La fortuna degli Etruschi: dal Romanticismo al Fascismo

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  • Опубліковано 7 лют 2018
  • Il video integrale della conferenza tenuta il 25 gennaio presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a cura del Direttore Valentino Nizzo, quarta puntata del ciclo "Etruschi senza mistero".
    Riprenderemo il viaggio attraverso la fortuna degli Etruschi dal punto in cui lo avevamo lasciato: l'Illuminismo e la prima definizione degli strumenti critici e filologici per la fondazione su basi solide della moderna Etruscologia, intesa per la prima volta come disciplina storica per l'indagine sugli Etruschi e le altre popolazioni dell'Italia preromana.
    Non si parlerà, quindi, soltanto di "fortuna" ma, anche, di "metodo", quel metodo che, tra la fine del ‘700 e il principio dell'800, in un contesto culturale e artistico segnato da un globale rilancio della moda etrusca, consentì finalmente di completare la decifrazione della lingua etrusca, ad opera di eruditi come Luigi Lanzi, artefice nello stesso anno della Rivoluzione Francese, di un saggio linguistico importante sulla lingua degli Etruschi, e anche per questo ritenuto meritevole, unico tra gli antiquari, di una sepoltura nel tempio della cultura di Santa Croce a Firenze.
    Attraverseremo quindi l'epoca scandita, prima, dal Romanticismo e, poi, dal Positivismo, per approfondire il modo in cui la riscoperta degli Etruschi ha lasciato i suoi riflessi nell'evoluzione della società contemporanea. Sono infatti gli anni dell'esposizione etrusca organizzata dai fratelli Campanari a Londra e quelli dei viaggi in Etruria di Hamilton Gray e di Dennis che tanta impressione destarono nel pubblico europeo e non solo.
    Il tutto mentre la paletnologia e la paleontologia progredivano accanto all'evoluzionismo darwiniano nel dare profondità storica alla presenza dell'uomo sulla terra, nelle sue fasi preistoriche così come in quelle protostoriche.
    Negli anni in cui Gozzadini dissotterra a Villanova i vasi eponimi ("villanoviani") della fase più antica della storia etrusca emigra in Francia una delle più grandi collezioni di antichità accumulate compulsivamente dal Marchese Campana, rovinatosi per la sua bramosia di antico. Circostanza che contribuirà ad accentuare la percezione della necessità di leggi di tutela che, oltre a impedire la dispersione di beni come questi, avranno un ruolo essenziale per la preservazione dell'identità storica di una Nazione giunta finalmente a recuperare la sua identità politica.
    Il periodo che segna la nascita del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (1889) ad opera di Felice Barnabei è quello in cui, si può dire, nasce anche l'archeologia come disciplina volta alla tutela e alla ricerca. Con ripercussioni di non piccolo conto nel dibattito culturale e politico italiano, scandito sul finire del secolo da un intreccio ideologico assai interessante imperniato sul problema dell'origine degli Etruschi e di quella degli Italici, animato peraltro dalla speranza di conseguire successi come quelli mietuti in Turchia e in Grecia dal celeberrimo Schliemann.
    Ma una visione distorta alimentata dal Positivismo confondeva spesso le problematiche storiche e culturali con quelle biologiche ed etniche, ponendo le basi per quelle aberrazioni che alimenteranno le ideologie nazionaliste che hanno scosso la prima metà del Novecento (e, spesso, si ripercuotono ancora oggi sul nostro quotidiano), prima che la riflessione storica, antropologica e archeologica dimostrasse come fosse totalmente infondata l'equazione tra razza e cultura e l'idea stessa della monoliticità della nostra identità biologica e culturale.

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