Le rose di Versailles: riconoscere i propri privilegi

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  • Опубліковано 16 жов 2024

КОМЕНТАРІ • 7

  • @linkinmark83
    @linkinmark83 2 місяці тому

    Buonasera Prof.! Di recente ho visitato un’importante città italiana, famosa, come la sua terra, per le bellezze storiche dovute al passaggio di varie culture. Accanto ad indiscutibili gioielli che mi hanno lasciato senza parole, ho riscontrato degrado, difficoltà, povertà, insomma una vacanza dai risvolti dolceamari.
    Ho cercato di ragionare sul perché di tale rovina, sicuramente non un fenomeno occasionale, ma consolidato negli anni, non necessariamente colpa degli autoctoni, ma probabilmente indice di una cattiva gestione politica del territorio. Ho pensato, come in quella triste metafora, che gli abitanti, una volta entrati nel tunnel, anziché cercare di avanzare e vedere una via d’uscita, abbiano deciso di arredarlo.
    Tornato nella mia città, mi sono guardato attorno con occhi un po' diversi, ma fino a un certo punto, dal momento che ne sono sempre piacevolmente assuefatto e so coglierne la bellezza ogni giorno (anche Nietzsche si trovò bene qui, ma ne parleremo un’altra volta). E, nel mio infimo piccolo, cerco sempre di rispettarla, difenderla e portarla a vanto.
    Cosa intendiamo per PRIVILEGIO? Ancora prima di dare una risposta “materiale”, ne fornisco una più riflessiva ed intima. Io credo, guardandomi attorno, che difficilmente ci si fermi a riflettere sulla nostra condizione. Tralasciando che siamo nella regione del “mugugno”, in generale difficilmente sento le persone definirsi soddisfatte, appagate, o riconoscere le proprie “fortune” in pubblico. Spesso, quando ribadisco che “non mi manca niente”, riscontro stupore. Può essere che viviamo in una società materialistica?
    Personalmente, nel momento in cui ho iniziato a prendere per mano le redini della mia vita, lì è iniziata la mia “fortuna”. Da quel momento ho affrontato tutto con maggiore serenità.
    Penso che cercare di migliorarsi, economicamente (ci sta) e “spiritualmente”, sia una cosa buona (soprattutto la seconda). Purché non diventi un’ossessione cieca e furiosa, alzare l’asticella della propria condizione è una caratteristica dell’umano, e non possiamo neutralizzarla. Il problema è che forse ci si incammina nel percorso senza avere ragionato sui “punti fermi” da cui si parte. Come iniziare un viaggio senza pianificarlo, o pensare al bagaglio. Va bene avere un’ambizione, lecito, comprensibile, però sono consapevole delle cose buone che ho già? Cosicché qualora il mio tragitto non porti dove ho voluto, possa almeno tornare al rifugio di partenza?
    Credo che nel crescere, il confronto con l’altro spesso ci porti a considerare chi sta meglio e a ignorare chi sta peggio, ma non credo sia così scontato, magari l’empatia ce l’hanno più persone di quanto si creda, ricordiamoci sempre delle maschere che si utilizzano in pubblico, magari mostrarsi sensibili può essere visto come un segno di debolezza.
    Forse l’ “altro” più sfortunato, che sia malato, povero, o generalmente una persona di “insuccesso”, ci ricorda quello che NON vorremmo essere, e ci voltiamo dall’altra parte per non iniziare a rimuginarsi su. Montaigne nei Saggi ammette onestamente che visitare i malati lo “imparanoiava” (termine non tecnico ma tanto per capirci), si immedesimava così tanto che si sentiva pure lui gli stessi sintomi del paziente visitato. E finiva per stare peggio.
    Avere una famiglia che cresce bene e supporta, fedeli amicizie, un lavoro stabile, risparmi da parte, la salute… essere VIVI!!! Da cosa partire per valutare cos’è un privilegio? Lo studio e il viaggio, uniti alla sensibilità personale, possono aiutare a vedere il mondo con occhi più profondi. La Filosofia, secondo me, ci dà un'arma in più. E’ una materia che ti permette, per una frazione di secondo, di “fermare l’attimo”, e riflettere sulla situazione. Quante volte ci stiamo rendendo conto di stare bene? Ragioniamo sui nostri meccanismi dello stare bene, possiamo farcela, usiamo il cervello che ci è stato donato (funzionante, un gran bel privilegio☺)
    E ascoltiamoci. Un sano esame di coscienza può portare alle giuste risposte. Una volta consapevoli di ciò, credo che la via giusta sia usare bene ciò di cui disponiamo. Se si ha una considerevole “fortuna”, materiale e morale, sono quasi sicuro che ci sia la giusta sensibilità anche nel cercare di condividerle con gli altri.
    Mi verrebbe poi un piccolo ragionamento conclusivo sul “senso di colpa”, che una fortuna “immeritata” può portare. Non credo ci sia niente di male nel goderne, purché non sia stata raggiunta con metodi scorretti, e a danno di qualcuno.
    Concludo con Pascal, che ci ricorda che:
    “Con poco ci si consola, perché di poco ci si affligge”

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  2 місяці тому

      @@linkinmark83 quanti spunti!
      Sul degrado delle città e l’abitarle, c’è il bellissimo frammento de “I cento passi” che analizzo qui: Bellezza e politica
      ua-cam.com/video/D1DoDmixKlo/v-deo.html
      Per il resto, è bellissima la concezione secondo cui la filosofia ferma l’attimo. E la condivido appieno.
      Infine, sulla questione privilegi, sarebbe bello che il goderne fosse altresì stimolo per condividere, allargare i diritti e le possibilità a chi queste non le ha.

