Maria Valtorta-Ev. cp. 536: Guarigione di sette lebbrosi e arrivo a Betania con gli apostoli riuniti

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  • Опубліковано 26 гру 2024
  • Maria Valtorta - Evangelo cap. 536: Guarigione di sette lebbrosi e arrivo a Betania con gli apostoli riuniti. Marta e Maria preparate da Gesù alla morte di Lazzaro.
    4 dicembre 1946.
    Gesù con Pietro e Giuda Taddeo cammina svelto in un luogo triste, sassoso, a lato della città. Posto che non vedo il verde Uliveto, ma il monticello, anzi i monticelli poco o punto verdeggianti che sono a ponente di Gerusalemme, fra i quali è il triste Golgota, penso essere proprio fuori del lato ovest della città.
    «Potremo dare qualche cosa con quanto abbiamo potuto acquistare. Deve essere terribile vivere nei sepolcri nell’inverno», dice il Taddeo, carico di fagotti come lo è Pietro.
    «Io sono stato contento di essere andato dai liberti per avere avuto questi denari per i lebbrosi. Poveri infelici! In questi giorni di feste nessuno pensa a loro. Tutti godono… essi ricorderanno la casa perduta… Mah! Se almeno credessero in Te! Lo faranno, Maestro?», dice Pietro, sempre così semplice, così attaccato al suo Gesù.
    «Speriamolo, Simone, speriamolo. Preghiamo intanto…».
    E proseguono pregando.
    La triste valle di Innon si mostra coi suoi sepolcri di vivi.
    «Andate avanti e date», dice Gesù.
    I due vanno, parlando forte. Volti di lebbrosi si affacciano alle aperture delle grotte o ricoveri.
    «Siamo i discepoli del Rabbi Gesù», dice Pietro. «Egli sta venendo e ci manda a darvi aiuto. Quanti siete?».
    «Sette qui. Tre dall’altra parte, oltre En Rogel», dice uno per tutti.
    Pietro apre il suo fagotto. Taddeo il suo. Fanno dieci parti. Pane, formaggio, burro, ulive. L’olio, dove mettere l’olio che è in una piccola giara?
    «Un di voi porti un recipiente. Là, al masso. Vi dividerete l’olio, come fratelli che siete e in nome del Maestro che predica l’amore fra il prossimo», dice Pietro.
    Intanto un lebbroso, zoppicando, scende verso di loro che sono andati presso un largo masso e posa sullo stesso una brocchetta sbreccata. Li guarda mentre versano l’olio e, stupito, chiede: «Non avete paura di starmi così vicino?». Infatti fra i due apostoli e il lebbroso vi è solo il masso.
    «Non abbiamo paura che di offendere l’amore, noi. Egli ci ha mandato dicendo di soccorrervi, perché chi è del Cristo deve amare come il Cristo ama. Possa quest’olio aprirvi il cuore, dargli luce come se già fosse acceso nella lampada del vostro cuore. Il tempo della Grazia è venuto per coloro che sperano nel Signore Gesù. Abbiate fede in Lui. Egli è il Messia e sana i corpi e le anime. Tutto Egli può, perché è l’Emmanuele», dice il Taddeo con la sua dignità che sempre si impone.
    Il lebbroso sta con la sua brocchetta fra le mani e lo guarda come affascinato. Poi dice: «So che Israele ha il suo Messia, perché ne parlano i pellegrini che vengono in città a cercarlo, e noi ascoltiamo i loro discorsi. Ma io non l’ho mai veduto perché da poco sono qui venuto. E dite che mi guarirebbe? Fra noi c’è chi lo bestemmia e chi lo benedice, ed io non so a chi credere».
    «Quelli che lo maledicono sono buoni?».
    «No. Crudeli sono e ci malmenano. Vogliono i posti migliori e la parte più abbondante. Né sappiamo se potremo rimanere qui per questo».
    «Tu dunque vedi che solo chi ospita l’inferno, costui odia il Messia. Perché l’inferno si sente già vinto da Lui e perciò lo odia. Ma io ti dico che Egli va amato e con fede, se grazia qui e oltre la Terra si vuole avere dall’Altissimo», dice ancora il Taddeo.
    «Se vorrei aver grazia! Sono sposo da due anni ed ho un figliolino che non mi conosce. Sono lebbroso da pochi mesi. Lo vedete». Infatti ha pochi segni.
    «E allora rivolgiti al Maestro con fede. Guarda! Sta venendo. Avverti i compagni e torna qui. Egli passerà e ti sanerà».
    L’uomo arranca su per la costa e chiama: «Uria! Gioab! Adinà! E anche voi che non credete. Viene il Signore a salvarci».
    Una, due, tre. Tre sventure sempre più grandi si fanno avanti. La donna però si affaccia appena. È un orrore vivente… Forse piange e forse parla, ma non è possibile capire niente, perché la sua voce è uno squittio uscente da ciò che era la bocca, ma che ora non è più che due mascelle seminude di denti, scoperte, orrende…
    «Sì. Ti dico che mi hanno detto di andare a chiamarvi. Che viene a guarirci».
    «Io no! Io non gli ho creduto le altre volte… e non mi ascolterà più… e poi non posso più camminare», dice più distintamente la donna, chissà con che fatica. Si aiuta persino con le dita a tenere i lembi delle labbra per farsi intendere.
    «Ti portiamo noi, Adinà…», dicono i due uomini e quello della brocchetta.
    «No… No… Io ho troppo peccato…», e si accascia là dove è…
    Altri tre corrono, come possono, prepotenti e dicono: «Dacci l’olio intanto, e poi andate anche da Belzebù se volete».
    «L’olio è per tutti!», dice quel della brocchetta cercando di difendere il suo tesoro. Ma i tre violenti, crudeli, lo sopraffanno e gli strappano la brocchetta.
    «Ecco! Sempre così… Un po’ d’olio dopo tanto!… Ma il Maestro viene… Andiamo da Lui. Non vieni proprio, Adinà?».
    «Non oso…».....

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