testo..!!!.grazie Eugenio ...uno di noi❤
Gli Usurpatori Oggi come ieri... W il Sud.... Complimenti Eugenio
Molto bello il video. Meraviglioso il brano, Eugenio Bennato si conferma un baluardo nel panorama musicale italiano. Riesce ancora a far venire la pelle d'oca.
Grande Eugenio Bennato, ho visitato quella fabbrica 2 anni fa, mi veniva da piangere al pensiero di quello che era stata un tempo con I Borbone, speriamo presto in una indipendenza del Sud con l' auspicio di ritornare a sognare, ti ritornare a splendere ❤️💪
❤
Io ho letto quello che ha scritto un certo Galanti inviato Borbone. In quella fabbrica lavoravano 200 persone,sottopagare e con un asp3ttativa di vita veramente bassa,40 anni. Nessuno mette in dubbio che l Italia sia stata fatta male,ma un certo revisionismo poco informato a mio avviso non aiuta nessuno. Basterebbe documentarsi meglio
Sbagliato, ci lavoravano migliaia di lavoratori, la più grande fabbrica d' Italia, prima di commentare e scrivere stronzate sotto il mio commento informati e studia la vera storia non quella scritta dai colonizzatori Piemontesi, il tuo commento lo lascio così da fare capire quanto siete ignoranti voi detrattori della verità storica, ad maiora 🤗@@stefanocrema1800
@@stefanocrema1800 la vergogna è che fino a qualche anno fa, l'italia era stata fatta bene, erano persone, poco informate.
@stradivarius1961 il sud ha pagato un prezzo molto alto per l unificazione. Ha tutti i motivi per sentirsi tradita. Ma la storia è una cosa seria. Non un mito fatto alla bisogna. Al bisogno.
Grande Eugenio Bennato, ancora una volta ha fatto centro con una canzone bellissima, trascinante e portatrice di verità
Bellissimo video e bellissima ballata per il ricordo di un’era troppo precipitosamente messa nel dimenticatoio. Abbiamo il dovere storico di tramandare ai nostri giovani la conoscenza di realtà vissute e ormai dimenticate. Forse è il modo per fare rivivere quei territori. Grazie Letizia per avermi dato l’incipit giusto.
Grande arte grande artista grande meridionale ,bellissima canzone e come calabrese ringrazio i diffusori di verità come te
Eugenio , l ultimo samurai di un pianeta falso e meschino. La sua katana è la parola . Uomo giusto, che non si è mai venduto. Rispetto assoluto
Grazie per averci dedicata questa bellissima canzone, del nostro splendido paese❤
Grandioso inno alla miseria del Sud e alle troppe trasgressioni di uno Stato padrone rispetto agli ultimi del mondo. Grazie Maestro per questa canzone di rivolta e di amore per la nostra gente. Grazie davvero. #pinonano
Maestro che sforna capolavori portando a conoscenza quello che e' stato a lungo nascosto di quello che avvenne realmente con la "pseudo unità d'itala. Penso che raccontare in musica la vera storia sia arte pura che non tutti gli artisti hanno. Bellissimo pezzo magistralmente e musicalmente arrangiato e scritto che inoltre riconosce e rende in parte giustizia non solo a tutto il Sud ma soprattutto anche al popolo calabrese spesso troppo denigrato.
Grazie ancora Maestro Eugenio Bennato,sono un tuo grande fan da moltissimi anni,emozioni che ci rendono fieri di essere veri meridionali,w la tua arte,w il Sud ed in questo brano e non solo w la Calabria
I Mongianesi ringraziano 🙋♂️
Di cosa ? Delle sue menzogne ?
Bellissimo pezzo e video di Eugenio Bennato, una canzone ritmata che racconta una storia che non conoscevo e racconta la vecchia e sempre nuova funzione sociale delle canzoni. :)
🌈 Grazie maestro per avere dato, con questa meravigliosa opera, lustro ed onore alla mia terra. Ogni volta che questa, paradossale storia mi viene rievocata, mi piange il cuore e mi faccio sempre la medesima domanda: perchéee❓
Per l'avidità di alcuni, per La prepotenza di alcuni, con il pretesto di voler aiutare, in verità era rubare.
