Luigi Pavone mi tocca anche farti i complimenti, in questo video ho finalmente visto l'impegno di alcuni analitici a comprendere la logica del destino, "impegno" che, se porta a diverse opinioni, resta coerente durante tutto il video. Complimenti Dunque, e solo da "espertissimo", vi chiedo di analizzare il capitolo V di "Destino della Necessità" per rispondere alle domande che sono sorte intorno "l'incominciante apparire". Tenendo presente che le proposizioni che seguono il tratto essenziale del capitolo, e cioè del significato "incomincia", vanno ulteriormente sviluppatr, per una loro coerenza esaustiva, al capitolo VI di Destino della Necessità. La logica sottesa alle proposizioni in gioco è comunque questa: "l'apparire ha come contenuto se stesso", logica che nella logica inautentica della metafisica viene disconosciuta perché separa l'apparire dal suo contenuto.
Proficuo l'intervento di Federico Perelda all'interno del dibattito, sia nel sottolineare la non esoticità delle tematiche in Severino, che si dibattono da sempre e altrettanto nel dibattito metafisico contemporaneo, sia, sulla base di questa osservazione, nel distinguere fra eternismo statico e dinamico, dove in quest'ultimo si dovrebbe collocare il pensiero di Severino.
si potrebbe aggiungere l'io trascendentale.ma non siamo due tipi diversi di io,io empirico e io trascendentale.c'è un solo io,in tutti i sensi.un io e molteplici corpi
che Severino parta da una fede e' la cosa piu' assurda che abbia sentito su di lui. fermo restando che a me qualcosa non torna nella teoresi severiniana. ma e' talmente complessa e controintuitiva che mi ci vorranno anni per studiarla fondo. ho fatto filosofia in Cattolica col vecchio ordinamento e ho solo una sostanziosa infarinatura che non basta. cosi' come non mi bastano dibattiti come questo dove a parte Emiliano Boccardi, che e' come se non ci fosse pur essendo un filosofo rigoroso di altissimo profilo, saltate di palo in frasca. cmq grazie per il video.
Ma certo che Severino poiché egli stesso è fede-errore, e ciò proprio in virtù dei suoi presupposti teoretici, secondo i quali, appunto, OGNI individuo è fede o errore IMPOSSIBILITATO, perciò, a conoscere la verità (del destino). Questa tesi severiniana si nega con le proprie mani, perché neppure l'individuo-errore-Severino può uscire (diventare-altro) dal proprio essere errore per rilevare la struttura della verità, a lui (come a chiunque altro di noi) preclusa proprio in quanto errore. Dunque, la pretesa che la struttura originaria sia la verità si scontra con l'IMPOSSIBILITA' di testimoniarla da parte dell'errore-individuo, chiunque egli sia. Qui per maggiori approfondimenti: controinuovimostriii.blogspot.com/
L ultima obiezione mi sembra fuori bersaglio: severino presuppone di parlare di io trascendentale e questo obiettore parla palesemente di io empirico. Poi si può discutere se e quanto il linguaggio sia adatto a formulare l io trascendentale o se vi è in generale un io trascendentale. L apparire severiniano si colloca a quel livello: quello che chiama dell f-immediatezza.
Salve eternikkkk, per la risposta alla sua domanda basta vedere Destino d.necessita ( Adelphi), ove indicato a inizio di questi commenti, da Alessandro Vaglia.
Piuttosto il contrario! se è originariamente ed eternamente un incominciante-apparire, negherebbe sé stesso se non incominciasse ad apparire ma fosse da sempre apparente. Ad essere eterno non è il singolo essente; ad essere eterno è l'Intero: non sono eterni solo gli essenti, lo sono anche le loro relazioni (le quali, sono anch'esse essenti). Poiché l'incominciare può apparire come tale, solo se appare la relazione che esso ha con ciò che non incomincia, l'eternità dell'incominciare sta proprio nell'eternità di quella relazione.
Severino abolisce quasi freudianamente le parole tempo, amore, storia, persona, soggetto soggetto, immagine realismo, esistenza. La struttura originaria dovrebbe rispondere ad ogni concetto rimanendo l'assiona l'essee è e il non essere non è. Ma non è mai avvenuto. Sull'amore scivola con una facilità allucinanzante co una sentenza di Nietzsche. Ha combttuto il capitalismo e il cristianesimo ma non ha mai penetrato questi concetti. poi non capisco perchè nell'ambiente in cui è vissuto e gli interlocutori credenti che ancora credevano in lui non abbia mai preso in considerazione la persona di Gesù. Anche Gesù ha una linea di pensiero da valutare. E' come heidegger: la tradizione ebraica non è adatta alla rifleasione sull'esitenza e sull'essere
Luigi Pavone mi tocca anche farti i complimenti, in questo video ho finalmente visto l'impegno di alcuni analitici a comprendere la logica del destino, "impegno" che, se porta a diverse opinioni, resta coerente durante tutto il video. Complimenti
Dunque, e solo da "espertissimo", vi chiedo di analizzare il capitolo V di "Destino della Necessità" per rispondere alle domande che sono sorte intorno "l'incominciante apparire". Tenendo presente che le proposizioni che seguono il tratto essenziale del capitolo, e cioè del significato "incomincia", vanno ulteriormente sviluppatr, per una loro coerenza esaustiva, al capitolo VI di Destino della Necessità. La logica sottesa alle proposizioni in gioco è comunque questa: "l'apparire ha come contenuto se stesso", logica che nella logica inautentica della metafisica viene disconosciuta perché separa l'apparire dal suo contenuto.
