Maria Valtorta - Quaderni - 26 febbraio 1944: Ma, Signore, perché non intervieni a punire?

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  • Опубліковано 22 жов 2024
  • Maria Valtorta - Quaderni - 26 febbraio 1944: Ma, Signore, perché non intervieni a punire? Da’ ai superbi, ai cattivi, quanto si meritano.
    Dice Gesù:
    «Quante volte l’uomo, specie in questi momenti, non dice: “Ma, Signore, perché non intervieni a punire? Da’ ai superbi, ai cattivi, quanto si meritano. Se sei giusto, come puoi lasciare che i malvagi trionfino e i tuoi fedeli soffrano?”.
    Figli, vi ricordo una parola del Vangelo: “Prima di levare la pagliuzza all’occhio del fratello, levate la trave dal vostro”.
    È vero che siete tormentati dai “grandi peccatori”. Ma non siete neppure voi senza peccato. I vostri peccati, molto minori rispetto a quelli enormi dei corruttori del mondo, si sono andati accumulando continuamente fino a che hanno provocato lo sdegno di Dio.
    Dovete pensare che Dio, Perfezione e Giustizia, giudica i grandi ed i piccini, ed è ripugnato del peccato grande del grande e del peccato minore del piccolo. Se dunque dovesse intervenire a punire i grandi, come invocate, perché non gli è lecito punirvi dei vostri ripetuti e numerosi peccati?
    Sono peccati di nazioni intere. I cittadini di esse hanno dimenticato, sostituito Dio con infiniti altri dèi, che vanno da un “uomo” fra loro ad un’idea, da un’idea a un complesso di abitudini morali, ossia amorali, delle quali non ve ne è una che sia da Dio approvata.
    Che è avvenuto, perciò? Quello che avviene di una frana di rena. Vi sono posti sulla Terra nei quali, per una speciale configurazione del suolo e per una sua speciale composizione, si accumulano sabbie trasportate lentamente ma continuamente dai venti in quel dato posto. Ci vogliono dei secoli, ma viene il momento che l’accumulo è tale che non può più essere sopportato da quella ruga della terra, ed essa lo scrolla da sé provocando catastrofi che inghiottono paesi e talora città intere.
    Se l’uomo fosse attento, provvederebbe a bilanciare l’opera dei venti con l’opera sua e spazzerebbe questi accumoli con tenacia pari a quella degli elementi. Invece non fa attenzione, ma anzi si rallegra che questi portino strati di terra dove prima era roccia o insabbino un estuario aumentando l’area coltivabile; e sfrutta il pseudo-dono del vento infido e della subdola corrente facendone fonte di lucro per godere e trionfare di più, magari a detrimento del vicino paese.
    Guardare a quel granello di polvere? Ma no! Cosa può fare di male? Tanto male nella sua piccolezza, che diviene grande per la cooperazione di infinite altre piccolezze, da provocare una catastrofe. Nulla di più piccino di un granello di rena. Ma mettetene milioni e miliardi insieme e poi fateli precipitare, e vedete che orribile morte vi provocano.
    Cosa è quel difetto? Quell’abitudine amorale? Niente: una piccolezza. Peccato grave? Ma no! Peccato veniale? Neanche! Una sola imperfezione dovuta alla fretta della vita di oggi, alle imposizioni di un complesso di circostanze. Vi dite: “Non siamo più nel medioevo. Bisogna essere all’altezza dei tempi. Vedute più larghe. Non pensare che Dio è sempre lì con foglio e penna a segnare le mie omissioni, le mie soddisfazioni, le mie transazioni. Oggi ho preferito trattare un affare che andare alla messa domenicale, o anche avere quel dieci minuti di colloquio con Dio che è la preghiera mattinale o serale. Ma se non approfittavo di stamane, quel cliente, quel professionista, non lo trovavo più; ma se perdevo quei dieci minuti, perdevo la possibilità di giungere in tempo. Domani…”.
    Dieci minuti! Siete stati mezz’ora a crogiolarvi nel letto, un’altra mezz’ora a questionare con la moglie ed i domestici, quasi un’ora a lisciarvi come degli effeminati. E poi non trovate dieci minuti per il vostro Dio. Avete sei giorni per trattare gli affari e ciondolate senza concludere nulla. Solo la mattina di domenica trovate che è urgentemente necessario fare quella cosa. Ma quel professionista, quel cliente è libero solo alla domenica! Perché? Se nessuno si facesse trovare per i suoi malvezzi, egli dovrebbe decidersi a dedicarsi ai suoi affari negli altri sei giorni.
    Siete amorali l’uno e l’altro e non vi curate di Dio. Ecco tutto.
    E così: cosa è di male la mia piccola calunnia? Non è neanche calunnia, è mormorazione. Neppure: è una barzelletta detta alle spalle di Tizio e Caio, per ridere, per farsi vedere bene informati, per entrare nelle grazie dei superiori e dei potenti. Ma in fondo quella persona la stimate. Si sa… i superiori bisogna accarezzarli per carpire loro protezione e posti buoni. Si sa… morte tua vita mia, e se al tuo posto ci vado io, che ho famiglia piena di esigenze, meglio. Tanto tu, collega, sai vivere più modestamente.
    E così commettete un furto di reputazione e di posto. Siete dei ladri, o ipocriti, per soddisfare alle esigenze, ai capricci dell’epicureismo familiare, della vanità sociale o femminile.
    E così: cosa è di male fare un poco di corte a quella signora e questa farsela fare? È levare alla vita la monotonia. Dopo torniamo semplici amici come prima....

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