Ragusa, 11 gennaio 2022 329° anniversario del terremoto del Val di Noto

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  • Опубліковано 12 вер 2024
  • « All'unnici jnnaru e non ni stornu, pp’aviri affisu Diu tantu supernu,'n tempu 'n mumentu,si vitti 'ntro gnornu, Morti, Giudiziu, Paradisu e Nfernu. L'unnici di Jnnaru a vintun'ura. A Jaci senza sonu s’abballava, Cu sutta i petri, cu sutta li mura
    E cu misericordia chiamava Santa Vennira nostra prututtura, Sutta di lu so mantu ni salvava. Si vitti e nun si vitti Terranova, Vittoria sprufunnau 'ntra la sciumara
    Commisu persi la so vita cara e Viscari lu chiantu ci rinnova tuttu Scicli trimau 'ntra na vaddata e Modica muriu tra li timpuna Ragusa prestu cascau tra li cavuna E a Chiaramunti nun restau casata » (Proverbio Acese)
    « L'undici di Gennaio e non mento per avere offeso Dio tanto supremo nel tempo di un momento si è visto in un giorno Morte, Giudizio Universale, Paradiso e Inferno. L'undici di Gennaio alla ventunesima ora ad Aci senza suono si ballava chi sopra le macerie e chi sotto chi implorava la misericordia Santa Venera nostra protettrice sotto il suo mantello ci preservava Si vide e non si vide Terranova (Gela) Vittoria sprofondò nella fiumara Comiso perse la sua vita cara e Biscari rinnova il suo pianto tutta Scicli tremò nella valle e Modica morì (sepolta) dai massi Ragusa (ben) presto crollò tra le cave a Chiaramonte non restò una casa »
    ll'11 gennaio 1693 rappresenta, assieme al terremoto del 1908, l'evento catastrofico di maggiori dimensioni che abbia colpito la Sicilia Orientale in tempi storici e sicuramente uno dei maggiori di tutta la storia sismica della penisola italiana. L'evento sismico ha provocato la distruzione totale di oltre 45 centri abitati, interessando con effetti pari o superiori al IX grado MCS (scala Mercalli) una superficie di circa 5600 km² e causando un numero complessivo di circa 60.000 vittime e raggiungendo in alcune aree l'XI grado MCS. Lo sciame sismico con le scosse di assestamento, anche forti, si protrasse ancora per circa 2 anni con un numero elevatissimo di repliche (circa 1500 eventi).
    La notte tra il 9 e il 10 gennaio 1693, fu avvertita una forte scossa di terremoto, che provocò un grande timore tra i ragusani. La notte seguente per paura di una replica, non restarono nelle loro case ma passarono la notte nei campi affrontando una rigida nottata all'aperto, (a gennaio spesso la temperatura notturna scende sotto lo zero, specie nell'altopiano che era la residenza di molti ragusani). Non si udirono altre scosse per cui nella mattinata di domenica 11 gennaio ritornarono contenti in città e molti si recarono nelle chiese per ringraziare Dio. Ma la prima scossa distruttiva arrivò proprio alle 9 del mattino, alle 13,30 si senti un tremendo boato, la terra tremò (XI grado Scala Mercalli) e Ragusa antica e medievale venne completamente distrutta. Morirono cinquemila ragusani su una popolazione di circa dodicimila.
    Dopo aver sepolto degnamente i migliaia di cittadini morti, recuperate dalle macerie gli oggetti ancora indenni, si pensò immediatamente alla ricostruzione della città. Si tenne dunque un gran consiglio in cui vennero prese in esame tre proposte: la prima prevedeva la ricostruzione nello stesso sito della città distrutta (Ibla). La seconda prevedeva la ricostruzione nella contrada del Patro, ovvero la collina che dolcemente si eleva ad ovest d'Ibla; infine la terza proposta contemplava la riedificazione della città verso sud in contrada Cutalia
    Molti storiografi si sono chiesti il motivo di questa divisione dei due centri abitati, caso unico in tutto il vasto comprensorio del Val di Noto. Secondo le più avanzate ricerche documentarie, dietro alla singolare scelta non ci fu solamente un conflitto di interessi tra i nuovi ceti imprenditoriali agricoli, i cosiddetti massari, quasi una borghesia ante litteram e l'antica nobiltà, ma ci fu anche un forte contrasto tra gruppi di famiglie che da circa un secolo si contendevano il dominio della città. Infatti a partire dalla fine del XVI secolo il conte non risiedeva più a Ragusa ma a Modica e le antiche famiglie nobili ragusane erano in costante lotta, esistevano dunque due specie di partiti i Sangiovannari e i Sangiorgiari, rispettivamente appartenenti alle due chiese più antiche della città: San Giovanni e San Giorgio. Infatti allora il potere ecclesiastico era strettamente unito a quello politico ed economico, per cui ogni partito difendeva i proprio interessi, anche se a dire il vero le maggiori diatribe furono tra Sangiovannari stessi a cui fu impedito di ricostruire sul loro sito natio così come avrebbero voluto
    « A su Patru si fannu na citati
    Cu' iurici, iurati e straticò. Baruni Lieggiu va tracciannu strati, e Gialofru cunsigghia comu po'. Ma virrà iornu ca st'Ebrei vattiati Si farannu lu Papa a muoru sò. »
    « La sul Patro costruiscono una città
    Con giudici, giurati e comandanti. Il barone Leggio progetta le strade, e Garofalo consiglia come può. Ma verrà un giorno che questi Ebrei battezzati Si faranno un Papa a modo loro. »

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