Parlando di flessibilità, io ho iniziato ad approcciarmi al pennino flessibile dopo aver imparato con la stilografica "rigida". Mi hanno insegnato veramente tanto. Dopo questa fase, grazie a te Marco, mi sono avvicinato al vintage. Oggi possiedo diverse penne vintage ed effettivamente è un altro mondo. La flessibilità delle omas 556 o 555 o ancora delle montblanc 146 e 144 non hanno eguali. Fanno proprio quello che dici tu. Ti accompagnano quando scrivi dando corpo alle discendenti e divenendo sempre fino nelle ascendenti. Un vero piacere. Purtroppo mi manca un flessibile o elastico attuale ma non ne sento la necessità 😅. Grazie Marco per i tuoi video
Grandissimo Marco! Complimenti per esserti lanciato in un tema oggi così spinoso per molti appassionati. Sono molto d'accordo soprattutto sulla questione della mancanza di un lessico condiviso per parlare di questi pennini: flessibile (flex), semiflessibile (demiflex), elastico, molleggiato, soft... soprattutto riguardo i "flessibili moderni" molto spesso mi sono trovato nella situazione di dover acquistare online per la mancanza di negozi molto forniti vicino a me e sono andato praticamente alla cieca, dato che chiedendo ad altri appassionati sulle caratteristiche di un pennino ci sono pareri molto contrastanti. Poi credo che sia deleterio confrontare, ad esempio, il pennino FA della Pilot Custom e Heritage con i cosiddetti "veri flessibili" di stilografiche d'epoca. Per quanto riguarda le ultime tendenze, noto uno spostamento della "moda stilografica" dal pennino flessibile al pennino rigido rifinito da nibmaster più o meno rinomati, quindi dal concetto di variazione di tratto con la pressione a quello di pennini che scrivono in modo più o meno particolare, rifiniti a mano da abili e pazienti artigiani. Per adesso sembra stia prendendo campo questa artigianalità non nella costruzione del pennino in sé ma nella lavorazione della punta su un pennino fatto e finito. Personalmente le trovo due strade entrambe percorribili, ma che portano a risultati diversi... Tu che ne pensi? Anche se commento poco ti seguo sempre con affetto😄 A presto.
Il problema dello scrivere con i flessibili è che sei obbligato a tenere l'avambraccio in linea con il foglio, parallelo allo stesso, mentre la posizione a 45 gradi la trovo più naturale.
La carta su cui scrivere con questi pennini flessibili, magari d'epoca, deve avere qualità particolari? Quali? E per i pennini ad intinzione, magari con inchiostro ferrogallico? Stessa domanda. Sarebbe infatti interessante offrire un "pacchetto completo" pennino-inchiostro-carta, ogni tanto. Grazie.
caro Marco, personalmente ho trovato che i pennini degli stilofori Omas, presentano uniformemente tutti le stesse caratteristiche tecniche in termini di flessibilità e quant’altro, e ne ho saggiati a decine. Le uniche differenze che ho mai riscontrato con questi pennini, erano dovute unicamente al fatto che alcuni stilofori erano stati usati talmente tanto, che in questi casi il pennino era un po’ consumato da una parte nella punta.
Great summary and point about lost cratfsmanship. I'm going to play the heretic: from the point of view of people who have also lost the ability to write by hand, flexibility may not work for everyone in simple terms of legibility...
