Bellissimo video, Marco! Sei sempre sul pezzo quando si tratta di analizzare i fenomeni letterari ed editoriali contemporanei! Grazie come sempre per i tuoi contenuti, e a presto!
Sottotitolo del video: Ogni scusa è buona per nominare Carrère. Ci sono tanti spunti, ne prendo uno e divago (mio unico talento). Estremizzo: se si lascia tutto in mano ai lettori, se si fa decidere loro, meglio chiudere l'editoria e procedere solo con l'autopubblicazione. Il gossip piace, si sa ed è il motivo del successo di tantissime realtà. È quel pizzicore che un po' piace sentire. Ma non ha nulla a che fare con la qualità di un lavoro. Chi si sofferma sui giorni in cui Carrère è stato con i bimbi migranti in Yoga, ha perso il contenuto del libro. Sono dell'idea che un buon editore debba saper convincere i lettori a leggere quello che ha valore e gli scrittori a creare opere adatte al proprio modo di narrare. Manca coraggio? Forse. Ma quante persone coraggiose servono per dire il contrario? Perché qualche coraggioso/a c'è. Solo che tra l'oceano di pubblicazioni sembrano pochi.
Ciao Marco, bel video, propone una serie di riflessioni, ne esce un panorama editoriale sempre più appiattito e alle dipendenze in gran parte di lettori pigri e poco inclini alla riflessione sul testo qualunque esso sia, nel tuo discorso hai usato alcune parole di non poca importanza quali: Autenticità, coraggio, artisti. Per assurdo vorrei essere meno selettiva quando scelgo di leggere un testo, vorrei avere più fiducia nelle proposte editoriali
Concordo, purtroppo questa mala gestione da parte degli editori porta legittimamente ad essere diffidenti. Non c’è dubbio che quarant’anni fa la qualità media in libreria era superiore, si poteva rischiare l’acquisto con più facilità
Come non darle ragione e dico purtroppo. Navighiamo in un mare di banalità e di appiattimento e non ci fermeremo. Forse gli autori (certi),come dire moderni,non sono artisti ma ragionieri. E i lettori?Seguono una corrente ,senza nessuna voglia o capacità critica. Grazie spero che in molti ascoltino.
Per me l' editoria è solo una delle tante nicchie in cui un paradosso della nostra società è in atto. Da un lato in fase di "analisi", di formazione dell' individuo la società giustamente ci dice che non esistono solo i poli opposti di genere e sesso, maschio da un lato e femmina dall' altro, etero da un lato omo dall' altro ma tutta una serie di sfumature, colori dell' arcobaleno. Così facendo le tue esperienze puoi capire il tuo io e trovarti confidente nell' essere transgender, asessuale , bisessuale scegliete voi la sfumatura di colore. Il paradosso è che una volta che hai scelto la tua casella nel mondo in primis sei costretto al coming out,a metterti una bella etichetta in fronte e poi nella fase di "sintesi" in cui passi a fare qualcosa nella società che sia attività politica un articolo d opinione un opera d' arte un romanzo puoi parlare, scrivere e portare avanti solo il tuo colore della tavolozza. Altrimenti è appropriazione, culturale sessuale identitaria scegliete voi ma state sconfinando. Invece la letteratura da che mondo e mondo ci insegna il contrario, a creare ponti che collegano nello spazio e nel tempo persone diverse con i mattoni della finzione: e così Tolkien può raccontarci dell' umanità molto meglio di tante biografie attraverso razze che non esistono e mondi inventati, eco ci riporta a vivere nel medioevo con un frate investigatore, moshfeg scrive di un nano maschio cattivo e deforme. E tutti questi signori per creare dei personaggi credibili hanno provato a mettersi attraverso la maschera della fiction e della scrittura nei panni di un altro lontanissimo da loro e per farlo devi metterti in discussione e capire come ragionerebbe o cosa farebbe l altro. Il risultato può più o meno buono ma solo il tentativo è da premiare.È quello scarti tra autore narratore e personaggio, la finzione, lo strumento che gli ha permesso di essere più onesti possibili, onestà che non avrebbero potuto raggiungere se avessero parlato di loro stessi.
Il primo scrittore di autofiction probabilmente è stato Dante. Tra gli autori contemporanei che hanno saputo giocare con grande finezza con l'autofiction io inserirei Philip Roth (in "Operazione Shylock" addirittura mette in scena se stesso e un suo doppio) e Michel Houellebecq nella "Carta e il territorio".
Assolutamente d’accordo. Operazione Shylock è per certi versi geniale nel gestire l’autofiction. E anche Houellebecq che si fa uccidere ne La carta e il territorio merita molto
Sono contenta di trovare più video sul tuo canale. L’analisi che proponi sull’editoria degli ultimi anni è interessante, ci rifletto. Grazie
Bellissimo video, Marco! Sei sempre sul pezzo quando si tratta di analizzare i fenomeni letterari ed editoriali contemporanei! Grazie come sempre per i tuoi contenuti, e a presto!
