Respighi - Il Tramonto - A. Charvet, M. Herzog & Appassionato

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  • Опубліковано 22 січ 2025

КОМЕНТАРІ • 3

  • @LLcoolLuc
    @LLcoolLuc Рік тому

    Superbe.

  • @thierryhayart4440
    @thierryhayart4440 2 роки тому

    Ce coucher du soleil révèle une étoile montante. Vous êtes une merveille Mme Charvet, certainement la plus talentueuse mezzo-soprano de la jeune génération. Vivement "Dido et Aeneas", "Carmen", et bien d'autres œuvres que vous saurez, j'en suis sûr, magnifier.

  • @vitorhaase7821
    @vitorhaase7821 Рік тому

    Già v'ebbe un uomo, nel cui tenue spirto
    (qual luce e vento in delicata nube
    che ardente ciel di mezzo-giorno stempri)
    la morte e il genio contendeano. Oh! quanta tenera gioia,
    che gli fè il respiro venir meno
    (così dell'aura estiva l'ansia talvolta)
    quando la sua dama, che allor solo conobbe l'abbandono
    pieno e il concorde palpitar di due creature che s'amano,
    egli addusse pei sentieri d'un campo,
    ad oriente da una foresta biancheggiante ombrato
    ed a ponente discoverto al cielo!
    Ora è sommerso il sole; ma linee d'oro
    pendon sovra le cineree nubi,
    sul verde piano sui tremanti fiori
    sui grigi globi dell' antico smirnio,
    e i neri boschi avvolgono,
    del vespro mescolandosi alle ombre.
    Lenta sorge ad oriente
    l'infocata luna tra i folti rami delle piante cupe:
    brillan sul capo languide le stelle.
    E il giovine sussura: "Non è strano?
    Io mai non vidi il sorgere del sole,
    o Isabella. Domani a contemplarlo verremo insieme."
    Il giovin e la dama giacquer tra il sonno e il dolce amor
    congiunti ne la notte: al mattin
    gelido e morto ella trovò l'amante.
    Oh! nessun creda che, vibrando tal colpo,
    fu il Signore misericorde.
    Non morì la dama, né folle diventò:
    anno per anno visse ancora.
    Ma io penso che la queta sua pazienza, e i trepidi sorrisi,
    e il non morir... ma vivere a custodia del vecchio padre
    (se è follia dal mondo dissimigliare)
    fossero follia. Era, null'altro che a vederla,
    come leggere un canto da ingegnoso bardo
    intessuto a piegar gelidi cuori in un dolor pensoso.
    Neri gli occhi ma non fulgidi più;
    consunte quasi le ciglia dalle lagrime;
    le labbra e le gote parevan cose morte tanto eran bianche;
    ed esili le mani e per le erranti vene e le giunture rossa
    del giorno trasparia la luce.
    La nuda tomba, che il tuo fral racchiude,
    cui notte e giorno un'ombra tormentata abita,
    è quanto di te resta, o cara creatura perduta!
    "Ho tal retaggio, che la terra non dà:
    calma e silenzio, senza peccato e senza passione.
    Sia che i morti ritrovino (non mai il sonno!) ma il riposo,
    imperturbati quali appaion,
    o vivano, o d'amore nel mar profondo scendano;
    oh! che il mio epitaffio, che il tuo sia: Pace!"
    Questo dalle sue labbra l'unico lamento