Secondo me, esperienza mb calligraphy ha dimostrato che l’appassionato è disposto a spendere per un pennino realmente flex (molti disposti a vendere qualche penna, pur di prenderne una molto costosa, con pennino davvero flessibile) Il mercato c’è… ma poi se ne venderebbero meno…
tempo fa ho avuto la miracolosa fortuna di trovare in un mercatino una magica scatola con dentro un centinaio di pennini ad intinzione, ognuno diverso dall’altro, con le forme più bizzarre, ed erano tutti nuovi, e anche di acciaio inox , perché nonostante l’età, perché si capiva che erano di fabbricazione vintage, non avevano un filo di ruggine, ma erano splendenti. Naturalmente ho comprato quella scatola, ma confesso che non li ho mai provati, neanche uno, perché pensa, quando ad esempio sto facendo un disegno con una stilo, se improvvisamente finisce l’inchiostro e devo fermarmi per ricaricarla , vengo colto da una crisi di nervoso estrema, figuriamoci con un pennino ad intinzione
Ma com'è possibile - chiede il nostro amico - un pennino flessibile che non sia quello antico, e magari risparmi l'azione, impensabile al tempo nostro, della continua intinzione nel calamaio d'inchiostro? Lui ne ha provati, alla buonora, di Waterman, Omas, Pilot, Aurora. Conosce il Gillott 303, e sa che di meglio non c'è; ha provato lui, altresì certi francesi: Gilbert-Blanzy; dell'effetto è poi edotto che fa il Mitchell 138; saprebbe dirci molte cose anche del celebre Brause Rose, e che davanti allo Hunt 101 probabilmente non passa nessuno. Ma il problema, anzi il guaio, è che ci vuole un calamaio e che il flessibile più distinto ha da esser ben intinto. Con i soldi d'una Mont Blanc (ormai un bel conto in Bank) di pennini che fan scintille te ne compri almeno mille: la tua grafia sarà eccellente, e sorprenderai la gente. Un pennino ho poi scoperto, e direi che fa furore; sì, però - questo è certo - col giusto alimentatore; ed è, sai, lo Zebra-G: conosco uno di Chicago che proprio con questo qui fa più miracoli d'un mago. E cercate - attenti ben - la "Desiderata Pen": con lui entrerei in affari se mi chiamassi Marco Chiari…
Ciao Marco. Non sono molto d'accordo devo dire. Certo, pennino rifiniti come quelli di una Waterman degli anni 30 avrebbero costi di lavorazione dovuti agli artigiani troppo alti, ma la tecnologia per fare un pennino flessibile (anchr se non rifinitissimo) c'è eccome. Tant'è vero che si possono comprare pennini da corsivo inglese a 3 euro. Quello che manca è un produttore che voglia fare una penna abbinata a un pennino così, con un alimentatore che ci stia dietro.
Parlando di flessibilità, io ho iniziato ad approcciarmi al pennino flessibile dopo aver imparato con la stilografica "rigida". Mi hanno insegnato veramente tanto. Dopo questa fase, grazie a te Marco, mi sono avvicinato al vintage. Oggi possiedo diverse penne vintage ed effettivamente è un altro mondo. La flessibilità delle omas 556 o 555 o ancora delle montblanc 146 e 144 non hanno eguali. Fanno proprio quello che dici tu. Ti accompagnano quando scrivi dando corpo alle discendenti e divenendo sempre fino nelle ascendenti. Un vero piacere. Purtroppo mi manca un flessibile o elastico attuale ma non ne sento la necessità 😅. Grazie Marco per i tuoi video
Assolutamente d' accordo
Grandissimo Marco! Complimenti per esserti lanciato in un tema oggi così spinoso per molti appassionati. Sono molto d'accordo soprattutto sulla questione della mancanza di un lessico condiviso per parlare di questi pennini: flessibile (flex), semiflessibile (demiflex), elastico, molleggiato, soft... soprattutto riguardo i "flessibili moderni" molto spesso mi sono trovato nella situazione di dover acquistare online per la mancanza di negozi molto forniti vicino a me e sono andato praticamente alla cieca, dato che chiedendo ad altri appassionati sulle caratteristiche di un pennino ci sono pareri molto contrastanti. Poi credo che sia deleterio confrontare, ad esempio, il pennino FA della Pilot Custom e Heritage con i cosiddetti "veri flessibili" di stilografiche d'epoca.
Per quanto riguarda le ultime tendenze, noto uno spostamento della "moda stilografica" dal pennino flessibile al pennino rigido rifinito da nibmaster più o meno rinomati, quindi dal concetto di variazione di tratto con la pressione a quello di pennini che scrivono in modo più o meno particolare, rifiniti a mano da abili e pazienti artigiani. Per adesso sembra stia prendendo campo questa artigianalità non nella costruzione del pennino in sé ma nella lavorazione della punta su un pennino fatto e finito. Personalmente le trovo due strade entrambe percorribili, ma che portano a risultati diversi... Tu che ne pensi?
Anche se commento poco ti seguo sempre con affetto😄
A presto.
