ISAURA da "Le città invisibili" di Italo Calvino

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  • Опубліковано 19 вер 2024
  • Note di Simone Redaelli
    redaellisimone...
    Con Isaura si apre, anche per Calvino, il desiderio di comprendere dove la verità davvero si collochi.
    In altre parole: quali sono le verità profonde, quelle prime e più generali sulle quali tutto il resto poggia e cresce, e quali invece le apparenze, i falsi idoli, le cose meschine?
    Senza nemmeno farlo apposta (o forse sì), cade molto bene la sempiterna esclamazione di Democrito, già intelligentemente menzionata da Schopenhauer: Veritas est in puteo.
    Ora, puteus vuol bene dire profondo in senso figurato, ma in senso materiale significa proprio pozzo.
    Raggiungere una verità che si collochi sul fondo del pozzo, significa gettarsi letteralmente nell’ignoto, laddove solo il passo precedente illumina quello successivo. È cioè necessario perdere la visione d’insieme, quella che normalmente consente di abbracciare i confini delle cose con una certa disinvoltura.
    L’uomo deve insomma cadere dentro la verità, venirne abbracciato: più o meno quello che accade ad un secchio quando rovina bruscamente sul fondo di un pozzo.
    E con questa definizione, abbiamo purtroppo già toccato il limite di Isaura: essa desidera tutto ciò che può ottenere dall’ignoto, ma senza mai davvero accostarsi ad esso. Compie cioè quei famosi piccoli passettini, quelli pavidi e sicuri, con la speranza di poter continuare ad alimentare le sue apparenze stellari. Siamo dunque di fronte al classico esempio di chi si stia arrampicando sugli specchi, ma impieghi qualche tempo per rendersene conto.
    La sottigliezza è dunque da intendersi in due maniere.
    In senso concreto, Isaura è una città che già ha superato l’equilibrio di rottura, ma sta ancora vivendo l’attimo che antecede la rovina. Tutto è fin troppo fragile in quei meccanismi aerei, ed è presto destinato ad un collasso terminale. Ma va poi considerato anche un senso figurato, come di una città carente di spessore morale, di coraggio d’impresa. Incapace di compiere quel gesto in più, (che pure avrebbe insito in sé), a causa di una scellerata rinuncia nei riguardi del vero. Ha infatti voluto troppo, le sue aspirazioni si sono dimostrate troppo alte quando paragonate alla scarsa intraprendenza d’animo.
    Pertanto, mentre appassisce l’Isaura di sopra, sempre più in bilico lungo le sue vuote intelaiature, si ingrossa l’Isaura di sotto, coi suoi torrenti inconoscibili e le sue reali potenzialità inespresse.
    TESTO
    “Isaura, città dai mille pozzi, si presume sorga sopra un profondo lago sotterraneo. Dappertutto dove gli abitanti scavando nella terra lunghi buchi verticali sono riusciti a tirar su dell’acqua, fin là e non oltre si è estesa la città: il suo perimetro verdeggiante ripete quello delle rive buie del lago sepolto, un paesaggio invisibile condiziona quello visibile, tutto ciò che si muove al sole è spinto dall’onda che batte chiusa sotto il cielo calcareo della roccia.
    Di conseguenze religioni di due specie si dànno a Isaura.
    Gli dei della città, secondo alcuni, abitano nelle profondità, nel lago nero che nutre le vene sotterranee. Secondo altri gli dei abitano nei secchi che risalgono appesi alla fune quando appaiono fuori della vera dei pozzi, nelle carrucole che girano, negli argani delle norie, nelle leve delle pompe, nelle pale dei mulini a vento che tirano su l’acqua delle trivellazioni, nei castelli di traliccio che reggono l’avvitarsi delle sonde, nei serbatoi pensili sopra i tetti in cima a trampoli, negli archi sottili degli acquedotti, in tutte le colonne d’acqua, i tubi verticali, i saliscendi, i troppopieni, su fino alle girandole che sormontano le aeree impalcature d’Isaura, città che si muove tutta verso l’alto.”
    [Le città sottili 1., I. Calvino]

КОМЕНТАРІ • 1

  • @francescos7361
    @francescos7361 Рік тому +1

    Immenso Calvino , uno dei miei autori preferiti , amo ogni suo saggio e libro oltre Danilo Dolci e la maieutica reciproca .