Parolin sul Natale "cancellato": non è così che si combattono le discriminazioni

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  • Опубліковано 1 гру 2024
  • “Chi va contro la realtà si mette in serio pericolo”. Così, in un’intervista ai media vaticani, il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin in merito al documento della Commissione Europea che invita a non usare parole e nomi come Natale, Maria o Giovanni.
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    La tendenza purtroppo è quella di omologare tutto, non sapendo rispettare le giuste differenze, alla fine si rischia di distruggere la persona. E’ il commento del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede dopo la diffusione di un documento interno che avrebbe lo scopo di evitare discriminazioni ed invitare all’inclusione. Nel manuale per la comunicazione si invita a preferire l’espressione “periodo di festività” a quella di “periodo natalizio”. Di fatto per garantire il diritto di “ogni persona ad essere trattata in maniera uguale” si cancellano parole come “Miss” e “Mrs”, ma anche “Natale” e nomi come “Maria” o “Giovanni”. “Non stiamo vietando l'uso della parola Natale” precisa un portavoce della Commissione europea.
    D. Eminenza qual è il suo pensiero su questa vicenda? Perché accade questo?
    R. - Credo che sia giusta la preoccupazione di cancellare tutte le discriminazioni. E’ un cammino di cui abbiamo acquisito sempre più consapevolezza e che naturalmente deve tradursi anche sul terreno pratico. Però, a mio parere, questa non è certamente la strada per raggiungere questo scopo. Perché alla fine si rischia di distruggere, annientare la persona, in due direzioni principali. La prima, quella della differenziazione che caratterizza il nostro mondo, la tendenza purtroppo è quella di omologare tutto, non sapendo rispettare invece anche le giuste differenze, che naturalmente non devono diventare contrapposizione o fonte di discriminazione, ma devono integrarsi proprio per costruire una umanità piena e integrale. La seconda: la dimenticanza di ciò che è una realtà. E chi va contro la realtà si mette in serio pericolo. E poi c’è la cancellazione di quelle che sono le radici, soprattutto per quanto riguarda le feste cristiane, la dimensione cristiana anche della nostra Europa. Certo, noi sappiamo che l’Europa deve la sua esistenza e la sua identità a tanti apporti, ma certamente non si può dimenticare che uno degli apporti principali, se non il principale, è stato proprio il cristianesimo. Quindi, distruggere la differenza e distruggere le radici vuol dire proprio distruggere la persona.
    D. - Il Papa si appresta a partire per un viaggio in Europa dove certamente cultura, tradizione e valori segnano un cammino di accoglienza. Eppure c’è chi continua a costruire un’Europa che cancella le proprie radici…
    R. - Sì, mi pare che il Papa, anche nel videomessaggio che ha rivolto alla Grecia e a Cipro prima della sua partenza, qualche giorno fa, sottolinea proprio questa dimensione europea: cioè, andare alle sorgenti dell’Europa, quindi ritrovare quelli che sono gli elementi costitutivi. Certamente, la cultura greca è uno di questi elementi. Poi, il Papa fa riferimento anche a Cipro come a una delle propaggini europee della Terra Santa. Quindi mi pare che questo viaggio arrivi proprio al momento giusto, è un viaggio che ci richiama proprio a queste dimensioni fondamentali che non possono essere cancellate. Dobbiamo ritrovare la capacità di integrare tutte queste realtà senza ignorarle, senza combatterle, senza eliminarle ed emarginarle.

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