Finalmente qualcuno che lo dice! È proprio ciò che penso anch'io. Tutti questi editor e formatori ossessionati dallo show don't tell non li sopporto. Per me l'importante sarebbe conoscere le diverse tecniche e poi applicare quella più adatta al tipo di scena e al genere del romanzo.
Per me preoccuparmi dello show don't tell mi mette uno stress e un'ansia terribile che mi sta facendo impazzire. E non riuscire a usarlo mi fa sentire un incapace.
Personalmente penso che dei piccoli tell per riassumere in 2 righe(non più lunghi)un processo in cui non accade niente di interessante(tipo uno spostamento da un punto A a un punto B), può essere un'alternativa a separare le due scene prima e dopo tale processo con 3 asterischi, sempre tenendo presente che storia stiamo scrivendo e sopratutto per chi. (Ciao Stefania,sono quello del disastroso BATMAZON PRIME, era scritto talmente male che forse te lo ricordi😂😅,ho studiato a fondo, oltre a tutti i tuoi video didattici, vari corsi gratuiti online, compresi quelli dei fondamentalisti del mostrato che citi tu😂🧡, ho seguito centinaia di ore di dirette di line editing e poi ho studiato i manuali di Dara Marks e William Strunk jr. Ho completamente riprogettato il romanzo come fantasy storico. Ho iniziato la prima stesura e non vedo l'ora di completarla e di ricevere il vostro feedback 🤯)
Lo show-don't tell, per quanto ne so, non significa che si debba privilegiare il dialogo piuttosto che il narrato, ma che narrando è preferibile mostrare piuttosto che raccontare; es.: non scrivere "era una bella donna" ma mostrarne gli elementi che la rendono tale: "aveva occhi immensi e brillanti...." E' solo un esempio, non pretendo di fare arte.
penso che dipenda tutto dalla dinamica del romanzo, dal genere e dalla tipologia narrativa che hai scelto di adottare (narratore onnisciente, per esempio). Voglio dire che se scrivi la storia di un tizio che attraversa varie vicissitudini nell'arco della sua intera vita, o ambienti un romanzo in uno specifico contesto storico, raccontare eventi che racchiudano in poche pagine anni interi della vita del protagonista (considerato appunto che magari il romanzo segue l'intero arco della sua vita e le relative trasformazioni), o vicende storiche che il lettore dovrebbe conoscere (ma ovviamente non è detto) per comprendere alcuni snodi della trama, penso sia non solo normale ma doveroso. , direbbero i più. Perché ogni stratagemma tu dovessi adottare significa che il romanzo avrebbe una lunghezza enorme e rischierebbe di diventare una Bibbia infinita.
Ottimo discorso ma ancora troppo morbido sull'assurdità della moda imperante. A parte l'assurdità di OGNI moda e la stupidità del seguirla, basterebbe analizzare qualunque capolavoro della letteratura, e intendo capolavori del Novecento, non Gilgamesh. Analizzare Borges, Nabokov, Joyce, Kafka, Marquez, Calvino, Bukowski. Bastano? O fa scuola Vaporteppa?
Mi suona strano. Se la narrativa dovrebbe imitare la realtà, nella realtà non assisteremo mai a un dialogo "raccontato", quindi una battuta di dialogo come può essere un racconto indiretto?
@@sundaywarrior6360 se crei un dialogo nel quale mostri un personaggio che racconta stai comunque mostrando. Che poi il personaggio racconti un evento passato o una fantasia non cambia niente, tu stai MOSTRANDO un personaggio che racconta.
raccontare dettagli, spargere dubbi, inserire descrizioni e lasciare che sia il lettore a trarre le sue conclusioni, questo è l'unico modo per far entrare nella storia un lettore e si chiama appunto show don't tell. Può essere che, visto che ormai c'è un'evidente difficoltà ad elaborare un pensiero critco in modo autonomo, la soluzione della nuova narrativa sia quella di spiegare dettagliatamente le cose, ma insomma... spererei proprio di no.
Finalmente qualcuno che lo dice! È proprio ciò che penso anch'io. Tutti questi editor e formatori ossessionati dallo show don't tell non li sopporto. Per me l'importante sarebbe conoscere le diverse tecniche e poi applicare quella più adatta al tipo di scena e al genere del romanzo.