@@pier9501
Rubare cosa ? La fabbrica era obsoleta
E' falso storico. Eugenio Bennato non è uno storico
Un sentito Grazie da parte mia, che ho sempre promosso l'identità italica e reggina localmente e in ognuno dei 55 paesi del mondo dove mi sono recato, e anche a nome del Club per l'UNESCO "Re Italo" di Reggio. L'Italia non esisterebbe senza la Calabria meridionale, luogo ove il toponimo fu usato per la prima volta, circa 3500 anni fa. La fabbrica di Mongiana - oggi museo - attraeva maestranze da Lombardia e Germania, che svolgevano i loro tirocini anche in una zona poco a sud di Reggio; paradossalmente un secolo dopo i Calabresi sarebbero emigrati, in luoghi quali Padania, Belgio, Germania, Scandinavia, proprio per lavorare in fabbriche simili a quelle che i Piemontesi avevano loro annichilito. Tuttavia è interessante notare che la Calabria sia oggi una specie di Paradiso (come visitatori stranieri la definiscono) che forse non sarebbe stato se non fossimo stati derubati, stuprati e denigrati per 150 anni; forse adesso avremmo inquinamento, sovrappopolazione, stress ed etichetta di 'colonizzatori' come li hanno in Lombardia, Piemonte e Veneto...
Grazie maestro, prima o poi nelle scuole del sud studieremo la vera storia che ci hanno obbligato all'unità d'Italia. E oggi con il federalismo fiscale ci vogliono dare la mazzata finale.
Questa bellissima canzone rende la Calabria più orgogliosa di appartenere ad una terra che merita di rinascere come Nazione indipendente ❤.
Meravigliosa, emozionante per me che da bambino avevo davanti ai miei occhi, dall'altopiano di S. Onofrio, le Serre e mi si riempiva ul cuore
Grazie Maestro per aver ricordato una grande realtà che, l'unità d'Italia ha cancellato.
Canzone stupenda.. un altro tassello di verità è stato messo.
E' falso
E' questo che fanno i luoghi dell’anima: ci accompagnano sempre dove l’aria fresca e il suono del vento si intrecciava con le storie raccontate da chi mi stava accanto. Ascoltate questa canzone di Eugenio Bennato; poi pianificate al più presto un viaggio nel tempo a pochi chilometri da casa
Grazie maestro.. E noi siamo andati a lavorare al nord.. Purtroppo...
COMMOVENTE!! Forza Sud!!
Prima hanno dislocato tutto a nord e ora all estero, bellissimo video e canzone
Dove e quando ?
Grazie Eugenio Bennato per aver creato una bella poesia al mio Paesello ❤
Pezzo fantastico Eugenio, meno male che ti abbiamo
Grande pezzo per Eugenio Bennato, uno dei più convinti sostenitori della riscoperta delle radici del Sud prima della forzata e sanguinosa unità d'Italia.
Ricordiamo che Eugenio è uno degli alfieri della musica tradizionale, collaborando sin dagli anni Settanta con la Nuova Compagnia di Canto Popolare di Beppe Barra.
Forzata e sanguinosa ?
Thank you for writing about my ancestor Ninco Nanco. We had to change our name here in America in 1935 because of Carlo Levi......We are still as wild as he was
E negli anni successivi ci hanno tolto tutto il resto, e quello che è peggio è che non si sono ancora accontentati
Tolto cosa ?
Grande Eugenio Bennato come sempre le tue canzoni sono ricche di storia e di verità che sono state nascoste per secoli, Mongiana era il più grande polo siderurgico dell' Italia dell' epoca e grazie alle Miniere di ferro presenti sul Territorio di Pazzano, Stilo e Bivongi è riuscita a costruire la prima ferrovia Napoli-Portici, l' acquedotto della reggia di Caserta e molte altre opere oltre che le armi .Con l' unità d'Italia tutto questo è stato perso
Grazie grande genio Eugenio...
Do you ever come to America and play? I would love to see you all and maybe play Ninco Nanco with you. btw.....Contrabando live with the orchestra is one of my favorite songs
Bravo Eugenio - Una nazione non può basarsi sull'annullamento del 34 per cento della sua popolazione. Da una storia anche per questa parte della nazione nasce una italia vera
Che fine ha fatto quel grande sogno che era il grande sogno di metà 800?
Che fine ha fatto il nome di Mongiana che era la più grande fabbrica d’Italia?
Che fine ha fatto quella produzione che era il grande primato del Meridione?
Che produceva acciaio, produceva ghisa, quando ancora l’Italia era Italia divisa.
Ma nel ‘60 senza neanche una scusa, Mongiana diventa una fabbrica chiusa.
E da quel giorno la parola Mongiana diventa per l’Italia una parola strana.
