Questo video è oro colato! Concordo che tutto quello puntualizzato da te ha decisamente stancato e da futura scrittrice high fantasy farò il possibile per evitare o reinventare. Continua così Giorgia! Non vedo l’ora dell’intervista con Livio💖
Bel video Giorgia, consigli validi non solo per il fantasy ma in gran parte anche per altri generi. La partenza soprattutto mi è piaciuta molto: studiare, imparare, documentarsi. Non solo riguardo la scrittura ma anche riguardo quello che si desidera scrivere. Una buona cultura è alla base di una scrittura di qualità. Per questo molti scrittori affermati suggeriscono agli aspiranti scrittori di leggere tanto. Mi permetto di aggiungere che non basta leggere tanto, così come non basta abbuffarsi per diventare esperti di cucina. Rinnovo come sempre il mio invito, se mai vorrai mi piacerebbe farti conoscere la mia Phaedra. Ciao!
Concordo al 100%, la lettura è la conditio sine qua non. Oltretutto sono dell'idea che lo studio, oltre a migliore lo scrittore, riesca a plasmare una persona migliore con una mentalità elastica, pronta a ricevere nuovi stimoli e a mettere in dubbio quello che crede!
Buongiorno Giorgia ! Come promesso eccomi presente e iscritto al tuo canale. Adesso poco alla volta vedrò di fare i dovuti recuperi. Grazie ancora per la LIVE di ieri sera. Buona giornata
Ciao! Concordo perfettamente sul fatto che un'ottima progettazione stia alla base di un buon libro fantasy (ma secondo me vale anche per la riuscita di un romanzo in generale). Io inoltre non sopporto quando le saghe vanno avanti all'infinito anche quando è palese che l'autore/autrice abbia finito le cose da dire. Poi odio quando un personaggio viene creato solo per essere l'interesse amoroso di un altrə e invece da solə non ha la minima autonomia, e quando, come dici tu, nei fantasy accadono cose prive di logica e che non vengono spiegate a dovere (e ancora peggio quando ti vengono giustificate con "Ma è un fantasy, non serve che sia realistico!": mamma mia che nervi!)
Proprio perché è un fantasy deve avere una coerenza interna, ma questo i denigratori del genere o quelli che lo scrivono con leggerezza ancora stentano a capirlo 😂 Comunque sì, gli elementi che ho evidenziato sono buone norme da rispettare in tutti i generi letterari 😁
Bel video, condivido pienamente le tue riflessioni, poi al giorno d'oggi è semplicissimo trovare contenuti per studiare scrittura creativa anche a bassissimo costo
Fare un video sulla scrittura nei fantasy con la maglia di uno dei migliori prodotti fantasy moderni è top tier. Tutti ottimi consigli! Vedo ancora troppo spesso errori di questo genere, perciò non fa mai male ripeterli.
Speravo proprio che la maglietta venisse notata ♥ Esattamente, proprio perché gli errori di questo tipo sono ancora (purtroppo) frequenti è bene parlarne e sviscerare le questioni sempre più a fondo!
Concordo Giorgia. Per risollevare il fantasy italiano bisogna studiare e progettare. Si sente che hai studiato con Rotte Narrative. Maglietta top con Full Metal Alchemist 😉
Ho scoperto solo ora il canale... molto brava! Concordo in toto con la tua analisi. A mio avviso il problema principale dei nuovi autori fantasy è, molto banalmente, che non hanno storie da raccontare. Romanzi fotocopia che usano i cliché del genere, tra l'altro in malo modo, trame sottilissime e pretestuose, personaggi stereotipati e piatti. A livello di competenza grammaticale e lessicale poi si vedono strafalcioni tremendi. Il peggio lo offrono i romanzi per young adult. Un mucchio di spazzatura che trovo incredibile trovi la pubblicazione. Faccio un piccolo inciso riguardo incisività e politically correct: non se ne può più. Se un qualsiasi elemento è funzionale alla trama ben venga, ma nel 90% si tratta di inserimenti forzati giusto per dire "a ma io l'ho messo!"
Ciao Graziano, sono d'accordo che spesso e volentieri ciò che manca nei nuovi romanzi è una ventata d'aria fresca nelle tematiche trattate e, più in generale, negli svolgimenti. Non sono d'accordo invece per quanto riguarda il discorso dei fantasy con target young adult, che presentano ottimi titoli come tutte le altre categorie, così come le ciofeche indicibili. Non è una prerogativa di quest atipologia di pubblico. E infine, l'inclusività e la rappresentazione. È facile dire che ha rotto, quando non si ha mai avuto problemi di questo tipo! Io ritengo sia più che doveroso raffigurare un mondo sfaccettato in cui la diversità delle persone trova spazio, proprio perché il fantasy ha il potere di poter creare luoghi plasmati in base ai mutamenti sociali. Poi chiaro, non dev'essere un "l'ho messo quindi sono statə bravə". Tuttavia bisogna anche tenere presente che le generazioni più giovani come la mia ritengono questo elemento molto importante, e lo stesso vale per tutti i giovanissimi che si affacciano alla lettura del fantastico: non bisogna mai dimenticare quali sono i lettori del futuro e a chi ci si rivolge 😁
@@passioneretorica Oltre he l'originalità manca proprio la storia. Situazioni forzate, eventi che succedono solo perché devono succedere senza nessuna costruzione narrativa a monte, prevedibilità ad ogni pagina... Sono molto più vecchio di te (avendo 49 anni), ed ho avuto la fortuna di vedere crescere in modo esponenziale il genere fantastico (sia esso fantasy e fantascienza), e ho contato con grande delusione che negli ultimi anni la qualità media delle nuove uscite editoriali è calata in modo impressionante. Questo calo è iniziato, e proseguito, con l'ondata di proposte per young adult, adolescenti per usare la cara vecchia lingua italiana. La proposta ad un pubblico giovane è coinciso con una fruizione più immediata e semplicistica dei contenuti, che ne ha inevitabilmente "banalizzato" forma e, appunto, contenuti. Hai citato Leigh Bardugo... personalmente trovo i "trucchi" adottati piuttosto banali: i maghi li chiama grisha, giusto per citare una nuova etichetta ad un qualcosa che nuovo non è. Ben costruito il mondo, anche se, sempre a mio avviso, anche qui l'originalità si limita a cambiare appellativi. Molto valide invece le tematiche che affronta