La conoscenza

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  • Опубліковано 18 гру 2024

КОМЕНТАРІ •

  • @ymorimac
    @ymorimac 2 роки тому +1

    Tema: La conoscenza. Bene tutti parlano della conoscenza e soprattutto tutti parlano della conoscenza di sé. Tutti parlano dell'auto conoscenza e del conoscere sé stessi. Però io spesso mi sono divertito a qualcuno che parla di conoscenza di sé, che parla di coscienza, che parla di percorsi spirituali, che parla di cambiamenti a chiedere qual'è l'elemento più piccolo della conoscenza. O meglio ancora qual'è l'elemento più piccolo del pensiero? E bene questa domanda che qualunque bambino potrebbe farti è sconcertante per persone che hanno costruito delle super teorie, hanno scritto libri sulla conoscenza, sull'autoconsapevolezza, sulla conoscenza di sé e cose di questo genere. Volumi interi, pagine e pagine intere e se gli chiedo qual'è l'elemento più piccolo della conoscenza? E se lo chiedo anche a tutti voi ci scommetto che siete presi in castagna. Quindi non riuscite a rispondere, non lo sapete. Lo dico con assoluta certezza perché ho fatto esperienze continue su questo piano. Raramente trovo qualcuno che intuisce dove voglio andare a parare. E per intuire dove voglio andare a parare vuol dire che si è fatto anche lui la stessa domanda e probabilmente è arrivato alla mia stessa risposta. Anche perché quello che riguarda noi stessi non è una verità opinabile, sono strutture comuni a tutti noi. Quindi se arriviamo a capire qual'è l'elemento più piccolo del nostro stesso pensiero avremmo risposto al fatto che l'elemento più piccolo del pensiero in generale di tutti noi è? E' dura a capirlo ma se noi ci guardiamo un attimo quando conosciamo con quali mezzi noi conosciamo? Qualcuno dice con l'anima, qualcuno col pensiero eppure è come se non ci guardassimo. Se andiamo a vedere per bene noi abbiamo cinque sensi. A che servono questi sensi? Bene se tocco qui tocco e sento duro, i miei occhi guardano davanti e vedono una telecamera. I miei occhi fanno parte di uno dei cinque sensi. Le mie orecchie mentre parlano sentono la mia stessa voce, il mio stesso suono e questo è un altro senso. Poi c'è il gusto. Poi c'è l'olfatto con cui sento gli odori. E' come se fossi un computer che ha cinque tasti. E il mondo esterno stranamente batte su questi cinque tasti.
    Ora vediamo cosa succede quando la luce batte su un oggetto esterno e il riflesso di questa luce va a colpire il recettore visivo dei miei occhi? Bene nella neurofisiologia e nelle neuroscienze lo sanno tutti e quindi è una verità assoluta. Cioè il mio recettore visivo ha ioni negativi e ioni positivi. Io non vedo quell'oggetto ma vedo il riflesso di luce che batte su quell'oggetto. Quando la luce che è lo stimolo meccanico che colpisce, batte il mio recettore gli ioni negativi escono dalla membrana e entrano nella membrana del mio recettore gli ioni positivi. Questo passaggio di ioni fa sì che il mio stimolo meccanico luminoso si trasformi in uno stimolo elettrico. Questo stimolo elettrico va nel mio neurone centrale dove c'è una memoria fatta di altri stimoli più o meno simili come avere un harddisk di un computer. Questa memoria riconosce quello stimolo, la qualità di quello stimolo e riproietta () come avviene nel computer. In fondo anche sul computer quando batto sulla M quel computer cosa legge? Legge lo stimolo elettrico che io ho provocato battendo su quella M, riconosce lo stimolo elettrico poi lo trasforma in una M sul display. Noi siamo dei computer molto più sofisticati e molto più semplificati per giunta. Quindi stimolo meccanico si trasforma in uno stimolo elettrico che poi viene riconosciuto dal neurone centrale e quindi dopo ciò viene riproiettato in periferia sul recettore e in quel momento io vedo. Questa teoria ad arco riflesso della percezione non è condivisa da tutti perché le neuroscienze pur avendo delle macchine come la PET e la macchina per vedere i tumori, non riescono a vedere dove ritorna lo stimolo. Riescono solo a vedere che dopo che lo stimolo arriva al neurone centrale c'è un fascio di luce di ritorno ma non si riesce a vedere dove va. Quindi rimane la teoria di una percezione centralizzata. Io invece debbo usare una teoria della percezione ad arco riflesso. Stimolo periferico, neurone centrale, ritorno in periferia. Perché questo? Perché solo questa teoria mi può dare una spiegazione dei sogni. Quando noi sogniamo abbiamo gli occhi chiusi e vediamo il mare. Ma abbiamo gli occhi chiusi. Come facciamo a vedere il mare? Se la mia percezione è solo centrale e non è centrale di riconoscimento e poi periferica di nuovo io non potrei vedere il mare. Ma se parto da un ipotesi che la percezione è periferica centrale periferica questa ipotesi è in grado di spiegarmi i sogni.
    Gli antichi che osservavano bene l'uomo ed è proprio nello spiegare i sogni avevano capito che non bisognava desiderare, non bisognava voler per forza perché se desideri molto o temi molto rischi di riproiettare e rischi di sognare ad occhi aperti. E rischi di non vedere più quello che c'è. E poi confondere ciò che è con ciò che sogni.
    Ma torniamo alla storia di qual'è la parte più piccola del pensiero. Quindi abbiamo visto che la parte più piccola del pensiero è la "percezione".
    Perché l'esperienza che abbiamo descritto è lo stimolo luminoso che si riflette su un oggetti qualsiasi, batte sul recettore sensoriale, arriva al centro, ritorna in periferia. Questo è il mattone più piccolo del pensiero. Possiamo benissimo definire il pensiero una combinatoria di queste percezioni.

