E’ accertato che la Chiesa di San Marcello sulla Via Lata esisteva già nell’anno 418, quando, il 28 dicembre, vi fu eletto il Papa Bonifacio I. La chiesa fu ricostruita nei secoli almeno tre volte, l’ultima nel 1519, quando un incendio la distrusse: in quella occasione, si salvò dalle fiamme solo un Crocifisso ligneo del XIV secolo che da allora sarà venerato come miracoloso dai romani e da molti Papi, fino ai giorni nostri, quando Papa Francesco si è recato a piedi da Piazza Venezia alla chiesa di San Marcello per pregare durante la pandemia di Covid19. Dopo l’incendio, furono incaricati della ricostruzione negli anni vari architetti: Jacopo Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane, Giovanni Mangone, Nanni di Baccio Bigio, Annibale Lippi e Carlo Fontana. Nel video: 0:13 Vista dalla Via del Corso, la Piazza di San Marcello con la facciata della Chiesa di San Marcello al Corso, completata da Carlo Fontana nel 1686; 0:29 Di Antonio Raggi, “San Filippo Benizi rinuncia alla tiara” (1684), altorilievo in travertino sul portale d’ingresso; 0:45 L’interno è a navata unica, con cinque cappelle laterali per lato; 1:01 Nella calotta absidale e nel sottarco, affreschi di Giovanni Battista Ricci con storie della vita di Maria Vergine (1615-20); 1:17 Di Silverio Capparoni, Gloria di San Marcello, 1862, pala dell’altare maggiore; 1:33 Il pulpito, in legno intagliato, dipinto e dorato, fu realizzato nel 1673 da Carlo Torriani su disegno dell'architetto Giovanni Maria de Rossi: l'opera è sorretta da un’Angelo seduto su un globo stellato, eseguito dallo scultore Pietro Paolo Naldin; 1:49 La navata è coperta da un soffitto a cassettoni realizzato nel 1592-94 su disegno di Carlo Lambardi; i dipinti di Silverio Capparoni e Giovanni Battista Polenzani sono successivi al restauro del 1861; 2:05 Di Taddeo Zuccari, Conversione di San Paolo, 1564-65, pala d’altare della Cappella Frangipane; 2:21 Gesù Cristo crocifisso, in legno intagliato policromo e dorato, di ambito romano, circa 1370; se non lo trovate nella quarta cappella a destra, potrebbe essere temporaneamente esposto nella Basilica di San Pietro, come succede da secoli durante l’anno del Giubileo o quando il Papa vuole favorire una preghiera di ringraziamento da parte dei pellegrini. 2:37 il 45 giri italiano da cui ho registrato l’audio di questo video. Si noti che l’etichetta cita la lunghezza del brano pari a 44’ come tutte le etichette delle varie case discografiche (compresa la traccia dell’album “Don't Play That Song!” del 1962, che a me sembra essere una copia della registrazione originale); più che un errore tipografico, ritengo possibile che l’introduzione priva del canto sia avvenuta dopo aver mandato in stampa le prime etichette: la produzione (se ne è accorta) ha ritenuto non conveniente la ristampa delle etichette, che nel mondo sono state tutte stampate con durata 44 minuti. Gli autori di “Stand By Me” hanno sempre ammesso di aver “preso spunto” da un gospel del 1905, scritto dal pastore metodista Charles Albert Tindley, deceduto nel 1933. Non essendo stata trovata alcuna registrazione dei diritti d’autore, il brano fu inteso come “tradizionale” e quindi “di pubblico dominio”. Stand by me (ha il doppio senso “Stammi vicino”, ma anche “Resta dalla mia parte”), risulta quindi scritto per il 50% da Ben E. King e per il 25% dai due produttori; è stato stimato che, in 50 anni, ai tre autori sono stati versati diritti d’autore pari a 22,8 milioni di dollari (mica poco per un “pubblico dominio”); la versione originale entrò nelle classifiche USA (#1), Canada (#16), UK (#27), Italia (#17); la stessa è stata ristampata nel 1986 come colonna sonora del film “Stand by me” (in italiano “Ricordo di una estate”), tornando nelle classifiche di UK, Irlanda e Canada (#1), Germania ovest (#2), Svizzera (#3), Olanda e Austria (#7), Svezia (#8), Norvegia (#9), Francia (#20), Nuova Zelanda (#45), Italia (#60), Australia (#82). Di “Stand By Me” in lingua originale esistono numerose versioni successive, ma mi limito a quelle che ebbero maggior successo internazionale; Ray Garnett (1961), Otis Redding (1964), John Lennon (1975), Mickey Gilley (1980), Maurice White (1985), 4 The Cause (1998), Prince Royce (2009), Florence and the Machine (2016). Di “Stand By Me” esistono cover in tutte le lingue, e più di qualche autore ha provato ad affermare di aver “preso spunto” dal gospel “tradizionale”; è così che la versione italiana “Pregherò” cantata da Adriano Celentano uscì nel 1962 con autori tre membri del Clan: Mariano Detto, Ricky Gianco (Riccardo Sanna) e Don Backy (Aldo Caponi); la canzone si piazzò al primo posto delle classifiche italiane e “qualcuno” intervenì alla SIAE, che tuttora cita come autori originali Benjamin Earl Nelson, Mike Stoller, Jerry Leiber e coautori del testo italiano Aldo Caponi e Franca Evangelisti.