in modo approfondito e competente. I personaggi e le trame invece sono molto classici, al limite delle stereotipo. La duologia successiva alle prime tre opere è molto meglio dei primi scritti. Sull'inclusività, come ho detto nel primo post, si paga la caccia al politically correct ad ogni costo. Mi ripeto, ma se si tratta di elementi funzionali o portanti della trama ben venga, ci mancherebbe!!! Ma quante volte si usa l'inclusione con merito e quante volte solo per "far presenza"? Ci tengo a precisare che il fastidio non è per l'inclusività, ma per come questa tematica viene affrontata molto molto spesso in modo sbrigativo, appunto per poter dire di avere fatto quanto necessario per non essere criticati. Autori bravi ce ne sono, come Brandon Sanderson, Naomi Novik, Lev Grossman. Gareth Nix, Susanna Clarke e altri, ma per ogni autore degno di nota ce ne sono mille e più che sono davvero pessimi. Ricordo, giusto per fare un esempio, che ci fu l'ondata di "ragazzini prodigio" iniziata da Paolini (autore davvero mediocre), che vide pure una parentesi italiana, capitanata da Licia Troisi. La Troisi, seppur non innovando in nessun aspetto il genere e utilizzandone tutti gli stilemi, scrive bene, i suoi libri si leggono facilmente. A seguire arrivarono Chiara Strazzulla, Federico Ghirardi con delle opere che purtroppo non riesco a dimenticare. Davvero tremendi. Altri autori acclamati, come Goodkind e Salvatore, hanno iniziato bene salvo poi rimanere impelagati in trame sempre uguali e ripetitive, che denunciano una piattezza assoluta e l'incapacità di andare oltre i personaggi e le trame che li hanno portati al successo. Chiudo poi con un plauso al tuo obiettivo di diventare editor: ricordo il primo libro della saga di Harry Potter, saga che non amo particolarmente. Era scritto malissimo, ma davvero male. Lo stile dei romanzi cambia completamente quando l'autrice (o la casa editrice) ha deciso di assumere editor competenti per rivedere dei libri scritti in modo decisamente approssimativo. Ti auguro il meglio per la tua carriera! Scusa il post lunghissimo, ma sono argomenti che mi piacciono essendo un accanito lettore da quando avevo 8 anni. E rileggendo mi rendo conto di essere saltato di palo in frasca e aver omesso molte cose... ma diventerebbe davvero troppo noioso.
Esattamente, il problema è non saper scrivere, il genere viene subito dopo. Non sanno strutturare un romanzo e partono con saghe, non sanno scrivere personaggi, progettare delle ambientazioni. Purtroppo non è per cattiveria, ma spesso chi vuole scrivere non si vuole sbattere di leggere e studiare. Nel fantasy è ancora più evidente solo per una questione numerica e anagrafica, ci sono tanti giovanissimi che iniziano a scrivere in questo genere. I cliché sono una mezza conseguenza: età bassa -> poche esperienze -> poche letture -> risultati banali. Se hai letto giusto un paio di saghe young adult in vita tua e giocato a qualche videogioco è naturale rimanere impantanati in quella manciata di idee senza rendersi conto di quanto siano trite e ritrite. Ci siamo passati tutti dall'età in cui ci si fomenta facilmente per tutto.
Hai perfettamente ragione! Inoltre c'è questa sciocca concezione per cui il fantasy è solo un genere d'intrattenimento e dunque è più facile fa scrivere. Chi invece conosce bene il genere sa che è un'idiozia, proprio per tutti i motivi elencati nel video: a differenza della literary fiction ci sono degli elementi di complessità non indifferenti, e si nota subito quando la penna è ingenua, sia per tecnica che per conoscenze del materiale narrativo. Purtroppo il problema non è solo l'età anagrafica, perché un sacco di persone che hanno letto tanto continuano ugualmente a utilizzare modelli narrativi vecchi di 20 anni per mancanza di studio!
Secondo me non è solo la ricorrenza di un tropo narrativo a renderlo cliché ma anche l' immobilità narrativa nell'uso che ne viene fatto. Il problema è che spesso alcune storie, invece di rimaneggiare i tropi in base alla storia che si vuole raccontare, sembrano una collana di tropi messi li perché si (e questo si ricolegga sia all assenza di studio che di progettazione)
Assolutamente sì! Infatti l'estremizzazione di cui parlo nel video è sia riferibile agli aspetti del tropo portati verso l'eccesso, ma anche la riproduzione pedissequa e priva di variazione delle strutture narrative classiche. Ogni topos va valorizzato e modificato affinché funzioni al meglio in una data storia, altrimenti se ne perde lo scopo. Mi piace pensare ai tropi letterari come dei modellini base da personalizzare con colori e caratteristiche personali, un po' come un avatar nei videogiochi :D
io ho questa convinzione... tu, scrittore, sei veramente un genio quando mi riproponi i soliti cliché triti e ritriti e mi ci fai sbavare sopra comunque. Cioè io ti leggo, una vocina nel retro della testa magari mi dice "ah ma ancora 'sta storia?" ma sono già sedotto in maniera irrecuperabile, e magari ti dico pure "ancora dai sì scrivimelo un'altra volta ma in un modo diverso, fammi sentire come se fosse la prima volta!". E' prerogativa di autori elettissimi, s'intende :)
Dici benissimo, è proprio qui che si riconosce la vera competenza di uno scrittore! La capacità di usare sapientemente le strutture narrative più abusate, inserendole in un testo ben architettato 💦
Su vetusto sono caduto dalla sedia 😂 grazie del video della competenza di lingua e delle dritte che dai ai futuri scrittori, si spera sempre tanti e prolifici
Io penso che nei Fantasy forse va bene mettere qualche stereotipo ma lo modelli seconda una tua versione gli dai una tua personalità e identità, altrimenti dove sta la fantasia;)) Bel video signorina;)
Ti ringrazio! Infatti è proprio questa la differenza tra archetipo e cliché: saper rielaborare le strutture narrative più vecchie in nuovi modelli, personali e personalizzati 💪🏻
@@passioneretorica Vero. George RR Martin fece morire Ned Stark perché era troppo scontato che si salvasse, in quanto protagonista, e in seguito ha fatto morire Robb Stark perché era troppo scontato che avrebbe vendicato suo padre.
