Ep. 325 - Papale papale - "Beatitudini"

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  • Опубліковано 15 лис 2024
  • Benedetto XVI, Angelus 30 gennaio 2011
    Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri. Quando, infatti, Dio consola, sazia la fame di giustizia, asciuga le lacrime degli afflitti, significa che, oltre a ricompensare ciascuno in modo sensibile, apre il Regno dei Cieli. «Le Beatitudini sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell’esistenza dei discepoli» (ibid., p. 97). Esse rispecchiano la vita del Figlio di Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli uomini sia donata la salvezza.
    Afferma un antico eremita: «Le Beatitudini sono doni di Dio, e dobbiamo rendergli grandi grazie per esse e per le ricompense che ne derivano, cioè il Regno dei Cieli nel secolo futuro, la consolazione qui, la pienezza di ogni bene e misericordia da parte di Dio … una volta che si sia divenuti immagine del Cristo sulla terra».
    Francesco, udienza generale 29 gennaio 2020
    Infatti, Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità - la sua via - ripetendo otto volte la parola “beati”. Ogni Beatitudine si compone di tre parti. Dapprima c’è sempre la parola “beati”; poi viene la situazione in cui si trovano i beati: la povertà di spirito, l’afflizione, la fame e la sete della giustizia, e via dicendo; infine c’è il motivo della beatitudine, introdotto dalla congiunzione “perché”: “Beati questi perché, beati coloro perché …” Così sono le otto Beatitudini e sarebbe bello impararle a memoria per ripeterle, per avere proprio nella mente e nel cuore questa legge che ci ha dato Gesù.
    Facciamo attenzione a questo fatto: il motivo della beatitudine non è la situazione attuale ma la nuova condizione che i beati ricevono in dono da Dio: “perché di essi è il regno dei cieli”, “perché saranno consolati”, “perché erediteranno la terra”, e così via.
    Paolo VI, messaggio Urbi et Orbi 26 marzo 1967
    Noi abbiamo un dono di speranza pasquale per tutti: per voi, dilettissimi, che Ci ascoltate; non lasciate intristire i vostri animi alla visione della avversità delle cose di questo difficile mondo, alla inanità degli sforzi del bene, alla crescente «potestas tenebrarum», alla caducità delle speranze fondate sulla rena mobile del tempo che passa; fondate la vostra speranza nella Parola che non passa, nei beni che valgono veramente la pena di essere desiderati, nella vita superiore e ulteriore a cui ci invita la vocazione cristiana.
    (...) E per voi, che soffrite, per voi che siete umili e poveri, per voi che piangete, per voi che avete fame e sete di giustizia, per voi che volete essere operatori di pace, per voi che per la vostra fede soffrite il peso della costrizione, Noi vi ricordiamo il messaggio della grande e invitta speranza, lanciato dà Cristo, nel mondo e nei secoli, col cantico delle beatitudini evangeliche.
    Giovanni Paolo II, Angelus 1 novembre 1990
    I santi (...) sono coloro che hanno fatto dell’annuncio delle Beatitudini un programma di vita. Hanno creduto alla parola divina e alla sua promessa, confidando che essa non avrebbe tradito la loro speranza; hanno compreso che le beatitudini evangeliche esprimono tutta la realtà dei doni divini offerti all’uomo dal mistero della redenzione. Con le parole delle Beatitudini il Figlio del Dio vivente ha annunciato la nostra riconciliazione, poiché proprio in lui, e solo in lui poteva trovare piena soddisfazione l’amore eterno del Padre.
    La parola “Beati” indica altresì un programma di vita e un segno dell’avvicinarsi di Dio a ogni uomo che nel mondo soffre e rivive nella propria storia il mistero della croce di Cristo.

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