La Divina Commedia in VERSI - Inferno, canto III (3)

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  • Опубліковано 18 гру 2024

КОМЕНТАРІ • 8

  • @alfredololli6585
    @alfredololli6585 4 роки тому +8

    Favolosa presentazione e lettura

  • @fabricnt
    @fabricnt 8 місяців тому +1

    Complimenti Preciso fino alla virgola.

  • @francescamolendini4893
    @francescamolendini4893 4 роки тому +1

    bravo

  • @vittoriomarano8230
    @vittoriomarano8230 4 роки тому +4

    La lunga scritta sopra la porta infernale fa gelare il sangue... litteris. 💀☠

  • @salvatoreschiano900
    @salvatoreschiano900 Рік тому +1

    5:07 Questa l'ho già sentita, mi pare che la disse Pegasus da i "Cavalieri delle Zodiaco" 🤔
    P.s.: la cosa buffa è che il narratore è il doppiatore di Sirio il Dragone 😆

  • @andreaanastasi4514
    @andreaanastasi4514 2 роки тому +1

    Latin sum et Dante Alighieri ingenio tantum fuit

  • @mariolucentini6919
    @mariolucentini6919 4 роки тому +2

    Non ho parole gli americani ci invidisno dante e noi non lo.conosciamo
    Io che studio nella facolta di beni culturali ne so qualcosa della cammedia pensa a quelli che non sanno nulla che tristezza..penultimi in europa per laureati

  • @stefanolazzaro5771
    @stefanolazzaro5771 9 років тому +9

    Dopo due canti che potremmo considerare di doppia introduzione, all'intera opera e alla cantica, Dante arriva finalmente alla porta dell'Inferno e comincia a prendere visione e consapevolezza rispetto al male del mondo e a quello contenuto in se stesso.
    Le prime anime che incontra sono quelle degli ignavi, cioè dei pusillanimi che in vita non praticarono né il male né il bene (estensione di quei fiorentini che si astennero dalle lotte politiche e sociali del suo tempo???)
    Fra questi spicca "Colui che fece per viltade il gran rifiuto" (Celestino V predecessore dimissionario di Bonifacio VIII???).
    Colpisce l'assoluto disprezzo che traspare dai pochi versi che Dante dedica a questi "sciaurati che mai non fur vivi".
    Lasciati alla loro sorte gli ignavi condannati a vagare eternamente senza senso nelle tenebre dell'anti-inferno, Dante e Virgilio si approcciano alle rive dell'Acheronte dove Caronte (primo esempio di figura presa a prestito dalla mitologia classica) traghetta le anime nell'Inferno vero e proprio.
    Qui, dopo l'iniziale rifiuto di Caronte a traghettare Dante e le rassicurazioni di Virgilio, Dante perde i sensi, come frastornato dalla semplice visione del male.