Io riscontro sempre questi: Uno scrittore fantasy generalmente è il migliore come "il prendere ispirazione", lui trasvede la realtà e la riplasma per adattarla a ciò che vuole scrivere e al messaggio che vuole trasmettere. Il difetto di questa tecnica secondo me è che si rischia di cadere nella ripetività. Il fantasy a mio parere è il genere perfetto per trasmettere insegnamenti filosofici, il difetto è il modo in cui lo fai vedere. Se con discorsi dei personaggi a volte a si rischia di cadere nella troppa lungimiranza e quindi nella noia, se invece con azioni troppo crude rischi di dare il messaggio sbagliatto indicando la violenza come unica fonte. Ultimo difetto secondo me è la banalità. Mi spiego. Il fantasy insieme all'horror e alla fantascienza è uno dei generi più versatili in assoluto ma cosi facendo l'autore rischia di cadere nella banalità usando descrizioni e fonti che fanno risultare le sue opere monotone dopo un po' o troppo scontate se si affida a sequenze o scene che possono andare in un unico modo.
Esatto, il problema che hai evidenziato è ciò che deriva quando si fa un eccessivo affidamento sulle strutture narrative classiche, soprattutto quando si sono trasformate in cliché. Il fantastico ha una potenzialità immensa che spesso si perde inseguendo i modelli adottati da altri autori, senza inserire variazioni al "canone classico" del fantasy!
Interessante ascoltarti mi fai capire tante cose, diciamo il lato commerciale prende un po il sopravvento sembra quasi che uno dei problemi è che lo scrittore non ha veramente qualcosa da dire, e secondo me è un punto sbagliato su cui cominciare perché obblighi la gente a leggerti xD…scusate non mi sono ancora ripreso da alcuni brutti libri del passato.
Non credo che gli scrittori non abbiano nulla da dire, anzi. Il problema sta proprio nel comunicarlo al meglio nel libro (lato stilistico) e al pubblico (lato marketing).
Il video è simpatico e il contenuto di grande utilità per ogni lettore e/o futuro scrittore di fantasy, benché io non mi trovi d’accordo su tutto. Da filologo, una sola disperata richiesta: non confondere tropi letterari (= figure retoriche, né più né meno: allegoria, antanaclasi, epanadiplosi, anastrofe e chi più ne ha, più ne metta) con τόπος o locus, cioè la situazione archetipica (il τόπος del banchetto, della battaglia finale, della caccia ecc). È veramente una confusione minima (benché tu stabilisca sin dall’inizio del video un’equivalenza erronea tra le due espressioni), ma è ripetuta sufficientemente spesso nel video da diventare fastidiosa. Ciò non intacca minimamente la qualità elevata del resto del video stesso.
Ciao Umberto, grazie mille per il commento. La precisazione filologica che fai tu di base è corretta, ma mi sono permessa di usare i due termini come sinonimi perché ormai nell'uso comune e condiviso di chi si occupa di narratologia si usa dire "tropi letterari" con la stessa accezione di topos, cioè la situazione archetipica. Il tropo in narrativa è dunque una situazione/espediente ricorrente che il pubblico riconosce subito come tale. Un saluto!
Ieri mi sono trovato a parlare con un libraio e mi ha fatto venire a conoscenza di una cosa che non pensavo possibile: persone che si iscrivono a corsi di studio per scrittori senza essere dei lettori (forse una decina libri letti in vita loro e chissà di quale livello letterario) e così gli insegnanti li costringono a leggere almeno un centinaio di libri durante il primo anno. Io davvero non capisco come si possa essere così presuntuosi, solo per aver letto qualche libro. Io forse ho letto 100 libri in vita mia e mai mi sentirei di dire che con così poco si possa scrivere qualcosa di leggibile. Si, lo so, Dunning-Kruger, però mi stupisce ugualmente perché non è la prima cosa a cui sono portato a pensare quando penso alla figura del lettore.
Io leggo in media 60/70 libri all'anno tra saggistica e narrativa che mi sembra sempre pochissimo rispetto a tutto quello che vorrei apprendere, poi arrivano questi fenomeni che pensano di poter scrivere senza manco leggere 😅 C'è anche l'evoluzione di questo problema, ovvero quelli che credono basti leggere per diventare fantastici scrittori.
@@passioneretorica verissimo anche questo. Non basta essere lettori per essere scrittori. Altrimenti il signore seduto al bar, che tutti i giorni alle dieci legge il giornale e straparla di politica, economia, società e "benaltro", dovrebbe ricevere il Pulitzer per ogni frase sconnessa che emette nei suoi eloqui.
Io ho tanta fantasia però a volte mi blocco allora uso i cubes story, ci sono anche i cubes viaggi, cubes azioni , cubes avventura, cubes mistero. Sono nove dadi a confezione ogni facciata a un immagine e da quella estrapoli qualcosa per la storia che stai scrivendo
@@passioneretorica intendevo dire che ho iniziato a sospettare l'annuncio dell'intervista da alcune parole che hai usato come "stilemi" ma solo perché Livio mi aveva detto che aveva in ballo delle interviste e vista la vostra collaborazione ho fatto 1+1
Ciao Giorgia, bel video. Attualmente starei lavorando a una saga epic fantasy dove vengono trattate, tra le altre cose, anche questioni come psicopatologia e neuro diversità. In pratica, uno dei personaggi sarebbe dislessico...un altro, femminile, soffrirebbe dei postumi piscologici di una violenza...però mi chiedo se trattare la malattia mentale o disturbi d'apprendimento vada bene per il fantasy. Non so se siano temi adatti per il genere in questione. Nella saga di Percy Jackson -che ancora non ho letto- mi pare che il protagonista soffra di dislessia, con tutto il disagio sociale he questo comporta. Quindi, considerato il successo della saga, toccare certi temi non sarebbe impossibile. Ma dovrei comunque impadronirmene, per saperlo. In ogni caso, pensi che siano tematiche fattibili da trattare per il genere in questione?
Ciao, ti ringrazio moltissimo! Le tematiche di cui parli sono assolutamente adatte al fantasy, che anzi è uno dei generi letterali più adatti ad affrontare la diversità proprio per la possibilità di plasmare il mondo a seconda delle esigenze dello scrittore e del tipo di tematiche che vuole trattare.
