Le parlo con sincerità, all'inizio paragonavo le sue letture a quelle di Benigni e le trovavo più fredde, meno "sentite". Inoltre non riuscivo a capire la motivazione dell'abbigliamento in stile dantesco, lo trovavo gringe, artefatto. Con il proseguire delle sue lezioni, con la visione del suo canale non posso che rimangiarmi qualsiasi tipo di considerazione negativa e farle i miei complimenti per la chiarezza espositiva, la passione e anche la sua cultura enciclopedica. Grazie di averci fatto questo dono. Mi piacerebbe venire a vederla dal vivo. Complimenti ancora.
Grazie per il bellissimo commento Alessandro. ⭐ Felice di servire chiunque lo desideri attraverso le letture dantesche. 👍 Abbiamo lanciato la prima piattaforma di e-learning su per comprendere la Commedia e Dante in modo Semplice, Chiaro ed Interessante. ⭐ Sarebbe meraviglioso se ti animi ad essere dei nostri. 👍 ti aspettiamo su Dantflix ⭐( www.dantflix.com/ )⭐ Buona giornata e Sempre Buon Cammino. ⭐
🌷Grazie per l a lezione spiegata molto bene per me...sto' vedendo il settimo canto e continuando fino all'ultimo e poi passerei al purgatorio e infine al paradiso..🌷
«Pape Satàn, pape Satàn aleppe!», cominciò Pluto con la voce chioccia; e quel savio gentil, che tutto seppe, disse per confortarmi: «Non ti noccia la tua paura; ché, poder ch’elli abbia, non ci torrà lo scender questa roccia». Poi si rivolse a quella ’nfiata labbia, e disse: «Taci, maladetto lupo! consuma dentro te con la tua rabbia. Non è sanza cagion l’andare al cupo: vuolsi ne l’alto, là dove Michele fé la vendetta del superbo strupo». Quali dal vento le gonfiate vele caggiono avvolte, poi che l’alber fiacca, tal cadde a terra la fiera crudele. Così scendemmo ne la quarta lacca pigliando più de la dolente ripa che ’l mal de l’universo tutto insacca. Ahi giustizia di Dio! tante chi stipa nove travaglie e pene quant’io viddi? e perché nostra colpa sì ne scipa? Come fa l’onda là sovra Cariddi, che si frange con quella in cui s’intoppa, così convien che qui la gente riddi. Qui vid’i’ gente più ch’altrove troppa, e d’una parte e d’altra, con grand’urli, voltando pesi per forza di poppa. Percoteansi ’ncontro; e poscia pur lì si rivolgea ciascun, voltando a retro, gridando: «Perché tieni?» e «Perché burli?». Così tornavan per lo cerchio tetro da ogne mano a l’opposito punto, gridandosi anche loro ontoso metro; poi si volgea ciascun, quand’era giunto, per lo suo mezzo cerchio a l’altra giostra. E io, ch’avea lo cor quasi compunto, dissi: «Maestro mio, or mi dimostra che gente è questa, e se tutti fuor cherci questi chercuti a la sinistra nostra». Ed elli a me: «Tutti quanti fuor guerci sì de la mente in la vita primaia, che con misura nullo spendio ferci. Assai la voce lor chiaro l’abbaia quando vegnono a’ due punti del cerchio dove colpa contraria li dispaia. Questi fuor cherci, che non han coperchio piloso al capo, e papi e cardinali, in cui usa avarizia il suo soperchio». E io: «Maestro, tra questi cotali dovre’ io ben riconoscere alcuni che furo immondi di cotesti mali». Ed elli a me: «Vano pensiero aduni: la sconoscente vita che i fé sozzi ad ogne conoscenza or li fa bruni. In etterno verranno a li due cozzi: questi resurgeranno del sepulcro col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi. Mal dare e mal tener lo mondo pulcro ha tolto loro, e posti a questa zuffa: qual ella sia, parole non ci appulcro. Or puoi, figliuol, veder la corta buffa d’i ben che son commessi a la fortuna, per che l’umana gente si rabbuffa; ché tutto l’oro ch’è sotto