  • @annalisasantoro6353
    @annalisasantoro6353 4 роки тому +1

    Quindi l’arco riflesso può essere paragonato al simbolo dell’Uroboro?

  • @striref
    @striref 9 років тому

    grande prof.! solo una cosa... anche se ricordo, "vedo"... se voglio ricordare evocare il mare e cn tranquillità mi concentro e se sn nl casin riesco isolarmi magari chiudendo occhi e orecchie, io nl ricordo lo visualizzo, lo vedo! forse intendeva ke so ke immagino e mentre sogno tutto pare vero, ma qnd mi sveglio so ke stavo sognando. io ricordo rarissimamente i sogni, chissà xké. una volta ne ho fatto uno premonitore quasi perfetto, avambraccio che si ferì tutto fasciato e svegliata di colpo, su Sergio qnd si tagliò, 12 cm .ca 1 o 2 o 3 gg dopo e sfiorò il tendine dl braccio cn un tagliaerba vecchio ruggine dlla provincia cn cui gli dicevano di tagliare anke rami di alberi in alto e qnd sn morì papà e zia in 2 diverse notti, mi svegliai circa a qll ora, vado fuori tema... solito... cari saluti, Renata F. da Trieste :-)

  • @Daniele-qw2jd
    @Daniele-qw2jd 8 років тому +2

    La sua teoria è incompleta, giungere alla verità significa comprendere come sia possibile sognare e percepire il mare, ma non basta, deve spiegare come dal mare possa emergere una sirena capace di stupire il sognante, quindi non come una cosa o attrice di una scena già vissuta, prevista o conosciuta.. ma come una seconda coscienza inedita ed indipendente, alla quale se ne può aggiungere una seconda, ed una terza.. Lei ad esempio, potrebbe sognare di tenere una conferenza ritrovandosi ad ascoltare domande delle quali non conosce le risposte, provenire da persone che rappresentano coscienze con le quali non ha mai interagito, e nel frattempo, non accorgersi che proprio in quel momento un collega invidioso sta per farle uno sgambetto.. Per rispondere a questo però, conoscere la parte più piccola non basta..