Per me preoccuparmi dello show don't tell mi mette uno stress e un'ansia terribile che mi sta facendo impazzire. E non riuscire a usarlo mi fa sentire un incapace.
Personalmente penso che dei piccoli tell per riassumere in 2 righe(non più lunghi)un processo in cui non accade niente di interessante(tipo uno spostamento da un punto A a un punto B), può essere un'alternativa a separare le due scene prima e dopo tale processo con 3 asterischi, sempre tenendo presente che storia stiamo scrivendo e sopratutto per chi.
(Ciao Stefania,sono quello del disastroso BATMAZON PRIME, era scritto talmente male che forse te lo ricordi😂😅,ho studiato a fondo, oltre a tutti i tuoi video didattici, vari corsi gratuiti online, compresi quelli dei fondamentalisti del mostrato che citi tu😂🧡, ho seguito centinaia di ore di dirette di line editing e poi ho studiato i manuali di Dara Marks e William Strunk jr. Ho completamente riprogettato il romanzo come fantasy storico. Ho iniziato la prima stesura e non vedo l'ora di completarla e di ricevere il vostro feedback 🤯)
Credo che tu non abbia tutti i tuoi. Due righe di raccontato, due di numero, potrebbero benissimo venire messe come pensiero... E voilà
Lo show-don't tell, per quanto ne so, non significa che si debba privilegiare il dialogo piuttosto che il narrato, ma che narrando è preferibile mostrare piuttosto che raccontare; es.: non scrivere "era una bella donna" ma mostrarne gli elementi che la rendono tale: "aveva occhi immensi e brillanti...." E' solo un esempio, non pretendo di fare arte.
Che bella intro❤
penso che dipenda tutto dalla dinamica del romanzo, dal genere e dalla tipologia narrativa che hai scelto di adottare (narratore onnisciente, per esempio).
Voglio dire che se scrivi la storia di un tizio che attraversa varie vicissitudini nell'arco della sua intera vita, o ambienti un romanzo in uno specifico contesto storico, raccontare eventi che racchiudano in poche pagine anni interi della vita del protagonista (considerato appunto che magari il romanzo segue l'intero arco della sua vita e le relative trasformazioni), o vicende storiche che il lettore dovrebbe conoscere (ma ovviamente non è detto) per comprendere alcuni snodi della trama, penso sia non solo normale ma doveroso.
, direbbero i più.
Perché ogni stratagemma tu dovessi adottare significa che il romanzo avrebbe una lunghezza enorme e rischierebbe di diventare una Bibbia infinita.
Ciao. Dici cose molto interessanti e cerco di memorizzare ma potresti parlare più lentamente? Grazie
Ottimo discorso ma ancora troppo morbido sull'assurdità della moda imperante. A parte l'assurdità di OGNI moda e la stupidità del seguirla, basterebbe analizzare qualunque capolavoro della letteratura, e intendo capolavori del Novecento, non Gilgamesh. Analizzare Borges, Nabokov, Joyce, Kafka, Marquez, Calvino, Bukowski. Bastano? O fa scuola Vaporteppa?
Mi suona strano. Se la narrativa dovrebbe imitare la realtà, nella realtà non assisteremo mai a un dialogo "raccontato", quindi una battuta di dialogo come può essere un racconto indiretto?
In che senso imitare la realtà?
Sta parlando un dialogo nel quale MOSTRI un personaggio che RACCONTA(qui e ora)un evento passato.
@@Glihihi come in che senso? Deve imitare la realtà, altrimenti come fa un testo a rendere una storia credibile?
@@sundaywarrior6360 se crei un dialogo nel quale mostri un personaggio che racconta stai comunque mostrando. Che poi il personaggio racconti un evento passato o una fantasia non cambia niente, tu stai MOSTRANDO un personaggio che racconta.
@@LPAutrice esatto... Quindi mi sa che non avevo capito la tua perplessità iniziale riguardo al video...
raccontare dettagli, spargere dubbi, inserire descrizioni e lasciare che sia il lettore a trarre le sue conclusioni, questo è l'unico modo per far entrare nella storia un lettore e si chiama appunto show don't tell. Può essere che, visto che ormai c'è un'evidente difficoltà ad elaborare un pensiero critco in modo autonomo, la soluzione della nuova narrativa sia quella di spiegare dettagliatamente le cose, ma insomma... spererei proprio di no.