Sottotitolo del video: Ogni scusa è buona per nominare Carrère. Ci sono tanti spunti, ne prendo uno e divago (mio unico talento).
Estremizzo: se si lascia tutto in mano ai lettori, se si fa decidere loro, meglio chiudere l'editoria e procedere solo con l'autopubblicazione. Il gossip piace, si sa ed è il motivo del successo di tantissime realtà. È quel pizzicore che un po' piace sentire. Ma non ha nulla a che fare con la qualità di un lavoro. Chi si sofferma sui giorni in cui Carrère è stato con i bimbi migranti in Yoga, ha perso il contenuto del libro. Sono dell'idea che un buon editore debba saper convincere i lettori a leggere quello che ha valore e gli scrittori a creare opere adatte al proprio modo di narrare.
Manca coraggio? Forse. Ma quante persone coraggiose servono per dire il contrario? Perché qualche coraggioso/a c'è. Solo che tra l'oceano di pubblicazioni sembrano pochi.
Oggi l'editoria farebbe davvero tanta fatica a pubblicare qualcosa come il monologo di Molly Bloom... Le accuse di sessismo pioverebbero.
Ciao Marco, bel video, propone una serie di riflessioni, ne esce un panorama editoriale sempre più appiattito e alle dipendenze in gran parte di lettori pigri e poco inclini alla riflessione sul testo qualunque esso sia, nel tuo discorso hai usato alcune parole di non poca importanza quali: Autenticità, coraggio, artisti. Per assurdo vorrei essere meno selettiva quando scelgo di leggere un testo, vorrei avere più fiducia nelle proposte editoriali
Concordo, purtroppo questa mala gestione da parte degli editori porta legittimamente ad essere diffidenti. Non c’è dubbio che quarant’anni fa la qualità media in libreria era superiore, si poteva rischiare l’acquisto con più facilità
Come non darle ragione e dico purtroppo.
Navighiamo in un mare di banalità e di appiattimento e non ci fermeremo.
Forse gli autori (certi),come dire moderni,non sono artisti ma ragionieri.
E i lettori?Seguono una corrente ,senza nessuna voglia o capacità critica.
Grazie spero che in molti ascoltino.
Grazie Marco perché con questo video dai tanti spunti di riflessione. 😊
Veronica Raimo giocando su questa ambiguità scrive " Niente di vero ".
Ma poi il libro ci va a nozze con la stessa ambiguità
Video davvero interessante.
Per me l' editoria è solo una delle tante nicchie in cui un paradosso della nostra società è in atto. Da un lato in fase di "analisi", di formazione dell' individuo la società giustamente ci dice che non esistono solo i poli opposti di genere e sesso, maschio da un lato e femmina dall' altro, etero da un lato omo dall' altro ma tutta una serie di sfumature, colori dell' arcobaleno. Così facendo le tue esperienze puoi capire il tuo io e trovarti confidente nell' essere transgender, asessuale , bisessuale scegliete voi la sfumatura di colore. Il paradosso è che una volta che hai scelto la tua casella nel mondo in primis sei costretto al coming out,a metterti una bella etichetta in fronte e poi nella fase di "sintesi" in cui passi a fare qualcosa nella società che sia attività politica un articolo d opinione un opera d' arte un romanzo puoi parlare, scrivere e portare avanti solo il tuo colore della tavolozza. Altrimenti è appropriazione, culturale sessuale identitaria scegliete voi ma state sconfinando. Invece la letteratura da che mondo e mondo ci insegna il contrario, a creare ponti che collegano nello spazio e nel tempo persone diverse con i mattoni della finzione: e così Tolkien può raccontarci dell' umanità molto meglio di tante biografie attraverso razze che non esistono e mondi inventati, eco ci riporta a vivere nel medioevo con un frate investigatore, moshfeg scrive di un nano maschio cattivo e deforme. E tutti questi signori per creare dei personaggi credibili hanno provato a mettersi attraverso la maschera della fiction e della scrittura nei panni di un altro lontanissimo da loro e per farlo devi metterti in discussione e capire come ragionerebbe o cosa farebbe l altro. Il risultato può più o meno buono ma solo il tentativo è da premiare.È quello scarti tra autore narratore e personaggio, la finzione, lo strumento che gli ha permesso di essere più onesti possibili, onestà che non avrebbero potuto raggiungere se avessero parlato di loro stessi.
Ottima analisi
Il primo scrittore di autofiction probabilmente è stato Dante. Tra gli autori contemporanei che hanno saputo giocare con grande finezza con l'autofiction io inserirei Philip Roth (in "Operazione Shylock" addirittura mette in scena se stesso e un suo doppio) e Michel Houellebecq nella "Carta e il territorio".
Assolutamente d’accordo. Operazione Shylock è per certi versi geniale nel gestire l’autofiction. E anche Houellebecq che si fa uccidere ne La carta e il territorio merita molto