..a me quelle estati fatte di pelle.di mare,di onde,di musica,di purezza selvaggia,di intimità,di rumore,di confusione,mancano da morire!e sai perchè?perchè non c'è niente da capire!:-)
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“Negroni qualità” la chiama qualcuno all’epoca, perché inizia con/come lo slogan di una notissima pubblicità di salumi, quella che diceva: “Le stelle sono tante / milioni di milioni / La stella di Negroni / vuol dire qualità”. Ovvero: le parole hanno senso anche in base al contesto in cui le metti. E poi: “Non trovavo nulla di strano o provocatorio nel trasferire qualcosa che era nell’orecchio della gente, come uno slogan pubblicitario, in due versi di una canzone che parla di un amore contrastato”. È stata scritta a Ponza, in un pomeriggio baciato dall’ispirazione, insieme a Bene, che le fa da retro sul 45 giri. Parla sì di amore contrastato, ma è anche un modo per rispondere alle accuse di ermetismo che avevano colpito Alice, così come De Gregori continuerà a rispondere anche in futuro, in dribbling: Niente da capire. “Un paradosso per dire a chi mi ascolta di non cercare significati nascosti nelle mie canzoni oltre al testo”. L’ambiguità, l’incomprensibilità, l’illogicità non sono handicap, sono valori aggiunti, sono strumenti diversi per descrivere la realtà, che il cantautore usa in canzone dopo che la stessa cosa è stata già fatta nel cinema, nella pittura, nell’arte in generale. Prendiamo appunto “una storia amorosa come in Niente da capire: io davvero non capivo. Chi capisce davvero quello che succede in una storia d’amore? L’artista forse è talmente lucido da capire che non si può capire niente, e restituisce questa incomprensibilità. Creando scandalo se è una canzone”. C’è quindi una storia d’amore (o forse più di una) qui dentro, ma raccontata a spezzoni, non facilmente ricomponibili. Una storia piena di sbalzi, di paradossi, forse di stralci di dialoghi davvero avvenuti. E di incomprensioni. C’è anche un taglio dovuto alla censura dell’epoca, che ha voluto preservarci dai versi “Giovanna è stata la migliore / Faceva dei giochetti da impazzire”, che saranno convertiti (ma solo su disco) in “Giovanna è stata la migliore / Ma è un ricordo che vale dieci lire”. “La prima versione, quella incriminata” rammenta De Gregori nel 1989 “era venuta molto meglio di quella che è stata messa poi sul disco, ma chissà dov’è finita, probabilmente è stata cancellata o buttata via. Peccato, perché oggi potrebbe essere pubblicata tranquillamente; anche la censura ha fatto passi da gigante, non interverrebbe più in maniera così rozza”. Passa invece incolume “Mia moglie ha molti uomini”, anche se (non si sa mai) il pezzo non va in onda in radio fino a dopo il 13 maggio 1974, quando c’è il referendum sul divorzio. Musicalmente il brano è semplice, un arpeggio di chitarra e via andare. Finché a un certo punto si insinua un coro a mezza bocca, che rafforza l’atmosfera, dà profondità al quadro. Idea di Lilli Greco: “Decise di metterci un coro volutamente disorganizzato dal punto di vista armonico, così chiamò tutti quelli che passavano nelle vicinanze dello studio e che erano intonati almeno un po’ e li mise davanti a un microfono a fare ‘uhm’ e ‘ahm’. Fece ripetere un po’ di volte su varie piste e poi le mise insieme per arrivare a un coro a metà fra l’angelico e il demoniaco, tutto sommato giusto per la canzone”. De Gregori la inserisce in uno dei tre dischi live del 1990 e visto che c’è dà a quell’album anche il nome della canzone. È nuova fiammante, tutta briosa e country. Una versione simile è anche in LA VALIGIA DELL’ATTORE, del 1997. Invece in IN TOUR, il disco del 2002 dalla tournée con Daniele, Mannoia e Ron, la fa senza i compagni e con un arrangiamento impregnato di Like a Rolling Stone di Dylan (arrangiamento che l’anno dopo ritroviamo in MIX). In VIVAVOCE, del 2014, c’è una versione giocosa, con un accompagnamento fischiettato che riprende musicalmente le frasi di clarinetto di Lucio Dalla ai tempi di BANANA REPUBLIC. Le mille vite di una canzone.
Direi proprio di no. Se questa canzone è molto conosciuta oggi (grazie anche ad una famosa pubblicità) è per via di questa versione, impreziosita proprio dal clarinetto di Dalla che va ad arricchire un arrangiamento originario scarno e piatto (con tutto il rispetto per De Gregori) e la rende orecchiabile.
Guardando le immagini si vede l atmosfera diversa che si respirava❤
25/06/1979 stadio Bentegodi di Vr. Esattamente 45 anni fa. Presente.
Davvero!!!?
@@caronteskizoyd6224 Avevo 18 anni , e questo è stato il brano d'apertura del concerto
Sento l'atmosfera quasi i sapori di quel tempo dei quello Italia che non c'è più
...che emozione rivedere le immagini di quel fantastico tour!
che bella atmosfera in questo video!quando arrivava l'estate in Italia ti rendevi conto di essere veramente nel paese più bello del mondo...
Il Live e' sempre un rischio ma non con 2 colossi come Dalla e De Gregori .... buone feste ....