L’Italia unita deve andare avanti e quella fabbrica che aveva cent’anni
diventerà in poco più di un mese archeologia industriale calabrese.
Che fine ha fatto quella fabbrica viva che fabbricò la prima ferrovia?
Che fine ha fatto quella fabbrica spenta che non sarà mai storia né leggenda?
E com’è possibile che sia esistita se la sua canzone non si è mai più sentita?
Esiste un’unica risposta che quadra: Mongiana non c’è perché non c’è mai stata.
Non c’è mai stata ma si lascia fuori 2800 lavoratori.
E la parola d’ordine che arriva dall’alto è che non si sappia che fine ha fatto.
Mongiana che fabbrica, Mongiana che sogna che le sue rotaie vanno fino a Bologna
che c’era una volta e adesso non c’è più. Mongiana Calabria profondo Sud.
Ed anche il suo nome si perda nel buio della sua fabbrica
così nessuno all’idea di Calabria assocerà mai l’idea di ingegneri e di operai
ma alla Calabria assocerà sempre l’idea di briganti o di povera gente
vediamo già lascerà l’Italia per Svizzera, America e Germania.
E ormai questa storia è una storia lontana
ma almeno qualcuno ricordi Mongiana
qualcuno che pensi qualcuno che scriva qualcuno che canti qualcuno che dica
che fine ha fatto quel grande sogno che era il grande sogno di metà 800
che fine ha fatto il nome di Mongiana che era la più grande fabbrica d’Italia.
What happened to that great dream that was the big dream of half 800?
What happened to Mongiana’s name, which was the largest factory in Italy?
What happened to that production that was the great record of the South?
That produced steel, produced cast iron, when Italy was still divided Italy.
But in the '60 without even an excuse, Mongiana became a closed factory.
And from that day the word Mongiana becomes a strange word for Italy.
United Italy must go on and that factory that was 100 years old
it will become in just over a month Calabrian industrial archaeology.
What happened to that living factory that manufactured the first railroad?
What happened to that dull factory that will never be history or legend?
And how is it possible that it existed if her song never felt again?
There is only one answer that squares: Mongiana is not there because there has never been.
There has never been but 2800 workers are left out.
And the watchword that comes from above is that you don’t know what happened to it.
Mongiana that factory, Mongiana who dreams that his rails go up to Bologna
that was there once and now it is no longer there. Mongiana Calabria deep South.
And his name gets lost in the darkness of his factory
so no one to the idea of Calabria will ever associate the idea of engineers and workers
but Calabria will always associate the idea of brigands or poor people
We’re already leaving Italy for Switzerland, America and Germany.
And now this story is a distant story
but at least someone remembers Mongiana
someone who thinks someone to write someone sings someone to say
What happened to that great dream that was the big dream of half 800
What happened to Mongiana, which was the largest factory in Italy.
Immenso Bennato 🙌🏻🙌🏻🙌🏻 Brigante Musicista
Grazie maestro viva la Calabria viva il Sud unito ❤
Bisogna riscrivere la storia. Il sud era grande e potrebbe esserlo ancora
Purtroppo non lo era!
🏆cantautore PATRIOTA del SUD
Bellissima Grazie assai...
Grazie per la bella canzone su mongiana mio parse natio.
Grazie Eugenio.
Immagino una versione live da brividi...
Che rabbia per noi calabresi quando la storia non combacia con la storia vera
Perché questa è falsa. Eugenio Bennato non è uno storico.
❤wspanialy OBRAZ
Splendida.
Grandissimo Eugenio. Grazie per esserci ❤️
Grazie da un calabrese pronipote di un martire del 1862. Carmine Filiberti, autore del libro "Storia vera di un non brigante".
Un altro falso storico ? Un altro Primo d'Aprile ?
Pazzano presente....
Mongiana, il luogo di nascita del mio bis-nonno, l'unità d'Italia purtroppo ha distrutto un sogno di sviluppo,
Era già morta, obsoleta.
Grazie a Dio sono Terrone!
GRAZIE GRAZIE GRAZIE EVVIVA O RRRE'
❤ 😢 ❤ ❤ ❤ ... Merci ❤
E proprio la verità
Bellissima canzone
Grande Maestro ❤
Meravigliosaaa
Meno male che abbiamo salvato il riso di Sibari che i Savoia avevano soppresso per favorire quello piemontese...
Anche quello piemontese ha origini calabresi. Con la complicità dei traditori e del massone con la camicia rossa hanno decretato la morte economica del popolo meridionale.