Proficuo l'intervento di Federico Perelda all'interno del dibattito, sia nel sottolineare la non esoticità delle tematiche in Severino, che si dibattono da sempre e altrettanto nel dibattito metafisico contemporaneo, sia, sulla base di questa osservazione, nel distinguere fra eternismo statico e dinamico, dove in quest'ultimo si dovrebbe collocare il pensiero di Severino.
si potrebbe aggiungere l'io trascendentale.ma non siamo due tipi diversi di io,io empirico e io trascendentale.c'è un solo io,in tutti i sensi.un io e molteplici corpi
Quante scemenze si possono dire quando si parla di quel che non si conosce.
@narcissuspoeticus9397 Sto per seguire questo video, potrebbe specificare a cosa si riferisce il suo commento? Grazie.
dipende molto da quanta merda severino abbia sparso in giro
una sola coscienza e tanti corpi quanti ce ne sono nella totalita del tempo
che Severino parta da una fede e' la cosa piu' assurda che abbia sentito su di lui. fermo restando che a me qualcosa non torna nella teoresi severiniana. ma e' talmente complessa e controintuitiva che mi ci vorranno anni per studiarla fondo. ho fatto filosofia in Cattolica col vecchio ordinamento e ho solo una sostanziosa infarinatura che non basta. cosi' come non mi bastano dibattiti come questo dove a parte Emiliano Boccardi, che e' come se non ci fosse pur essendo un filosofo rigoroso di altissimo profilo, saltate di palo in frasca. cmq grazie per il video.
Ma certo che Severino poiché egli stesso è fede-errore, e ciò proprio in virtù dei suoi presupposti teoretici, secondo i quali, appunto, OGNI individuo è fede o errore IMPOSSIBILITATO, perciò, a conoscere la verità (del destino). Questa tesi severiniana si nega con le proprie mani, perché neppure l'individuo-errore-Severino può uscire (diventare-altro) dal proprio essere errore per rilevare la struttura della verità, a lui (come a chiunque altro di noi) preclusa proprio in quanto errore. Dunque, la pretesa che la struttura originaria sia la verità si scontra con l'IMPOSSIBILITA' di testimoniarla da parte dell'errore-individuo, chiunque egli sia. Qui per maggiori approfondimenti: controinuovimostriii.blogspot.com/
L ultima obiezione mi sembra fuori bersaglio: severino presuppone di parlare di io trascendentale e questo obiettore parla palesemente di io empirico. Poi si può discutere se e quanto il linguaggio sia adatto a formulare l io trascendentale o se vi è in generale un io trascendentale. L apparire severiniano si colloca a quel livello: quello che chiama dell f-immediatezza.
Ma l' obiettore mi sembra ribadisca che l' apparire non può che essere empirico e che l' apparire trascendentale è solo nella testa di Severino.
quel "necessario" mi fa paura. Preferisco la modalità
se è tutto eterno che senso ha dire che una cosa incomincia ad apprire.in realta è tutto eterno e niente incomincia ad apparire veramente
L'incominciante-apparire non è un processo ma un essente.
@@narcissuspoeticus9397 lo stronzo uscente è un essente in movimento, per questo severino cacava
una coscienza qua una la una su una giu..........interpretazione illusoria
Salve eternikkkk, per la risposta alla sua domanda basta vedere Destino d.necessita ( Adelphi), ove indicato a inizio di questi commenti, da Alessandro Vaglia.
se l'incominciante apparire è eterno,nega se stesso,non è un incominciante apparire.incominciante apparire ha senso se prima non appariva
Piuttosto il contrario! se è originariamente ed eternamente un incominciante-apparire, negherebbe sé stesso se non incominciasse ad apparire ma fosse da sempre apparente. Ad essere eterno non è il singolo essente; ad essere eterno è l'Intero: non sono eterni solo gli essenti, lo sono anche le loro relazioni (le quali, sono anch'esse essenti). Poiché l'incominciare può apparire come tale, solo se appare la relazione che esso ha con ciò che non incomincia, l'eternità dell'incominciare sta proprio nell'eternità di quella relazione.
Severino abolisce quasi freudianamente le parole tempo, amore, storia, persona, soggetto soggetto, immagine realismo, esistenza. La struttura originaria dovrebbe rispondere ad ogni concetto rimanendo l'assiona l'essee è e il non essere non è. Ma non è mai avvenuto. Sull'amore scivola con una facilità allucinanzante co una sentenza di Nietzsche. Ha combttuto il capitalismo e il cristianesimo ma non ha mai penetrato questi concetti. poi non capisco perchè nell'ambiente in cui è vissuto e gli interlocutori credenti che ancora credevano in lui non abbia mai preso in considerazione la persona di Gesù. Anche Gesù ha una linea di pensiero da valutare. E' come heidegger: la tradizione ebraica non è adatta alla rifleasione sull'esitenza e sull'essere