la luna e che già fu, di quest’anime stanche non poterebbe farne posare una». «Maestro mio», diss’io, «or mi dì anche: questa fortuna di che tu mi tocche, che è, che i ben del mondo ha sì tra branche?». E quelli a me: «Oh creature sciocche, quanta ignoranza è quella che v’offende! Or vo’ che tu mia sentenza ne ’mbocche. Colui lo cui saver tutto trascende, fece li cieli e diè lor chi conduce sì ch’ogne parte ad ogne parte splende, distribuendo igualmente la luce. Similemente a li splendor mondani ordinò general ministra e duce che permutasse a tempo li ben vani di gente in gente e d’uno in altro sangue, oltre la difension d’i senni umani; per ch’una gente impera e l’altra langue, seguendo lo giudicio di costei, che è occulto come in erba l’angue. Vostro saver non ha contasto a lei: questa provede, giudica, e persegue suo regno come il loro li altri dèi. Le sue permutazion non hanno triegue; necessità la fa esser veloce; sì spesso vien chi vicenda consegue. Quest’è colei ch’è tanto posta in croce pur da color che le dovrien dar lode, dandole biasmo a torto e mala voce; ma ella s’è beata e ciò non ode: con l’altre prime creature lieta volve sua spera e beata si gode. Or discendiamo omai a maggior pieta; già ogne stella cade che saliva quand’io mi mossi, e ’l troppo star si vieta». Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva sovr’una fonte che bolle e riversa per un fossato che da lei deriva. L’acqua era buia assai più che persa; e noi, in compagnia de l’onde bige, intrammo giù per una via diversa. In la palude va c’ha nome Stige questo tristo ruscel, quand’è disceso al piè de le maligne piagge grige. E io, che di mirare stava inteso, vidi genti fangose in quel pantano, ignude tutte, con sembiante offeso. Queste si percotean non pur con mano, ma con la testa e col petto e coi piedi, troncandosi co’ denti a brano a brano. Lo buon maestro disse: «Figlio, or vedi l’anime di color cui vinse l’ira; e anche vo’ che tu per certo credi che sotto l’acqua è gente che sospira, e fanno pullular quest’acqua al summo, come l’occhio ti dice, u’ che s’aggira. Fitti nel limo, dicon: "Tristi fummo ne l’aere dolce che dal sol s’allegra, portando dentro accidioso fummo: or ci attristiam ne la belletta negra". Quest’inno si gorgoglian ne la strozza, ché dir nol posson con parola integra». Così girammo de la lorda pozza grand’arco tra la ripa secca e ’l m‚zzo, con li occhi vòlti a chi del fango ingozza. Venimmo al piè d’una torre al da sezzo.
Comunque, di Papé Satàn, papé Satan aleppe ne dette una interpretazione veramente convincente il Prof. MASSIMO SERIACOPI (per l'indirizzo vedere su internet alla voce Massimo Seriacopi) e penso convincerà chiunque lo voglia contattare. E A PARER MIO NON C'E' ALTRA INTERPRETAZIONE CHE REGGA AL SUO CONFRONTO.
Adamantino, superbo. Un umile grazie per la sua proba attività di servizio
@@tizianasanna7411 Gioianza Tiziana.💪⭐🙏 Grazie per seguire. 🙏⭐💪 Un Abbraccio e Sempre Buon Cammino. 💪⭐🙏
Le parlo con sincerità, all'inizio paragonavo le sue letture a quelle di Benigni e le trovavo più fredde, meno "sentite". Inoltre non riuscivo a capire la motivazione dell'abbigliamento in stile dantesco, lo trovavo gringe, artefatto. Con il proseguire delle sue lezioni, con la visione del suo canale non posso che rimangiarmi qualsiasi tipo di considerazione negativa e farle i miei complimenti per la chiarezza espositiva, la passione e anche la sua cultura enciclopedica. Grazie di averci fatto questo dono. Mi piacerebbe venire a vederla dal vivo. Complimenti ancora.
