Un'altra chiacchierata con GUIDO GUIDI (1/2)
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- Опубліковано 6 лют 2025
- Roberto Maggiori intervista Guido Guidi nel suo studio, con Piero Delucca, Marcello Galvani e Francesco Raffaelli.
L'incontro si è svolto il 18 luglio 2024.
La fotografia "di copertina" del video è di Piero Delucca.
Sempre bello ritrovarsi. Mi è sembrato persino di essere lì con voi. Un abbraccio grande, soprattutto a Guido.
Complimenti per la condivisione di queste perle. Per il discorso delle stampe di Ghirri che hanno quell'effetto quasi pittorico/pastello, avete per caso idea di come facesse ad ottenerlo? Era il tipo di carta che utilizzava o cos'altro?
Grazie per i complimenti Michele. Ghirri stampava le fotografie da Arrigo Ghi a cui aveva dato indicazioni per ottenere quel tipo di cromia "slavata". Certo esistono carte più "morbide" che aiutano a ottenere quest'effetto più genericamente ottenibile con una leggera sovraesposizione in fase di ripresa, anche se c'è da aggiungere che in quegli anni la disponibilità di carte non era quella di oggi. Inoltre, se non ricordo male, Ghirri spruzzava a volte delle sostanze sulle stampe per opacizzarle, cosa che poi negli anni potrebbe aver influito sulla qualità e archiviabilità di alcune stampe vintage. Ma ora giro la domanda a Piero Delucca che conosceva e frequentava sia Ghirri che Ghi in quegli anni. Appena mi risponde ti aggiorno.
Ecco la risposta di Piero Delucca:
In sintesi Luigi Ghirri, dopo aver usato in un primissimo periodo la Canon 24x36, negli anni ‘80 ha lavorato soprattutto con il medio formato (quasi sempre Pentax 6x7 e 6x4.5) e con pellicole Kodak Vps (diurni) e Vpl (notturni). Vps era una pellicola professionale spesso non conservata alla temperatura consigliata dalla Kodak (per scelta dei distributori), povera di colore di suo e in particolare se mal conservata.
Le stampe di Ghi avvenivano con macchina Colormix della Polielettronica che impediva quasi del tutto interventi particolari. Quindi tutto molto standard.
All'epoca non esisteva ovviamente la possibilità di intervenire come oggi con computer e programmi di editing d'immagine... L'unica possibilità per ottenere quei colori chiari pastello era sovraesporre e chiedere poi allo stampatore di stampare chiaro a un livello che Ghirri stesso concordava con Ghi.
Ghi stampava con carta 3M prodotta da Ferrania. Negli ultimi tempi con 3M fuori produzione usava quel che c'era sul mercato. Inoltre era solito far "mattare" le stampe con spray mattante spruzzato con sistema professionale con compressore. Tutto ciò contribuiva a ottenere toni pastello.
Per quanto riguarda infine la degenerazione cromatica di alcune stampe vintage penso che il fenomeno sia più imputabile ai liquidi di sviluppo, sbianca ecc., che so che Ghi faceva fatica a controllare, ad esempio per la formazione di funghi nei bagni. Al museo di Rimini abbiamo anche stampe dell'epoca con mattante ben conservate, i casi di fotografie deteriorate dal tempo sono quindi a mio avviso dipendenti dalla procedura di sviluppo e arresto.
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