Campane del Duomo di Trento, 1920-2020 (concerto originario, 6 campane)

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  • Опубліковано 10 вер 2024
  • Cattedrale di S. Vigilio, Trento. 1920 - 2020.
    Terminata la Prima guerra mondiale, il comitato "Beneficentia" di Mantova donò alla Cattedrale di Trento un nuovo concerto di sei campane, fuse dalla Fonderia Luigi Colbacchini a Trento (Via Brescia) nel giugno 1920.
    "Il manto esterno delle campane è lucente come argento, ricco di fregi e di figure", tratto tipico della fonderia Colbacchini di Trento.
    Dopo la benedizione nel tardo autunno, i sacri bronzi furono alzati nella cella campanaria il giorno 17 novembre 1920, sul castello rinforzato da artigiani locali.
    La festosa inaugurazione del nuovo concerto avvenne il 20 dicembre 1920, quando, in una giornata d'inverno, per la prima volta le campane sparsero la loro voce solenne in tutta la città del Concilio e, idealmente, in tutta la Diocesi.
    La successione musicale del concerto fu scritto dal maestro di cappella della Cattedrale ed è il seguente:
    1. Lab (campanone)
    2. Sib
    3. Do
    4. Mib
    5. Fa
    6. Lab (ottava)
    Il campanone, tra le altre, reca un'iscrizione che ricorda il legame con la città di Mantova ("Mantua Virgili pietatem carmina Romae - tridento vocem aere sacro vigili. Mense junio A. D. MCMXX"), mentre la seconda campana è dedicata proprio al patrono di Mantova, S. Anselmo.
    Nel 1955 furnono aggiunte due nuove campane (le attuali Quarta e Settima), opera della fonderia Cavadini di Verona, così da portare il concerto da sei a otto campane:
    1. Lab
    2. Sib
    3. Do
    4. Reb
    5. Mib
    6. Fa
    7. Sol
    8. Lab
    Le due nuove campane furono benedette il 17 novembre 1955 per l'anniversario della Dedicazione della Cattedrale e, nella solennità dell'Immacolata dello stesso anno, il nuovo concerto diffuse il suono delle otto campane nel cielo di Trento.
    * * *
    Le notizie qui riportate e tutta la grande mole di informazioni relative alle campane e al campanile della Cattedrale di Trento le abbiamo grazie allo storico del duomo mons. Armando Costa e alle sue accurate ricerche negli archivi.

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