Grazie per il bellissimo commento Alessandro. ⭐ Felice di servire chiunque lo desideri attraverso le letture dantesche. 👍 Abbiamo lanciato la prima piattaforma di e-learning su per comprendere la Commedia e Dante in modo Semplice, Chiaro ed Interessante. ⭐ Sarebbe meraviglioso se ti animi ad essere dei nostri. 👍 ti aspettiamo su Dantflix ⭐( www.dantflix.com/ )⭐ Buona giornata e Sempre Buon Cammino. ⭐
Una stupenda spiegazione e lettura, complimenti.
@@VincenzoSuriano-d6n Gioianza. 👍🙏❤️
Complimenti a lei che divulga cultura in modo gratuito.Sono al 7 li vedrò tutti grazie saluti Max
Gioia Caro Massimo. 👏👌👍 Buona giornata e Sempre Buon Cammino. 👏👌👍
🌷Grazie per l a lezione spiegata molto bene per me...sto' vedendo il settimo canto e continuando fino all'ultimo e poi passerei al purgatorio e infine al paradiso..🌷
Prego Celeste e Grazie per il Commento. :-) Buona giornata e Sempre Buon Cammino. :-)
«Pape Satàn, pape Satàn aleppe!»,
cominciò Pluto con la voce chioccia;
e quel savio gentil, che tutto seppe,
disse per confortarmi: «Non ti noccia
la tua paura; ché, poder ch’elli abbia,
non ci torrà lo scender questa roccia».
Poi si rivolse a quella ’nfiata labbia,
e disse: «Taci, maladetto lupo!
consuma dentro te con la tua rabbia.
Non è sanza cagion l’andare al cupo:
vuolsi ne l’alto, là dove Michele
fé la vendetta del superbo strupo».
Quali dal vento le gonfiate vele
caggiono avvolte, poi che l’alber fiacca,
tal cadde a terra la fiera crudele.
Così scendemmo ne la quarta lacca
pigliando più de la dolente ripa
che ’l mal de l’universo tutto insacca.
Ahi giustizia di Dio! tante chi stipa
nove travaglie e pene quant’io viddi?
e perché nostra colpa sì ne scipa?
Come fa l’onda là sovra Cariddi,
che si frange con quella in cui s’intoppa,
così convien che qui la gente riddi.
Qui vid’i’ gente più ch’altrove troppa,
e d’una parte e d’altra, con grand’urli,
voltando pesi per forza di poppa.
Percoteansi ’ncontro; e poscia pur lì
si rivolgea ciascun, voltando a retro,
gridando: «Perché tieni?» e «Perché burli?».
Così tornavan per lo cerchio tetro
da ogne mano a l’opposito punto,
gridandosi anche loro ontoso metro;
poi si volgea ciascun, quand’era giunto,
per lo suo mezzo cerchio a l’altra giostra.
E io, ch’avea lo cor quasi compunto,
dissi: «Maestro mio, or mi dimostra
che gente è questa, e se tutti fuor cherci
questi chercuti a la sinistra nostra».
Ed elli a me: «Tutti quanti fuor guerci
sì de la mente in la vita primaia,
che con misura nullo spendio ferci.
Assai la voce lor chiaro l’abbaia
quando vegnono a’ due punti del cerchio
dove colpa contraria li dispaia.
Questi fuor cherci, che non han coperchio
piloso al capo, e papi e cardinali,
in cui usa avarizia il suo soperchio».
E io: «Maestro, tra questi cotali
dovre’ io ben riconoscere alcuni
che furo immondi di cotesti mali».
Ed elli a me: «Vano pensiero aduni:
la sconoscente vita che i fé sozzi
ad ogne conoscenza or li fa bruni.
In etterno verranno a li due cozzi:
questi resurgeranno del sepulcro
col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi.
Mal dare e mal tener lo mondo pulcro
ha tolto loro, e posti a questa zuffa:
qual ella sia, parole non ci appulcro.
Or puoi, figliuol, veder la corta buffa
d’i ben che son commessi a la fortuna,
per che l’umana gente si rabbuffa;
ché tutto l’oro ch’è sotto la luna
e che già fu, di quest’anime stanche
non poterebbe farne posare una».
«Maestro mio», diss’io, «or mi dì anche:
questa fortuna di che tu mi tocche,
che è, che i ben del mondo ha sì tra branche?».
