Grazie per la recensione. mi ha permesso di approfondire le mie riflessioni sul libro. Ho finito il libro oggi e lo rileggerò per l'esame di fotografia. La Sontag è stata molto poetica e appassionata nel trattare l'argomento della fotografia.
La parte che più mi ha colpito è quella legata alla massività dell'atto fotografico. Un aspetto preso in esame da diversi fotografi, tra cui Adams, ma con risvolti sociologici che qui vengono alla luce, anche se, ovviamente, in nuce rispetto alla contemporaneità (e a tutto quello che si porta dietro)
La digitalizzazione non è andata ad inficiare il valore indessicale della fotografia, la fotografia rimane comunque un indice che insé mantiene le informazioni invariate. Quello che invece la digitalizzazione ha rivoluzionato è il concetto di "traccia" fotografica; viene meno quindi l'analogia tra immagine catturata ed immagine stampata su carta, appunto la foto così detta analogica. Con le fotocamere digitali si passa ad una vera e propria "mappatura" della realtà, che non lascia più "traccia" ma rimane ancorata ad essa grazie ai meta dati. Sontag scrisse: Le fotografie sono un modo per imprigionare la realtà. Non si può possedere la realtà, ma si possono possedere le immagini. Questa frase alla luce della digitalizzazione rimane comunque totalmente ancorata al nostro presente, nulla cambia, nulla è cambiato a livello ontologico.
Sono una studentessa che a breve deve dare un esame di fotografia e tra i testi consigliati c'è quello della Sontag... La ringrazio tanto per la disamina del libro, mi ha permesso di considerarlo più criticamente e disinammorarmene un po'! L'unico difetto è che il video non dura abbastanza! :)
Grazie delle belle parole, non sa che piacere mi fanno .... Il libro della Sontag più passa il tempo più mi lascia perplesso. Innanzi tutto i 50 anni si sentono, mi spiace dirlo. Il difetto più grande però -- e di cui mi sono accorto, strano a dirlo, non leggendo il suo libro ma leggendo la Camera Lucida di Barthes -- è questo errore metodologico in cui entrambi cadono. (Si, lo so di criticare due giganti, due icone della fotografia critica. Io, Mr. Nobody.) L'errore metodologico è presto detto: (1) io isolo uno specifico ambito fotografico e dichiaro questo ambito LA FOTOGRAFIA (2) dopo inizio un processo critico di questo ambito fotografico che però avendolo al punto 1 dichiarato come LA FOTOGRAFIA applico al tutto Entrambi fanno esattamente questo. Per la Sontag LA FOTOGRAFIA è il fotogiornalismo e la foto di inchiesta sociale (anni 70, non meraviglia). Tutte le sue osservazioni (alcune invecchiate male, altre tutt'ora valide, altre ancora geniali) si applicano a questi due ambiti ma lei chiama il libro "On Photography" quando in realtà il titolo avrebbe dovuto essere "On a Certain Subset of Photography". Per Barthes il fotografo come partecipe della creazione in pratica non esiste, la foto fine-art non interessa, la fotografia politica di denuncia, la foto di catalogazione alla Becher non esiste nemmeno. Tutte posizioni più che legittime. Però anche qui si parla di FOTOGRAFIA, cioè del tutto. Quando in realtà si sta considerando un sottoinsieme di questa.
Ricordo quando usci'l libro e le controversie che lancio' nel mondo intellettuale, critico e culturale di New York, dove già' abitavo. Il libro, come hai accennato, rimane valido e pr molti motivi. Un'altro, sempre della Sontag e' "Regarding the Pain of Others" dove scrive sulla rappresentazione fotografica e non di guerra e violenza.
Interessante disanima, da approfondire sicuramente con maggior calma e lucidità.
Complimenti.
ottima analisi
Grazie per la recensione. mi ha permesso di approfondire le mie riflessioni sul libro. Ho finito il libro oggi e lo rileggerò per l'esame di fotografia. La Sontag è stata molto poetica e appassionata nel trattare l'argomento della fotografia.
ottimo video!
Grazie mille
La parte che più mi ha colpito è quella legata alla massività dell'atto fotografico. Un aspetto preso in esame da diversi fotografi, tra cui Adams, ma con risvolti sociologici che qui vengono alla luce, anche se, ovviamente, in nuce rispetto alla contemporaneità (e a tutto quello che si porta dietro)
Complimenti "recensione" molto interessante
Grazie, ce la metto tutta ...
La digitalizzazione non è andata ad inficiare il valore indessicale della fotografia, la fotografia rimane comunque un indice che insé mantiene le informazioni invariate. Quello che invece la digitalizzazione ha rivoluzionato è il concetto di "traccia" fotografica; viene meno quindi l'analogia tra immagine catturata ed immagine stampata su carta, appunto la foto così detta analogica. Con le fotocamere digitali si passa ad una vera e propria "mappatura" della realtà, che non lascia più "traccia" ma rimane ancorata ad essa grazie ai meta dati. Sontag scrisse: Le fotografie sono un modo per imprigionare la realtà. Non si può possedere la realtà, ma si possono possedere le immagini. Questa frase alla luce della digitalizzazione rimane comunque totalmente ancorata al nostro presente, nulla cambia, nulla è cambiato a livello ontologico.
Sono una studentessa che a breve deve dare un esame di fotografia e tra i testi consigliati c'è quello della Sontag...
La ringrazio tanto per la disamina del libro, mi ha permesso di considerarlo più criticamente e disinammorarmene un po'!
L'unico difetto è che il video non dura abbastanza! :)
Grazie delle belle parole, non sa che piacere mi fanno ....
Il libro della Sontag più passa il tempo più mi lascia perplesso. Innanzi tutto i 50 anni si sentono, mi spiace dirlo.
Il difetto più grande però -- e di cui mi sono accorto, strano a dirlo, non leggendo il suo libro ma leggendo la Camera Lucida di Barthes -- è questo errore metodologico in cui entrambi cadono. (Si, lo so di criticare due giganti, due icone della fotografia critica. Io, Mr. Nobody.)
L'errore metodologico è presto detto:
(1) io isolo uno specifico ambito fotografico e dichiaro questo ambito LA FOTOGRAFIA
(2) dopo inizio un processo critico di questo ambito fotografico che però avendolo al punto 1 dichiarato come LA FOTOGRAFIA applico al tutto
Entrambi fanno esattamente questo.
Per la Sontag LA FOTOGRAFIA è il fotogiornalismo e la foto di inchiesta sociale (anni 70, non meraviglia). Tutte le sue osservazioni (alcune invecchiate male, altre tutt'ora valide, altre ancora geniali) si applicano a questi due ambiti ma lei chiama il libro "On Photography" quando in realtà il titolo avrebbe dovuto essere "On a Certain Subset of Photography".
Per Barthes il fotografo come partecipe della creazione in pratica non esiste, la foto fine-art non interessa, la fotografia politica di denuncia, la foto di catalogazione alla Becher non esiste nemmeno. Tutte posizioni più che legittime. Però anche qui si parla di FOTOGRAFIA, cioè del tutto. Quando in realtà si sta considerando un sottoinsieme di questa.
Ricordo quando usci'l libro e le controversie che lancio' nel mondo intellettuale, critico e culturale di New York, dove già' abitavo. Il libro, come hai accennato, rimane valido e pr molti motivi. Un'altro, sempre della Sontag e' "Regarding the Pain of Others" dove scrive sulla rappresentazione fotografica e non di guerra e violenza.
Non l'ho letto e intendo farlo. Grazie per la segnalazione e grazie per il commento!