Quando ho cominciato a "studiare" era il 1988, divoravo (senza esagerare) una 40ina di libri di narrativa l'anno, tutta di genere fantascientifico, fantastico e horror. Avevo 17 anni e sognavo di imparare a scrivere come Asimov. Cioè come leggevo sulle opere di Asimov tradotte in italiano. Di autori di fantascienza italiani non avevo avuto notizia... e non sapevo perché. Nel frattempo le mie letture aumentarono e cominciarono a spaziare oltre. Quando domandai come si imparava a scrivere per la narrativa mi fu risposto "devi leggere" e così feci. Non contento sviluppai un metodo tutto mio, dato che la parola "Narratologia" è rimasta, in italia, una parolaccia fino al 2000. Non è un caso se i pochi autori italiani con capacità adeguate provengono dal mondo del giornalismo o della letteratura underground, dove si chattava di narratologia, mentre nelle facoltà di lettere si progrediva solo se si studiava il latino e si poteva aspirare a diventare qualcuno se si discettava di semiotica. Bella quella, ma quando mi avvicinai alla Semiotica della Narrativa di Greimas ebbi l'impressione che scrivere un romanzo fosse un'impresa tipo quella di ricostruire il Titanic in scala 1:1 con i mattoncini lego da 1 cubetto. Però Greimas mi fece scoprire Propp, e da là Campbell e poi Vogler, Dara Marks, Murdocks e Snyder e molti altri autori di manuali di scrittura che oltreoceano erano ben noti e studiati da tempo. C'è una vera e propria scienza della narrazione che il resto del mondo sembra ben conoscere, ma che qui in Italia non s'è mai studiata almeno fino al cambio di millennio. Ci credo che gli italiani siano diventati esterofili! Ah, per inciso: le strutture narrative di cui parlano gli autori che ho citato si ritrovano, pari pari, nelle parabole di San Matteo, nell'Eneide, nell'Odissea e gli altri Nostoi... possiamo tornare indietro fino agli ebrei e ai Sumeri. Noè e Gilgamesh (III millennio a. C.) ci fanno (ri)scoprire che pure a quei tempi arco di trasformazione e viaggio dell'eroe erano ben noti. Qua in Italia, da fine 800 alla seconda metà del 900 s'è prodotta roba che... meh... ha progressivamente allontanato il pubblico dai prodotti nostrani per abbracciare altri media tutti prodotti all'estero. Mi fa piacere vedere, in questi ultimi anni, che molte altre persone si sono attivate per invertire questa tendenza: Ariosto? Uno di noi! E se per mandare Astolfo sulla Luna è riuscito sellare un Ippogrifo... sono sicuro che noialtri si riesca perlomeno a rendere credibile un drago o due.
Grazie per avermi raccontato la tua esperienza Andrew, è molto prezioso vedere le dinamiche degli aspiranti scrittori quando, proprio come dici tu, la parola narratologia era ancora una parolaccia! A maggior ragione, leggendo le tue parole sono davvero felice che ormai nella maggior parte dei casi lo studio sia la prassi, che si studi i testi fantastici che hai elencato, che si analizzino le storie con occhio più critico... e mi rendo conto di essere fortunata di essere una giovane aspirante scrittrice di fantasy in questo momento storico, quando finalmente il fantastico nostrano sta pian piano rifiorendo e generando perle niente male.
Buone note. Sarà una mia impressione, ma trovo che i problemi che hai elencato derivino anche da un certo tentativo del fantasy nostrano di imitare i manga giapponesi, che è abbastanza noto abbiano una certa tendenza a riproporre sempre gli stessi cliché narrativi (protagonista Gary Stu/Mary Sue, eroe destinato a salvare il mondo, mancanza di programmaticità nella trama, ecc.). Non tutti, certo, ma molti.
Sai che non ci avevo mai pensato? E forse si tratta di un'imitazione circolare, visto che alla fine i classici Battle shonen devono tanto alla cultura occidentale (un esempio a caso, Jojo)! Che poi bisognerebbe anche vedere quanti scrittori/scrittrici sono effettivamente fruitori dei prodotti nipponici 🤔
@@passioneretorica è un po' un cane che si morde la coda, in effetti; secondo me, comunque, sono tanti, ma sarebbe interessante fare uno studio serio a riguardo
Io sto ideando una quadrilogia di stampo "mediterraneo"...sono al settimo capitolo...ammetto che in questa prima stesura ho fatto molti spiegoni, ma con la seconda stesura li adatterò tutti nella modalità mostrata...
Ciao Giorgia, io per anni ho provato a scrivere un fantasy ma a metà opera ho mollato, troppo complicato e troppa melma. Evitare i clichè è facile, ma non è cosa mia scrivere un fantasy. Tu non mollare.
Unendo il primo problema e il terzo, io detesto un trope spesso usato per presentare il mondo senza spiegone, ovvero il protagonista che scopre da 0 il "mondo magico" perchè ha sempre vissuto da persona normale per poi scoprire che è una sorta di predestinato. Fin da bambina ho abbastanza disprezzato questo cliche. E i ragni giganti. basta ragni giganti
Ma poi tutti che scrivono Fantasy in mondi paralleli (o in un altro paese/periodo storico) con protagonisti con nomi stranieri, e nessuno che lo fa ambientato in Italia, abbiamo un sacco di posti fighi , castelli, boschi , foreste , valli, cuttadine, da cui attingere e prendere spunto (per non parlare del folklore e creature italiane).
In realtà negli ultimi 5 anni c’è stata un’enorme proliferazione di fantasy ambientati in Italia e che prendono spunto dal suo folklore, ti basta guardare il catalogo Acheron Books, Lumien, Moscabianca e ora anche Il Castoro Off
Questo video è oro colato! Concordo che tutto quello puntualizzato da te ha decisamente stancato e da futura scrittrice high fantasy farò il possibile per evitare o reinventare.
Continua così Giorgia! Non vedo l’ora dell’intervista con Livio💖
Grazie mille Vittoria! In quanto futura scrittrice di high fantasy hai una grande responsabilità, in bocca al lupo 💪🏻
Grande Giorgia! Non vedo l ora di godermi l intervista con Livio Gambarini 🤓🔝
Grazie Gianluca, spero si possa tenere live l'intervista 💪🏻
Sarebbe il 🔝💪💪
Bel video Giorgia, consigli validi non solo per il fantasy ma in gran parte anche per altri generi. La partenza soprattutto mi è piaciuta molto: studiare, imparare, documentarsi. Non solo riguardo la scrittura ma anche riguardo quello che si desidera scrivere. Una buona cultura è alla base di una scrittura di qualità. Per questo molti scrittori affermati suggeriscono agli aspiranti scrittori di leggere tanto. Mi permetto di aggiungere che non basta leggere tanto, così come non basta abbuffarsi per diventare esperti di cucina.
Rinnovo come sempre il mio invito, se mai vorrai mi piacerebbe farti conoscere la mia Phaedra.
Ciao!
Concordo al 100%, la lettura è la conditio sine qua non. Oltretutto sono dell'idea che lo studio, oltre a migliore lo scrittore, riesca a plasmare una persona migliore con una mentalità elastica, pronta a ricevere nuovi stimoli e a mettere in dubbio quello che crede!