Falso! Non è mai successo!
Grazie
😢😢😢 Calabria mia... mio Meridione 😢😢😢
👏👏👏👏👏❤️
Grazie maestro , qualcuno che dice la verità sul NS SUD DEPRADATO DAL MECENATE GARIBALDI, QUESTO E' STORIA , GRAZIE ANCORA MAESTRO
Ballata molto orecchiabile, contenuti molto discutibili (ultimo verso una sfacciata menzogna). La fabbrica di armi di Mongiana fu un fenomeno interessante, ma nel complesso modesto. A Bennato il premio "Ingenuone d'Italia" edizione 2024: torna a settembre per gli esami di riparazione.
Mi ci ha portato Giuseppe bellissima come mai Bennato ha scritto una canzone su Mongiana
Caro Maestro Eugenio Bennato Complimenti: ma sei contrario o favorevole al Ponte sullo Stretto di Messina?
❤❤❤❤
La storia la conosce?
Sud indipendente subito
Farà felice il Nord
Credo che la storia della fabbrica sia un po' diversa. Basterebbe documentarsi. C'è uno scritto interessante di un inviato borbonico un illuminista di nome Galanti che in realtà racconta cose molto diverse. Magari andate a leggere,se poi volete illudervi su di un passato glorioso, allora non lo fate. La storia è una cosa seria.
🌱⚜️🔔✨✊🏽
Alla faccia di chi denigra la Calabria e i Calabresi
❤️
Veramente un paesino senza collegamenti stradali o ferroviari, poteva essere una potenza industriale? 🥱
Se ha prodotto l'acciaio per le infrastrutture per la prima ferrovia d'Italia...Si
@Michele-hb9mh se hai visto, geograficamente dov'è, potresti capire
@@sixfreenk in che senso?
@@Michele-hb9mh se hai visto geograficamente dov'è, la fabbrica, ovviamente , dovresti capire che è impossibile che possa funzionare per grandi produzioni, è semplice, li dovevano arrivare enormi quantitativi di materiale ed altrettanti enormi quantitativi di prodotto doveva, da lì, andare in giro per il regno. Hai guardato la carta geografica? Tutta questa movimentazione la facevano con gli asinelli nei sentieri?
@sixfreenk come li facevano facevano con quello che producevano hanno costruito la prima ferrovia. Ti sembra poco?
Eugenio sei il nostro condottiero
Da neoborbonico vi voglio bene forza sud sempre nu ciaccir' nisciun
Perché lei crede alle favole
Che esagerazione, Mongiana non era affatto la piu' grande industria siderurgica d'Italia , Bennato ha torto nel definirla la piu' grande ferriera d'Italia ..In verità,le ferriere e le miniere di Mongiana (Cosenza ) costituivano nel XIX un piccolo stabilimento siderurgico utilizzato nel 1800 per la produzione della ghisa e dell'acciaio di un numero limitato di locomotive a vapore per le linee ferroviarie dell'ex Regno delle due Sicilie
Mongiana prima in provincia di Catanzaro oggi Vibo Valentia.....cosa c'entra Cosenza o forse come i carabinieri Catanzaro CS....ma dai...
Spero venga tollerata una voce fuori dal coro che plaude allo splendido brano musicale ma dissente dal contenuto storico.
Quella di Mongiana eccellenza siderurgica non è storicamente fondata. Inviterei tutti a documentarsi con fonti attendibili e provate come, per esempio, nel recente libro “Il mito dei Borbone” Mondadori Editore di Andrea Mammone, docente di storia alla Sapienza, tra l’altro originario proprio di Mongiana.
Nel libro, supportato da numerosi documenti e fonti d’archivio, scrive che “molte fabbriche e officine non ressero l’impatto del mercato e il loro essere figlie di una vera e propria politica imprenditoriale protezionistica spesso dipendente da costose commesse statali”.
E ancora “Una relazione del 1864 sull’industria del ferro in Italia notava come, in base alle rendicontazioni dell’epoca, la fabbrica era diventata un onere per le casse statali.”
Ovviamente l’analisi è più approfondita e documentata di quanto posso riportare in questo commento per cui ritengo importante leggerlo per farsi un’idea che non sia consolatoria e assolutoria.
Bravo! Qui ci sono solo fanatici della fantastoria.