E’ accertato che la Chiesa di San Marcello sulla Via Lata esisteva già nell’anno 418, quando, il 28 dicembre, vi fu eletto il Papa Bonifacio I. La chiesa fu ricostruita nei secoli almeno tre volte, l’ultima nel 1519, quando un incendio la distrusse: in quella occasione, si salvò dalle fiamme solo un Crocifisso ligneo del XIV secolo che da allora sarà venerato come miracoloso dai romani e da molti Papi, fino ai giorni nostri, quando Papa Francesco si è recato a piedi da Piazza Venezia alla chiesa di San Marcello per pregare durante la pandemia di Covid19. Dopo l’incendio, furono incaricati della ricostruzione negli anni vari architetti: Jacopo Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane, Giovanni Mangone, Nanni di Baccio Bigio,
Annibale Lippi e Carlo Fontana.
Nel video:
0:13 Vista dalla Via del Corso, la Piazza di San Marcello con la facciata della Chiesa di San Marcello al Corso, completata da Carlo Fontana nel 1686;
0:29 Di Antonio Raggi, “San Filippo Benizi rinuncia alla tiara” (1684), altorilievo in travertino sul portale d’ingresso;
0:45 L’interno è a navata unica, con cinque cappelle laterali per lato;
1:01 Nella calotta absidale e nel sottarco, affreschi di Giovanni Battista Ricci con storie della vita di Maria Vergine (1615-20);
1:17 Di Silverio Capparoni, Gloria di San Marcello, 1862, pala dell’altare maggiore;
1:33 Il pulpito, in legno intagliato, dipinto e dorato, fu realizzato nel 1673 da Carlo Torriani su disegno dell'architetto Giovanni Maria de Rossi: l'opera è sorretta da un’Angelo seduto su un globo stellato, eseguito dallo scultore Pietro Paolo Naldin;
1:49 La navata è coperta da un soffitto a cassettoni realizzato nel 1592-94 su disegno di Carlo Lambardi; i dipinti di Silverio Capparoni e Giovanni Battista Polenzani sono successivi al restauro del 1861;
2:05 Di Taddeo Zuccari, Conversione di San Paolo, 1564-65, pala d’altare della Cappella Frangipane;
2:21 Gesù Cristo crocifisso, in legno intagliato policromo e dorato, di ambito romano, circa 1370; se non lo trovate nella quarta cappella a destra, potrebbe essere temporaneamente esposto nella Basilica di San Pietro, come succede da secoli durante l’anno del Giubileo o quando il Papa vuole favorire una preghiera di ringraziamento da parte dei pellegrini.
2:37 il 45 giri italiano da cui ho registrato l’audio di questo video. Si noti che l’etichetta cita la lunghezza del brano pari a 44’ come tutte le etichette delle varie case discografiche (compresa la traccia dell’album “Don't Play That Song!” del 1962, che a me sembra essere una copia della registrazione originale); più che un errore tipografico, ritengo possibile che l’introduzione priva del canto sia avvenuta dopo aver mandato in stampa le prime etichette: la produzione (se ne è accorta) ha ritenuto non conveniente la ristampa delle etichette, che nel mondo sono state tutte stampate con durata 44 minuti.
Gli autori di “Stand By Me” hanno sempre ammesso di aver “preso spunto” da un gospel del 1905, scritto dal pastore metodista Charles Albert Tindley, deceduto nel 1933. Non essendo stata trovata alcuna registrazione dei diritti d’autore, il brano fu inteso come “tradizionale” e quindi “di pubblico dominio”. Stand by me (ha il doppio senso “Stammi vicino”, ma anche “Resta dalla mia parte”), risulta quindi scritto per il 50% da Ben E. King e per il 25% dai due produttori; è stato stimato che, in 50 anni, ai tre autori sono stati versati diritti d’autore pari a 22,8 milioni di dollari (mica poco per un “pubblico dominio”); la versione originale entrò nelle classifiche USA (#1), Canada (#16), UK (#27), Italia (#17); la stessa è stata ristampata nel 1986 come colonna sonora del film “Stand by me” (in italiano “Ricordo di una estate”), tornando nelle classifiche di UK, Irlanda e Canada (#1), Germania ovest (#2), Svizzera (#3), Olanda e Austria (#7), Svezia (#8), Norvegia (#9), Francia (#20), Nuova Zelanda (#45), Italia (#60), Australia (#82).
Di “Stand By Me” in lingua originale esistono numerose versioni successive, ma mi limito a quelle che ebbero maggior successo internazionale; Ray Garnett (1961), Otis Redding (1964), John Lennon (1975), Mickey Gilley (1980), Maurice White (1985), 4 The Cause (1998), Prince Royce (2009), Florence and the Machine (2016).
Di “Stand By Me” esistono cover in tutte le lingue, e più di qualche autore ha provato ad affermare di aver “preso spunto” dal gospel “tradizionale”; è così che la versione italiana “Pregherò” cantata da Adriano Celentano uscì nel 1962 con autori tre membri del Clan: Mariano Detto, Ricky Gianco (Riccardo Sanna) e Don Backy (Aldo Caponi); la canzone si piazzò al primo posto delle classifiche italiane e “qualcuno” intervenì alla SIAE, che tuttora cita come autori originali Benjamin Earl Nelson, Mike Stoller, Jerry Leiber e coautori del testo italiano Aldo Caponi e Franca Evangelisti.
Che nostalgia piacevole