Buongiorno Giorgia ! Come promesso eccomi presente e iscritto al tuo canale. Adesso poco alla volta vedrò di fare i dovuti recuperi. Grazie ancora per la LIVE di ieri sera. Buona giornata
Grazie mille Simone, è stato un piacere! Passo anche io a iscrivermi per sentire le tue opinioni sugli anime 💪🏻
Ciao! Concordo perfettamente sul fatto che un'ottima progettazione stia alla base di un buon libro fantasy (ma secondo me vale anche per la riuscita di un romanzo in generale). Io inoltre non sopporto quando le saghe vanno avanti all'infinito anche quando è palese che l'autore/autrice abbia finito le cose da dire. Poi odio quando un personaggio viene creato solo per essere l'interesse amoroso di un altrə e invece da solə non ha la minima autonomia, e quando, come dici tu, nei fantasy accadono cose prive di logica e che non vengono spiegate a dovere (e ancora peggio quando ti vengono giustificate con "Ma è un fantasy, non serve che sia realistico!": mamma mia che nervi!)
Proprio perché è un fantasy deve avere una coerenza interna, ma questo i denigratori del genere o quelli che lo scrivono con leggerezza ancora stentano a capirlo 😂
Comunque sì, gli elementi che ho evidenziato sono buone norme da rispettare in tutti i generi letterari 😁
Bel video, condivido pienamente le tue riflessioni, poi al giorno d'oggi è semplicissimo trovare contenuti per studiare scrittura creativa anche a bassissimo costo
Assolutamente sì, ormai i mezzi per studiare sono disponibili a tutti con una semplice connessione internet
Fare un video sulla scrittura nei fantasy con la maglia di uno dei migliori prodotti fantasy moderni è top tier.
Tutti ottimi consigli! Vedo ancora troppo spesso errori di questo genere, perciò non fa mai male ripeterli.
Speravo proprio che la maglietta venisse notata ♥
Esattamente, proprio perché gli errori di questo tipo sono ancora (purtroppo) frequenti è bene parlarne e sviscerare le questioni sempre più a fondo!
@@passioneretorica Ho praticamente un radar per Fullmetal Alchemist ❤️
Concordo Giorgia. Per risollevare il fantasy italiano bisogna studiare e progettare. Si sente che hai studiato con Rotte Narrative.
Maglietta top con Full Metal Alchemist 😉
Ho scoperto solo ora il canale... molto brava! Concordo in toto con la tua analisi.
A mio avviso il problema principale dei nuovi autori fantasy è, molto banalmente, che non hanno storie da raccontare. Romanzi fotocopia che usano i cliché del genere, tra l'altro in malo modo, trame sottilissime e pretestuose, personaggi stereotipati e piatti. A livello di competenza grammaticale e lessicale poi si vedono strafalcioni tremendi. Il peggio lo offrono i romanzi per young adult. Un mucchio di spazzatura che trovo incredibile trovi la pubblicazione.
Faccio un piccolo inciso riguardo incisività e politically correct: non se ne può più. Se un qualsiasi elemento è funzionale alla trama ben venga, ma nel 90% si tratta di inserimenti forzati giusto per dire "a ma io l'ho messo!"
Ciao Graziano, sono d'accordo che spesso e volentieri ciò che manca nei nuovi romanzi è una ventata d'aria fresca nelle tematiche trattate e, più in generale, negli svolgimenti. Non sono d'accordo invece per quanto riguarda il discorso dei fantasy con target young adult, che presentano ottimi titoli come tutte le altre categorie, così come le ciofeche indicibili. Non è una prerogativa di quest atipologia di pubblico.
E infine, l'inclusività e la rappresentazione. È facile dire che ha rotto, quando non si ha mai avuto problemi di questo tipo! Io ritengo sia più che doveroso raffigurare un mondo sfaccettato in cui la diversità delle persone trova spazio, proprio perché il fantasy ha il potere di poter creare luoghi plasmati in base ai mutamenti sociali.
Poi chiaro, non dev'essere un "l'ho messo quindi sono statə bravə". Tuttavia bisogna anche tenere presente che le generazioni più giovani come la mia ritengono questo elemento molto importante, e lo stesso vale per tutti i giovanissimi che si affacciano alla lettura del fantastico: non bisogna mai dimenticare quali sono i lettori del futuro e a chi ci si rivolge 😁
@@passioneretorica Oltre he l'originalità manca proprio la storia. Situazioni forzate, eventi che succedono solo perché devono succedere senza nessuna costruzione narrativa a monte, prevedibilità ad ogni pagina... Sono molto più vecchio di te (avendo 49 anni), ed ho avuto la fortuna di vedere crescere in modo esponenziale il genere fantastico (sia esso fantasy e fantascienza), e ho contato con grande delusione che negli ultimi anni la qualità media delle nuove uscite editoriali è calata in modo impressionante. Questo calo è iniziato, e proseguito, con l'ondata di proposte per young adult, adolescenti per usare la cara vecchia lingua italiana. La proposta ad un pubblico giovane è coinciso con una fruizione più immediata e semplicistica dei contenuti, che ne ha inevitabilmente "banalizzato" forma e, appunto, contenuti.
Hai citato Leigh Bardugo... personalmente trovo i "trucchi" adottati piuttosto banali: i maghi li chiama grisha, giusto per citare una nuova etichetta ad un qualcosa che nuovo non è. Ben costruito il mondo, anche se, sempre a mio avviso, anche qui l'originalità si limita a cambiare appellativi. Molto valide invece le tematiche che affronta in modo approfondito e competente. I personaggi e le trame invece sono molto classici, al limite delle stereotipo. La duologia successiva alle prime tre opere è molto meglio dei primi scritti.
Sull'inclusività, come ho detto nel primo post, si paga la caccia al politically correct ad ogni costo. Mi ripeto, ma se si tratta di elementi funzionali o portanti della trama ben venga, ci mancherebbe!!! Ma quante volte si usa l'inclusione con merito e quante volte solo per "far presenza"? Ci tengo a precisare che il fastidio non è per l'inclusività, ma per come questa tematica viene affrontata molto molto spesso in modo sbrigativo, appunto per poter dire di avere fatto quanto necessario per non essere criticati.