  • @ymorimac
    @ymorimac 2 роки тому

    Immaginiamo per un attimo di non avere nessun senso. Potremmo pensare? Penso proprio di no! Senza nessuna percezione non possiamo pensare. E' come dire abbiamo un computer che ha anche un harddisk ma se non battiamo sulla tastiera quel computer rimane muto. E' acceso ma non interagisce con noi. E dei sensi la percezione è il mattone più piccolo che produce un senso. I pensieri se andiamo a guardare sono combinatorie di percezioni.
    Quindi la conoscenza dell'uomo, la conoscenza di sé deve partire da questo mattone. Se non partiamo da questo mattone, se non partiamo dal fatto che abbiamo una percezione di tipo ad arco riflesso, chiedere a qualcuno come mai di notte noi vediamo il mare che non c'è, e non sa rispondere. E una delle risposte che mi sono sentito dire è che noi ricordiamo. Ma lo sappiamo noi in questo momento possiamo ricordarci i nostri sogni, possiamo ricordarci il mare ma non lo vediamo. Quando sogniamo noi lo vediamo e ci abbiamo pure gli occhi chiusi. Ed è questo mistero che io debbo spiegarmi anticamente in India e spesso la gente si riempie la bocca della filosofia indiana soprattutto quando si parla di conoscenza di sé. In India si parla del velo di Maya che si deve strappare. Che cos'è questo benedetto velo di Maya? A che cosa risponde semplicemente a noi? Alla nostra esperienza di tutti i giorni? Beh risponde a questo processo di andata e ritorno. Di periferia centro periferia. Cioè noi possiamo costantemente proiettare e creare un velo nel nostro recettore periferico. Possiamo richiamare dalle memorie le percezioni che sono state depositate in memoria. Che sono percezioni e hanno questa caratteristica. Basta desiderare le riproiettiamo e creiamo un velo davanti agli occhi e non vediamo più.
    Bene che ricaduta psicologica può avere questa idea? E questa conoscenza di noi stessi? Una delle ricadute più eclatanti è il fatto che esistono persone come le anoressiche la quali partono dal fatto di voler essere magre. Modificare il loro aspetto fisico, rientrare in un modello particolare. E lo vogliono fare per questo per il semplice e puro scopo che se hanno un corpo in un certo modo, quel tipo di corpo hanno stabilito che è amabile e quindi se hanno quel corpo amabile, loro stesse saranno degne di amore. Come mai però l'anoressica dopo essere riuscita in qualche modo a rimodellare il proprio corpo non si ferma più? Qual'è il mistero per cui non si ferma più?
    La percezione come prima l'ho descritta è dalla periferia al centro alla periferia. E che quindi per noi è facile sognare e confondere la realtà con il sogno. La realtà è uno stimolo che viene dalla periferia con una percezione che è già stata depositata nel neurone centrale e per un semplice desiderio torna in periferia. Quindi possiamo confondere facilmente il sogno con la realtà. Anche con gli occhi aperti. Infatti l'anoressica si guarda allo specchio e cosa vede? Vede quello che teme. Perché si può dire con assoluta certezza che vede quello che teme? Perché in fondo tutta la sua strategia qual'è stata? Ho un corpo imperfetto o grasso che non lo voglio. Voglio un altro corpo. Ci provo. Ci riesco. Vado allo specchio per vedere se ci sono riuscito, se rientra nel modello. Ma il mio desiderio va a pescare in un corpo che non voglio. Non in un corpo che voglio. Vedete è semplice la cosa. Qualunque adolescente vuole essere magra, vuole avere un corpo fatto per bene perché così ha più chance e più possibilità. Dov'è che fa sì che un adolescente diventa anoressica e un'altra no? E' che l'adolescente che non diventa anoressica punta ad avere semplicemente ad un corpo fatto bene. Non è eccessivamente motivata ad avere un corpo fatto bene. Nel senso che non ci ha la motivazione che nasce da ciò che non voglio. Ma va semplicemente verso ciò che vuole. Verso la passione di un corpo esteticamente messo bene. Un conto è desiderare qualcosa che voglio. Un conto è essere iper-motivato a desiderare una cosa che voglio. Perché se voglio questo per evitare quest'altro, la mia attenzione dov'è? Ecco qui è un punto focale della conoscenza. L'attenzione è la madre di tutti i miei pensieri. Perché l'attenzione è la madre delle percezioni. Se la mia attenzione rimane sul corpo che non voglio perché è grasso e mi vado a guardare allo specchio, cosa vedrò? Vedrò un corpo grasso. Ma se ti tocchi non lo vedi? Eh ma il tatto è ancora una volta un senso e i sensi, i ricettori tattili hanno e fanno lo stesso processo dei recettori visivi. Periferia centro, centro periferia. Quindi quando mi tocco e il mio toccare nasce dal desiderio di sapere che non sono grassa, ma la mia attenzione è su grassa non sul fatto che ho un corpo fisicamente attraente. No è che io voglio sapere di non essere grassa. La mia attenzione è sul grasso, mi tocco e mi sento tutta gonfia. Dice ma la bilancia ti dice che pesi 40 Kg come mai non ti fermi? I 40 Kg della bilancia è un concetto. La nostra mente arriva ai concetti tramite le percezioni. Un concetto da un orecchio mi entra e da uno mi esce. Un concetto che è vero, che ha le qualità della verità deve passare tramite i sensi. Ecco la tragedia.
    E' strano. Vi racconto subito una piccola cosa. Avevo un'anoressica come paziente, era estate mi arriva con dei pantaloni a cintura bassa e con l'ombelico di fuori e la camicetta tirata su e mi fa dottore vedi come sono gonfia? A quel punto gli faccio bah dico io in quale campo di cocomeri ti sei fermata? Mi sembra che hai inghiottito un cocomero ma di quegli grossi è. Guarda un po' come sei tutta tonda. E lei m fa dottore non esagerare!
    Vedete l'unico modo per correggere un errore proiettivo (). Per questa persona quello che è vero è ciò che vede, ciò che proietta. Solo se io glielo esagero all'interno di ciò che per lei è vero, può cominciare effettivamente a correggere quell'errore, se no è difficile strappare quel velo di Maya. Ed una rimane infilata nel proprio velo di Maya.