Grazie mille per il video!
Gracie Marco!
Grande Marco, è una domanda che mi pongo da tempo! Aspetto con ansia la diretta!
Il problema dello scrivere con i flessibili è che sei obbligato a tenere l'avambraccio in linea con il foglio, parallelo allo stesso, mentre la posizione a 45 gradi la trovo più naturale.
La carta su cui scrivere con questi pennini flessibili, magari d'epoca, deve avere qualità particolari? Quali?
E per i pennini ad intinzione, magari con inchiostro ferrogallico? Stessa domanda.
Sarebbe infatti interessante offrire un "pacchetto completo" pennino-inchiostro-carta, ogni tanto. Grazie.
caro Marco, personalmente ho trovato che i pennini degli stilofori Omas, presentano uniformemente tutti le stesse caratteristiche tecniche in termini di flessibilità e quant’altro, e ne ho saggiati a decine. Le uniche differenze che ho mai riscontrato con questi pennini, erano dovute unicamente al fatto che alcuni stilofori erano stati usati talmente tanto, che in questi casi il pennino era un po’ consumato da una parte nella punta.
Great summary and point about lost cratfsmanship. I'm going to play the heretic: from the point of view of people who have also lost the ability to write by hand, flexibility may not work for everyone in simple terms of legibility...
Secondo me, esperienza mb calligraphy ha dimostrato che l’appassionato è disposto a spendere per un pennino realmente flex (molti disposti a vendere qualche penna, pur di prenderne una molto costosa, con pennino davvero flessibile) Il mercato c’è… ma poi se ne venderebbero meno…
tempo fa ho avuto la miracolosa fortuna di trovare in un mercatino una magica scatola con dentro un centinaio di pennini ad intinzione, ognuno diverso dall’altro, con le forme più bizzarre, ed erano tutti nuovi, e anche di acciaio inox , perché nonostante l’età, perché si capiva che erano di fabbricazione vintage, non avevano un filo di ruggine, ma erano splendenti. Naturalmente ho comprato quella scatola, ma confesso che non li ho mai provati, neanche uno, perché pensa, quando ad esempio sto facendo un disegno con una stilo, se improvvisamente finisce l’inchiostro e devo fermarmi per ricaricarla , vengo colto da una crisi di nervoso estrema, figuriamoci con un pennino ad intinzione
Ma com'è possibile -
chiede il nostro amico -
un pennino flessibile
che non sia quello antico,
e magari risparmi l'azione,
impensabile al tempo nostro,
della continua intinzione
nel calamaio d'inchiostro?
Lui ne ha provati, alla buonora,
di Waterman, Omas, Pilot, Aurora.
Conosce il Gillott 303,
e sa che di meglio non c'è;
ha provato lui, altresì
certi francesi: Gilbert-Blanzy;
dell'effetto è poi edotto
che fa il Mitchell 138;
saprebbe dirci molte cose
anche del celebre Brause Rose,
e che davanti allo Hunt 101
probabilmente non passa nessuno.
Ma il problema, anzi il guaio,
è che ci vuole un calamaio
e che il flessibile più distinto
ha da esser ben intinto.
Con i soldi d'una Mont Blanc
(ormai un bel conto in Bank)
di pennini che fan scintille
te ne compri almeno mille:
la tua grafia sarà eccellente,
e sorprenderai la gente.
Un pennino ho poi scoperto,
e direi che fa furore;
sì, però - questo è certo -
col giusto alimentatore;
ed è, sai, lo Zebra-G:
conosco uno di Chicago
che proprio con questo qui
fa più miracoli d'un mago.
E cercate - attenti ben -
la "Desiderata Pen":
con lui entrerei in affari
se mi chiamassi Marco Chiari…
Ciao Marco. Non sono molto d'accordo devo dire. Certo, pennino rifiniti come quelli di una Waterman degli anni 30 avrebbero costi di lavorazione dovuti agli artigiani troppo alti, ma la tecnologia per fare un pennino flessibile (anchr se non rifinitissimo) c'è eccome. Tant'è vero che si possono comprare pennini da corsivo inglese a 3 euro. Quello che manca è un produttore che voglia fare una penna abbinata a un pennino così, con un alimentatore che ci stia dietro.
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