Autori bravi ce ne sono, come Brandon Sanderson, Naomi Novik, Lev Grossman. Gareth Nix, Susanna Clarke e altri, ma per ogni autore degno di nota ce ne sono mille e più che sono davvero pessimi. Ricordo, giusto per fare un esempio, che ci fu l'ondata di "ragazzini prodigio" iniziata da Paolini (autore davvero mediocre), che vide pure una parentesi italiana, capitanata da Licia Troisi. La Troisi, seppur non innovando in nessun aspetto il genere e utilizzandone tutti gli stilemi, scrive bene, i suoi libri si leggono facilmente. A seguire arrivarono Chiara Strazzulla, Federico Ghirardi con delle opere che purtroppo non riesco a dimenticare. Davvero tremendi.
Altri autori acclamati, come Goodkind e Salvatore, hanno iniziato bene salvo poi rimanere impelagati in trame sempre uguali e ripetitive, che denunciano una piattezza assoluta e l'incapacità di andare oltre i personaggi e le trame che li hanno portati al successo.
Chiudo poi con un plauso al tuo obiettivo di diventare editor: ricordo il primo libro della saga di Harry Potter, saga che non amo particolarmente. Era scritto malissimo, ma davvero male. Lo stile dei romanzi cambia completamente quando l'autrice (o la casa editrice) ha deciso di assumere editor competenti per rivedere dei libri scritti in modo decisamente approssimativo. Ti auguro il meglio per la tua carriera!
Scusa il post lunghissimo, ma sono argomenti che mi piacciono essendo un accanito lettore da quando avevo 8 anni. E rileggendo mi rendo conto di essere saltato di palo in frasca e aver omesso molte cose... ma diventerebbe davvero troppo noioso.
Esattamente, il problema è non saper scrivere, il genere viene subito dopo. Non sanno strutturare un romanzo e partono con saghe, non sanno scrivere personaggi, progettare delle ambientazioni. Purtroppo non è per cattiveria, ma spesso chi vuole scrivere non si vuole sbattere di leggere e studiare. Nel fantasy è ancora più evidente solo per una questione numerica e anagrafica, ci sono tanti giovanissimi che iniziano a scrivere in questo genere. I cliché sono una mezza conseguenza: età bassa -> poche esperienze -> poche letture -> risultati banali. Se hai letto giusto un paio di saghe young adult in vita tua e giocato a qualche videogioco è naturale rimanere impantanati in quella manciata di idee senza rendersi conto di quanto siano trite e ritrite. Ci siamo passati tutti dall'età in cui ci si fomenta facilmente per tutto.
Hai perfettamente ragione! Inoltre c'è questa sciocca concezione per cui il fantasy è solo un genere d'intrattenimento e dunque è più facile fa scrivere. Chi invece conosce bene il genere sa che è un'idiozia, proprio per tutti i motivi elencati nel video: a differenza della literary fiction ci sono degli elementi di complessità non indifferenti, e si nota subito quando la penna è ingenua, sia per tecnica che per conoscenze del materiale narrativo. Purtroppo il problema non è solo l'età anagrafica, perché un sacco di persone che hanno letto tanto continuano ugualmente a utilizzare modelli narrativi vecchi di 20 anni per mancanza di studio!
È vero!
Secondo me non è solo la ricorrenza di un tropo narrativo a renderlo cliché ma anche l' immobilità narrativa nell'uso che ne viene fatto. Il problema è che spesso alcune storie, invece di rimaneggiare i tropi in base alla storia che si vuole raccontare, sembrano una collana di tropi messi li perché si (e questo si ricolegga sia all assenza di studio che di progettazione)
Assolutamente sì! Infatti l'estremizzazione di cui parlo nel video è sia riferibile agli aspetti del tropo portati verso l'eccesso, ma anche la riproduzione pedissequa e priva di variazione delle strutture narrative classiche. Ogni topos va valorizzato e modificato affinché funzioni al meglio in una data storia, altrimenti se ne perde lo scopo. Mi piace pensare ai tropi letterari come dei modellini base da personalizzare con colori e caratteristiche personali, un po' come un avatar nei videogiochi :D
@@passioneretorica si, infatti. il parallelismo con i modellini personalizzabili calza a pennello :)
io ho questa convinzione... tu, scrittore, sei veramente un genio quando mi riproponi i soliti cliché triti e ritriti e mi ci fai sbavare sopra comunque. Cioè io ti leggo, una vocina nel retro della testa magari mi dice "ah ma ancora 'sta storia?" ma sono già sedotto in maniera irrecuperabile, e magari ti dico pure "ancora dai sì scrivimelo un'altra volta ma in un modo diverso, fammi sentire come se fosse la prima volta!". E' prerogativa di autori elettissimi, s'intende :)
Dici benissimo, è proprio qui che si riconosce la vera competenza di uno scrittore! La capacità di usare sapientemente le strutture narrative più abusate, inserendole in un testo ben architettato 💦
Su vetusto sono caduto dalla sedia 😂 grazie del video della competenza di lingua e delle dritte che dai ai futuri scrittori, si spera sempre tanti e prolifici
Ahahaha ma figurati e anzi, grazie a te!
Scoperto oggi, bel canale :)
Grazie mille Marco!
Io penso che nei Fantasy forse va bene mettere qualche stereotipo ma lo modelli seconda una tua versione gli dai una tua personalità e identità, altrimenti dove sta la fantasia;)) Bel video signorina;)
Ti ringrazio! Infatti è proprio questa la differenza tra archetipo e cliché: saper rielaborare le strutture narrative più vecchie in nuovi modelli, personali e personalizzati 💪🏻
@@passioneretorica grazie signorina;))
@@passioneretorica Vero. George RR Martin fece morire Ned Stark perché era troppo scontato che si salvasse, in quanto protagonista, e in seguito ha fatto morire Robb Stark perché era troppo scontato che avrebbe vendicato suo padre.
Io riscontro sempre questi:
Uno scrittore fantasy generalmente è il migliore come "il prendere ispirazione", lui trasvede la realtà e la riplasma per adattarla a ciò che vuole scrivere e al messaggio che vuole trasmettere. Il difetto di questa tecnica secondo me è che si rischia di cadere nella ripetività.
Il fantasy a mio parere è il genere perfetto per trasmettere insegnamenti filosofici, il difetto è il modo in cui lo fai vedere. Se con discorsi dei personaggi a volte a si rischia di cadere nella troppa lungimiranza e quindi nella noia, se invece con azioni troppo crude rischi di dare il messaggio sbagliatto indicando la violenza come unica fonte.
