Trattativa, Vara: ''Borsellino ucciso perché non si è messo da parte'' [1'parte]

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  • Опубліковано 10 вер 2024
  • 6 luglio 2017 - Trattativa, Vara: ''Borsellino ucciso perché non si è messo da parte''
    Palermo. Le stragi del ‘92? “Dopo quella di Capaci Giovanni Napoli (fedelissimo di Bernardo Provenzano) mi disse che Peppino Comparetto (uomo d’onore di Prizzi, nel palermitano) aveva avvicinato il presidente del tribunale di Palermo Piraino Leto, suocero di Paolo Borsellino, e gli aveva detto che Borsellino si doveva mettere da parte, Piraino Leto lo aveva però mandato a quel paese”. E’ l’ex boss di Vallelunga (Cl) Ciro Vara, fedelissimo del capomandamento del nisseno Piddu Madonia, a deporre al processo trattativa. Il collaboratore di giustizia è tranciante: tra le due stragi si era cercato di avvisare Borsellino di “mettersi da parte”. Ma da cosa? Da una trattativa che era in corso tra Stato e mafia. E se anche quel termine a suo dire non sarebbe mai uscito dalla bocca di alcun mafioso, per il collaboratore nisseno è del tutto evidente che sia quella la motivazione dell’accelerazione della strage del 19 luglio 1992. Vara si ricorda bene quella conversazione con Giovanni Napoli avvenuta nel carcere di Trapani pochi anni dopo il biennio stragista. Il pentito rammenta che quel tentativo di approccio tra Comparetto e Piraino Leto era avvenuto “nel momento in cui in parlamento c’erano le polemiche sul 41bis”; mentre sembrava che il decreto Scotti-Martelli si sarebbe arenato c’era chi continuava a limare quel “patto” tra Stato e mafia. Vara sottolinea quindi che la strage di via D’Amelio - così a ridosso di quella di Capaci - avrebbe inevitabilmente comportato “un danno per Cosa Nostra”. Eppure era stata fatta. A sentirlo parlare in videoconferenza tornano in mente le dichiarazioni dell’ex boss di Porta Nuova, Salvatore Cancemi (il pentito è deceduto nel 2011). Era stato proprio Cancemi a raccontare agli inquirenti quella riunione della Cupola, a cui lui stesso aveva partecipato dopo l’eccidio di Capaci, nella quale Totò Riina aveva chiesto di fare subito la strage di via d’Amelio; di fronte ai timori di una reazione forte da parte dello Stato della maggior parte dei boss riuniti, Riina aveva rassicurato i presenti dicendo: "State tranquilli, mi hanno garantito che è un bene per tutta Cosa Nostra”. Ma quali erano quelle entità esterne alla mafia che avevano il potere di fornire certe garanzie al capo di Cosa Nostra? A tutt'oggi sono state fatte diverse ipotesi investigative sulle quali si continua a scavare. Certo è che nel 2010 Ciro Vara aveva sentito l’urgenza di chiarire questo episodio con il pm Nino Di Matteo “per la verità storica dei fatti”.[www.antimafiad...]
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