Il principale problema di interpretazione della storia del Sud sono le fonti. I libri scritti (falsamente) per raccontare una storia manipolata dall’ideologia liberal-massonica e gli archivi che certificano le vicende. Mongiana è certificata nei minimi dettagli e dire che non è esistita è un negazionismo che scaturisce dalla necessità di descrivere uno Stato fatto a negazione di Dio. Invito chi si fa portavoce di un negazionismo ideologico senza prove, di andare personalmente a verificare negli archivi, magari andando anche a visitare quei luoghi.
@@Neoborbonicodoc
Cominci lei, dal momento che ha scritto un cumulo di fandonie che confermano la sua ignoranza e malafede.
@@Neoborbonicodoc il libro che ho letto e recensito si appoggia a fonti d'archivio e l'autore, come ho scritto, conosce i luoghi. Nonostante ciò è libero di credere che sia una storia manipolata.
La canzone è interessante dal punto di vista storico ,ma è decisamente stonata ... Andrebbe rivista e modificata perchè è ancora poco orecchiabile ....
Viva il Grande Regno delle Due Sicilie
Un regno di briganti
@@sergejisdbeata ignoranza, parlare di cio che non si conosce. le espressione Briganti fu coniato dagli occupanti, poiche tanti che rimasero al sud ,si erano permessi di resistere per circa 10 anni agli invasori.
@@catalanomilo
Beata ignoranza: i briganti già esistevano ai tempi dei Borbone. Gli occupanti erano i Borbone che conquistarono nel 1734-35 quando la Spagna di Filippo V di Borbone invase i regni di Napoli e di Sicilia, allora soggetti alla dominazione austriaca. Garibaldi ebbe vittoria facile grazie ai 30 mila patrioti meridionali che si unirono a lui contro la tirannide borbonica e per l'Unità d'Italia. Questa è storia, quella vera. Se lei avesse studiato, invece di farsi le canne nei cessi della scuola... Francesco Barra, Cronache del Brigantaggio Meridionale (1806-1815). Gaetano Cingari, Brigantaggio, proprietari e contadini nel Sud (1799-1900). Antonio Lucarelli, Il brigantaggio politico del Mezzogiorno d'Italia (1815-1818). La guerra per il Mezzogiorno - Carmine Pinto
@@sergejisd L’ignoranza a volte è beata; quando si accompagna a presunzione, arroganza e volgarità la definirei dannata.
1- I briganti sono sempre esistiti in tutta Europa. A volte erano delinquenti comuni, altre volte contadini o braccianti che si davano alla macchia per aver reagito alla prepotenza di signorotti locali. Cosa che li fa sovente ricordare come paladini degli umili. Durante la rivoluzione francese questo termine (brigands) fu affibbiato, con intento dispregiativo, agli insorti della Vandea. Analogamente accadde nel 1799, nel 1806 e nel 1860-70 nei confronti di chi nel Sud della penisola era insorto contro gli invasori francesi, prima, e sabaudi, poi. Si noti che il termine “brigante” non appartiene agli idiomi dei popoli napolitani e siciliani. Ovviamente in tutte le insorgenze, esiste una componente di evasi dal carcere o di pregiudicati, ma quando si tratta di rivolte popolari, l’uso delle categorie criminologiche è per niente scientifico e direi ridicolo! Anche Pisacane non si creò problemi legalistici quando, nel 1857, fece evadere molte centinaia di delinquenti comuni dal carcere di Ponza e se ne portò con sé quasi trecento nel suo fallito tentativo di far insorgere i regnicoli contro Ferdinando II di Borbone. Aggiungo che la discendente di Garibaldi, che di nome faceva Anita e di cognome, appunto, Garibaldi, fino alla sua recente dipartita ripeteva in ogni sede che il figlio del Nizzardo, Ricciotti, indignato per la condotta dei sabaudi, si arruolò coi “briganti”…!
2- È ridicolo definire occupanti i Borbone perché erano subentrati a una precedente dinasta regnante, che, fra l’altro, si era impossessata del trono di Napoli appena 27 anni prima, e ancora da meno tempo per quanto riguarda il Regno di Sicilia. Secondo il suo punto di vista sarebbero occupanti pressoché tutte le dinastie del mondo, essendo infinite volte subentrate con la forza, dall’esterno o dall’interno, a precedenti regnanti. In realtà, a Napoli e Palermo chi acquisiva il titolo di re giurava di rispettare le prerogative e i diritti dei popoli, accettandone anche, generalmente, le istituzioni consolidate. Il contrario di quanto fecero i Savoia, che nonostante le profferte di amicizia e solidarietà dispensate fino agli ultimi giorni al re Francesco II, non solo occuparono i nostri territori, ma stravolsero la vita dei nostri popoli, introducendo subito leva obbligatoria e legislazione sarda, al punto da non riconoscere nemmeno i titoli di studio! Il tutto contro la volontà della stragrande maggioranza dei nostri popoli. Farini, luogotenente piemontese di Napoli, disse - certo esagerando - che nel regno non c’erano più di 100 unitari!!! La fedeltà del popolo delle Due Sicilie alla dinastia regnante dal 1734, del resto, è ammessa perfino dai più avveduti fra i risorgimentalisti, a cominciare da Benedetto Croce.