Ultimo difetto secondo me è la banalità. Mi spiego. Il fantasy insieme all'horror e alla fantascienza è uno dei generi più versatili in assoluto ma cosi facendo l'autore rischia di cadere nella banalità usando descrizioni e fonti che fanno risultare le sue opere monotone dopo un po' o troppo scontate se si affida a sequenze o scene che possono andare in un unico modo.
Esatto, il problema che hai evidenziato è ciò che deriva quando si fa un eccessivo affidamento sulle strutture narrative classiche, soprattutto quando si sono trasformate in cliché. Il fantastico ha una potenzialità immensa che spesso si perde inseguendo i modelli adottati da altri autori, senza inserire variazioni al "canone classico" del fantasy!
Hai ragione
Interessante ascoltarti mi fai capire tante cose, diciamo il lato commerciale prende un po il sopravvento sembra quasi che uno dei problemi è che lo scrittore non ha veramente qualcosa da dire, e secondo me è un punto sbagliato su cui cominciare perché obblighi la gente a leggerti xD…scusate non mi sono ancora ripreso da alcuni brutti libri del passato.
Non credo che gli scrittori non abbiano nulla da dire, anzi. Il problema sta proprio nel comunicarlo al meglio nel libro (lato stilistico) e al pubblico (lato marketing).
@@passioneretoricaOk allora mi limito a dire che non sono un fan di Dean Koonts
Il video è simpatico e il contenuto di grande utilità per ogni lettore e/o futuro scrittore di fantasy, benché io non mi trovi d’accordo su tutto.
Da filologo, una sola disperata richiesta: non confondere tropi letterari (= figure retoriche, né più né meno: allegoria, antanaclasi, epanadiplosi, anastrofe e chi più ne ha, più ne metta) con τόπος o locus, cioè la situazione archetipica (il τόπος del banchetto, della battaglia finale, della caccia ecc). È veramente una confusione minima (benché tu stabilisca sin dall’inizio del video un’equivalenza erronea tra le due espressioni), ma è ripetuta sufficientemente spesso nel video da diventare fastidiosa.
Ciò non intacca minimamente la qualità elevata del resto del video stesso.
Ciao Umberto, grazie mille per il commento. La precisazione filologica che fai tu di base è corretta, ma mi sono permessa di usare i due termini come sinonimi perché ormai nell'uso comune e condiviso di chi si occupa di narratologia si usa dire "tropi letterari" con la stessa accezione di topos, cioè la situazione archetipica. Il tropo in narrativa è dunque una situazione/espediente ricorrente che il pubblico riconosce subito come tale.
Un saluto!
Qe mi sai consigliare un valido testo di narratologia?
L’arco di trasformazione del personaggio è il mio preferito!
Ieri mi sono trovato a parlare con un libraio e mi ha fatto venire a conoscenza di una cosa che non pensavo possibile: persone che si iscrivono a corsi di studio per scrittori senza essere dei lettori (forse una decina libri letti in vita loro e chissà di quale livello letterario) e così gli insegnanti li costringono a leggere almeno un centinaio di libri durante il primo anno.
Io davvero non capisco come si possa essere così presuntuosi, solo per aver letto qualche libro. Io forse ho letto 100 libri in vita mia e mai mi sentirei di dire che con così poco si possa scrivere qualcosa di leggibile.
Si, lo so, Dunning-Kruger, però mi stupisce ugualmente perché non è la prima cosa a cui sono portato a pensare quando penso alla figura del lettore.
Io leggo in media 60/70 libri all'anno tra saggistica e narrativa che mi sembra sempre pochissimo rispetto a tutto quello che vorrei apprendere, poi arrivano questi fenomeni che pensano di poter scrivere senza manco leggere 😅
C'è anche l'evoluzione di questo problema, ovvero quelli che credono basti leggere per diventare fantastici scrittori.
@@passioneretorica verissimo anche questo. Non basta essere lettori per essere scrittori.
Altrimenti il signore seduto al bar, che tutti i giorni alle dieci legge il giornale e straparla di politica, economia, società e "benaltro", dovrebbe ricevere il Pulitzer per ogni frase sconnessa che emette nei suoi eloqui.
Io ho tanta fantasia però a volte mi blocco allora uso i cubes story, ci sono anche i cubes viaggi, cubes azioni , cubes avventura, cubes mistero. Sono nove dadi a confezione ogni facciata a un immagine e da quella estrapoli qualcosa per la storia che stai scrivendo
Ma che bello, sembrano degli strumenti utilissimi! Io ho le carte Fabula invece.
Devo ammettere che quando hai detto "stilemi" avevo mangiato la foglia sull'intervista😁
Stefano PERDONAMI ma credo di non aver capito 😂
@@passioneretorica intendevo dire che ho iniziato a sospettare l'annuncio dell'intervista da alcune parole che hai usato come "stilemi" ma solo perché Livio mi aveva detto che aveva in ballo delle interviste e vista la vostra collaborazione ho fatto 1+1
@@stefano_pais AAAH ecco!
9:40 zio Iroh sempre nei nostri cuori!
Sempre 🫶🏻
Ciao Giorgia, bel video. Attualmente starei lavorando a una saga epic fantasy dove vengono trattate, tra le altre cose, anche questioni come psicopatologia e neuro diversità. In pratica, uno dei personaggi sarebbe dislessico...un altro, femminile, soffrirebbe dei postumi piscologici di una violenza...però mi chiedo se trattare la malattia mentale o disturbi d'apprendimento vada bene per il fantasy. Non so se siano temi adatti per il genere in questione. Nella saga di Percy Jackson -che ancora non ho letto- mi pare che il protagonista soffra di dislessia, con tutto il disagio sociale he questo comporta. Quindi, considerato il successo della saga, toccare certi temi non sarebbe impossibile. Ma dovrei comunque impadronirmene, per saperlo. In ogni caso, pensi che siano tematiche fattibili da trattare per il genere in questione?
Ciao, ti ringrazio moltissimo!
Le tematiche di cui parli sono assolutamente adatte al fantasy, che anzi è uno dei generi letterali più adatti ad affrontare la diversità proprio per la possibilità di plasmare il mondo a seconda delle esigenze dello scrittore e del tipo di tematiche che vuole trattare.
@@passioneretorica grazie di avermi risposto, Giorgia.
Un buon saggio per la costruzione di un romanzo?
A mani basse Il viaggio dell'eroe di Vogler e L'arco di trasformazione del personaggio di Dara Marks, sono i testi fondamentali!
