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Militello in Val di Catania. Alla scoperta del borgo rupestre

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  • Опубліковано 6 лип 2024
  • Con questo video si vuol far scoprire il passato antico e medievale di Militello in Val di Catania, città barocca oggi Patrimonio Unesco.
    Necropoli e resti di insediamenti umani documentano la lunga frequentazione del territorio, lasciando intendere che qui esistesse un insieme di piccoli centri indigeni, assorbiti in età greca nell’area della colonia calcidese di Leontinoi (l’odierna Lentini).
    Questo centro rurale dovrà attraversare nel silenzio delle fonti il Tardoantico e l’Alto Medioevo prima di acquistare, con l’arrivo delle truppe normanne, una propria identità, assumendo il nome di Militello, cioè militum tellus (terra dei soldati).
    I primi cenni di organizzazione dell'abitato si devono inquadrare nel contesto della ridefinizione politica del territorio intrapresa dai conquistatori Normanni, non disgiunta dall’impegno per il ripristino del cristianesimo in un’area in cui significativa era stata l’invadenza araba. L’abitato sarà accresciuto e ulteriormente organizzato dalle dinastie che lo ebbero in feudo, specialmente i Barresi (fra XIV e XVI secolo) e i Branciforte (fra XVII e XIX secolo), così da renderlo una delle più gradevoli città di Sicilia.
    Prima di risalire il dorso della collina su cui attualmente si estende (428 m s.l.m.), l’abitato di Militello è rimasto per secoli ad un livello di quota più basso (350 m s.l.m.), nella forma di un insediamento rupestre scavato sui fianchi dell’estremo sperone del medesimo colle, in contrada Santo Vito, le cui pendici sono lambite a Sud-Est dai torrenti Lèmbasi e Loddiero (il Ddieri).
    E' il fronte occidentale della valle del Loddiero, specialmente lo sperone di Santo Vito, a essere maggiormente caratterizzato da aggrottamenti che testimoniano già in età tardo-antica e alto-medievale la vocazione residenziale del sito. Inoltre, il progressivo sviluppo dell’agglomerato rupestre sul colle di Santo Vito sarà stato incoraggiato, in età normanna, anche dalla fondazione di alcuni importanti poli di attrazione, come le chiese di S. Maria della Stella e di San Nicolò, rispettivamente a Nord e a Sud dell'abitato, e dalla costruzione di alcune strutture difensive, come la torre addossata alla chiesa di S. Maria della Stella la Vetere, e forse il nucleo più antico del castello Barresi, sulla sommità del colle.
    Il casale di Militello venne così a configurarsi come uno dei numerosi abitati rupestri della Sicilia Sud-Orientale, i cui episodi più conosciuti sono Pantalica, Ragusa, Modica, Ispica e Scicli. A loro volta, le città rupestri siciliane riflettono caratteristiche compatibili con analoghi esempi del Nord Africa, del Medio Oriente, dell’Anatolia e del Sud Italia.
    Il lungo riutilizzo delle stesse strutture ipogeiche rende difficile una datazione dei singoli ambienti. Inoltre i crolli e gli sbancamenti seguiti ai terremoti del 1542 e del 1693 segnarono in maniera definitiva quella rottura fra città e campagna, fra città rupestre (la terra vecchia) e città costruita, già avviata con la risalita del paese verso Nord-Ovest, e precisata dal circuito delle mura tardomedievali, erette fuori della cava.
    Il nostro insediamento rupestre era sviluppato su terrazze. La viabilità era assicurata da mulattiere, nonché da scale e rampe intagliate nella roccia.
    Altra preoccupazione era l’approvvigionamento idrico. Qui troviamo una vasta gamma di soluzioni: cisterne per l'acqua piovana, pozzi serviti da canalette scavate sui pianori e da condutture in terracotta, gallerie sotterranee (qanat), fontane e abbeveratoi. Fra gli opifici principali i mulini e le concerie. Queste ultime, per la perfetta commistione di elementi scavati ed elementi costruiti, il sistema idraulico, l’ampiezza degli ambienti, e per il lungo periodo di attività, a Militello offrono uno degli esempi più interessanti del comprensorio ibleo.
    Nell’ambito dell’abitato rupestre, oltre alle numerose tombe a fossa e a camera di età antica (alcune con iscrizioni in greco), troviamo un cimitero medievale con tombe a fossa (nel perimetro di S. Maria la Vetere), una cappella funeraria rupestre (la grotta dello Spirito Santo), ossari e putridaria realizzati nei sotterranei delle chiese. Sarà stato anche questo genere di preoccupazione a determinare, con l’aumento della popolazione, la fondazione di numerose chiese nella città nuova dei Barresi (XIV-XVI sec.), il "recens oppidum" descritto da Tommaso Fazello nel 1558.
    La nostra visita del borgo rupestre di Militello sarà articolata per temi, con riferimento alle diverse tipologie di ambienti e strutture di servizio. Andremo a scoprire gli ambienti rupestri nascosti dalla vegetazione o riconoscibili solo da un occhio attento: infrastrutture come strade e scale di collegamento; sistemi di raccolta dell’acqua e impianti idrici; chiese rupestri, con tracce di affreschi sacri; tombe; concerie, palmenti e altri opifici; abitazioni in grotta. Infine, presenteremo una rassegna dei graffiti incisi sulle pareti delle grotte, testimonianza della devozione cristiana che li ha ispirati.

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