3- Garibaldi, al netto delle lentezze e delle indecisioni di chi avrebbe dovuto difendere il regno, ebbe vittoria facile grazie all’aiuto della Gran Bretagna, come ebbe più volte ad affermare definendosi “il beniamino di codesti signori degli oceani”. E, com’è noto, si appoggiò alla mafia in Sicilia e alla camorra a Napoli realizzare il suo piano. Nonché agli agrari (vedi il pleonastico consiglio che gli diede al riguardo il prodittatore di Basilicata, Giacinto Albini). I “picciotti”, in Sicilia, fecero pesare molto il loro aiuto, al punto da diventare un grosso problema per il Dittatore nizzardo! Vedi le cronache del garibaldino Giuseppe Cesare Abba… A Napoli, addirittura, premiò le camorriste con un assegno vitalizio. Ovviamente in questa risposta non posso dilungarmi oltre. Va aggiunto che dal nord le partenze di “garibaldini”, o comunque di combattenti armati con armi modernissime di cui i napoletani non disponevano, come i revolvers americani, avvennero quasi ogni giorno, come da documentazione che può trovare nel volume “1860: la verità”, di Antonio Formicola e Claudio Romano, per un totale, certamente inferiore al vero per la mancata copertura documentale di parecchie settimane, di almeno 43.500 unità, più dell’intero esercito delle Due Sicilie. Con l’aggiunta dei picciotti, comandati da latifondisti e signorotti protomafiosi. I tradimenti fecero il resto.
4- Gli autori che lei cita sono solo alcuni delle miriadi che si sono occupati delle tragiche vicende degli anni dal 1860 in poi. Il punto di vista degli acritici esaltatori del risorgimento è stato in gran parte superato e, dove occorreva, confutato da un’infinità di storici e studiosi seri, la cui documentazione non è certo liquidabile con le battutine scurrili che tradiscono l’afasia argomentativa. (Franco Molfese, Roberto Martucci, Tommaso Pedio, Francesco Maria Agnoli, Nicola Zitara, Luciano Salera, ecc. ecc.).
5- Innumerevoli, poi, sono le “confessioni” provenienti dagli stessi occupanti: citerò solo la testimonianza del piemontese conte Alessandro Bianco di Saint-Jorioz, che ha contribuito alla repressione della rivolta antisabauda: «il 1860 trovò questo popolo del 1859 vestito, calzato, industre, con riserve economiche. Il contadino possedeva una moneta. Egli comprava e vendeva animali; corrispondeva esattamente gli affitti; con poco alimentava la famiglia, tutti, in propria condizione, vivevano contenti del proprio stato materiale. Adesso è l’opposto». Per concludere, ricordo come lo stesso Garibaldi, nella lettera ad Adelaide Cairoli, del 7 luglio 1868, così scrivesse: (le popolazioni del Sud) «maledicono oggi coloro che li (sic) sottrassero dal giogo di un dispotismo che almeno non li condannava all'inedia, per rigettarli sotto un dispotismo più schifoso assai, più degradante, e che li spinge a morir di fame».
Perciò dobbiamo solo applaudire un grande artista come Bennato, non tacciabile certo di simpatie borboniche, il quale, per aver studiato la nostra storia e conosciuto le tragedie della nostra gente, continua a esprimere in musica e poesia l’epopea di un popolo sconfitto, ma non domo.
@@sergejisd Purtroppo le fonti da lei citate sono solo libri di parte, scritti per essere letti e non per certificare in modo sereno e distaccato. Le fonti importanti per scrivere la storia sono gli archivi che la invito a visitare. E’ questa la differenza tra mitologia e verità storica. Quando questi due elementi si scontrano, si reagisce come ha fatto lei elevando a verità una mitologia risorgimentale che, da oltre un secolo e mezzo, nasconde al popolo un passato interessante e tutto da scoprire. Mongiana ne è l’esempio.
Brividiiiiii grazie Eugenio