Andrea Parodi - Deus Ti Salvet Maria - (Ave Maria sarda)
Вставка
- Опубліковано 2 гру 2024
- Prima di pubblicare questo video in onore di Andrea Parodi ho atteso per oltre 12 anni. Qualche settimana fa, mentre cercavo alcune sequenze per documentare una ricerca sulle tradizioni della nostra Sardegna, come tante altre volte eccomi di nuovo fra le mani le cassette delle riprese fatte a Budoni il 26 agosto del 2006, durante lo spettacolo “Anninora” condotto dal grande Poeta della presentazione quale è Giuliano Marongiu. Ogni volta che me le trovavo fra le mani quasi le accarezzavo, ma poi le rimettevo insieme alle altre dentro una scatola di cartone, fra sequenze di nuraghi e paesaggi a farsi compagnia tra di loro, quasi come fossero dentro uno scrigno, per essere protette contro la tirannia del tempo. Tante volte mi sono chiesto se fosse giusto o sbagliato far vedere gli attimi della vita di un guerriero ferito, anche se solo nel corpo e di certo non nell’ anima, ma poi adesso, dopo il tanto tempo passato, rivedendo le sequenze di quella sera di quando Andrea Parodi ha avuto la forza e il coraggio di salire e cantare sul palco di Budoni, l’ho visto come un nostro guerriero Shardana come uno dei giganti di Monte Prama, regalando a tutti noi un esempio di vita. Lo rivedo entrare fiero e indomito, con le tende del palco che si agitavano come fossero vele al vento, ho visto insieme a lui a fargli da cornice i nostri maestosi nuraghi, ho visto accanto a lui i dolmen i pozzi sacri, le domus de janas e le rocce di granito scolpite dalla furia del vento. In quei pochi infiniti secondi mentre saliva in quei sette scalini verso il palco, ho visto i miei Mamuthones nella danza senza tempo che in suo onore scuotevano i campanacci, e poco dietro scorgevo sos Turpos, i Boes poi su Bundu, e tante altre maschere delle nostre tradizioni, poi come fossero nella Sartiglia cavalli e cavalieri bardati a festa andargli incontro. Tutto questo popolo lo incoraggiava ad andare avanti e a non mollare. In quei momenti vedevo anche i nostri cari emigrati, che seppur lontani, da tutte le nazioni del mondo si stringevano con un pensiero affettuoso ad Andrea Parodi. Vedevo i nostri grandi e immensi Poeti dialettali, arrivando lentamente da lontano, riconosco subito il Poeta Franceschino Satta di Nuoro e Maria Carta a rappresentare tutto un popolo di Artisti e Cantori della nostra Sardegna. Insieme a loro c’erano anche i nostri contadini e i nostri pastori, operai delle fabbriche e tutto il popolo sardo a fargli da corona mentre saliva sul palco quasi a proteggerlo come fossero a danzare insieme in un immenso “ballu tundu”. Ho visto a migliaia i fenicotteri rosa del Molentargius, i cavallini della Giara, i mufloni, gli astori e le aquile del Supramonte a vegliare sopra il palco mentre Andrea iniziava a intonare Deus Ti salvet Maria. Un pathos indescrivibile avvolgeva tutti, una atmosfera magica sembrava annunciasse che quella era una sera da ricordare, cantava “la Voce della Sardegna”, una pietra miliare veniva scolpita nel libro della storia musicale e culturale di Budoni e di tutta la Sardegna. Anche se era a fine agosto, una brezza di tramontana ricca di aria salmastra mi graffiava il viso e non mi permetteva con le sue raffiche improvvise di tenere ferma la telecamera. In queste lunghe notti ho rivisto come le scene di un film di quando a Porto Ottiolu con Andrea, avevamo fatto insieme qualche passeggiata lungo il molo. Sembrava ieri. Ricordo che al rientro di una di queste un amico che abbiamo in comune mi disse ti ho visto passeggiare con Andrea, immagino che gli avrai fatto una bella intervista, chissà quante domande gli avrai fatto, trovarti da solo con lui un personaggio storico è un occasione unica che non capita tutti i giorni. Eppure forse nessuno o pochi mi crederanno, ma non gli ho fatto neppure una domanda. Nonostante il mio trascorso nel giornalismo ritenevo che quei momenti erano sacri, non potevo fargli domande. Ricordo bene che quando siamo arrivati alla fine del molo, ben sapendo qual’era il mio caro paese di origine mi ripeté sorridendo accennando il ritornello : “Mamoiada, Mamoiada ses tue…”Ritornano i ricordi e affiorano lentamente dal turbinio della vita di quando l’avevo conosciuto la prima volta a Sassari. Con il mio Caporedattore stavamo conducendo un inchiesta sugli inquinamenti delle fabbriche di Ottana e di Porto Torres, ma collaboravo anche per una rivista di musica, e tutto quanto vi era di fermento e notizia musicale in Sardegna mi interessava. Erano anni di una grande trasformazione sociale ed anche la nostra musica stava subendo quasi inerme i ritmi e gli influssi anglo-sassoni. La nostra identità musicale ed allo stesso tempo culturale era messa a dura