    • @linkinmark83
      @linkinmark83 2 місяці тому +1

      @@mangasofiaLammoglia
      1) Mi riferivo proprio alla terra di Peppino Impastato: quanta bellezza, il passato ci parla, basterebbe alzare lo sguardo e sentire l’orgoglio ribollire nelle vene… ma questa è retorica, la realtà è ben diversa.
      Ho avuto modo di parlare con diversi autoctoni: trattandosi di gente molto ospitale e socievole, scambiare due parole è facile. Pur discutendo del “più e del meno”, sembrava quasi volessero spostare il discorso sulle criticità della loro terra, quasi per “dissociarsi”, e scusarsi con l’ospite.
      Non devono farsi alcuna colpa secondo me, penso che invertire la rotta si possa sempre, ma serve tanto lavoro, tantissimo, più la strada intrapresa è lontana dalla via maestra.
      Mi vengono in mente i concetti di “karma individuale” e “karma collettivo”, che si influenzano a vicenda… sono i cittadini a formare la comunità, ma allo stesso tempo le organizzazioni che la dirigono devono essere all’altezza per avviare e guidare il cambiamento.
      A volte penso che dove c’è l’uomo ci sarà sempre meraviglia e miseria, forse è insito in noi. Nel nostro incessante avanzare, chi rimane indietro è sempre più distante. E resta perduto, forse?
      Riconosco che nella mia stessa città, vivendo in centro, mi prendo quasi tutto il meglio che possa offrire. Parlando con chi abita in quartieri “periferici”, emergono tante magagne da mettersi le mani nei capelli… però penso anche alla riqualificazione di zone un tempo inospitali, che oggi sono un gioiello da vivere, per abitanti e turisti. Ci vorrebbe la stessa attenzione per tutti i quartieri, il centro è spesso visto come il biglietto da visita, ma non basta!
      In questi dibattiti, trovo forte l’influenza dell’ideologia partitica. Un po' come in altre tematiche l’imprinting religioso fa il suo. Si potrà mai riuscire ad essere lucidamente pienamente obiettivi? A lavorare per il bene di un luogo, di una comunità, senza tifoserie? Non ci credo granché. Io ad esempio sono un gran bastian contrario, di fronte a un simbolo partitico, divento come il toro quando vede il rosso. Insomma, partiamo già male. Per fortuna non sono io il prof 😉
      2) Poiché questa materia fornisce, tra le tante cose, un’attenta analisi dei tempi che corrono, perché non possiamo applicarla al nostro quotidiano? Ogni materia è cultura, e tutte assieme ci forniscono anche una “cassetta degli attrezzi” utile per il vivere… Riuscire, pertanto, ad acquisire una profondità di pensiero che ci possa aiutare a capire i nostri stati d’animo, a bearci dei momenti buoni, e a sostenerci nei momenti difficili, e a rasserenarci nel capire che (se…) possiamo passarli e ce li lasceremo alle spalle: è un qualcosa su cui voglio provare a lavorare.
      3) In realtà la mia visione è più disincantata di quanto ho scritto, ma in fin dei conti cos’è l’altruismo? Si può manifestare con diverse azioni: una parola o un gesto di conforto, coltivare sani rapporti umani, fare volontariato, impegnarsi nel civile; ci sono molteplici modi per avvicinarsi al prossimo…
      Chissà quante persone fanno beneficenza con discrezione e silenzio… (e chissà quanta falsità invece c’è dietro a chi sbandiera il bene fatto).
      Se poi parliamo di povertà, degrado, diritti violati ecc. ecc., la questione si fa un po' più ampia, il singolo può fino a un certo punto, allora coinvolgiamo la società nel complesso e le istituzioni politiche… ma su questo ho già espresso il mio disincanto al punto 1)

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  2 місяці тому +1

      @@linkinmark83 ti capisco, e condivido tutto. Ma dobbiamo resistere al disincanto e, anche se ci sembra di non far nulla, continuare imperterriti ad essere, quantomeno, fari di speranza. Per tutte le situazioni che hai lucidamente descritto. Sono quadri dolci e amari, che possiamo provare a recuperare e ricostruire, comunitariamente.

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  2 місяці тому +1

      @@linkinmark83 è sempre la mia speranza. Buttare un semino, una goccia, che possa aiutare a riempire questo mare in secca.

  • @giorgiaoodjrjdjdjfj8368
    @giorgiaoodjrjdjdjfj8368 2 місяці тому +2

    "il mio punto di vista non è assoluto" andrebbe insegnato a scuola. il dogmatismo è uno dei più grandi mali del mondo, assieme all'intolleranza che ne deriva

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  2 місяці тому +1

      @@giorgiaoodjrjdjdjfj8368 bisognerebbe quanto meno aiutare a comprendere l’esistenza di prospettive diverse.