Maria Valtorta - Quaderni - 21 giugno 1944: Non ti carezzo più con le rose

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  • Опубліковано 7 гру 2021
  • Maria Valtorta - Quaderni - 21 giugno 1944: Non ti carezzo più con le rose, ma ti stampo rose di sangue sul cuore appoggiandovi contro la mia fronte coronata di spine
    Dice Gesù:
    «No. Non ti lamentare e non ti rammaricare come per un cambiamento di amore a tuo riguardo. Questo non è diminuzione; è aumento. Parlo a te e a tutti gli spiriti che si sono votati tutti a Me e che si trovano nel tuo stesso caso. Sono coloro sui quali il mio occhio si riposa e si consola di tutte le infamie che vedo compiere sulla Terra.
    Quando uno ha compiuto un lavoro duro, affliggente, ripugnante anche, non trova grande gioia a respirare nell’aria pura ed a guardare un bel prato verde e fiorito? I polmoni si dilatano, l’occhio si riposa, la mente si ricrea. Pare di rinascere.
    Lo stesso accade al vostro Gesù. Tanto addolorato, tanto disgustato! E da tanti! Pensate: sono la Bontà e l’Amore e ricevo offese, odio continuo, e devo usare il rigore per punire i colpevoli. Questo mi stanca più del portare la croce. Non che allora ignorassi che morivo inutilmente per molti. Non lo ignoravo, ma Io parlo della fatica materiale e del momento. Questa è fatica continua e dello spirito mio. I colpevoli affaticano lo spirito di Dio. Pensate a questo e comprenderete quanto è grave la colpa se è atta a stancare uno spirito perfetto come il divino. Ebbene voi, miei prediletti, mi riposate.
    E senti questa parabola per voi.
    Un uomo ama una donna. L’ha vista bella, gli hanno detto che è buona, pura e modesta, ed egli ha sentito un affetto sorgergli in cuore, e con l’affetto la speranza di potere possedere come moglie quella donna e farne la perla della sua casa.
    Si fa presentare ai parenti e chiede loro la giovane. Gliela concedono. E lui con mille attenzioni cerca di conquistarne l’affetto, perché il suo è già amore gigante e vuole portare allo stesso la sua amata. Ogni volta che va a lei le porta qualcosa che sa di suo gusto, quando le è lontano pensa cosa le può portare, se è lontano dal paese le scrive per dirle quello che a voce non può dirle, e appena torna nel luogo corre da lei. Non le racconta i crucci propri. Quelli li lascia fuori della porta perché non la vuole addolorare, e per lui è già sollievo vedere il viso sorridente dell’amata.
    Così passa il tempo che voi chiamate “fidanzamento” e noi ebrei “sposalizio”, ma che non essendo coniugio consumato era, in fondo, un fidanzamento ufficiale rigorosissimo, tanto che la donna prendeva il nome di “vedova” se lo sposo le moriva avanti il matrimonio consumato, lasciandola vergine.
    Ma poi viene il momento in cui la donna lascia la casa paterna ed entra in casa dello sposo per essere “una sola carne con lui” secondo il comando antico, e per sempre, secondo il mio nuovo comando che dice: “Ciò che Dio ha congiunto non può essere separato dall’uomo per nessun motivo”. Poiché separare vuol dire spingere all’adulterio, e il peccato di adulterio lo commette non solo chi pecca nella materia ma chi produce le cause del peccato, mettendo una creatura nelle condizioni di peccare.
    E questo vada detto non solo ai mariti che abbandonano le mogli ed alle mogli che si separano dai mariti, ma anche ai parenti dell’una e dell’altra parte che per un loro particolare malanimo od egoismo mettono zizzania fra due coniugi, o a quei bugiardi amici di casa che con menzogne, o anche semplicemente con l’aizzare un malumore, che non aizzato cadrebbe, creano fra due sposi dei fantasmi atti a rendere insopportabile la convivenza.
    In verità vi dico che, se gli sposi sapessero vivere isolati nel cerchio del loro affetto e dell’amore per la prole, il 90% delle separazioni coniugali cesserebbe d’essere, perché gli stessi motivi di incompatibilità che vengono addotti per ottenere una separazione fra coniugi vi sono in ogni convivenza: fra figli e genitori, fra parenti, tra fratelli, anche tra amici che si siano riuniti, né li rendete così imponenti da giungere ad una scissura. E questo, che è il legame insolubile in ogni modo, lo spezzate con la massima facilità.
    Mai dovreste essere infedeli, mai. Ma questo solo potrebbe, non dal mio punto di vista, ma dal vostro, essere l’unico movente di una separazione. Dal punto di vista naturale. Perché il soprannaturale dice: “Se uno dei due ha già mancato, doppio dovere del secondo d’esser fedele per non privare la prole dell’affetto e del rispetto. Affetto dei genitori alla prole, rispetto della stessa ai genitori. E colui o colei che, non sapendo perdonare, allontana il colpevole e rimane solo, difficilmente poi sa rimanere solo, e passa a sua volta ad illeciti amori le cui conseguenze si riversano sull’immediato presente dei figli e sulla loro moralità futura”. Perciò Io dico: “Non è lecito all’uomo, per nessun motivo, non è lecito al cristiano separare ciò che un Sacramento ha congiunto nel Nome di Cristo”.
    Ma Io non voglio parlarti di ciò. Voglio parlare a te, anima mia che sei congiunta non a uomo ma a Dio con offerta di carità che Egli ha accolta...

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