ADAMO, PROMETEO, ULISSE E LA DONNA, OVVERO DEL “TENTARE” LA BELLEZZA
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- Опубліковано 10 лют 2025
- ADAMO, PROMETEO, ULISSE E LA DONNA, OVVERO DEL “TENTARE” LA BELLEZZA
L’immagine salvifica della donna è un tema dominante della tradizione poetica occidentale, dalla lirica trobadorica attraverso la Beatrice dantesca fino alla Clizia di Montale. E tuttavia la celebrazione della bellezza femminile non è esente da ambiguità, già a partire dal mito delle origini. Almeno nella mitologia ebraica e greca, la presenza femminile è inseparabilmente associata a un nucleo tematico comune, quello dell’accesso alla conoscenza, anzi dell’invenzione stessa dell’umanità. Ma, mentre ad Adamo e a Prometeo viene assegnato il merito di questa conquista, alla bellezza femminile, quella di Eva e di Pandora, o almeno di ciò che di essa si è depositato nell’immaginario culturale - la seducente figura di una “tentatrice” - è attribuita la “maledizione” cui soggiace la condizione umana, quella della perdita di un’innocenza originaria che equivale alla dimostrazione della «pericolosità» della conoscenza per la realizzazione dell’essere umano.
Anche per la figura dell’Ulisse dantesco, emblema dell’origine dell’uomo moderno, la “bruttezza” - il “vivere come bruti” - corrisponde alla rinuncia di quella “semenza” per cui la realizzazione della natura umana coincide con l’unilaterale “perseguimento” dell’ardore, del desiderio di conoscenza.
Per Roberto Imperiale, queste tre figure maschili - Adamo, Prometeo e Ulisse - rappresentano i tre grandi “tentatori” dell’umanità, nel senso proprio di coloro cui spetta il compito di “cercare di prendere” o “cercare di raggiungere” la bellezza: un uscire dai confini del semplice godimento della bellezza “naturale” - di un ipotetico giardino dell’Eden - per andare oltre la sua sola contemplazione e avventurarsi nell’indagine sulla sua ratio, sulla sua segreta struttura o disposizione.
Il compimento della scoperta della bellezza accade ogni volta: non appena il potere di attrazione della bellezza è in grado di corrispondere alla costruzione di una domanda, di un problema. Come quando, ad esempio, ci si interroga sulla disposizione dei semi della corolla di un girasole. Un numero collega questa disposizione ad altre in natura ed è rispondente alla sequenza di Fibonacci. Un numero che è pur sempre una scoperta “per approssimazione”.
(6, continua)