  • @SuperMazzetta
    @SuperMazzetta 8 років тому +1

    Balle.

  • @rosabianca9371
    @rosabianca9371 6 років тому

    Molti Maestri spirituali sostengono che non vi sono differenze tra sognare e stare svegli di giorno.

  • @lorenzomarini5112
    @lorenzomarini5112 Рік тому

    Vera conoscenza:
    Se una persona vive felice ed in perfetta salute psicofisica rivolge l'affetto al Signore Dio per la grazia ricevuta in ossequio al suo comandamento Genesi 2.17 oppure no? No, in senso assoluto.
    "Affinché si adempisse il detto di Isaia profeta, quando disse: Signore, chi ha creduto a quello che ha udito (riguardo alla prevenzione affettiva - Genesi 2.17) da noi (psicotici risvegliati)? E a chi è stata rivelata la potenza del Signore (della Veglia umana)? Per questo non potevano credere il perché disse parimenti Isaia: Accecò i loro occhi (sulla causa del male malessere umano), e indurò loro il cuore (negli affetti carnali che ne sono la causa), affinché con gli occhi non veggano (la causa della propria sofferenza), e col cuore non intendano (il valore della prevenzione affettiva), e si convertano (a seguito della sofferenza accusata, nell'amore indistinto), e io li risani (li perdoni pro salvezza della loro anima)": Vangelo di Giovanni 12.38/40
    Ovvero è offensivo per l'intelligenza definire l'essere umano:
    HOMO SAPIENS ...