E quelli a me: «Oh creature sciocche,
quanta ignoranza è quella che v’offende!
Or vo’ che tu mia sentenza ne ’mbocche.
Colui lo cui saver tutto trascende,
fece li cieli e diè lor chi conduce
sì ch’ogne parte ad ogne parte splende,
distribuendo igualmente la luce.
Similemente a li splendor mondani
ordinò general ministra e duce
che permutasse a tempo li ben vani
di gente in gente e d’uno in altro sangue,
oltre la difension d’i senni umani;
per ch’una gente impera e l’altra langue,
seguendo lo giudicio di costei,
che è occulto come in erba l’angue.
Vostro saver non ha contasto a lei:
questa provede, giudica, e persegue
suo regno come il loro li altri dèi.
Le sue permutazion non hanno triegue;
necessità la fa esser veloce;
sì spesso vien chi vicenda consegue.
Quest’è colei ch’è tanto posta in croce
pur da color che le dovrien dar lode,
dandole biasmo a torto e mala voce;
ma ella s’è beata e ciò non ode:
con l’altre prime creature lieta
volve sua spera e beata si gode.
Or discendiamo omai a maggior pieta;
già ogne stella cade che saliva
quand’io mi mossi, e ’l troppo star si vieta».
Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva
sovr’una fonte che bolle e riversa
per un fossato che da lei deriva.
L’acqua era buia assai più che persa;
e noi, in compagnia de l’onde bige,
intrammo giù per una via diversa.
In la palude va c’ha nome Stige
questo tristo ruscel, quand’è disceso
al piè de le maligne piagge grige.
E io, che di mirare stava inteso,
vidi genti fangose in quel pantano,
ignude tutte, con sembiante offeso.
Queste si percotean non pur con mano,
ma con la testa e col petto e coi piedi,
troncandosi co’ denti a brano a brano.
Lo buon maestro disse: «Figlio, or vedi
l’anime di color cui vinse l’ira;
e anche vo’ che tu per certo credi
che sotto l’acqua è gente che sospira,
e fanno pullular quest’acqua al summo,
come l’occhio ti dice, u’ che s’aggira.
Fitti nel limo, dicon: "Tristi fummo
ne l’aere dolce che dal sol s’allegra,
portando dentro accidioso fummo:
or ci attristiam ne la belletta negra".
Quest’inno si gorgoglian ne la strozza,
ché dir nol posson con parola integra».
Così girammo de la lorda pozza
grand’arco tra la ripa secca e ’l m‚zzo,
con li occhi vòlti a chi del fango ingozza.
Venimmo al piè d’una torre al da sezzo.
Sei unico complimenti e Buon Cammino ❤
👍 🙏 💪 😊 👍
👏👏👏👏👏Grazieeee
Grazie a Te Lucia. ⭐❤️👍Buona giornata e Sempre Buon Cammino. 👍❤️⭐
Magnifico!
Gioia Caro Francesco. 👏⭐👍 Buona giornata e Sempre Buon Cammino. 👍⭐👏👌
Bellissime le sue lezioni, grazie per condividere la sua cultura e passione con noi
@@adris2604 Gioianza Adris. 👍⭐💪 Buona giornata e Sempre Buon Cammino. 💪⭐👍❤️
Bravissimo!!
Grazie Mille Massimo. :-) Buona giornata. :-)
Comunque, di Papé Satàn, papé Satan aleppe ne dette una interpretazione veramente convincente il Prof. MASSIMO SERIACOPI (per l'indirizzo vedere su internet alla voce Massimo Seriacopi) e penso convincerà chiunque lo voglia contattare. E A PARER MIO NON C'E' ALTRA INTERPRETAZIONE CHE REGGA AL SUO CONFRONTO.
Grazie
A Te per il Commento Caro Carlo. 🙏 👍 💪 Buona giornata e Sempre Buon Cammino. 👍 🙏 💪
👏👏👏👏👏👍👍
Gioia Cara Maria Rosa. ⭐👏👌 Buona giornata e Sempre Buon Cammino. 👍👌⭐