Usa la lingua con ammirevole perizia, ma è la voce della depressione, costantemente nel punto di sella fra il pianto e l'acme sessuale, va presa a piccole dosi, perché ha un'energia ammorbante come la Sylvia Plath di "The Bell Jar".
Io ho avuto il fastidio di conoscerla, Laura Betti, nel 1990. Grassa, flaccida, non aveva quasi più voce a causa delle tante sigarette che fumava (era seduta davanti a un posacenere strapieno di cicche) puzzava di fumo, aveva la pelle di cartapecora e i capelli (tinti) sfibrati. E in più era piena di sé, arrogante di quell'arroganza che poggia sul nulla (in fondo che ha combinato in vita sua? Niente. Non sapeva nemmeno recitare; si presentava davanti alla cinepresa così com'era: odiosa. Vedi il suo ruolo ne La dolce vita). Di quel nulla era consapevole e per questo era così aggressiva, di quell'aggressività vigliacca di chi attacca solo quelli che percepisce inoffensivi e incapaci di difendersi. Sarebbe sparita ancora prima, se sulla sua strada non avesse incontrato Pasolini, scrittore, poeta, regista, sopravvalutato in tutte e tre le discipline. In tutti i tre i campi valeva appena qualcosa e valeva assai meno come Menschenkenner (come dicono in Germania) altrimenti non avrebbe sopportato questa chiacchierona opportunista che leggeva le sue (di lui) bruttissime poesie (vedi la famigerata Valle Giulia, un pezzo di prosa mediocre interpretata da lei con la ridicola retorica di quei tristi anni). Si spacciava per la musa di Pasolini. Era in realtà il suo saprofita. Morto lui, è sparita pure lei, con grande soddisfazione del superstite buon gusto.
@@marcovaldo8786 Commento netto di cui prendo atto tu ti prendi la responsabilità. Ps. Anche se riconosco che il carattere non facile della Betti è cosa nota, e il Pasolini poeta è lontano dall'essere tra i miei preferiti.
@@valeriocadeddumezzanotte Valduga è discreta. Ma dire tra le più grandi è eccessivo davvero. Tra Cvaetaeva, Achmatova, Kolmar, Lascher Schüler, Sachs, Plath, Sexton, Bachmann, Rosselli, Romagnoli, Campo e altre, e nel solo Novecento occidentale, la Valduga è poca cosa.
la adoro
La amo
Usa la lingua con ammirevole perizia, ma è la voce della depressione, costantemente nel punto di sella fra il pianto e l'acme sessuale, va presa a piccole dosi, perché ha un'energia ammorbante come la Sylvia Plath di "The Bell Jar".
Parole che ricamano un tessuto prezioso
Aaa Valdu, repijateee!
Esci dal tuo buco, cara Valduga!/dal tuo baratro dove indugia/il latrato del cane che s'imbruga/come Cerbera nella bolgia buia.
"Smonologare nella fregna", mitica Laura Betti!
Io ho avuto il fastidio di conoscerla, Laura Betti, nel 1990. Grassa, flaccida, non aveva quasi più voce a causa delle tante sigarette che fumava (era seduta davanti a un posacenere strapieno di cicche) puzzava di fumo, aveva la pelle di cartapecora e i capelli (tinti) sfibrati. E in più era piena di sé, arrogante di quell'arroganza che poggia sul nulla (in fondo che ha combinato in vita sua? Niente. Non sapeva nemmeno recitare; si presentava davanti alla cinepresa così com'era: odiosa. Vedi il suo ruolo ne La dolce vita). Di quel nulla era consapevole e per questo era così aggressiva, di quell'aggressività vigliacca di chi attacca solo quelli che percepisce inoffensivi e incapaci di difendersi. Sarebbe sparita ancora prima, se sulla sua strada non avesse incontrato Pasolini, scrittore, poeta, regista, sopravvalutato in tutte e tre le discipline. In tutti i tre i campi valeva appena qualcosa e valeva assai meno come Menschenkenner (come dicono in Germania) altrimenti non avrebbe sopportato questa chiacchierona opportunista che leggeva le sue (di lui) bruttissime poesie (vedi la famigerata Valle Giulia, un pezzo di prosa mediocre interpretata da lei con la ridicola retorica di quei tristi anni). Si spacciava per la musa di Pasolini. Era in realtà il suo saprofita. Morto lui, è sparita pure lei, con grande soddisfazione del superstite buon gusto.
@@marcovaldo8786 Commento netto di cui prendo atto tu ti prendi la responsabilità. Ps. Anche se riconosco che il carattere non facile della Betti è cosa nota, e il Pasolini poeta è lontano dall'essere tra i miei preferiti.
sempre gli stessi argomenti...è terribile!!!
Catena Garzia non noti che varia la forma? Ogni opinione è legittima, ma orribile sembra un po' troppo di una poetessa fra le più grandi.
Io le trovo molto commoventi, ma di poesia ci capisco poco.
@@valeriocadeddumezzanotte Valduga è discreta. Ma dire tra le più grandi è eccessivo davvero. Tra Cvaetaeva, Achmatova, Kolmar, Lascher Schüler, Sachs, Plath, Sexton, Bachmann, Rosselli, Romagnoli, Campo e altre, e nel solo Novecento occidentale, la Valduga è poca cosa.