13:46 chissà perché proprio i TRE precendenti romanzi... non riesco davvero a capire...😂
Proprio non saprei... Secondo me è una casualità 😂
Quando ho cominciato a "studiare" era il 1988, divoravo (senza esagerare) una 40ina di libri di narrativa l'anno, tutta di genere fantascientifico, fantastico e horror. Avevo 17 anni e sognavo di imparare a scrivere come Asimov. Cioè come leggevo sulle opere di Asimov tradotte in italiano. Di autori di fantascienza italiani non avevo avuto notizia... e non sapevo perché. Nel frattempo le mie letture aumentarono e cominciarono a spaziare oltre.
Quando domandai come si imparava a scrivere per la narrativa mi fu risposto "devi leggere" e così feci. Non contento sviluppai un metodo tutto mio, dato che la parola "Narratologia" è rimasta, in italia, una parolaccia fino al 2000.
Non è un caso se i pochi autori italiani con capacità adeguate provengono dal mondo del giornalismo o della letteratura underground, dove si chattava di narratologia, mentre nelle facoltà di lettere si progrediva solo se si studiava il latino e si poteva aspirare a diventare qualcuno se si discettava di semiotica. Bella quella, ma quando mi avvicinai alla Semiotica della Narrativa di Greimas ebbi l'impressione che scrivere un romanzo fosse un'impresa tipo quella di ricostruire il Titanic in scala 1:1 con i mattoncini lego da 1 cubetto.
Però Greimas mi fece scoprire Propp, e da là Campbell e poi Vogler, Dara Marks, Murdocks e Snyder e molti altri autori di manuali di scrittura che oltreoceano erano ben noti e studiati da tempo. C'è una vera e propria scienza della narrazione che il resto del mondo sembra ben conoscere, ma che qui in Italia non s'è mai studiata almeno fino al cambio di millennio.
Ci credo che gli italiani siano diventati esterofili!
Ah, per inciso: le strutture narrative di cui parlano gli autori che ho citato si ritrovano, pari pari, nelle parabole di San Matteo, nell'Eneide, nell'Odissea e gli altri Nostoi... possiamo tornare indietro fino agli ebrei e ai Sumeri. Noè e Gilgamesh (III millennio a. C.) ci fanno (ri)scoprire che pure a quei tempi arco di trasformazione e viaggio dell'eroe erano ben noti.
Qua in Italia, da fine 800 alla seconda metà del 900 s'è prodotta roba che... meh... ha progressivamente allontanato il pubblico dai prodotti nostrani per abbracciare altri media tutti prodotti all'estero.
Mi fa piacere vedere, in questi ultimi anni, che molte altre persone si sono attivate per invertire questa tendenza: Ariosto? Uno di noi! E se per mandare Astolfo sulla Luna è riuscito sellare un Ippogrifo... sono sicuro che noialtri si riesca perlomeno a rendere credibile un drago o due.
Grazie per avermi raccontato la tua esperienza Andrew, è molto prezioso vedere le dinamiche degli aspiranti scrittori quando, proprio come dici tu, la parola narratologia era ancora una parolaccia! A maggior ragione, leggendo le tue parole sono davvero felice che ormai nella maggior parte dei casi lo studio sia la prassi, che si studi i testi fantastici che hai elencato, che si analizzino le storie con occhio più critico... e mi rendo conto di essere fortunata di essere una giovane aspirante scrittrice di fantasy in questo momento storico, quando finalmente il fantastico nostrano sta pian piano rifiorendo e generando perle niente male.
Buone note. Sarà una mia impressione, ma trovo che i problemi che hai elencato derivino anche da un certo tentativo del fantasy nostrano di imitare i manga giapponesi, che è abbastanza noto abbiano una certa tendenza a riproporre sempre gli stessi cliché narrativi (protagonista Gary Stu/Mary Sue, eroe destinato a salvare il mondo, mancanza di programmaticità nella trama, ecc.). Non tutti, certo, ma molti.
Sai che non ci avevo mai pensato? E forse si tratta di un'imitazione circolare, visto che alla fine i classici Battle shonen devono tanto alla cultura occidentale (un esempio a caso, Jojo)! Che poi bisognerebbe anche vedere quanti scrittori/scrittrici sono effettivamente fruitori dei prodotti nipponici 🤔
@@passioneretorica è un po' un cane che si morde la coda, in effetti; secondo me, comunque, sono tanti, ma sarebbe interessante fare uno studio serio a riguardo
Io sto ideando una quadrilogia di stampo "mediterraneo"...sono al settimo capitolo...ammetto che in questa prima stesura ho fatto molti spiegoni, ma con la seconda stesura li adatterò tutti nella modalità mostrata...
La prima stesura è fatta apposta per scrivere "male", la seconda per correggere il tiro :D
Ciao Giorgia, io per anni ho provato a scrivere un fantasy ma a metà opera ho mollato, troppo complicato e troppa melma. Evitare i clichè è facile, ma non è cosa mia scrivere un fantasy. Tu non mollare.
Ciao Alberto, grazie per l'incoraggiamento! Ma anche tu non mollare se ti piace, la pratica e lo studio ci permettono sempre di migliorare 💪🏻
Unendo il primo problema e il terzo, io detesto un trope spesso usato per presentare il mondo senza spiegone, ovvero il protagonista che scopre da 0 il "mondo magico" perchè ha sempre vissuto da persona normale per poi scoprire che è una sorta di predestinato. Fin da bambina ho abbastanza disprezzato questo cliche.
E i ragni giganti. basta ragni giganti
Nel 2023 possiamo dire con serenità che i predestinati che provengono da un mondo terzo ci hanno rotto le palle 😂
Ma poi tutti che scrivono Fantasy in mondi paralleli (o in un altro paese/periodo storico) con protagonisti con nomi stranieri, e nessuno che lo fa ambientato in Italia, abbiamo un sacco di posti fighi , castelli, boschi , foreste , valli, cuttadine, da cui attingere e prendere spunto (per non parlare del folklore e creature italiane).
In realtà negli ultimi 5 anni c’è stata un’enorme proliferazione di fantasy ambientati in Italia e che prendono spunto dal suo folklore, ti basta guardare il catalogo Acheron Books, Lumien, Moscabianca e ora anche Il Castoro Off
Caterina, c'è un errore nel montare il video: citando un libro di specchi ti è scappato un colpo di tosse ma non l'hai tolto. 😜
Stefano mannaggia a te, pensavo ci fosse davvero un errore di montaggio AHAHAHAHAH
@@passioneretorica eh, dai, dovevi capire il tono già dall'aver ti chiamato Caterina 😇
7:48 in poche parole, il tropo stroppia.
Esattamente 😂