..a me quelle estati fatte di pelle.di mare,di onde,di musica,di purezza selvaggia,di intimità,di rumore,di confusione,mancano da morire!e sai perchè?perchè non c'è niente da capire!:-)
giovanissimi e anche noi
Rimanemmo tutti spiazzati a sentire questi pezzi in versione live per la prima volta, non erano proprio come la versione registrata in studio.
Francesco❤❤❤🔝🔝🔝
Lucio e Francesco ....sempre grandi !
Straordinario Francesco. Stasera ho conosciuto una Tua parente savonese ❤️
a
Fantastici
Quanti anni fa....al concerto dal vivo,erano anni eterni!!!!
grande emozione vederli
La salvo tra i preferiti, io che in quegli anni non c'ero.. :(.
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@Solomon Shepard Instablaster ;)
strepitoso Dalla con il clarinetto
“Negroni qualità” la chiama qualcuno all’epoca, perché inizia con/come lo slogan di una notissima pubblicità di salumi, quella che diceva: “Le stelle sono tante / milioni di milioni / La stella di Negroni / vuol dire qualità”. Ovvero: le parole hanno senso anche in base al contesto in cui le metti. E poi: “Non trovavo nulla di strano o provocatorio nel trasferire qualcosa che era nell’orecchio della gente, come uno slogan pubblicitario, in due versi di una canzone che parla di un amore contrastato”.
È stata scritta a Ponza, in un pomeriggio baciato dall’ispirazione, insieme a Bene, che le fa da retro sul 45 giri. Parla sì di amore contrastato, ma è anche un modo per rispondere alle accuse di ermetismo che avevano colpito Alice, così come De Gregori continuerà a rispondere anche in futuro, in dribbling: Niente da capire. “Un paradosso per dire a chi mi ascolta di non cercare significati nascosti nelle mie canzoni oltre al testo”.
L’ambiguità, l’incomprensibilità, l’illogicità non sono handicap, sono valori aggiunti, sono strumenti diversi per descrivere la realtà, che il cantautore usa in canzone dopo che la stessa cosa è stata già fatta nel cinema, nella pittura, nell’arte in generale. Prendiamo appunto “una storia amorosa come in Niente da capire: io davvero non capivo. Chi capisce davvero quello che succede in una storia d’amore? L’artista forse è talmente lucido da capire che non si può capire niente, e restituisce questa incomprensibilità. Creando scandalo se è una canzone”.
C’è quindi una storia d’amore (o forse più di una) qui dentro, ma raccontata a spezzoni, non facilmente ricomponibili. Una storia piena di sbalzi, di paradossi, forse di stralci di dialoghi davvero avvenuti. E di incomprensioni.
C’è anche un taglio dovuto alla censura dell’epoca, che ha voluto preservarci dai versi “Giovanna è stata la migliore / Faceva dei giochetti da impazzire”, che saranno convertiti (ma solo su disco) in “Giovanna è stata la migliore / Ma è un ricordo che vale dieci lire”. “La prima versione, quella incriminata” rammenta De Gregori nel 1989 “era venuta molto meglio di quella che è stata messa poi sul disco, ma chissà dov’è finita, probabilmente è stata cancellata o buttata via. Peccato, perché oggi potrebbe essere pubblicata tranquillamente; anche la censura ha fatto passi da gigante, non interverrebbe più in maniera così rozza”. Passa invece incolume “Mia moglie ha molti uomini”, anche se (non si sa mai) il pezzo non va in onda in radio fino a dopo il 13 maggio 1974, quando c’è il referendum sul divorzio.
Musicalmente il brano è semplice, un arpeggio di chitarra e via andare. Finché a un certo punto si insinua un coro a mezza bocca, che rafforza l’atmosfera, dà profondità al quadro. Idea di Lilli Greco: “Decise di metterci un coro volutamente disorganizzato dal punto di vista armonico, così chiamò tutti quelli che passavano nelle vicinanze dello studio e che erano intonati almeno un po’ e li mise davanti a un microfono a fare ‘uhm’ e ‘ahm’. Fece ripetere un po’ di volte su varie piste e poi le mise insieme per arrivare a un coro a metà fra l’angelico e il demoniaco, tutto sommato giusto per la canzone”.
De Gregori la inserisce in uno dei tre dischi live del 1990 e visto che c’è dà a quell’album anche il nome della canzone. È nuova fiammante, tutta briosa e country. Una versione simile è anche in LA VALIGIA DELL’ATTORE, del 1997. Invece in IN TOUR, il disco del 2002 dalla tournée con Daniele, Mannoia e Ron, la fa senza i compagni e con un arrangiamento impregnato di Like a Rolling Stone di Dylan (arrangiamento che l’anno dopo ritroviamo in MIX).
In VIVAVOCE, del 2014, c’è una versione giocosa, con un accompagnamento fischiettato che riprende musicalmente le frasi di clarinetto di Lucio Dalla ai tempi di BANANA REPUBLIC. Le mille vite di una canzone.
Che spettacolo questo commento!
bellissima john....anch'io mi ricordo una giovanna.....:)
Sì!
è accelerata! un semitono su
niente male neanche quetsa
mi ricordo l' elicottero
Lucio col clarinetto....da quel tocco.........che non so!
Suvvia diciamocelo, il clarinetto qui c'entra come i cavoli a merenda.
Direi proprio di no. Se questa canzone è molto conosciuta oggi (grazie anche ad una famosa pubblicità) è per via di questa versione, impreziosita proprio dal clarinetto di Dalla che va ad arricchire un arrangiamento originario scarno e piatto (con tutto il rispetto per De Gregori) e la rende orecchiabile.
Non c'è niente da capire..